28.2.10

Canada-USA: in palio c'è l'oro




«Tutto pieno». «Esaurito». «Non c'è posto». Scene di ordinaria euforia olimpica, a Vancouver. Succede ogni volta che c'è l'hockey: la città, e il Paese intero, si fermano. I tifosi, a migliaia, si ficcano nei bar, nei pub, nei locali, davanti ai mega-schermi, a tifare per i ragazzi di Mike Babcock: tutti con la foglia d'acero stampata sul petto, le sciarpe attorno al collo e una buona dose di birra in corpo, tanto per stare allegri. "Go Canada Go" è il motto che rimbalza da Georgia Street al Waterfront, da Granville a Yaletown, nei quartieri del centro che sono il cuore pulsante di questi Giochi. Nelle ultime due settimane la passione dei tifosi ha scandito le imprese di qualunque atleta di casa, ovvio: pattinatori, sciatori, fondisti, bobbisti. Ma la vera religione, da queste parti, è l'hockey: il resto viene dopo. Ed è per questo motivo che da venerdì sera (3 a 2 sofferto contro la Slovacchia) sono tutti in preghiera. Domenica c'è la sfida delle sfide, la finale olimpica contro gli Stati Uniti, in palio una medaglia d'oro e la supremazia sui ghiacci. Una partita che significa un mucchio di cose: perché la rivalità tra i due Paesi non è solo sportiva.


BIGLIETTI RECORD - In pochi si perderanno il match: dal vivo, al bar o in casa, davanti alla tv. C'è chi è arrivato a pagare 45 mila dollari per un posto al Canada Hockey Place. Follia? Qualcuno ha fatto notare la cosa, ma quelli del comitato organizzatore ripetono che ognuno con i biglietti può fare ciò che vuole. In ogni caso, eccessi a parte, ci sarà il tutto esaurito. La «finale dei sogni», come è stata definita, sarà storica comunque. Il Canada potrebbe essere il primo Paese organizzatore a vincere l'oro nell'hockey dal 1980: allora, a Lake Placid, vinsero gli Usa. Gli Stati Uniti vogliono invece prendersi la rivincita sulla bruciante sconfitta subita in casa nel 2002: a Salt Lake City trionfò il Canada. Sempre loro, comunque: Usa e Canada.

L'ATTESA - I padroni di casa hanno vinto dieci ori, in questa edizione delle Olimpiadi. Un bottino considerato deludente. Ma la medaglia che conta di più, quella che alla fine potrebbe mettere tutti d'accordo, è ancora in palio. Domenica, ora di pranzo (le 21 e 15 in Italia): Canada-Usa. Dopodiché, sipario sui Giochi. Vancouver saluterà il mondo con un po' di magone. Sperano tutti di farselo passare, qui sulla baia, urlando fino a notte fonda: "Go Canada Go" .(corriere.it)

Il fondo chiude i Giochi Olimpici

Il sipario su Vancouver sta per calare. Il conto alla rovescia per la fine dei 21esimi Giochi Invernali è ormai scattato, domani si assegnano le due ultime due medaglie e poi appuntamento al BC Place per la cerimonia di chiusura alle 17.30 ora locale, le 2.30 in Italia. Mentre il Canada attende di sapere chi verrà scelto come portabandiera tra Alex Bilodeau (primo oro olimpico canadese in patria) e Jeannie Rochette (in pista nonostante la morte della madre e bronzo nel singolo di pattinaggio di figura), il capo del Vanoc, il Comitato organizzatore, John Furlong, ha assicurato uno spettacolo «caldo e divertente», senza ovviamente anticipare nulla, con Michael Bublè e Shania Twain le stelle più attese. Al BC Place ci sarà anche il passaggio di consegne con Sochi, che nel 2014 ospiterà la prossima Olimpiade invernale. Un passaggio di testimone a cui però non assisteranno né il presidente russo Medvedev, che avrebbe cancellato il viaggio per Vancouver perchè deluso dai risultati della sua delegazione, né i tre atleti cileni che hanno partecipato ai Giochi, diretti ormai verso casa dopo il terribile terremoto che ha sconvolto il loro Paese.

