30.1.10

Il catino olimpico di Cesana Pariol

Il catino olimpico di Cesana Pariol e l'impresa olimpica di Armin Zoeggeler a Torino nel 2006. Che sia di buon auspicio per l'avventura canadese di Vancouver 2010, con una grande certezza: l'atleta azzurro ormai è leggenda.

Imperiale!

Cesana Pariol vede l'ennesimo trionfo di Armin Zoeggeler. Il carabiniere di Foiana ha vinto per la sesta volta sul budello delle Olimpiadi di Torino 2006 e si è aggiudicato la sua nona Coppa del Mondo: ormai Zoeggeler è a una sola sfera di cristallo dal recordman, l'austriaco Markus Prock. La vittoria di oggi fa diventare inoltre Zoeggeler l'italiano più vincente della storia degli sport invernali: è arrivato infatti a quota 56 vittorie, 49 in Coppa, 2 alle Olimpiadi e 5 ai Mondiali, mentre Alberto Tomba si è fermato a 55, 50 in Coppa, 3 alle Olimpiadi e 2 ai Mondiali.
Oggi Zoeggeler, miglior tempo in entrambe le manche, ha battuto i due tedeschi Felix Loch, campione del mondo in carica, e Johannes Ludwig, rispettivamente di 319 e 378 millesimi, mentre l'avversario più pericoloso per l'altoatesino in classifica generale, il russo Albert Demchenko, si è quasi ribaltato nel corso della seconda manche ed è arrivato 31°. Ora a Zoeggeler rimane da vincere il terzo oro olimpico consecutivo per eguagliare il record del tedesco Georg Hackl.
"Sono davvero felice - ha detto l'azzurro - perché vincere di nuovo la Coppa è davvero fantastico. Mi sono tolto davvero una bella soddisfazione su una pista che mi piace molto. Vincere in Italia è una cosa speciale. In questa stagione sono stato sempre davvero regolare. Adesso non devo perdere la concentrazione, perché davanti a me c'è l'appuntamento più importante, quello al quale tengo di più: le Olimpiadi". (Fonte: Sport Italia)

27.1.10

Il Ghana gareggerà a Vancouver



Parli di Ghana e viene in mente un popolo festoso, ricco di cultura e di storia. Aggiungi il fato che si tratta anche di un popolo con grandi tradizioni sportive, soprattutto nel calcio, ed il quadro è completo. Ma in questo quadretto mai a nessuno verrebbe in mente di dipingere uno scorcio di montagna, di neve, ed uno sciatore che scivola veloce attraverso i paletti di uno slalom.

Penellata data da Kwame Nkrumah Acheampong, l'atleta ghanese che ai prossimi Giochi Olimpici invernali di Vancouver 2010 realizzerà il suo sogno, ovvero quello di partecipare alla kermesse dei 5 cerchi. A Kwame ci sono voluti quattro anni di duri allenamenti sulle piste da sci alla Val di Fiemme, fra le Dolomiti del Trentino, per raggiungere la preparazione necessaria per far parte dei Giochi.

Kwame, 35 anni, sposato e padre di due figli, è salito sugli sci per la prima volta a 30 anni e, dopo vari tentativi, quest' anno ha raggiunto il punteggio minimo di partecipazione alle gare di sci fissato dalla Federazione internazionale. Ribattezzato dalla stampa inglese "Il leopardo delle nevi", il 12 febbraio 2010 sfilerà alla Cerimonia d'apertura delle Olimpiadi portando fiero la bandiera del Ghana ed avvolto nella la sua tuta leopardata. Siamo sicuri che la sua partecipazione allo slalom gigante del 21 febbraio e allo slalom del 27 sarà un evento storico, come lo fu quando la nazionale Jamaicana di bob prese parte, nel 1988, alle Olimpiadi di Calgary (puntosport.net)

