29.9.08

"Caro vecchio lecca lecca..."

Passion_Still_Lives_Here_ Articolo Luca Tittoni
Può capitare anche se non dovrebbe. Non così, non a questo punto della stagione. Si contano le tappe alla fine, stanno ampiamente nel palmo di una mano. Primo gran premio della storia in notturna, circuito ibrido, alla Indy, serie cui questa Formula 1 assomiglia sempre di più rifuggendo pian piano la sua natura di eccellenza motoristica e telaistica di chiara tradizione europea. Ci si affida totalmente al fato con muretti e curve a fil di gomma, come se il mulinar di pistoni a 18.000 giri e velocità da tachicardia non bastassero a recitare un ruolo di imprevisto.
Notte asiatica, incubo per la casa di Maranello, giocando con le parole un "suicidio di massa". Una di quelle situazioni grottesche a tal punto che potresti solo immaginarla svegliandoti di colpo in una notte agostana umida e asfissiante con magari i rivali di Woking avanti nel mondiale a sole tre tornate dalla fine.
Simili scene in effetti vorresti solo immaginarle, frangenti poi come quelli vissuti ieri al box Ferrari li classificheresti incubi impossibili per un team abituato a rasentare la perfezione.
Invece no.
Hamilton fugge scatenando il gelo in "Casa Montezemolo"; cala il freddo a Maranello, di punti e parole. Poteva andare peggio, Alonso e Rosberg per fortuna e bravura ci han messo una pezza, anzi, due vetture. In un mondiale così tirato la differenza la fanno probabilmente i dettagli. Piloti, gomme, pistoni e... perchè no, lecca lecca. Si, non si tratta della Chupa Chups di turno, magari a gusti misti, trattasi del famigerato semaforino da tangenziale che Kimi e Felipe non sembrano voler digerire. Forse il semaforo al via basta e avanza, ma se così fosse come dargli torto? Forse, supponiamo, a Maranello per una volta han giocato di "presunzione" nel momento meno indicato. Tolto il lollipop con tanto di meccanico pronto a bloccare ogni scorribanda del pilota felino ecco l'un due tre calato dal cielo. Luce rossa, gialla e verde per rimettere in pista il fenomeno. Controlli elettronici sul bocchettone della benzina o manuali, il tutto a scelta. Poi dicono ai giapponesi. Nella circostanza si è trattato di una ripartenza comandata manualmente. Massa domina, Piquet batte nell'angusto salotto di casa (l'apostrofare del padre fece storia), arriva la safety car, buona parte dei piloti rientrano ai box per rifornire. Felipe entra in pit lane, tutto regolare, rosso, giallo pulsante con frequenza via via maggiore poi il verde. Massa parte, d'improvviso scatta nuovamente il rosso ma ormai il brasiliano è andato e già non ci pensa più. Quei maledetti sette metri finiscono d'un colpo e trascinano con se mezzo box Ferrari. Un meccanico, travolto, rifornisce Raikkonen, poi sviene dal dolore... quando si dice la professionalità. Idea apparsa geniale, giusto per relegare via quella fastidiosa e storica paletta con tanto di sponsor stampato bene in vista. Sapeva quasi di Fangio, ma non a caso fece leggenda. Al muretto Ferrari non sono nuovi a queste trovate. In piena era Schumacher inserirono il lecca lecca con tanto di specchietto in modo che il pilota potesse vedere chi operava sulla propria vettura sino all'ultimo momento. Lo stesso Schumy travolse Nigel Stepney, forse chissà, oltreche marziano il kaiser di Kerpen possedeva veggenza anticipando i tempi come a vendicarsi. Di certo, fu sicuramente un passo avanti (lo specchietto). Ma dall'idea geniale al disastro il passo è breve, labile, contiguo. Ecco il semaforo con le luci "saltellanti", neppure fossimo a Modena, comune dove gli automobilisti denunciano la manomissione dei semafori per favorire le casse comunali con luci ad intervalli propiziatori.
Il semaforo della provvidenza manda all'inferno entrambi i ferraristi e, non di rado, con essi, qualche meccanico. Raikkonen travolse in piena sperimentazione due meccanici, poi, in ordine cronologico la debacle di Valencia (dove saltò anche una biella, questa però di fabbricazione austriaca) ed infine Singapore, con Massa che sembra rientrare in pista dopo una crudele candid camera. Sgrana gli occhi il brasiliano, vede il titolo allontanarsi con dietro quell' ancora di metallo di circa 30 kg. I meccanici corrono verso Felipe, parcheggiato fugacemente come un guidatore autostradale nell'apposita piazzola di sosta. Poche conclusioni, guardiamoci pure negli occhi, probabilmente stavolta si è sbagliato. Nessun passo in avanti, alcun dettare i tempi, al centro direzionale di Maranello han preso un abbaglio. Non tanto sul metodo, quanto sul momento. Una paletta costa poco, sicuramente meno di un semaforo elettronico che a questo punto rischia di avere un prezzo veramente salato in chiave iridata.

28.9.08

Una squadra Campione del Mondo

Passion_Still_Lives_Here_Rassegna stampa quotidiani nazionali

Doppietta azzurra al mondiale di ciclismo su strada di Varese, con la vittoria per distacco di Alessandro Ballan, seguito dal compagno di squadra Damiano Cunego. Terzo il danese Matti Breschel. Il trionfo italiano è stato completato dal quarto posto dell'eterno Davide Rebellin. Sul circuito di Varese, dopo oltre 260 chilometri di gara, il corridore veneto ha vinto la medaglia d'oro grazie a un allungo negli ultimi tremila metri: Ballan ha anticipato il gruppetto dei fuggitivi, regolato in volata da un altro azzurro, Damiano Cunego, che ha conquistato così la medaglia d'argento. Per l'Italia è il 19esimo titolo iridato. Ballan, vincitore quest'anno di una tappa alla Vuelta (con maglia oro annessa), subentra nell'albo d'oro a Paolo Bettini, che a Varese ha disputato la sua ultima gara così come il tedesco Erik Zabel. Bettini aveva trionfato ai Mondiali di ciclismo professionisti su strada nel 2006 a Salisburgo e nel 2007 a Stoccarda. Per gli azzurri guidati dal ct Franco Ballerini, in altre parole, è la terza vittoria consecutiva al mondiale su strada. Nato a Castelfranco Veneto il 6 novembre del 1979, Ballan ha conquistato così il suo successo più bello. Ottimo passista, portacolori della Lampre Fondital, l’azzurro non vanta un palmares all’altezza del suo predecessore, Paolo Bettini, ma tra i trofei che tiene in casa figura anche il prestigioso Giro delle Fiandre del 2007. Abbonato ai terzi posti (Parigi-Roubaix, Tirreno-Adriatico e Giro di Polonia nel 2006, ancora Parigi-Roubaix quest’anno), Ballan in questo 2008 aveva conosciuto il successo nella Vuelta a Espana, indossando anche la maglia oro di leader (nella frazione con arrivo ad Andorra). Poi la sua giornata più bella grazie a un affondo decisivo poco dopo aver superato il cartello dei tre chilometri all’arrivo. Alle sue spalle il compagno di squadra Damiano Cunego, a quattro minuti Paolo Bettini che ha passato la linea di arrivo con un applauso. «Ancora non ci credo, è una cosa incredibile. La gente mi ha spinto a urla negli ultimi due chilometri» ha detto Ballan, ringraziando innanzitutto i tifosi di Varese per un successo giunto inatteso. «È successo qualcosa di speciale. Vincere qui, a Varese, con questo pubblico e questa squadra è fantastico. Devo ancora rendermi conto di quel che ho fatto. A 50 chilometri dall'arrivo ho cominciato a scattare a ripetizione per fare selezione. Eravamo partiti tutti per Bettini ma, poiché era controllato dalla Spagna, ci ha dato il via libera. Ero molto stanco - racconta il veneto della Lampre - e negli ultimi due giri ho avuto un inizio di crampi. È vero, ho conquistato poche vittorie, però sono stato protagonista al Fiandre e alla Roubaix, terzo a una frazione al Tour e ho vinto alla Vuelta. Sapevo di stare bene, eravamo in tre davanti e, uno scatto dopo l'altro, è andata bene al sottoscritto. Ancora stento a crederci». Prima, a pochi giri dalla fine, si erano ritirati diversi corridori. In primis lo spagnolo Alberto Contador, vincitore del Giro d'Italia e della Vuelta di Spagna e nel 2007 del Tour de France. Gara finita prima del traguardo anche per gli azzurri Marzio Bruseghin, Luca Paolini e Andrea Tonti. A dare il via alla 75esima edizione del Mondiale era stato un ospite d'eccezione: il ministro per le Riforme Umberto Bossi. Sulla linea di partenza anche Vittorio Adorni, ultimo italiano ad avere vinto sul circuito di Imola, nel 1968, un mondiale su strada dei professionisti. Nell'unico mondiale disputato a Varese, nel 1951, s'impose Kubler, davanti agli azzurri Magni e Bavilacqua.