FONDO - Prima, però, spazio all'ultima gara di sci, la 50 km di fondo maschile, dove il portabandiera Giorgio Di Centa proverà a difendere l'oro vinto quattro anni fa, con Valerio Checchi, Roland Clara e Pietro Piller Cottrer a completare la batteria azzurra. Il gran finale, invece, è tutto dell'hockey su ghiaccio, che assegnerà l'ultima medaglia nella sfida infinita tra Canada e Stati Uniti, con gli americani che proveranno a bissare la vittoria nella fase a gironi e vendicare del tutto la sconfitta di Salt Lake City (fonte: Agi)

... e finalmente è arrivato il primo oro!

Giuliano aveva appena quattro anni, quando papà Antonio gli infilò per la prima volta gli scarponi degli sci. Erano più o meno i tempi in cui Alberto Tomba interrompeva il Festival di Sanremo con i suoi trionfi olimpici in prima serata. Il "Razzo" non se li ricorda, era troppo piccolo, però poi ha visto le videocassette. Ha imparato, ha sognato, è cresciuto con quelle. Ventidue anni dopo Calgary '88, e diciotto dopo l'ultimo successo a cinque cerchi dell'Albertone nazionale (Albertville '92), e sedici dopo l'ultimo podio dello sci maschile (Lillehammer '94), Giuliano Razzoli aggiunge sul nastro dello sport azzurro le immagini del suo capolavoro olimpico. E regala all'Italia la prima medaglia d'oro ai Giochi di Vancouver: l'atleta emiliano trionfa in slalom, scaccia via le ansie da ultima spiaggia («quelle non mi riguardano» aveva detto alla vigilia) e risolleva il morale della nostra spedizione dopo i troppi tonfi canadesi. Finalmente un azzurro sul gradino più alto del podio: era ora.
DA ALBERTO A GIULIANO - Un altro successo che viene dagli Appennini: Tomba è bolognese, Razzoli è nato a Castelnovo ne' Monti, in provincia di Reggio Emilia. Un campione di 25 anni che, a voler condensare la sua vita e pronunciarla per intero, è una specie di scioglilingua: il "Razzo" Razzoli da Razzolo (frazione di Villa Minozzo). Quelli del suo fan club, capitanati dal cognato Gaetano, erano a Whistler perché credono in lui. Da sempre. E lui, Giuliano, non li ha delusi. Ha tirato fuori tutto il talento che ha nel momento che conta: la virtù dei grandi. L'azzurro chiude al comando la prima manche dopo una discesa da sogno, riceve un paio di sms da Tomba («vai, feroce e veloce»), poi, nella seconda, è bravo a controllare la rimonta del croato Ivica Kostelic (argento), mentre il vantaggio sullo svedese Andre Myhrer (bronzo) rimane sempre rassicurante (l'altro azzurro, Manfred Moelgg, chiuderà al settimo posto). Razzoli arriva sul traguardo con un tesoro di 16 centesimi, quando appare il suo tempo sul tabellone (1'39"32) trattiene a stento la gioia pazza, e poi corre ad abbracciare Tomba, che è lì sul traguardo. Alberto si commuove, dice che è «un giorno fantastico». Sembrano una storia sola, adesso: da Calgary a Vancouver, la leggenda e il suo erede.


Il podio olimpico dello slalom

«SONO FELICE» - Giuliano si scioglie di felicità davanti ai microfoni: «Non ho parole, non so come ho fatto. Sono felice per i miei fan, devo ringraziarli, so che erano tantissimi davanti alla tv, hanno sofferto con me, ma questa sera li ho fatti emozionare e ne sono felice. Ringrazio la mia squadra, la Federazione che in questi due anni mi ha permesso di fare un ottimo lavoro, la mia famiglia, Tomba che mi ha incitato e che mi fa piacere aver fatto piangere. Per lui era facile vincere l'oro, per me invece è stata dura. Ma oggi è stato semplice sciare davanti a tutti, me la sono presa tranquilla. Nella seconda manche ho rischiato qualche 'pezzo' e ho fatto due o tre errorini, ma sapevo che ero il più forte».