Ufficializzati i nomi degli azzurri diretti a Vancouver


Mancano solo 15 giorni al via dei XXI Giochi Olimpici Invernali di Vancouver 2010 ... e, di contro, sono passati già 4 anni dalla XXa edizione che ha visto protagonista la città di Torino e, con essa, l'Italia.
Questa mattina è stata ufficializzata la squadra azzurra pronta a partire, con destinazione Vancouver.
Volti conosciuti dalle precedenti edizioni, nomi che il panorama internazionale conosce da tempo, ma anche nomi e volti nuovi, di ragazzi e ragazze che hanno lo spirito, la forza e la voglia di dare il massimo di se stessi in quei lunghi, ma certamente frettolosi, 15 giorni olimpici.
Giorni che risulteranno essere carichi di emozioni e che resteranno scolpiti nella mente e nel cuore degli gli addetti ai lavori
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La delegazione, guidata dal Segretario Generale del CONI e Capomissione, Raffaele Pagnozzi, sarà composta da 109 atleti, di cui 69 uomini e 40 donne, impegnati in 13 discipline sulle 15 complessive del programma olimpico invernale (escluse le squadre di curling e hockey).
In particolare saranno 85 gli azzurri degli sport invernali, 24 quelli degli sport del ghiaccio.
Nella squadra ci sono 6 olimpionici: Matteo Anesi, il portabandiera Giorgio Di Centa, Enrico Fabris, Pietro Piller Cottrer, Armin Zoeggeler e Cristian Zorzi.
Questi nel dettaglio i 109 atleti azzurri:

Biathlon (10): Mattia Cola, Christian De Lorenzi, Lukas Hofer, Renè Laurent Vuillermoz, Markus Windisch, Roberta Fiandino, Katya Haller, Karin Oberhofer, Christa Perathoner, Michela Ponza;

Bob (7): Simone Bertazzo, Sergio Riva, Samuele Romanini, Fabrizio Tosini, Mirko Turri, Laura Curione, Jessica Gillarduzzi;

Combinata Nordica (4): Armin Bauer, Giuseppe Michielli, Alessandro Pittin, Lukas Runggaldier;

Freestyle (1): Deborah Scanzio;

Pattinaggio di Figura (9): Paolo Bacchini, Samuel Contesti, Carolina Kostner, Yannick Kocon/Nicole Della Monica, Luca Lanotte/Anna Cappellini, Massimo Scali/Federica Faiella;

Pattinaggio di Velocità (5): Matteo Anesi, Enrico Fabris, Ermanno Ioriatti, Luca Stefani, Chiara Simionato;

Salto (3): Sebastian Colloredo, Roberto Dellasega, Andrea Morassi;

Sci Alpino (21): Massimiliano Blardone, Cristian Deville, Peter Fill, Werner Heel, Christof Innerhofer, Manfred Moelgg, Dominik Paris, Alexander Ploner, Giuliano Razzoli, Davide Simonelli, Patrick Staudacher, Patrick Thaler, Federica Brignone, Chiara Costazza, Elena Fanchini, Nadia Fanchini, Nicole Gius, Denise Karbon, Daniela Merighetti, Manuela Moelgg, Lucia Recchia;

Sci di fondo (18): Valerio Checchi, Roland Clara, Giorgio Di Centa, Loris Frasnelli, David Hofer, Thomas Moriggl, Fabio Pasini, Renato Pasini, Pietro Piller Cottrer, Cristian Zorzi, Elisa Brocard, Antonella Confortola, Arianna Follis, Magda Genuin, Marianna Longa, Karin Moroder, Silvia Rupil, Sabina Valbusa;

Short Track (10): Nicolas Bean, Yuri Confortola, Claudio Rinaldi, Nicola Rodigari, Roberto Serra, Arianna Fontana, Cecilia Maffei, Lucia Peretti, Martina Valcepina, Katia Zini;

Skeleton (2): Nicola Drocco, Costanza Zanoletti;

Slittino (8): Patrick Gruber, Oswald Haselrieder, David Mair, Christian Oberstolz, Gerhard Plankensteiner, Reinhold Rainer, Armin Zoeggeler, Sandra Gasparini;

Snowboard (11): Meinhard Erlacher, Roland Fischnaller, Simone Malusà, Aaron March, Manuel Pietropoli, Stefano Pozzolini, Federico Raimo, Alberto Schiavon, Corinna Boccacini, Raffaella Brutto e Carmen Ranigler.(coni.it)