Ottava corona per re Valentino

Passion_Still_Lives_Here_Corriere della Sera
Valentino ce l'ha fatta. Taglia per primo il traguardo del Gran Premio del Giappone ed entra nella leggenda. Ottava vittoria nella stagione, ottavo titolo mondiale e sesto nella classe regina. Dietro di lui sul circuito del Motegi l'australiano Casey Stoner sulla Ducati, la «rossa» a due ruote. Terzo posto per la Honda dello spagnolo Dani Pedrosa davanti all'altra Yamaha del connazionale Jorge Lorenzo. Sesta piazza per la Suzuki di Loris Capirossi, mentre è nono Andrea Dovizioso su Honda. Tredicesimo l'altro italiano Marco Melandri su Ducati. Rossi torna a vincere il Mondiale dopo due anni di digiuno togliendo lo scettro proprio a Stoner. Ora Valentino è il pilota con più gare vinte nella classe regina del Motomondiale. Con il successo a Motegi, il 70esimo in carriera in 500/MotoGP, il pesarese ha staccato Giacomo Agostini nella speciale classifica dei piloti con il maggior numero di vittorie in questa categoria. In Giappone, infatti, il pesarese ha conquistato il successo numero 70 (13 in 500, 56 in MotoGP). Sommando, invece, le vittorie totali in carriera (quindi in più classi) Agostini vanta 123 successi contro i 96 di Rossi così divisi: 12 in 125, 14 in 250, 13 in 500 e 57 in MotoGP. «E' stato un grande anno per me» ha detto Rossi, che è salito sul podio sfoggiando una maglietta con la scritta «scusate il ritardo» (sul retro la ricetta della «Zuppa Mondiale», consigliata dalla Pregiata guida Bridgestone.). «Devo ringraziare tutta la squadra e la Bridgestone, che ha preparato ottime gomme. Siamo riusciti a costruire la situazione ottimale, poi io ho fatto il resto, guidando bene.Penso che il mondiale ne lo sono meritato. Ci voleva, dopo due anni pieni di problemi». Dopo un biennio amaro, in cui ha dovuto applaudire i trionfi di Nicky Hayden e di Casey Stoner, Rossi ha ristabilito infatti le gerarchie: davanti a tutti c'è di nuovo lui. Le classifiche del Mondiale piloti e costruttori della classe MotoGp dopo il Gran Premio del Giappone, quartultimo appuntamento della stagione. Piloti: 1. Valentino Rossi (Ita) Yamaha, 312 punti (campione del mondo); 2. Casey Stoner (Aus) Ducati, 220; 3. Dani Pedrosa (Spa) Honda, 209; 4. Jorge Lorenzo (Spa) Yamaha, 166; 5. Andrea Dovizioso (Ita) Honda, 136 Costruttori: 1. Yamaha 341; 2. Ducati 261; 3. Honda 259; 4. Suzuki 159; 5. Kawasaki 77. Ant-Caw .L'esordio di Valentino Rossi nel Motomondiale risale al 1996, nel GP della Malesia, classe 125 cc. La sua prima pole nel GP della Repubblica Ceca dello stesso anno, così come la prima vittoria è arrivata sempre a Brno. In 125 ha vinto 12 Gran Premi conquistando il titolo nel 1997. L'esordio in 250 cc. avviene in Giappone nel 1998; il primo successo in questa classe nello stesso anno ad Assen nel GP d'Olanda. Nella quarto di litro ha vinto 14 Gran premi ed il titolo iridato nel 1999. Il passaggio alla classe regina, la 500 cc. nel 2000 in Sudafrica e la prima vittoria in Gran Bretagna. Tra 500 e MotoGP, nella classe regina Valentino ha vinto 70 Gran Premi e conquistato sei titoli iridati (2001, '02, '03, '04, '05, '08). Le pole sono 41 ed è salito 111 volte sul podio. Nella giornata di Rossi gloria anche per Marco Simoncelli, che ha vinto il Gp del Giappone nella classe 250. Il riccionese della Gilera ha concluso vittoriosamente la prova di Motegi in 43'09"385, precedendo per soli 348 millesimi di secondo lo spagnolo dell'Aprilia Alvaro Bautista. Terzo s'è classificato l'iberico Alex Debon (Aprilia) mentre il riminese Mattia Pasini (Aprilia) ha concluso ottavo. Decimo s'è piazzato il bergamasco Roberto Locatelli (Gilera), quindicesimo il lombardo Fabrizio Lai (Gilera). Con la vittoria in terra giapponese, Simoncelli ha incrementato di cinque lunghezze il suo vantaggio in classifica iridata provvisoria su Bautista. L'azzurro guida il mondiale con 215 punti davanti allo spagnolo, a quota 183 e al finlandese Mika Kallio, quinto al traguardo, terzo con 176 punti.

26.9.08

Schumacher in Superbike?

Passion_Still_Lives_Here_Article Gazzetta.it
Michael Schumacher sulla Honda ufficiale Superbike. Non è uno scherzo, è successo ieri a Magny Cours dove la Honda Ten Kate sta preparando il GP di Francia (5 ottobre). Schumacher, 39 anni, quest'anno ha già corso tre gare nel campionato tedesco con la CBR-RR del team privato Bauer e "mi incuriosiva provare la differenze e lavorare con un team del Mondiale" ha commentato il 7 volte iridato della F1.
"E’ stata un’esperienza molto interessante, ho trovato nel box Carlos Checa che conosco da molto tempo e ringrazio il signor Ten Kate per avermi concesso questa opportunità". Schumacher ha compiuto 30 giri ottenendo un interessante 1’44” netto, non troppo lontano dagli ufficiali Kiyonari (1’40”8) e Checa (1’40”9). Il campionissimo tedesco, adesso consulente Ferrari F.1, ha utilizzato la CBR-RR ufficiale del turco Kenan Sofuoglu lasciato a riposo dopo la paurosa collisione con Max Biaggi al primo giro del GP d’Italia a Vallelunga. Sofuoglu tornerà in sella oggi.
Il test di Schumacher sulla Honda ufficiale finisce qui ma è difficile pensare che sia stato u semplice sfizio. Michael si è misurato, seppure a distanza, coi migliori piloti SBK (Kiyonari ha vinto tre gare quest’anno, Checa due) e adesso sa che con un minimo di preparazione potrebbe fare una degnissima figura anche nel Mondiale. Nel campionato tedesco, che è ad un livello molto più basso rispetto al Mondiale, è già riuscito a fare capolino in zona punti. Schumacher si toglierà lo sfizio di correre nel Mondiale SBK? Chissà…

24.9.08

GP di Singapore

Passion_Still_Lives_Here_Article Gazzetta dello Sport
E adesso fari puntati su Singapore, nel vero senso della parola. Dopo che la Fia ha respinto ieri il ricorso della McLaren per la penalità di Spa inflitta a Hamilton la classifica è definitiva: l'inglese ha un punto sul ferrarista Felipe Massa. E domenica si corre il primo GP in notturna della F.1. Sul tracciato cittadino si stanno ultimando i lavori e controllando i sistemi di illuminazione. La quart'ultima gara stagionale si correrà in uno scenario suggestivo, per "location" e per delicatezza del risultato sportivo; una vittoria dell'uno o dell'altro sarebbe molto pesante per l'economia del campionato e il morale.
La Ferrari si presenta carica ma anche un po' tesa. Se è vero che sulle piste nuove le F2008 si adattano sempre molto bene è anche vero che i problemi legati al mandar in temperatura le gomme in situazione di freddo e bagnato qualche preoccupazione la danno. Il lavoro svolto al Mugello la scorsa settimana mirava proprio a introdurre novità per risolvere il problema e a Maranello sembrano essere ottimisti.
"Arriviamo a Singapore dopo tre interessanti giorni di test che ci hanno aiutato a progredire con il pacchetto della F2008, che dovrebbe assicurare una competitività di massimo livello nei rimanenti quattro GP". Le parole sono di Stefano Domenicali, responsabile della Gestione sportiva Ferrari. "La lotta per i due titoli sarà molto dura e, durante il lancio a Maranello della California, Kimi e Felipe hanno incontrato il presidente Montezemolo, il quale ha chiarito che, come sempre, la Ferrari ha il semplice obiettivo di chiudere la stagione vincendo entrambi i titoli. Tutti e due i piloti lavoreranno sempre per questo nelle restanti quattro gare, sapendo che, come sempre alla Scuderia, il bene della squadra è al primo posto".
Questa notte a Singapore, sia Kimi che Felipe parteciperanno al lancio della Nuova GT prodotta da Ferrari, la California, che è stata presentata per la prima volta a Maranello quasi una settimana fa. Eventi simili sono previsti a Tokyo, Shanghai e San Paolo. La scorsa settimana Massa e Raikkonen hanno "provato" il nuovo tracciato al simulatore del Centro di ricerca Fiat di Torino. Le prime impressioni sono di un circuito cittadino che in termini di velocità si colloca a metà fra Valencia e Monaco, mentre la pista è molto più larga e anche più lunga rispetto al Principato.
Di sicuro a tenere in ansia squadre e piloti ci sono le previsioni meteo. Oltre al caldo, circa 32 gradi di media in questo periodo, e all’umidità, c’è il timore della pioggia, che con la novità delle luci artificiali potrebbe causare qualche problema ai piloti. Secondo il sito ufficiale del Mondiale nel weekend a Singapore c’è il concreto rischio di temporali.

21.9.08

Yankee Stadium addio

Passion_Still_Lives_Here_Article Gazzetta dello Sport & Antonella
"The House that Ruth built”, la casa costruita da Babe Ruth domenica chiuderà per sempre i suoi battenti. Se ne va così un pezzo di storia, non solo newyorchese, lo Yankee Stadium abbassa la saracinesca dopo 85 anni. Il business non si piega nemmeno di fronte alla leggenda. Troppo fatiscente e anacronistico lo stadio dei New York Yankees per assecondare le esigenze della famiglia Steinbrenner, proprietaria della storica franchigia, e del mercato sportivo a stelle e strisce.
Il nuovo stadio, che sorge accanto alla vera cattedrale del baseball americano, è un vero gioiello da 1.3 miliardi di dollari, con tutti i più moderni confort per gli spettatori, ma non potrà certo rimpiazzare nei cuori dei newyorchesi il vero e unico Yankee Stadium, il diamante che ha visto le gesta di campioni capaci di trascendere lo sport. Gente come Babe Ruth, Mickey Mantle, Joe Di Maggio, Lou Gehrig, nomi che fanno venire i brividi a tutti gli appassionati del batti e corri. Lo Yankee Stadium ha fatto da cornice a tutti e 26 i titoli vinti dalla franchigia della Grande Mela e adesso, dopo il canto del cigno con l’All Star Game del luglio scorso, chiude i propri cancelli con un anonimo Yankees-Baltimore, gara con ben poco in palio.
Colpa della stagione davvero deludente di Derek Jeter e compagni che non sono riusciti a regalare allo Stadio un epilogo migliore. Hollywood avrebbe ricamato un finale ben diverso, magari una gara-7 delle World Series. Invece ci si deve accontentare delle briciole, per esempio degli applausi a Jeter che proprio domenica scorsa ha superato il record di valide messe a segno proprio alla Yankee Stadium del leggendario Gehrig. “I record sono fatti per essere superati – commenta dopo l’impresa lo stesso Jeter –, ma questo per ovvi motivi non verrà mai battuto. E’ qualcosa di veramente speciale”. Adesso bisognerà vedere come i tifosi accoglieranno questo drastico cambiamento. Meno storia e passione più business, così però va lo sport, soprattutto negli States, nel XXI secolo.
Già all’inizio degli anni 70, i puristi del baseball gridarono allo scandalo quando la franchigia decise di rifare il trucco al glorioso stadio che riaprì i battenti, completante rinnovato nel 1976. Fu un vero trauma per tutti gli appassionati che non volevano toccare “the house that Ruth built”, ma alla fine anche i più conservatori si abituarono al nuovo Yankee Stadium. Nessuno però allora poteva prevedere che la franchigia potesse accogliere qualcosa come quattro milioni di spettatori a stagione. Cambiano i tempi, cambiano le esigenze per cui la famiglia Steinbrenner non ha avuto esitazioni. Demolire la cattedrale del baseball per costruire uno stadio moderno che possa portare più profitti e regalare più confort agli spettatori. Lo Yankee Stadium, quello vero, però mancherà un po’ a tutti gli appassionati del batti e corri.