PETRUCCI E BERLUSCONI - Un oro all'ultimo sospiro, per la squadra italiana. Gianni Petrucci, che nei giorni scorsi si aggirava con la faccia cupa tra una gara e l'altra, può finalmente esultare: «Mi sono commosso, non lo nego. Abbiamo sofferto per tutta l'Olimpiade ma, alla luce di questo risultato, va rivista l'analisi che si stava facendo. Non è un fallimento, come qualcuno già diceva». Il numero uno del Coni riceve anche la telefonata di Silvio Berlusconi: «È stata una gara eccezionale, l'ho seguita in diretta e mi sono emozionato – si congratula il presidente del Consiglio. - È una grande vittoria che ci ha reso tutti felici. Faccia i complimenti al ragazzo, lo chiamerò domani per rallegrarmi con lui». Intanto, al Main Press Centre di Vancouver, qualche burlone annuncia al microfono, in inglese e in francese: «Finalmente un oro all'Italia!». Una presa in giro, dopo i tanti, troppi flop azzurri. Ma nessuno ci rimane troppo male: oggi è il giorno di Giuliano "Razzo" Razzoli. Cosa vuoi che sia uno sfottò, dopo il più atteso degli ori olimpici. (Antonucci - corriere.it)

26.2.10

Aggiornamenti da Vancouver

SLALOM - La tedesca Maria Riesch è al comando dello slalom femminile dopo la prima manche alle Olimpiadi di Vancouver 2010. La Riesch ha chiuso in 50"75 precedendo di 0"40 la ceca Sarka Zahroboska (51"159) e di 0"65 l'austriaca Marlies Schild (51"40). La migliore delle azzurre è stata Nicole Gius (51"71), ottava a 0"96 dalla vetta e a 0"31 dal podio. Lontanissime Manuela Moelgg (53"09), Chiara Costazza (53"18) e Denise Karbon (53"44). Tra le big, spicca l'uscita di scena della statunitense Lindsey Vonn.

PATTINAGGIO - Nel pattinaggio di velocità, gli azzurri dell'inseguimento sono stati eliminati ai quarti. Enrico Fabris, Matteo Anesi e Luca Stefani, che difendevano l'oro vinto a Torino, non sono mai riusciti a tenere il ritmo del Canada sulla pista del Richmond Olympic Oval, arrivando a 3"97 dal nuovo record olimpico stabilito dai padroni di casa (3'42"38). Giochi finiti per i nostri pattini veloci, dunque, con Fabris che torna a casa senza essere riuscito a ripetere nessuna delle imprese di quattro anni fa. «Abbiamo dato il massimo ma non ce l'abbiamo fatta - commenta l'azzurro a fine gara. - I canadesi oggi sono stati più forti, anche se li avevamo già battuti in Coppa. In questo momento sono amareggiato: si deve voltare pagina e dimenticare questa Olimpiade, qualcosa andrà cambiato ma ci penseremo in Italia». (corriere.it)

Programma ed Azzurri in gara


Sci Alpino – Slalom D – 1^ manche (19.00) – Chiara Costazza , Nicole Gius , Denise Karbon, Manuela Moelgg

Snowboard – Slalom gigante parallelo D – qualificazioni (19.00) – Corinna Boccacini ,Carmen Ranigler

Biathlon – Staffetta 4 x 7.5 U – Finale (20.30) – Mattia Cola, Cristian De Lorenzi , Lukas Hofer , Markus Windisch

Snowboard – Slalom gigante parallelo D – ottavi (21.15) – *Corinna Boccacini , Carmen Ranigler

Pattinaggio di velocità – Inseguimento U a squadre quarti –ITA - CAN (21.30) – Matteo Anesi , Enrico Fabris, Ermanno Ioriatti, Luca Stefani

Snowboard – Slalom gigante parallelo D – quarti (21.15) – *Corinna Boccacini , Carmen Ranigler

Bob a 4 – 1^ manche (22.00) – Simone Bertazzo/Samuele Romanini/Danilo Santarsiero/Mirko Turri

Snowboard – Slalom gigante parallelo D – semifinali - (22.09) – *Corinna Boccacini , Carmen Ranigler