26.1.10

Vancouver 2010: McKeever ha fatto doppietta


Ogni Olimpiade ha le sue storie. A partire dall'attesa e dalla preparazione, nella loro celebrazione e nel ricordo. Se i mesi che hanno preceduto le Olimpiadi di Pechino si ricorderanno anche per la testardaggine con la quale Pistorius ha combattuto contro tutto e tutti per superare i suoi problemi fisici e partecipare oltre che alle Paralimpiadi anche ai Giochi. Anche Vancouver 2010 si porta alle spalle la "sua" storia. Stiamo parlando di Brian McKeever. Canadese, ha iniziato a praticare lo Sci di Fondo incoraggiato dal fratello Robin, atleta all'edizione delle Olimpiadi di Nagano 1998. A 18 anni, Brian inizia ad avere problemi di vista, colpito dalla Sindrome di Stalgardt (degenerazione maculare giovanile) che provoca la perdita della vista centrale mantenendo quella periferica.

Brian continua comunque nell'attività sportiva a livello agonistico, tanto da partecipare alle Paralimpiadi di Salt Lake City e di Torino vincendo quattro medaglie d'Oro, due d'Argento e una di Bronzo, guidato in gara dal fratello Robin.

Nel 2007 Brian Mc Keever partecipa ai Campionati del Mondo di Fondo dei "normodotati" chiudendo al ventunesimo posto nella 15 km a tecnica libera, precedendo, tra i tanti, anche Giorgio Di Centa.

Ma ha in mente una nuova sfida: conquistare la partecipazione alle Olimpiadi di Vancouver sia nell'ambito delle Olimpiadi, che in quello delle Paralimpiadi.

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In quei giorni, a Vancouver, con lui non ci sarà Robin. Suo fratello sarà fuori dalla pista. A fare il tifo: «Go, Brian, go». Brian dovrà fare da solo, come ha già fatto tante volte. Senza Robin a indicargli la direzione stando più avanti a lui. Ma questo è poco importante. La cosa importante è che Brian sia all' Olimpiade, quella nel suo Paese, quella che voleva. La piccola storia dello sport ora ha dentro anche la sua grande storia: Brian McKeever, fondista canadese, ipovedente, sarà il primo atleta con disabilità a gareggiare, nella stessa edizione, ai Giochi olimpici e a quelli paralimpici. In quelle estive la prima a riuscirci fu l' azzurra Paola Fantato (Atlanta ' 96), arciera, in carrozzina per la poliomielite, seguita (Pechino 2008) dalla polacca Natalia Partika, pongista senza un braccio, e dalla sudafricana Natalie Du Toit, nuotatrice senza una gamba. Altri ci erano riusciti in edizioni diverse. Fra questi, icone dello sport come Abebe Bikila, paraplegico per un incidente nel ' 69, che partecipò ai Giochi per disabili (non ancora chiamati Paralimpiadi) un anno dopo nel tennis tavolo. La mezzofondista statunitense Marla Runyan, ottava ad Atlanta nei 1.500, ha la stessa sindrome. Brian ha ottenuto la doppia convocazione per Whistler vincendo la 50 km a Canmore il mese scorso, una delle quattro gare valide per i trials canadesi. La sua vista ha cominciato a calare quando era poco più che adolescente: sindrome di Stargardt, perdita della visione centrale, dei dettagli, dei colori. Un mondo in bianco e nero, sfuocato, fatto di ombre, solo il 10% della visione: «Come vedere una ciambella ma non il buco. Guardate il sole, poi togliete gli occhi, per un po' avrete un' ombra al centro, luccichii, tutto scuro». Il papà, la zia e il nonno di Brian avevano questa sindrome. Li aveva colpiti verso i 12 anni. Brian pensava di averla scampata. Non fu così, ma non lo fermò. Ha sempre vissuto di sport: «Mio papà Bill è insegnante di educazione fisica, a tre anni mi ha messo sugli sci». Le prime gare con il fratello Robin, che ha anche partecipato all' Olimpiade di Nagano. Poi Robin è diventato la guida di Brian alla Paralimpiade: due edizioni (Salt Lake 2002 e Torino 2006), quattro ori e due argenti. Non bastava. Ai Mondiali (normodotati) di Sapporo, giunse 21esimo nella 15 km. Aveva già cercato di qualificarsi per Torino, non riuscendoci. «Se si ha un grande sogno, si può raggiungerlo: è questo il messaggio di speranza che viene dalla Paralimpiade». All' Olimpiade parteciperà sicuramente alla 50 km, gara di chiusura, e forse alla 15 km. Alla Paralimpiade a tutti e cinque gli eventi: 5 km, 10 km, 20 km di fondo; 7,5 km e 12,5 km di biathlon. Alla Paralimpiade i non vedenti hanno una guida che sta davanti e, nel biathlon, usano un fucile con un sistema optometrico, che permette loro di sparare. «Voglio essere nella forma migliore della mia vita. Essere il primo a doppiare entrambi i Giochi invernali è un onore, ma serve solo a dimostrare che le persone con disabilità si impegnano come gli altri. Nessuna differenza» (Claudio Arrigoni per corriere.it)