Nuoto: Rosolino ed il futuro

Passion_Still_Lives_Here_Article Gazzetta dello Sport
Reduce dall'avara esperienza di Pechino, un sorridente Massimiliano Rosolino dimostra d'aver già metabolizzato la delusione olimpica, anzi conferma di sentirsi pronto per affrontare nuovi traguardi. "Anche se - precisa ai chi gli scrive durante la videochat di Gazzetta.it - non parlerei di partecipazione deludente: un'esperienza olimpica è comunque una cosa bellissima al di là che siano mancati i souvenir finali, e l'averla vissuta è già di per sé un traguardo importante".
Campionati europeo in vasca corta a Fiume, Giochi del Mediterraneo a Pescara, Mondiali di Roma nel 2009, Londra 2012: gli appassionati vogliono sapere fin dove Rosolino vorrà arrivare: "E io pure non lo so - risponde il napoletano di madre australiana - tendo a non fare programmi a lunga scadenza: a Fiume, Pescara e Roma ci sarò, per Londra non mi fate fare altri quattro anni così che finisco in carrozzella... L'idea di fare il portabandiera? Sì, mi stuzzica, se me lo proponessero ci penserei. Se potessi gareggerei fino a 40 anni come Sara Torres ma penso che sia un po' difficile per le distanze che faccio, che sono quelle del mezzofondo". Poi, fra il serio e il faceto: "Ho più volte detto che mi piacerebbe disputare un'altra Olimpiade, e potrei misurarmi con altri sport, dalla canoa alla pallanuoto, al windsurf le imprese impossibili mi hanno sempre stuzzicato".
Intanto per ricaricarsi in vista dei nuovi impegni (ieri ed oggi sarà al meeting Armani all'Harbour Club di Milano) è andato in Sardegna, sempre... ballando con Natalia Titova, la ballerina conosciuta durante la partecipazione a "Ballando con le Stelle": "In realtà non so ballare, a parte quello stacchetto di 20 secondi che mi è stato insegnato per la coreografia...". E intanto continua a vivere fra Napoli ("la città dove abitano i miei genitori e dove ha sede la mia società"), Roma, alla quale "è sentimentalmente legato" e Verona, dove si allena con Castagnetti e il suo gruppo, da Brembilla ("insostituibile, cucina troppo bene!"), Marin e Pellegrini ("Se la loro love story continuerà? Non lo so, chiedetelo a loro!"), la Filippi e altri nuotatori azzurri.
Poi una battuta sui record che nell'ultimo anno sono stati infranti l'uno dopo l'altro, con una successione impressionante. "Lo sport ha fatto passi da gigante, ma è ovvio che i costumi, le piscine di nuova generazione, tutto messo insieme fa sì che il nuoto non abbia ancora trovato il suo limite - evidenzia Rosolino .- Ma i campioni, quelli che hanno vinto, hanno vinto perché sono i più forti". Capitolo futuro: ci sarà la televisione? "Non nascondo che ci ho pensato, mi piacerebbe, andando per gradi e accumulando esperienza giorno per giorno. Ma in realtà non ho deciso nulla, forse perché ancora non ho individuato qualcosa che mi possa dare gli stessi stimoli e lo stesso entusiasmo che il nuoto riesce ancora a regalarmi".

17.9.08

F1: Kimi ed il Mondiale

Torino2006_Article Gazzetta dello Sport
Al Mondiale non ci crede più. Kimi Raikkonen non lo dice apertamente, ma la metafora usata è emblematica: "Ci vorrebbe un miracolo, come quello che potrebbe consentire ad un fulmine di colpire due volte lo stesso punto". Più chiaro, impossibile. Scivolato a 21 punti da Hamilton e a 20 da Massa dopo il nono posto di Monza, Raikkonen ha sottolineato che "non bisogna essere Einstein per capire che non è questo il modo di lottare per il titolo. Nel Gran Premio d'Italia si è ripetuto lo stesso problema che avevamo visto altre volte: in certe condizioni, in particolare con basse temperature e con la pioggia, abbiamo poca aderenza. E ora sembra che debba piovere ad ogni gara". Il finlandese si è sfogato spiegando che gran parte dei problemi sono dovuti alla pioggia. "La macchina sull'asciutto era molto buona - ha detto Raikkonen - ma sul bagnato praticamente non avevo grip, anche perché i freni non riuscivano a scaldarsi. Dobbiamo cercare di risolvere questo problema per il finale di stagione. In gara, quando la pista è andata asciugandosi, la macchina è andata molto forte, dimostrando il suo potenziale: peccato fosse ormai troppo tardi. Non è che abbia perso la mia abilità di guidare sul bagnato ma quando non c'è aderenza in certe condizioni c'è poco da fare". Anche se le cose quest'anno non sono andate per il verso giusto, Raikkonen ha comunque rimarcato la speranza di poter vedere la luce in fondo al tunnel, magari a partire dalla prossima gara. "Gli eventi non abbassano il mio morale né la mia determinazione - ha riferito il ferrarista - e vorrei cercare di vincere ancora in questa stagione. Domani sarò al Mugello per la seconda giornata di prove, l'ultima prima del rush finale. Poi, settimana prossima, andremo a Singapore. È bello avere la possibilità di correre in un nuovo circuito cittadino, sarà un'esperienza molto interessante per tutti. L'atmosfera sarà eccitante e il tempo caldo e umido potrebbe giocare in nostro favore".

15.9.08

Torino, c'est fini

Passion_Still_Lives_Here_L'Equipe Torino 2006 & Scatti Olimpici
Image: Archivio Luca, size 20 kb, low. Venue: Palavela Torino 2006 - Specialità: Pattinaggio Artistico di Figura... a specchio nel buio.
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Les Jeux Olympiques de Turin se sont achevés après une cérémonie de clôture placée sous les thèmes du carnaval et du cirque. Une large place était faite à la tradition italienne, pendant deux heures de spectacle, avec des clins d'oeil aux défilés costumés, à la Commedia Dell arte ou encore aux célèbres voitures italiennes.. Un show léger où l'humour avait sa place, le tout saupoudré de la nostalgie et du soupçon de tristesse nécessaires pour susciter l'émotion de la fin de l'aventure Torino 2006.
Une cérémonie marquée par plusieurs grands moments. Le premier étant la dernière remise des médailles du 50 km libre où l'Italien Giorgio Di Centa a reçu sa médaille d'or devant son public. Les sourires des trois médaillés en disaient long sur l'honneur ressenti d'être les premiers médaillés lors d'une cérémonie de clôture des Jeux d'hiver.
Fin d'une histoire, début d'une autre
Arriva ensuite la parade des athlètes. Médaillés ou non, vedettes ou outsiders, déçus ou sacrés, tous avaient le sourire jusqu'aux oreilles, les yeux qui brillaient sous les flashes de la foule ou de ceux de leurs coéquipiers et adversaires. Affublés de nez de clown pour rester dans le thème, tous agitaient les bras dans des signes infinis de remerciements.
On pouvait alors reconnaître quelques stars de ces Jeux : la Canadienne Cindy Klassen, cinq fois médaillée à Turin en patinage de vitesse, l'Estonienne Kristina Smigun, double championne olympique en ski de fond, le Russe Evgueni Plushenko, champion olympique de patinage artistique. La France avait, elle, choisi de récompenser la détermination de la skieuse Carole Montillet, blessée avant la défense de son titre en descente et qui avait tout de même tenu à prendre le départ.
Les Jeux de Turin ont été déclarés officiellement terminés par le président du Comité International Olympique (CIO), Jacques Rogge, qui a tenu à rappeler qu'il continuerait à se battre pour des Jeux propres, a qualifié ces Jeux de «magnifiques», et a demandé aux athlètes de «garder la flamme olympique vivante dans leurs coeurs.» Des souhaits transmis avec solennité au maire de Vancouver qui aura la charge des Jeux de 2010. On notera pour l'anecdote qu'un intrus a tenté d'interrompre ce discours, mais qu'il a rapidement été maîtrisé. Rien n'étant autorisé à perturber cet adieu à Turin. Rien sauf les applaudissements des 30000 spectateurs disant merci à leurs dieux des pistes sous le feu d'artifice.

Laurea Indianapolis per "il Dottore"


Passion_Still_Lives_Here_Luca Tittoni & Datasport.it
Ad Indianapolis Valentino Rossi centra la quarta vittoria consecutiva chiudendo davanti a Nicky Hayden e a Jorge Lorenzo. Dopo Laguna Seca, il Motomondiale ritorna negli Stati Uniti per il quattordicesimo appuntamento. Alla vigilia del centesimo anniversario del leggendario circuito, le MotoGp calcano per la prima volta in assoluto l’asfalto del rinnovato impianto nel mid-est.La pioggia, che ha condizionato pesantemente il weekend, rischia di far slittare l’ora di inizio della corsa, ma le idrovore e i camion che trasportano grossi ventilatori fanno un gran lavoro soffiando via l`acqua dal tracciato. Scongiurato il rischio temporale, alla partenza scatta bene Casey Stoner, mentre Rossi scivola in quarta posizione. Ma e` Dovizioso che in due curve balza al comando dopo una partenza a cannone dalla terza fila. Hayden intanto scavalca Stoner e va a caccia di ‘Dovi’, mentre Lorenzo e Rossi tengono il fiato sul collo a Stoner, che viene sorpassato dai centauri Yamaha subito al primo tentativo. Al secondo giro Hayden prende la testa della corsa, mentre il ‘Dottore’ al terzo giro supera il compagno di scuderia e si getta all’inseguimento dei battistrada. All’inizio del quinto giro lotta serrata tra Rossi e Dovizioso per il secondo posto con il ‘Dottore’ che alla fine riesce a sorpassare il giovane romagnolo. Hayden ha gia` un secondo di vantaggio sul pesarese che comincia a inanellare una serie di giri veloci che lo fanno incollare allo statunitense della Honda. La gara e` ormai una lotta tra Rossi e Hayden che dopo soli dieci giri hanno gia` cinque secondi di vantaggio sugli inseguitori. A quindici giri dalla fine si compie lo spettacolare sorpasso di Rossi che con una staccata al limite infila il pilota di casa prendendogli subito qualche metro. A tredici giri dalla fine si rifa viva la cara pioggia, ma la musica non cambia. ‘Vale’ vola e Hayden lo segue a debita distanza mentre dietro Lorenzo tiene saldamente la terza posizione e Dovizioso perde il quarto posto ai danni di Stoner. A sette giri dalla fine Hayden perde terreno e viene attaccato da Lorenzo, ma l’acquazzone induce gli organizzatori ad esporre la bandiera rossa. Sembra che si voglia ripartire, ma le spaventose raffiche di vento spingono i commissari a decretare finita la gara: e` l’ennesimo trionfo di Rossi, alla quarta vittoria consecutiva dopo Laguna Seca, Brno e Misano. Ai piedi del podio finisce Casey Stoner quarto davanti all’ottimo Dovizioso che con la Honda satellite precede la sorprendente wild-card americana Spies,. Settimo e` il francese Guintoli su Ducati. Decimo Alex De Angelis.

14.9.08

Vettel re di Monza

Passion_Still_Lives_Here_Corriere della Sera
In un gran premio caratterizzato dal maltempo, Sebastian Vettel si conferma uno dei nuovi protagonisti della Formula Uno. Il pilota tedesco, il più giovane con i suoi 21 anni a conquistare la pole position e a vincere un grand prix, con la sua Toro Rosso ha tagliato il traguardo davanti a tutti dopo avere dominato l'intera gara. Una corsa, quella sullo storico tracciato di Monza, contrassegnata dal maltempo. Vettel ha preceduto Kovaliainen e Kubica su Bmw. Alle loro spalle Alonso e Heidfeld. Soltanto sesti e settimi Massa e Hamilton. Nella classifica del Mondiale piloti Massa ha ridotto da due punti ad una sola lunghezza il distacco dal leader Hamilton, partito dalla quindicesima posizione in griglia (oggi sono rispettivamente a 78 e 77 punti) e protagonista di numerosi sorpassi, alcuni dei quali ai limiti della correttezza. L’altra Ferrari del finlandese Kimi Raikkonen ha tagliato il traguardo al nono posto. Raikkonen, campione del mondo in carica, ha ottenuto il giro più veloce in gara. La vittoria del pilota tedesco è stata accolta con entusiasmo anche dal pubblico: la Toro Rosso è una scuderia italiana, monta motori Ferrari, e lo stesso Vettel, dopo avere tagliato il traguardo, si è rivolto in italiano, via radio, agli uomini del suo team: «Una gara fantastica, grazi mille» . Ma soprattutto con il suo entusiasmo il «tedeschino» è riuscito ad entusiasmare gli spettatori, a molti dei quali sarà certo tornato in mente un altro giovane tedesco, Michael Schumacker, che nel 1991, a 22 anni, debuttò in Formula uno alla guida di una Jordan e che vinse il suo primo gran premio nel 1992, a 23 anni. Anche lo spagnolo Fernando Alonso aveva debuttato come enfant prodige e aveva vinto la prima gara a 22 anni e 26 giorni, in Ungheria. Ma Vettel è stato più precoce di entrambi E c'è da credere che i vertici della scuderia di Faenza considerino questi paralleli di assoluto buon auspicio. La Ferrari, nel frattempo, ha prolungato il contratto a Kimi Raikkonen fino al termine della stagione sportiva 2010. Lo ha reso noto la scuderia emiliana: «La Ferrari comunica di avere prolungato il rapporto di collaborazione tecnico-agonistica con Kimi Raikkonen fino al termine della stagione sportiva 2010. Pertanto, i piloti ufficiali della Scuderia Ferrari Marlboro rimarranno invariati anche per le prossime due stagioni agonistiche». Il contratto del finlandese sarebbe scaduto alla fine del 2009.