25.1.10

Giorgio Rocca appende gli sci al chiodo

Ora è ufficiale, Giorgio Rocca si ritira dalle competizioni dopo l'infortunio rimediato ad inizio anno. La partecipazione ai giochi olimpici di Vancouver era compromessa, ma tutti fra atleti ed appassionati speravano in un ripensamento che però non c'è stato.
Rocca appende gli sci al chiodo con 11 vittorie di coppa del mondo all'attivo, tre bronzi mondiali, una coppetta di specialità, un bronzo olimpico ed una grande ferita mai rimarginata, l'uscita di scena ai giochi di Torino 2006 proprio nella sua stagione di grazia dove si presentò da superfavorito alle olimpiadi italiane.
Queste le parole di Rocca: "E' con grande rammarico che lascio questo ambiente, ma sono pronto per mettere a disposizione dei giovani e dell'intero movimento l'esperienza accumulata in questi anni. Il futuro lo vedo ancora all'interno del mondo dello sci, anche se non so ancora come, sto valutando anche interessanti offerte giunte dal mondo televisivo. Una cosa è certa, il mio compagno di stanza Giuliano Razzoli dovrà cercarsi un nuovo coinquilino" (sportlive.it)

21.1.10

America's Cup: 3 settimane al via

La 33esima edizione della Coppa America, duello secco fra Alinghi e Bmw Oracle senza il «prologo» delle selezione degli sfidanti, scatta l'8 febbraio a Valencia. Ma a meno di tre settimane dalla data della prima inedita regata fra due multiscafi giganti in America's Cup, è meglio non dare nulla per scontato. A partire dalla data dell'evento, che potrebbe slittare se (ancora una volta) una sentenza della Suprema Corte di New York dovesse ritenerlo necessario dopo l'ultimo ricorso presentato da Oracle.
BATTAGLIA LEGALE - La lunga battaglia legale fra il team del defender, la Société Nautique de Genève, e quello dello sfidante, il Golden Gate Yacht Club, non è ancora terminata. Anzi, la trama affida un ruolo sempre più decisivo alle mosse degli interpreti principali : lo svizzero Ernesto Bertarelli e l'americano Larry Ellison, gli armatori; Brad Butterworth e Russel Coutts, gli skipper e uomini di di fiducia, entrambi neozelandesi e, insieme, costruttori dei trionfi di Team New Zealand prima e di Alinghi poi, nel suo esordio vincente sulla scena della Coppa America proprio contro i kiwi.
GIGANTI A CONFRONTO - I team stanno lavorando a tappe forzate sui rispettivi multiscafi per la messa a punto e i test. Il tempo è poco, considerando che il trimarano di Oracle, soprannominato DogZilla, e il catamarano di Alinghi, alias The Baby, sono in acqua a Valencia solo da pochi giorni. E così si può cominciare a fare confronti, almeno con immagini e video, per immaginare le caratteristiche dell'uno e dell'altro. O a commentare l'ennesma novità tecnologica rappresentata dagli ultraleggeri che volteggiano attorno ad Alinghi con il compito di scrutare il mare e indicare le raffiche via radio al tattico. Troppo pericoloso usare il sistema tradizionale dell'uomo sull'albero visto che dovrebbe essere «spedito» a far la vedetta a quasi 50 metri di altezza.