13.9.08

Storia del tempio della velocità

Passion_Still_Lives_Here_Luca Tittoni, Wikipedia & Gazzetta dello Sport
L'Autodromo Nazionale di Monza è un circuito automobilistico situato all'interno del Parco di Monza. Ospita molti eventi motoristici durante tutto l'anno ma è famoso internazionalmente per ospitare il Gran Premio d'Italia di Formula 1 organizzato dall'Automobile Club di Milano quasi ininterrottamente dal 1922.
Oltre alla
Formula 1 e altre categorie automobilistiche sul circuito lombardo si svolge anche un annuale gran premio di Superbike.
Dal
1991, con le modifiche al circuito di Silverstone, il tracciato brianzolo è il più veloce tra quelli iridati: l'attuale record ufficiale del circuito è stato stabilito nelle prove del Gran Premio d'Italia 2004 da Rubens Barrichello alla media di 260,395 km/h. La costruzione dell'autodromo fu decisa nel gennaio del 1922 dall'Automobile Club di Milano per commemorare il venticinquesimo anniversario dalla fondazione. Fu costituita la società SIAS (Società Incremento Automobilismo e Sport) a capitale privato e presieduta dal senatore Silvio Crespi. I lavori iniziarono il 15 maggio e in soli 110 giorni fu completato. Il primo giro completo di pista fu percorso il 28 luglio da Pietro Bordino e Felice Nazzaro su una Fiat 570.
Si trattava del terzo circuito permanente realizzato al mondo, preceduto solo dalla pista americana di
Indianapolis (1909) e da quella inglese di Brooklands (1907), oggi non più esistente essendo caduto in disuso nel 1939 alla vigilia della secondo conflitto mondiale e definitivamente chiuso nel 1945.
Il circuito, progettato dall'ingegner Arturo Mercanti, allora direttore dell'
Automobile Club di Milano, dall'ingegner Alfredo Rosselli e dall'ingegner Piero Puricelli, era costituito da due anelli che potevano essere utilizzati insieme, alternando un giro dell'uno a un giro dell'altro (il rettilineo d'arrivo era in comune e, in questo caso, veniva diviso in due corsie), oppure separatamente: una pista stradale di 5.500 metri con sette curve, e un anello di alta velocità di forma ovale con curve sopraelevate, lungo 4.500 metri.
Nei primi anni il Gran Premio d'Italia si svolse sul circuito completo di 10 km; ma dopo il gravissimo incidente avvenuto nel 1928, nel quale il pilota
Emilio Materassi perse il controllo dell'auto sul rettilineo d'arrivo e piombò in mezzo al pubblico assiepato a bordo pista uccidendo 20 spettatori e ferendone otre 40, vennero effettuate diverse variazioni al tracciato per ridurne la velocità. Nel 1939 fu rifatta gran parte della pista: l'anello di alta velocità fu demolito, e la pista stradale fu modificata spostando il rettilineo opposto ai box e rimodellando alcune curve. Le due nuove curve a gomito che immettevano sul rettilineo d'arrivo (sostituendo l'originaria curva sud), pavimentate in pavé, furono battezzate "curve del porfido". La lunghezza del circuito diventò di 6.300 metri.
Nel 1955 venne realizzato un nuovo anello di alta velocità, tuttora esistente anche se non viene più utilizzato per le competizioni, con curve sopraelevate in cemento armato a pendenza crescente verso l'esterno: la fascia esterna ha una pendenza dell'80%. Contemporaneamente fu di nuovo modificata la pista stradale: in particolare le due curve del porfido furono eliminate e sostituite da un'unica curva con sviluppo di 180 gradi, chiamata Parabolica per il suo tracciato a raggio crescente, molto simile ad un arco di parabola. Il circuito completo ritornava ad avere la lunghezza di 10 chilometri: stavolta 5.750 metri per la pista stradale e 4.250 per l'anello di alta velocità.
Nello stesso anno, durante una sessione di prove private, perse la vita il pilota
Alberto Ascari: la dinamica dell'incidente, al quale non assistette alcun testimone, non è mai stata del tutto chiarita. La curva dove avvenne il fatale schianto, in precedenza chiamata curva del Vialone, fu ribattezzata curva Ascari in ricordo del campione scomparso.
Il Gran Premio d'Italia si svolse per l'ultima volta sul circuito completo nel 1961: dall'anno successivo si è sempre corso sulla sola pista stradale. L'anello di alta velocità, che nel 1957 e 1958 aveva ospitato anche una "500 miglia" corsa da piloti europei e americani, continuò per alcuni anni ancora ad essere utilizzato per gare di altre categorie, quindi fu abbandonato definitivamente. Tuttavia non è mai stato demolito e teoricamente sarebbe ancora percorribile (ma la pavimentazione delle curve sopraelevate col tempo si è molto rovinata).
Sempre nel 1961 vi fu l'incidente nel quale il pilota della Ferrari Wolfgang von Trips perse la vita insieme a dodici spettatori sul rettilineo opposto, prima della Parabolica. Questo è a tutt'oggi il più grave incidente mai avvenuto in una gara valida per il campionato mondiale di Formula 1. Un altro incidente tristemente noto è quello in cui nel 1970 morì (durante le qualifiche del sabato) il pilota austriaco Jochen Rindt. Rindt era in quel momento in testa alla classifica mondiale generale e non fu più raggiunto da nessuno nelle gare successive, diventando così l'unico Campione del Mondo postumo nella storia del campionato di Formula 1.
Negli anni '70, crescendo sempre più la velocità (nel Gran Premio del 1971 fu superata la media dei 240 km/h) e con essa la pericolosità del tracciato, si resero necessari nuovi interventi per rallentare la pista: dapprima furono realizzate delle chicane provvisorie, quindi nel 1976 si costruirono tre varianti permanenti in altrettanti punti del tracciato (sul rettilineo dei box, alla curva della Roggia e alla curva Ascari). La lunghezza della pista aumentò lievemente e diventò di 5.800 metri.
Ulteriori interventi per migliorare la sicurezza furono effettuati nel 1994, 1995 e 2000: con essi vennero rifatte la variante Goodyear (quella posta sul rettilineo dei box), quella della Roggia, la curva Grande e le due curve di Lesmo. Negli stessi anni furono anche costruiti nuovi box, più grandi e più moderni. Dopo le ultime modifiche la lunghezza del tracciato è oggi di 5.793 metri.
Come tutte le piste che hanno fatto la storia dell'automobilismo sportivo, anche quella di Monza ha purtroppo preteso il suo tributo di morti. Oltre ai già nominati Materassi, Ascari, von Trips e Rindt, tra i piloti d'auto hanno perso la vita Arcangeli,
Campari, Borzacchini, Czaykowski, Peterson; tra i motociclisti Renzo Pasolini e Jarno Saarinen, vittime di uno scontro nel Gran Premio delle Nazioni del 1973. Il tracciato di Monza conta ben quattro lunghi rettilinei dove le vetture di Formula 1 superano abbondantemente i 300 km/h. Per questo motivo deve essere affrontato con la macchina particolarmente "scarica" ed è noto tra gli appassionati come il tempio della velocità.
Essendo stato realizzato all'interno di un parco l'autodromo presenta poi una caratteristica particolare: infatti quando i piloti passano nelle zone alberate devono tener conto della differenza di visibilità causata dall'ombra delle piante.
La pista nel suo tracciato attuale presenta le seguenti curve (tutte le velocità indicate si riferiscono a vetture di Formula 1):
variante Goodyear (o variante del rettifilo): una strettissima curva a destra di 90 gradi, seguita da un'altrettanto stretta curva a gomito a sinistra. Dal rettilineo dei box si arriva lanciati ad oltre 350 km/h (auto di Formula 1), con una lunghissima frenata si decelera a soli 70-80 km/h per affrontare questa "esse".
curva Biassono (già curva Grande o Curvone): una lunga curva a destra dal raggio molto ampio (circa 300 metri). Vi si arriva in piena accelerazione dalla variante Goodyear e si percorre "in pieno" senza alcuna difficoltà.
variante della Roggia: anch'essa è posta in fondo a un lungo rettilineo (oltre 1 km con l'acceleratore a fondo comprendendo anche la curva Biassono) sul quale si toccano i 330 km/h. Con un'altra lunghissima frenata si decelera a 110-120 km/h per affrontare una esse sinistra-destra molto stretta, meno stretta tuttavia della prima variante.
prima curva di Lesmo: a soli 200 metri dall'uscita della Roggia vi si arriva a velocità non troppo elevate, è una curva a destra di 75 metri di raggio che si percorre a circa 180 km/h.
seconda curva di Lesmo: segue di 200 metri la prima. In passato era uno dei punti "mitici" del circuito: vi si arrivava in piena accelerazione e si entrava in curva a quasi 300 km/h, solo i migliori piloti riuscivano a percorrerla "in pieno". Con le modifiche del 1994-95 è stata molto rallentata, oggi ha solo 35 metri di raggio e si percorre a circa 160 km/h.
curva del Serraglio: è una lievissima piega a sinistra dal raggio estremamente ampio (oltre 600 metri). Il rettilineo successivo incrocia, con un sottopassaggio, la curva sopraelevata dell'anello di alta velocità.
variante Ascari: vi si arriva tenendo premuto l'acceleratore fin dalla seconda di Lesmo, anche qui si toccano i 330 km/h. Dopo la frenata si affrontano in rapida successione tre curve a sinistra-destra-sinistra che immettono sul rettilineo opposto ai box. Sono curve a raggio abbastanza ampio che si percorrono a velocità intorno ai 200 km/h.
curva Parabolica: nel rettilineo che conduce a questa curva si toccano nuovamente i 330 km/h, quindi si frena per entrare in curva a circa 180 km/h. La curva è molto lunga e a raggio via via crescente: dopo aver superato la parte più stretta si può percorrere il tratto finale in piena accelerazione, imboccando il rettilineo d'arrivo a velocità già molto elevate.
Per le corse delle categorie minori viene usata la cosiddetta "pista Junior": si tratta di un circuito più breve, che utilizza un tratto del rettilineo d'arrivo, il rettilineo opposto e la Parabolica. L'anello è chiuso da un raccordo che, staccandosi dal rettilineo d'arrivo circa 200 metri dopo i box, si immette sul rettilineo opposto subito dopo la variante Ascari. Il raccordo presenta tre curve, la prima a destra, la seconda a sinistra, la terza ancora a destra. La lunghezza della pista Junior è di 2405 metri. Le competizioni più importanti che si disputano annualmente sulla pista dell'Autodromo:
il Gran Premio d'Italia, gara inserita nel calendario del Campionato mondiale di Formula 1. La pista monzese ha ospitato tutte le sue edizioni tranne quelle del 1921 (svoltasi a Montichiari), 1937 (Livorno), 1947 (Milano), 1948 (Torino) e 1980 (
Imola). Normalmente si disputa la seconda domenica di settembre.
la tappa italiana del Campionato mondiale Superbike. Si disputa nel mese di maggio.
il WTCC (campionato mondiale turismo) si corre nel mese di ottobre.
il
Monza Rally Show si corre nel mese di novembre.
Importanti competizioni del passato:
il
Gran Premio delle Nazioni era una classica di motociclismo che si disputò fino al 1989 quando fu cancellato per ragioni di sicurezza.
la 1000km di Monza era una importante gare per vetture di categoria Prototipi e GranTurismo, ad oggi (2008) tornata di nuovo in programma nel mese di aprile. Per il fatto di trovarsi all'interno di un parco, l'Autodromo presenta particolari problemi di impatto ambientale.
Già al tempo della sua costruzione, per intervento delle autorità competenti, il progetto originale, che prevedeva un circuito lungo circa 14 km, dovette essere scartato e sostituito da uno di minore impatto, lungo 10 km e che sfruttava alcune strade già esistenti.
In seguito si sono presentati gli stessi problemi in varie occasioni, quando è stato necessario apportare modifiche al tracciato. Ad esempio negli anni '70, quando fu realizzata la variante Ascari, per l'opposizione di alcuni gruppi ambientalisti si dovette lasciare a bordo pista, in un punto molto pericoloso (all'esterno della prima curva della variante), una grossa quercia che solo dopo alcuni anni si poté finalmente abbattere.
Un'altra situazione simile si è verificata nel 1994 quando, a seguito degli incidenti mortali di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna nel Gran Premio di Imola, la
FIA e i piloti imposero un adeguamento delle misure di sicurezza in tutti i circuiti del mondiale di Formula 1. A Monza fu richiesto l'allestimento di ampi spazi di fuga all'esterno del Curvone (oggi curva Biassono) e delle due curve di Lesmo: i lavori, che comportavano l'abbattimento di oltre 500 alberi, furono però vietati dalla Sovrintendenza ai beni ambientali. Si rischiò seriamente la cancellazione del Gran Premio d'Italia, che avrebbe comportato in pratica la chiusura dell'Autodromo (gli incassi del Gran Premio infatti ne sono la principale fonte di finanziamento). La situazione venne sbloccata dall'intervento del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni: si realizzò un progetto di minore impatto, che a prezzo di alcune modifiche al tracciato (in particolare il restringimento della seconda curva di Lesmo è stato molto rimpianto dagli appassionati) riduceva il numero di alberi da tagliare a circa 100. A compensazione furono piantati nuovi alberi in altre zone del parco.
Un altro problema è quello del rumore, lamentato da alcuni residenti dei vicini paesi di Vedano al Lambro e Biassono: negli ultimi anni vi sono stati diversi ricorsi alla magistratura, con l'intento di imporre un limite alle emissioni sonore. Nel 2006 il magistrato, giudicando su uno di questi ricorsi, ha vietato la circolazione in pista a tutte le vetture a scarichi aperti: di nuovo, poiché questo comprende le auto di Formula 1 e di diverse altre categorie, questo provvedimento metteva a rischio l'esistenza dell'Autodromo. Anche in questo caso è intervenuta la Regione Lombardia, che ha approvato una legge regionale che deroga al divieto per un certo numero di giorni all'anno, sufficiente perché l'Autodromo continui a svolgere la sua normale attività. In realtà il problema del rumore non riguarda solo gli abitanti dei Comuni sopra indicati ma anche i tanti cittadini che frequentano il Parco.

12.9.08

Altre 3 medaglie per gli azzurri

Torino 2006_Article Gazzetta dello Sport
Un soffio e sarebbe stato oro. Le due medaglie d'argento vinte oggi dagli azzurri alla Paralimpiade di Pechino hanno avuto a lungo il sapore del metallo più bello. E a queste si è aggiunta una medaglia di bronzo. E' mancato davvero poco per vincere a Cecilia Camellini nei 100 m sl S11 (non vedenti) e a Vittorio Podestà nella cronometro individuale su strada di handbike: Cecilia è stata battuta dalla cinese Xie per 69 centesimi, mentre Vittorio ha perso da uno dei monumenti dello sport paralimpico, Heinz Frei. A loro si è aggiunto Fabio Triboli, che aveva vinto la prima medaglia italiana con un bronzo in pista e che si è ripetuto oggi su strada nella cronometro individuale.
Podestà 35 anni, paraplegico da quando ne aveva 29 per un incidente automobilistico, è il campione del mondo in carica di handbike e domenica dovrà avrà proprio la gara in linea. E' stato Vittorio a portare Alex Zanardi all'handbike. Si sono conosciuti a un parcheggio in un autogrill. "Io volevo posteggiare e pensavo che quella grande auto nel posto disabili fosse di un normodotato. Invece è sceso Alex". Zanardi notò quell'aggeggio sul tetto di Vittorio e da lì è cominciata la loro amicizia. "Sono felice per Vittorio, ha una volontà enorme ed è un fenomeno. E poi, lasciatemelo dire, è uno che ha due maroni...", dice Alex. Vittorio ha iniziato a gareggiare nel 2004 e ha cominciato a vincere. Il suo primo sport è stato il basket in carrozzina appena pochi mesi dopo l'incidente. Nel 2006 ha vinto la maratona di Milano ed è arrivato secondo a New York.
Camellini Ha 16 anni, il sorriso bello della sua età e fa tenerezza quando la si vede arrossire (spesso). Non vedente, vive a Formigine e frequenta il liceo classico a Modena: "Sì, sono abbastanza brava a scuola". Anche se si allena tutti i giorni due ore in piscina e le piace andare a cavallo e sciare. Ha iniziato a nuotare a tre anni. "Sapevo di essere partita bene, poi ho sentito il pubblico che urlava e ho pensato: cavolo, la cinese mi sta sorpassando. Ho spinto al massimo, ma sono felice di come è andata". Per i non vedenti la gara è contro se stessi e il tempo, visto che non possono avere il confronto con gli altri atleti. Nella stessa gara, quinto posto per Maria Poiani.
Nell'atletica, ottima prestazione di Francesca Porcellano, quarta nei 100 m in carrozzina T53, a soli 17 centesimi dal bronzo. Nell'arco in carrozzina, nel compound, semifinale per Alberto Simonelli, mentre è stato sconfitto invece Fabio Azzolini; in piedi, semifinale anche per Mario Esposito. Peccato per Paolo Viganò, vincitore nel ciclismo su pista della prima medaglia d'oro italiana, che è caduto nella cronometro su strada, quando era in seconda posizione, a cinquanta metri dal traguardo.
La Cina aumenta il suo vantaggio con 109 medaglie (37 ori, 42 argenti e 30 bronzi) sulla Gran Bretagna, che ne ha 69 (33 ori), e sugli Stati Uniti con 56 (23 ori). Italia in ventisettesima posizione con 2 ori, 3 argenti e 3 bronzi.

11.9.08

"A fari spenti"

Torino 2006_La Stampa di Torino
News Paralimpiche in apertura:
Due partite, sei punti. Il massimo con il minimo, fra le scosse di Larnaca e gli sbadigli di Udine. Il convento di Lippi, per ora, passa questa Italia: o adrenalina o camomilla. Bisogna accontentarsi. De Rossi all’inizio, De Rossi alla fine: tutto il resto, noia. Gran doppietta, come Di Natale sabato. La Georgia di Cuper si conferma di una modestia imbarazzante: non pressa, non morde, non tira. Da Aloneftis a Kaladze. Tutta un’altra storia. De Rossi è il vertice arretrato del triangolo di centrocampo, con Pirlo sulla destra e Aquilani a sinistra. Camoranesi, il più lesto a mettersi in moto, si sforza di rifornire Di Natale e Toni, pivot d’attacco. Non c’è paragone, con la terrificante partenza di Larnaca, questa è molto più morbida. La Georgia non ha gli artigli di Cipro. Cuper ha allestito un muro che arriva fin quasi ai pinnacoli del palco di Vasco Rossi. Tutti a far legna, con Kenia e Mchedlidze, entrambi del ’90, a pescare i biglietti della lotteria. Una sventola, parata, di Aquilani. Un contatto, decisamente macho, fra Kaladze e Toni. Legrottaglie, recuperato, affianca Cannavaro. Zambrotta e Dossena trovano i valichi presidiati in massa. Ci vuole pazienza. Serve velocità di pensiero, oltre che di gamba. Loria smanaccia un’incornata di Toni. Di Natale si agita parecchio, la partita la facciamo noi, conquistando metri preziosi e alzando di tanto in tanto il ritmo. Cruciale la profondità: Di Natale la detta a Toni, al 15’, e spreca di una buona spanna.Il palco incombe sinistro, senza nemmeno un lenzuolo che ne copra lo sterminato scheletro. Se e quando devi stanare un avversario nascosto, una delle soluzioni consigliate è l’artigliera. A De Rossi va bene al primo colpo (17’). «Sinistrissimo» da una trentina di metri, palla nell’angolino. Occhi di palco. Le referenze che si avevano su Cipro combaciarono con il tipo di gara che i nostri rivali realizzarono. Altra pasta, i georgiani: ruvidi e sterili, ci aspettano al varco, pronti a buttarsi sulla briciola di un episodio o l’avanzo di un errore. Come al 26’, quando Mchedlidze ci infila allo spiedo e Kenia, tutto solo, si mangia la più colossale delle occasioni, «telefonando» a Buffon. Un lembo di gluteo non guasta mai.Udine si distrae con la ola, brutto segno. La Nazionale si annusa e si studia, Camoranesi rifinitore, Pirlo non proprio ispirato, Aquilani timido, Toni a far sportellate con mezza difesa. Un raptus di De Rossi, gomitata allo zigomo di Kenia, rischia di dar fuoco alle polveri. Manco ammonito: troppa grazia. Aquilani cerca la posizione, la Georgia si sporge dal davanzale, incoraggiata dal periodo un po’ così degli azzurri. Venti minuti di bollicine e poi un ispido tamburello, con Kobiashvili e c. a menare il torrone. Lasciare le redini alla Georgia significa accontentarsi del minimo sindacale: il risultato. Ogni palla persa, o quasi, un contropiede: non è una tariffa da grande squadra, soprattutto al cospetto di una così mediocre. Alla ripresa, fuori l’ombra di Pirlo e dentro Palombo. Cuper avvicenda Eliava con Kvirkvelia e, al 10’, Mchedlidze con Siradze. De Rossi slitta a sinistra, Aquilani si accentra. Già la partita è la lagna che è, metteteci pure stormi di moscerini in picchiata e avrete il quadro, non proprio eccitante, della notte friulana. Un liscio di Cannavaro suggerisce pensieri malinconici. Rimedia Legrottaglie, sempre reattivo.Fischi e applausi accompagnano la staffetta tra Di Natale e Del Piero. Totò non ha ripetuto i numeri di Larnaca. Succede. Il titic-titoc è deprimente. La Georgia trascina palla, noi aspettiamo che ce la consegni. Non il massimo, per chi ha pagato. Lo scarto, infìdo, giustificherebbe una gestione più autorevole della pratica, l’Italia non ci riesce, giochicchia, vivacchia, corricchia. Finalmente un tiro, al 22’: da Toni ad Aquilani, diagonale, Loria è lì. A ruota, un destro di Del Piero, alto, su incursione di Dossena. Cala Camoranesi, il centrocampo annaspa. Esce Toni, generoso ma non ancora decisivo. Tocca a Iaquinta, assatanato. In generale, troppi errori, e profilo troppo basso: il pubblico non ne può più. L’unico aspetto in comune con la partita di Cipro è il finale. Là, rete di Di Natale nel recupero, qui raddoppio di De Rossi, dopo triangolo con Del Piero, al 44’. Dai lazzi a Italia, Italia, un classico. Domani arriva Vasco Rossi. Altra musica.

Remo azzurro... d'oro!

Passion_Still_Lives_Here_Article Gazzetta dello Sport
Il secondo oro per l'Italia ai Giochi Paralimpici di Pechino 2008 arriva dal canottaggio e nasce da lontano. A conquistare il gradino più alto del podio è stato infatti l'equipaggio del quattro con di adaptive rowing formato da Paola Protopapa, Luca Agoletto, Daniele Signore, Graziana Saccocci ed il timoniere Alessandro Franzetti. Gli azzurri, con il tempo di 3:33.13, hanno preceduto sul traguardo l'imbarcazione statunitense e quella britannica. La cosa particolare è che la squadra dei tecnici può contare su atleti che hanno partecipato e vinto Olimpiadi: Paola Grizzetti è giunta sesta a Los Angeles '84, Renzo Sambo ha vinto l'oro con Primo Baran nel 2 con a Messico '68, Piero Poli l'oro a Seul '88, Giovanni Calabrese (marito di Paola) il bronzo a Sydney 2000. Una squadra olimpica che ha aiutato a raggiungere questo oro con gli allenamenti al centro tecnico di Gavirate, vicino Varese, divenuto il luogo d'elezione del canottaggio paralimpico italiano. Sempre nel canottaggio, medaglia sfiorata, invece, per Daniele Stefanoni e Stefania Toscano, che si piazzano al quarto posto nella finale mista di doppio, con il tempo di 4:32.30. Dopo aver vinto, ieri, la batteria, Stefanoni e Toscano non sono riusciti a centrare l'obiettivo podio per 4 secondi. Settima posizione per Agnese Moro nel singolo femminile e ottavo per Simone Miramonti in quello maschile. Tre quinti posti nelle finali del nuoto ove erano impegnati gli azzurri: nei 50 dorso classe SB3 per Filippo Bonacini, nei 200 misti cl.8 per Immacolata Cerasuolo e nei 400 sl cl. S12 per Alessandro Serpico. Nel tiro con l'arco, all'Olympic Green Archery Field, Elisabetta Mijno (classe W1/W2) si è piazzata al nono posto. Mijno ha ottenuto il punteggio più alto di tutta la giornata di gare, perdendo agli ottavi di finale contro la francese Maufras du Chatell per 94-98. Seconda finale raggiunta invece per Francesca Porcellato nell'atletica su pista in carrozzina cat. T53. Nei 100 m, l'azzurra si è piazzata terza nella propria batteria con il tempo di 17"60, sua migliore prestazione stagionale e quarto tempo di qualificazione. La batteria è stata vinta dalla cinese Huang in 16"29, nuovo record paralimpico. Non ha raggiunto la finale dei 400 m T46 (amputati di braccio) Samuele Gobbi. Nelle finali dell'equitazione nel dressage free style, quinto posto per Silvia Veratti, quarto per Andrea Mignon e nono per Mauro Caredda. Nel tennis, Mario Gatelli e Fabian Mazzei sono stati eliminati dalle finali di doppio open di tennis in carrozzina. I polacchi, Jaroszewski e Kruszelnicki, hanno vinto 6-0 6-0.
Curiosa la storia che riguarda il brasiliano Daniel Dias e il cinese He Junquan, protagonisti nel nuoto. Dias, focomelico, ha le braccia sino al gomito e una gamba più corta. He Junquan è completamente amputato di braccia. Il brasiliano lo ha battuto per due centesimi di secondo. Alla fine della gara ha spiegato che He meritava la medaglia e lui aveva vinto solo perché, anche con braccia più corte, aveva potuto toccare all'arrivo con quelle, mentre He doveva toccare con la testa. Anche questa è la Paralimpiade.