«VELE ILLEGALI» - Ma anche le squadre di legali e tecnici cui si sono affidati i due team restano in piena attività. Un vertice a Singapore il 12 gennaio tra i litiganti e la giuria internazionale non ha permesso di trovare un accordo sugli ultimi argomenti da definire. Anzi, persino nelle dichiarazioni successive si sono smentiti a vicenda. Non c'è da stupirsi, visto che non si sono mai accordati in precedenza su nulla, dal regolamento di regata alla sede della sfida. Dietro l'ultimo braccio di ferro ci sono esigenze contrapposte. Oracle, che ha modificato il trimarano e soprattutto ideato, da poco, un'ala rigida, simile quella di un aereo, al posto della vela principale, ha bisogno di più tempo per trovare i migliori assetti, ma finora non l'ha ottenuto (la data, peraltro, è stata fissata anch'essa da una sentenza). Ora ha giocato l'ultima carta legale, ovvero l'irregolarità delle vele di Alinghi. Una tesi che discende dall'antico documento che regola questa sfida, in assenza di altri accordi fra i duellanti, ovvero il «Deed of Gift» depositato al New York Yacht Club nel 1857. La regola è che ogni imbarcazione sia «constructed in country», costruito nel Paese del partecipante alla sfida. Ma sull'interpretazione, tanto per cambiare, le opinioni sono opposte. Per Alinghi il testo, che parla di «yacht or vessel», non si riferisce anche alle vele. Per Oracle, ovviamente sì. E le vele di Alinghi, se valesse questa interpretazione restrittiva, non sarebbero in regola. Sono infatti prodotte negli Usa da North Sails, l'unica veleria in grado di realizzarle (per di più in queste dimensioni: l'albero di Alinghi 5 è alto 52 metri) con il processo 3DL, una pellicola che racchiude complicate trame in fili di carbonio. D'altra parte da Alinghi si sentono più pronti, non vogliono concedere tempo all'avversario con un accordo che sposti la data d'inizio in cambio del ritiro del ricorso e insistono anche nel match al meglio di tre regate come previsto dal «Deed of Gift». Oracle vorrebbe un confronto al meglio delle 5 o delle 7 regate. Per lo spettacolo, si dice. Ma è chiaro che più prove permettono anche più aggiustamenti in corsa.
COUTTS E BERTARELLI - «Ancora una volta non hanno a mostrato alcun riguardo per il Deed of Gift - ha detto Russel Coutts dopo il mancato accordo di Singapore - All’inizio la Société Nautique de Genève ha dichiarato che le vele non fanno parte della barca. Poi ha detto che le vele di Alinghi erano costruite in Svizzera, non negli Usa. Ora,sta dicendo che "constructed-in-country" è un punto irrilevante fino all’annuncio della sua barca per il match». Dall'altra parte è sceso in campo direttamente Ernesto Bertarelli, che aveva voluto proprio Coutts al suo fianco salvo poi trovarselo come acerrimo nemico dopo la lite e il «divorzio» sportivo. «Non penso che il giudice darà ragione a Oracle - aveva commentato a caldo la notizia del ricorso-: sarebbe come impedirci di regatare». Il patron di Alinghi è tornato alla carica, questa volta ribaltando l'accusa sull'avversario sempre a proposito della stessa regola. «Io sono qui per regatare e non per combattere battaglie legali. Siamo arrivati alla nona causa di Bmw Oracle. La nostra imbarcazione rispetta i dettami del "Deed of Gift", ma se BMW Oracle insiste nel contestare le nostre vele, allora dovranno cominciare anche a pensare ai problemi che hanno in casa, a partire dal fatto che la loro è una barca francese». Un riferimento esplicito al trimarano Groupama , ovvero all'esperienza di Franck Cammas, navigatore francese che Larry Ellison ha ingaggiato quando ha deciso (la scelta era sua) di sfidare il defender con «un multiscafo di 90 piedi per 90». E le vele di Alinghi? «Hanno alla base una tecnologia sviluppata in Svizzera», insiste Bertarelli, prima di chiedere a Oracle di abbandonare l'ultima azione legale per affrontare la sfida in mare. Naturalmente non succederà e di nuovo deciderà la Corte Suprema di New York, unica competente per ciò che attiene all'antico atto di donazione che regola la Coppa America. (corriere.it)