10.9.08

Paralimpiadi: 2 medaglie anche oggi

Passion_Still_Lives_Here_Article Gazzetta dello Sport
Pamela si è allenata tutti i giorni facendo viaggi di ore per poter essere a Pechino. Clara ha dimenticato di essere nonna per qualche giorno ("ma il pensiero era sempre per il piccolo Mirko") in modo da arrivare preparata alla Paralimpiade.
Il primo premio è arrivato proprio oggi. Nel tennistavolo, cl.2 (tetraplegici), Pamela Pezzutto, friulana di Sacile, ha conquistato l'argento, sconfitta in finale dalla cinese Liu J, mentre Clara Podda, cagliaritana di nascita ma romana di adozione, ha vinto il bronzo battendo 3-1 la francese Lafaye.
Una grande festa attende Pamela al ritorno a Mron di Brugnera, nei pressi di Pordenone, dove vive con il fidanzato Giuseppe, dopo essere nata a Sacile. Ha iniziato a praticare tennis tavolo nel 2005, dopo un incidente d'auto nel 2001. Uno dei tanti incidenti del sabato sera che l'ha portata a essere tetraplegica. In ospedale si è fidanzata con Giuseppe, che l'ha seguita insieme a mamma Luigina e papà Flavio.
Il bronzo italiano è opera di una nonna. Clara è infatti una della atlete più anziane presenti alla Paralimpiade: 57 anni, ha due figli (Danilo e Sonia) e un nipote, Mirko, di tre anni e mezzo, più un altro in arrivo. In carrozzina dal 1987 dopo un incidente accadutole mentre stava portando il figlio a scuola, Clara ha partecipato a quattro edizioni della Paralimpiade, la prima ad Atlanta nel nuoto. Poi è passata al tennistavolo, dove in coppia con Christina Ploner, altra azzurra, partecipa anche a tornei veterani con atleti normodotati.
Nell'atletica leggera Francesca Porcellato (classeT53) è giunta quinta con 58.83 nei 400 m in carrozzina, in una gara velocissima vinta dall'americana Jessica Galli con il record del mondo. Nel canottaggio, mentre Agnese Moro e Simone Miramonti raggiungono la finale B, accedono alla finale del doppio misto Daniele Stefanoni e Stefania Toscano, che hanno vinto la prova dei ripescaggi in 4:35.24, secondo tempo assoluto. Nel tennis in carrozzina, si sono svolte oggi le prove di doppio: Mario Gabelli e Fabian Mazzei accedono agli ottavi di finale battendo gli inglesi Jewitt e Simpson per 6-4, 6-4. Si fermano invece sia Giuseppe Polidori e Antonio Raffaele (cat.Quad), battuti dagli olandesi Dorrie Timmermans e Van Erp con il punteggio 0-6, 2-6, sia Silvia De Maria e Marianna Lauro sconfitte dalle giapponesi Okabe e Yaosa per 4-6, 0-6. Passaggio ai quarti di finale nel compound di tiro con l'arco per Alberto Simonelli con 112 punti e Fabio Azzolini con 107 punti. Nel tiro a segno si è invece chiusa con un settimo posto finale la prova di Antonio Martella nella pistola P3-25 mt SH1, nella gara vinta dal russo Lebedinski con il punteggio di 574 (200.7 nei tiri di finale). La gara di Giancarlo Iori si era invece fermata al preliminare (10° posto), mentre Oliviero Tiso ha chiuso al 18° posto.
Come era prevedibile, la Cina guida il medagliere con 77 medaglie (20 d'oro, 25 d'argento e 19 di bronzo), seguita da Gran Bretagna (19, 11, 9) e Stati Uniti (14, 6, 12). L'Italia è ventinovesima con 1 oro, 1 argento e 2 bronzi.

9.9.08

Le rose di Pantani

Passion_Still_Lives_Here_Futuribilepassato.blogspot.com
Ho pensato potesse esser bello e simbolico riprendere questo post direttamente dal mio blog personale e riproporlo qui, per questo nostro sito, cui dato il "leggero" connotato sportivo non potrebbe avere maggior significato e aderenza. Consiglio vivamente di guardare il video della canzone.
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Per il blog al momento non c'è tempo, come così ben testimoniato da quel... in aggiornamento dal 1 ottobre. Tuttavia sono spesso "on line", a scaricar posta e a tener in fieri comunicazioni piacevoli. Una consuetudine soltanto affievolita in questo spossato settembre ancora molto caldo. Mi giunge un consiglio, un sussurro. Mi metto subito in cerca, io che da uomo e sportivo a quel campione devo emozioni rare. Finte o vere che siano state, con l'amaro o senza, col raggiro o no, sul momento le vissi come pure, epiche. Così ascolto questa canzone frutto di una poesia ora messa in note. L'emozione è veramente forte. Ho cinque minuti, violo la pausa del blog, non conta niente, non è formale, è solo simbolica, chissenefrega. In questo momento di quiescenza interrotto, è bello nel tornar a sopir di Futuribilepassato che campeggi Marco e questa splendida canzone.
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«Siam tante voci, raccolte in un cerchio…»
«Ad una ad una, dal coro, ci stacchiamo…»
«Prima, come le altre, rivolte all'interno…»
«Poi, il nostro verso, sole, ridiciamo…»
«Ai lati del palco, in fila, ci mettiamo…»
«Maschi e femmine di questo concerto…»

«Al centro del cerchio, si scopre pian piano ... »
«Una bici da corsa, rovesciata ...»
«Con le ruote che girano per aria...»

«Se è stagione, ogni attore reca in mano...»
«Il papavero rosso del campione...»
«Fiore del sole, poesia del corridore...»

«L'umiltà della strada e del sudore...»
«Si sente, fin da qui, il fiato del mare...»
« Nella risacca roca è un pedalare...»

«Altro non fu l'ebbrezza che malore…»
«Nel grande spazio, già si fa la nave…»
«Passato e istante, il futuro fan sazio…»

«Di questo tempo ossesso è il nostro strazio...»
«Le rose che attendevano Pantani...»
«Piene di spine e sole di dolore... »
«Dal podio del mondo alle ferite mani...»

«Raccontate la storia del campione…»
«Di un sistema drogato che fa esami…»
«Come di questo vincere si muore...»

«Se vivere non basta più al domani...»
«E come tocca correre poi a folle...»
«Estinguere quel male che più impari...»

«Come il Pirata ciclista 1'autore assassinato di Scritti Corsari…»
«Scesi dal galeone, come cani...»

«Matati dal deserto delle folle...»
«O gente del deserto, offri una rosa...»
«Piangerà anche i sassi... con una cosa pietosa...»

«Spettacolo d'Italia, amore e orrore…»
«E tutta un'onda in pianto la Riviera…»
«Nel Paese dei Balocchi è notte nera…»

«Marco, vola sulla bici leggera...»
«L'ultima tappa è quella anche più vera...»
«Tu te ne vai dal falso di quest'era...»

«Marco, vola sulla bici leggera!...»