7.1.10

Zagabria incorona Razzoli

Per lo slalomista emiliano Giuliano Razzoli quella nello slalom di Zagabria rappresenta la prima vittoria in coppa del mondo. Il dodicesimo sciatore azzurro a vincere una gara fra i pali stretti. L’austriaco Bajamin Raich, undicesimo nello slalom di oggi a Zagabria, prende il comando della classifica generale scavalcando con 589 punti lo svizzero Carlo Janka (577). Manfred Moelgg, secondo in gara, occupa l’ottavo posizione con 312 punti.
Il trionfo di Razzoli fa salire a 156 il numero di successi ottenuti dalla squadra azzurra maschile nella storia della coppa di cristallo. Irraggiungibile in cima alla speciale classifica rimane Alberto Tomba, arrivato a quota 50 successi (35 in slalom e 15 in gigante), al secondo posto c’è Gustavo Thoeni con 24 trionfi (11 in gigante, 9 in slalom e 4 in combinata), terzo è Kristian Ghedina con 13 vittorie (12 in discesa, 1 in supergigante), che precede Piero Gros con 12 vittorie (7 in gigante e 5 in slalom). Fonte articolo: La Stampa di Torino.
Doppietta azzurra nello slalom speciale di Coppa del Mondo di Zagabria. Giuliano Razzoli, alla prima vittoria in carriera, si è imposto davanti a Manfred Moelgg, staccato di 23 centesimi. Razzoli e Moelgg erano secondo e terzo al termine della prima manche alle spalle dell'austriaco Herbst, giunto quarto alla fine. Sul terzo gradino del podio il francese Julien Lizeroux, staccato di 49 centesimi. Giorgio Rocca, undicesimo dopo la prima discesa, è uscito per un'inforcata dopo poche porte. Nella classifica generale di Coppa, in testa è l'austriaco Reich con 589 punti, davanti allo svizzero Janka con 577. Fonte articolo: La Repubblica

4.1.10

La Adelizzi lascia

Beatrice Adelizzi lascia il nuoto sincronizzato. L'annuncio dato oggi per ragioni inerenti il proprio percorso di studi e, quindi, il proprio futuro. L'Italia perde la propria punta di diamante nel sincronizzato e ad un'età giovanissima. E' grottesco, se ci si sofferma sotto altri aspetti che esulano l'ambito agonistico, come il nostro Paese, decisamente sportivo, non riesca a garantire un futuro agli atleti che ben lo rappresentano e che non fanno parte di determinati sport mediaticamente popolari. Questo, purtroppo, è una triste constatazione dove l'Italia non è l'unica nazione sportiva a brillare per tale inefficienza. Spicca come molti atleti, rispetto al passato, scelgano oggi la strada del ritiro anticipato. Pensiamo alla Pellegrini e ad Alessia Filippi che hanno già fatto intendere volontà precise e guardiamo ora la Adelizzi.
Il nuoto sincronizzato italiano perde la sua interprete migliore di sempre. Beatrice Adelizzi è infatti l'unica syncronette italiana ad aver conquistato una medaglia nella specialità (bronzo ai Mondiali di Roma 2009). Ora però ha annunciato il suo ritiro dall'attività agonistica per dedicarsi allo studio. Anche perché ha capito che il nuoto sincronizzato non è certo lo sport che, almeno in Italia, ti permette di vivere da professionista. L'annuncio è stato dato dalla Federazione italiana nuoto con un comunicato in cui si precisa che l'azzurra «iscritta alla facoltà di chimica a Milano, lascia le piscine per nuotare verso il sogno di laurearsi in fretta, frequentare uno stage di cosmetica e dedicarsi alla creazione di creme e profumi a base biologica». «Non posso più rimandare una scelta che sento doverosa», ha spiegato la syncronette, già sul podio agli Europei di Eindhoven 2008 con l'argento nel duo e il bronzo nel solo. «Nelle ultime stagioni ha dedicato la vita al nuoto sincronizzato con una condotta di vita prettamente sportiva per un biennio ricco di soddisfazioni: le Olimpiadi e il Mondiale in casa. Emozioni che custodirò sempre». Beatrice ha scelto il sincro all'età di 8 anni. «Del sincronizzato mi è sempre piaciuto il lato artistico», spiega, «molto vicino alla danza, oltre al lavoro di ricerca personale e di perfezionamento dei movimenti. È uno sport che richiede tanta passione, determinazione e abnegazione. Però anche lo studio merita concentrazione e pari sacrificio. Ho posticipato la scelta accademica per preparare Olimpiadi e Mondiali. La medaglia di bronzo conquistata nel libero singolo a Roma 2009 ha reso più difficile la mia decisione, ma il ritiro è necessario per non precludere possibilità professionali future. Una scelta sofferta, ma necessaria dopo 14 anni di gare: non smetterò mai di ringraziare il ct azzurro Laura De Renzis, la mia compagna di doppio Giulia Lapi (con la quale è giunta settima in doppio a Pechino 2008), la mia istruttrice societaria Ambra Iachetti, la mia insegnante di danza Prisca Picano e tutte le mie compagne». Il ritiro di Beatrice è considerato dal ct De Renzis «una scelta coraggiosa e da comprendere. Come tecnico sono molto amareggiata, perché Beatrice lascia l'agonismo in un momento di crescita e sono sicura che avrebbe potuto ancora raccogliere molto a livello individuale e in coppia. Beatrice è una ragazza splendida, lavorarci è stato un piacere». Beatrice, ora che lascia le piscina, ha da togliersi qualche sassolino dalle scarpe per quanto riguarda i giudici di gara. «Più volte ho espresso l'esigenza di rivedere il regolamento, affinché la soggettività dei giudici possa essere limitata e subordinata a codici di riferimento come accade in altri sport. Nel sincro a volte capita che un esercizio tecnicamente molto difficile venga premiato meno dai giudici di uno più semplice. Mi piacerebbe che il programma olimpico fosse esteso al singolo e al combinato. Entrambi possono essere molto innovativi». Il nuioto sincronizzato al momento è riservato solo alle donne, e i pochi uomini che lo praticano sono visti come una stranezza. «Sono favorevole all'apertura agli uomini», diece Adelizzi. «Grazie all'espressione della mascolinità potrebbero dar vita a un misto sensuale, interessante e attraente per il pubblico». (Fonte: Corriere della Sera)

La FISI su Cortina 2015

Si è riunito ieri a Cortina il Comitato Promotore per la candidatura della località dolomitica ai Mondiali di sci alpino del 2015. Erano presenti, oltre al Presidente del Comitato Andrea Franceschi, sindaco di Cortina, anche il consiglio direttivo del comitato , il Presidente della Federazione Italiana Sport Invernali, Giovanni Morzenti, accompagnato dal vicepresidente Alberto Piccin e Maurizio Gandolfi, direttore di Cassiopea – Chalet Italia, la struttura di pubbliche relazioni e marketing in partnership con la F.I.S.I. Il direttivo ha stabilito che d’ora in avanti la comunicazione relativa alla candidatura ai Mondiali 2015 sarà concordata fra Cortina e la Federazione Italiana Sport Invernali; che, in seno al Comitato promotore, presenzierà un rappresentante di luogo per la F.I.S.I. e sarà il presidente del Comitato regionale Veneto della Federazione Roberto Bortoluzzi* ; e che Cassiopea – Chalet Italia gestirà gli sponsor della candidatura e la campagna pubblicitaria di Cortina 2015. Il primo evento che Chalet Italia organizzerà si terrà in concomitanza con la Coppa del mondo di sci alpino femminile prevista a Cortina dal 20 al 24 gennaio prossimi. Un altro appuntamento con Chalet Italia e Cortina è già previsto per le Finali di Coppa del Mondo a Garmisch-Partenkirchen. (Fonte articolo, qui)