7.9.08

Nuvole d'argento

Torino 2006_Luca Tittoni & Corriere della Sera
Tutto in tre giri, come se gli altri quarantaquattro non esistessero neppure. Si torna a Spa, sali e scendi tra le Ardenne dove la luce (come la pioggia) va e viene filtrata tra i fitti rami degli alberi. Circuito lontano dai suoi storici quattordici chilometri, ora ne annovera "soltanto" sette, ma è lungi dai percorsi kartisti voluti dalla truppa Ecclestone qua e là per il globo. Giostra belga che distingue purosangue da ronzini del volante, un po' come il Mortirolo per il ciclismo. Qui, uno dei più bei sorpassi della storia recente, e non solo, della Formula 1, quello di Mika Hakkinen ai danni di Re Schumy, con Ricardo Zonta a fare da "safety car" tra due proiettili di ben altro pianeta. Acqua rigorosamente liscia quella belga, indigesta a brasiliani e finnici, figuriamoci alle rosse della via Emilia. Vince Lewis Hamilton sebbene la vittoria sia ancora al vaglio dei commissari di Charlie Whiting. Delirio meteo dopo un eterno mulinare di giri combattuti sui centesimi e sui decimi di secondo. Kimi parte bene e in appena un giro e mezzo salta senza troppi complimenti il compagno di squadra Massa. Il campione del mondo è in palla e poco dopo attacca con successo l'inglesino della McLaren. Scompare subito Heikki Kovalainen, bene in qualifica, che scatta male in griglia ed è costretto ad inseguire per tutto il resto della gara. Felipe imbarca maggior carburante e si stacca lentamente dai due di testa, mentre Raikkonen sembra tornara l'uomo di ghiaccio da tutti cercato, inanellando giri netti che fiaccano però la resistenza di Hamilton soltanto nella parte centrale della corsa. Le frecce d'argento sembrano averne di più, ma le Ferrari ci sono e combattono. Doppio pit stop per entrambi, con Massa che dopo i due rifornimenti paga uno svantaggio al limite dei dieci secondi che non lo mette in condizione di lottare per la vittoria nelle ultime tornate. Domenicali fissa i monitor insieme a Baldisseri, a Woking fan già la danza della pioggia, mentre in Ferrari l'acqua non è per nulla gradita. Previsioni meteo quanto mai azzeccate sin da metà gara, e infatti a soli tre giri dalla conclusione, tra le Ardenne cala la notte e scende il diluvio. Sbaglia per primo Hamilton subito dopo la linea del traguardo, Kimi però non ne approfitta. Il pilota di Dennis mette nuovamente nel suo mirino la rossa numero uno e riparte all'attacco. Lewis tenta un sorpasso deciso al "Bus Stop", Kimi resiste all'interno, l'inglesino salta la chicane e si rimette in coda alla Ferrari sebbene con una migliore trazione grazie al salto di curva. I due transitano sul traguardo appaiati, Raikkonen difende l'interno, ma Hamilton trova un pertugio e si infila, i due si toccano ma la McLaren scappa via per il Reidillon. Là dove anni orsono Schumacher umiliò Damon Hill con le rain (Schumacher era con le slick), Hamilton sbaglia, Kimi lo supera nuovamente ma poi cede e va fuoripista. Il pilota di Dennis rallenta vistosamente cerca di tenere la macchina in strada, Raikkonen si mostra poco finnico e molto latino, perde il lume della ragione e nel disperato tentativo di riagguantare subito Hamilton finisce in testacoda urtando il muro a bordo pista. Massa è lontano, Hamilton gestisce e vince davanti al brasiliano. Stagione in salita per la Ferrari che dopo uno spumeggiante avvio di campionato non riesce a mettere nessuno dei suoi piloti in vetta alla classifica iridata. Pesano come macigni i frangenti di sfortuna: per l'appunto Spa e Hungaroring su tutti; e di strategia dubbia: oggi forse con le rain si sarebbe potuto vincere. Le rosse non hanno più lo smalto che le contraddistingueva per la superiorità netta di inizio stagione, i punti accumulati non bastano. Ora non c'è quasi più nulla da gestire, occorre solo recuperare. Domenicali sa che il titolo mondiale negli ultimi dieci anni è stato vinto dal pilota che ha vinto il primo gran premio stagionale. Altro avversario, non solo la sfortuna, ma anche la tendenza.
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Maledetta pioggia. Il diluvio che si scatena sul circuito di Spa a pochi giri dalla fine decide la gara e regala la vittoria a Lewis Hamilton (anche se al momento il successo appare sub iudice). Il pilota della McLaren, che era stato superato da Kimi Raikkonen nei primi giri, recupera il distacco e dopo un duello serrato - con errori da una parte e dall'altra - approfitta dell'uscita di pista del finlandese, che è costretto al ritiro dopo aver condotto in testa quasi tutta la gara. Ma la bagarre finale tra i due (con Hamilton che taglia la chicane, si lascia passare da Raikkonen come prevede il regolamento ma lo supera immediatamente dopo) finisce sotto inchiesta: si attendono decisioni ufficiali. Al secondo posto, dietro Hamilton, si piazza l'altra Rossa di Felipe Massa, mai apparso però in grado di lottare per il successo. Terzo il tedesco della Bmw Sauber, Nick Heidfeld. Una gara, quella di Spa, che ha regalato emozioni soprattutto nei primi e negli ultimi giri. Scattato dalla quarta posizione, Raikkonen aveva scalzato immediatamente al via il connazionale Heikki Kovalainen (McLaren-Mercedes) e subito dopo aveva infilato anche Massa, partito invece dalla seconda posizione. Al secondo giro Hamilton è andato in testacoda, Raikkonen si è riavvicinato e poco dopo lo ha sorpassato in rettilineo. Situazione rimasta congelata per tutto il resto della corsa, anche dopo i due pit-stop. Almeno fino al palpitante e "bagnato" finale. Dopo le prime gocce di pioggia, Raikkonen ha perso il comando a vantaggio di Hamilton (nella contestata manovra). L'inglese è poi andato in testa coda, ma il ferrarista si è schiantato subito dopo contro un muretto e così il pilota della McLaren si è avviato verso la vittoria. «Raikkonen andava benissimo - ha raccontato Hamilton a fine gara - io potevo solo fare del mio meglio, poi ho visto arrivare le nuvole a 5-6 giri dalla fine e mi sono detto che ce la potevo fare a raggiungerlo. Dopo è successo quello che è successo...». «Kimi dopo il secondo pit stop era lontano - spiega il pilota della McLaren -, non sapevo come fare, ho solo spinto, pensavo che lo avrei raggiunto piano piano, poi ci sono stati tutti quei problemi, il traffico, e dopo lui ha avuto il testa-coda, è successo tutto all'improvviso, io speravo che piovesse, poì è successo, sapevo che era lì che si giocava il tutto». Hamilton racconta anche le fasi delicate dei sorpassi e dei contro-sorpassi con Raikkonen negli ultimi giri: «Ci siamo quasi scontrati, a un certo punto sono finito sull'erba, da lì in poi le cose sono andate meglio. In un'altra occasione lui mi ha spinto fuori, io ero un po' in vantaggio dopo la curva 1, ma sono finito fuori, ero riuscito a spingerlo sull'interno ma lui mi ha quasi toccato». «Io avevo iniziato bene la gara - aggiunge -, ero abbastanza fiducioso, la difficoltà era data dal fatto che alcune parti della pista erano bagnate e altre no. Poi ce l'ho fatta ad andare avanti, non ho fatto nessun grande errore».MASSA - «Onestamente alla fine ero più lento rispetto agli altri - ha ammesso Massa - non ho voluto rischiare, visto quello che è successo a Kimi. Le condizioni erano difficili, e 8 punti sono sempre 8 punti. All'inizio pensavo che il circuito fosse più bagnato. Andavo più piano, quello è stato il mio principale errore - ha aggiunto il pilota brasiliano -. Per me era difficile prendere i primi due, erano più veloci. Ho cercato di gestire il passo, poi mi sono trovato al secondo posto e a me va bene». Ma è il team manager della Ferrari a scagliarsi contro Hamilton. «La pioggia ha contribuito - ha dichiarato ai microfoni della Rai al termine della corsa Luca Baldisserri - ma tutte le mosse che ha fatto il ragazzino prima non ci sono piaciute». Per Ron Dennis, al contrario, «Hamilton ha agito secondo il regolamento».

5.9.08

"Pechino, esperienza corale che darà frutti"

Torino 2006_Article Luca & Gazzetta dello Sport
"L'esperienza corale" dei giochi olimipici di Pechino "darà i suoi frutti anche in Cina": lo dice il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricevendo gli atleti italiani che hanno vinto le medaglie alle Olimpiadi di Pechino. " La libertà e la dignità umana - sottolinea il Capo dello Stato - sino un tutt'uno con i diritti dei popoli". " Non intendo entrare come comprendere bene nel merito di alcuna discussione politica. Voglio solo dire - ha proseguito il Capo dello Stato - che nei giochi di Pechino hanno dominato immagini di bellezza, slancio virale e fraternità, non separabili nel profondo della coscienza di tutti i partecipanti e hanno voluto farsene interpreti numerosi nostri atleti, inseparabili da valori di libertà e dignità umana che fanno tutt'uno con i diritti delle persone e dei popoli". "Sono convinto - ha aggiunto Napolitano - che la grande esperienza corale dei Giochi Olimpici darà i suoi frutti anche nella società cinese". "Un mondo solo, un solo sogno: ecco qualcosa che dalle parole può trasferirsi ai fatti". "Grazie a voi tutti nel nome degli italiani per l'impegno e lo slancio con cui avete fatto onore all'Italia": lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della cerimonia con gli atleti italiani che hanno conquistato le medaglie durante i Giochi Olimpici. "Tutti abbiamo condiviso l'emozione - prosegue il presidente della Repubblica - di vedere salire in alto la bandiera e di ascoltare l'inno di Mameli: anche di questo - dice infatti Napolitano - è fatta l'identità di una nazione, nel sentirsi nazione nel mondo, riconosciuta e rispettata". Il presidente della Repubblica ringrazia quindi gli atleti che che hanno partecipato a Pechino e in particolare quelli che hanno vinto: "un grazie speciale - afferma - per cui ha conquistato l'oro o a chi - aggiunge sorridendo - lo ha mancato per un pelo". Il capo dello Stato qui fa una pausa e si rivolge direttamente all'atleta 'chiamata in causa': "vero signor Josefa Idem?". I ringraziamenti di Napolitano ovviamente vanno anche a chi ha portato l'argento e il bronzo, ma un altro grazie speciale viene rivolto alle forze militari che "tanto contribuiscono - spiega il presidente della Repubblica - alla valorizzazione dei talenti sportivi", così come "una parola affettuosa" viene rivolta "alle nostre atlete e alla loro eccezionale affermazione". Il pensiero del Capo dello Stato va in particolare, spiega, "alle atlete mamme, che hanno combinato la cura e l'abnegazione sportiva". Al termine del discorso con cui il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, ha ringraziato, all'interno di villa Madama il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, è stata consegnata a quest'ultimo una targa per il sostegno e l'incoraggiamento per la squadra azzurra ai giochi di Pechino. Sulla targa consegnata da Petrucci è stato scritto: "Al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, convinto capitano e sostenitore della squadra italiana a Pechino 2008". "Lei è il nostro capitano le dobbiamo consegnare la casacca degli Azzurri". Così il portabandiera dell'Italia ai Giochi, Antonio Rossi, ha salutato il premier Silvio Berlusconi, durante la cerimonia dei 40 medagliati a Villa Madama. Il campione della canoa ha consegnato la giacca della tuta color argento con cui gli atleti si sono presentati ai Giochi, personalizzata con la scritta 'Silvio'. La stessa casacca è stata data anche al sottosegretario Letta con la scritta sulle spalle Gianni. Siamo molto lieti che l'Italia si sia piazzata nei primi dieci, e anche se non lo possiamo dichiarare ci fa tanto piacere che Francia e Spagna siano state superate". Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi agli atleti che hanno vinto a Pechino, ricevuti a Villa Madama. Ringraziandoli per i loro successi il premier non si è risparmiato una battuta sulla competizione vinta con le nostre storiche rivali: "Quando dovevamo scegliere sotto quale dominazione stare - ha scherzato Berlusconi - si diceva 'Francia o Spagna purche' se magnà. Ora sono dietro di noi e ci fa davvero piacere".