1.1.10

Vancouver 2010: gli azzuri sono pronti


Dalla piu' giovane ed inesperta ma piena di talento Federica Brignone al piu' maturo, che di esperienza ne ha da vendere e carico di gloria Armin Zoeggeler: l'Italia degli sport invernali, a chiusura del 2009, guarda con motivata fiducia al grande appuntamento del prossimo febbraio, quello con le Olimpiadi di Vancouver. In occasione dei grandi eventi, come i mondiali ed ancor piu' i Giochi, la sorpresa e' sempre in agguato e anche nella citta' canadese potrebbe ritrovarsi con la medaglia al collo anche qualche atleta lontano dalla ribalta: solitamente pero' sono i risultati dell'intera marcia di avvicinamento all'appuntamento clou che disegnano il ritratto dello stato di salute dei singoli atleti e dell'intera delegazione. Ed allora si puo' dire che a meno di un mese e mezzo dal via dei Giochi invernali l'Italia ha le carte in regola per fare bene, anche prendendo come estremi della squadra la 19 enne ed esordiente Brignone da una parte e, dall'altra, il supercollezionista di medaglie e di titoli Zoeggeler, il cannibale dello slittino per la sua fame (peraltro regolarmente soddisfatta) di successi.
La Brignone, valdostana di origini milanesi, e' figlia d'arte, perche' sua mamma e' Ninna Quario che ha scritto belle pagine della neve azzurra. I suoi 19 anni le consentono un cuore leggero, che si sposa alla perfezione con un talento di cui e' piu' che mai dotata. Ha collezionato un terzo e due quarti posti in quattro gare, con distacchi minimi dalle migliori. Insomma, ha la scioltezza mentale giusta e le potenzialita' tecniche per la grande impresa a Vancouver in gigante. Zoggeler - 47 vittorie in coppa del mondo con la grande sfera conquistata gia' la bellezza di otto volte - su quattro gare di questa stagione ne ha vinte due ed ha ottenuto due secondi posti.
Nelle ultime due Olimpiadi ha vinto l'oro. Ed ha piu' che mai voglia di mettere a segno una magica tripletta. Poi, sempre nello slittino, nel doppio ci sono le coppie Plankesteiner/Haselrieder e Oberstolz/Gruber, altri atleti abituati al podio, sudtirolesi volanti di cui ci si ricorda di solito proprio alle Olimpiadi. In mezzo, soprattutto nello sci alpino, ci sono le ottime prestazioni stagionali della squadra maschile: Max Blardone, gigantista, ha ottenuto una vittoria ed un secondo posto, con forma crescente e sempre comunque ad altissimi livelli. In realta' i grandi eventi lo hanno sempre tradito emotivamente: ma da quest'anno ha messo in piedi una squadra personale e questo potrebbe avergli dato il tocco magico in piu' che a Vancouver potrebbe fargli fare il salto di qualita'.
Nelle discipline veloci, mentre le sorelle Nadia ed Elena Fanchini stanno lentamente ritrovando lo smalto, in gran forma e' Werner Heel con due podi ed un rendimento costante. Grandi attesi sono poi sempre i fratelli Moelgg mentre ancora tutte da decifrare sono le condizioni fisiche reali dei cugini Peter Fill e Denise Karbon, entrambi fermati da infortuni. Karbon e' appena rientrata alle gare e sta aggiustando il tiro. Peter lo fara' a meta' gennaio: si tratta di vedere a che punto e' il suo fisico perche', per quanto riguarda il carattere e la tenuta psicologica, sia lui che Denise ne hanno da vendere. Per il resto la stagione non ha avuto punte esaltanti fatta salva la vittoria della coppia Genuin/Follis nella team sprint di fondo di Duesseldorf di inizio dicembre. Ma nel fondo l'Italia esplode solitamente proprio nei grandi eventi con tutti i suoi atleti di punta. Ed in molti giurano, e sperano, che succedera' anche a Vancouver. (Fonte: Ansa.it)