Snowboard – Slalom gigante parallelo D – Finale (22.31) – *Corinna Boccacini , Carmen Ranigler

Sci Alpino – Slalom D – 2^ manche – Finale (22.30) – Chiara Costazza , Nicole Gius , Denise Karbon, Manuela Moelgg

Pattinaggio di velocità – Inseguimento U a squadre - semifinali (23.07) – Matteo Anesi , Enrico Fabris , Ermanno Ioriatti, Luca Stefani

Bob a 4 – 2^ manche (23.07) – Simone Bertazzo/Samuele Romanini/Danilo Santarsiero/Mirko Turri

Short Track – 1000 m. D – Quarti (03.15) - Arianna Fontana

Short Track – 1000 m. D – Semifinali (03.55) - *Arianna Fontana

Short Track – 1000 m. D – Finali (04.25) - *Arianna Fontana

*= se qualificati (coni.it)

Kostner scivola al 16° posto


Quando i dodicimila cuori del Pacific Coliseum smettono di battere tutti assieme, per dare l'ultima spinta al salto da brividi di Joannie, Carolina è già fuggita da un pezzo dentro il buio canadese. C'è la vita e c'è lo sport, e qualche volta sono la stessa cosa: il coraggio di una campionessa che dedica alla madre appena scomparsa la sua medaglia di bronzo, e la delusione di una ragazza fragile che vive la notte peggiore sulla pista dei suoi sogni olimpici. Joannie Rochette e Carolina Kostner, lacrime diverse sullo stesso ghiaccio. Quel ghiaccio che incorona Yu-Na Kim, la sudcoreana di 19 anni che dopo il titolo iridato vince anche l'oro olimpico, saltando là dove nessun'altra può osare. Nemmeno Mao Asada, giapponese terribile, che accetta con un sorriso la medaglia d'argento che le appendono al collo. Gioie, dolori, rimpianti, delusioni: sono le mille emozioni di quest'ultima sera di pattinaggio a Vancouver. DISASTRO CAROLINA - L'emozione triste di Carolina Kostner, per esempio, l'azzurra che va in frantumi anche stavolta. La campionessa europea, a caccia di una rimonta impossibile dopo il settimo posto nel programma corto, si esibisce con il penultimo gruppo. Ma Carolina sbaglia subito, poggia la mano sul ghiaccio dopo il triplo iniziale. Dentro di lei, forse, si rompe qualcosa. Non riesce a reagire, va per terra dopo pochi secondi. Una, due, tre volte. Si smarrisce, qualcuno tra il pubblico mugugna. Quando indovina il primo salto, tra le tribune esplode un piccolo boato di incoraggiamento. Ma l'esibizione è un disastro, molto peggio che a Torino, molto peggio di quanto potesse mai temere. Alla fine Carolina non può fare altro che portarsi le mani al volto e aspettare il punteggio con l'espressione afflitta: 88,88, uno dei più bassi dell'intera serata. La campionessa europea precipita in classifica: finirà sedicesima (151.90 il suo totale), troppo lontana per essere vera. Quando le chiedono di raccontare cosa sia successo, come sia potuto succedere tutto questo, ha le lacrime agli occhi e la voce rotta: «Non lo so, mi ero preparata benissimo, ero serena e contenta di essere qua. Fa male vivere una situazione del genere, inchinarsi davanti allo stadio non è facile. Se non ci fosse la gioia di pattinare non sarei qui ma tra il pubblico. Io però sono una pattinatrice, non una spettatrice: è la mia vita, la mia passione, è un giorno andato male, ma io vado avanti». Non ci sono molte spiegazioni, per quello che è accaduto. Forse sta tutto nella fragilità di questa ragazza che soffre troppo le grandi platee. Ma lei continua a crederci, si sforza di crederci: «No, non mi arrendo. Sono sicura che da qualche parte il mio momento arriverà».

Il podio olimpico
IL PODIO - Là sopra, sulla pista, il momento è invece quello di Yu-Na Kim. La sudcoreana non sbaglia nulla, è uno spettacolo di armonia: la sua esibizione viene premiata con il punteggio record di 228.56. La giapponese Mao Asada, dopo di lei, sporca qualche salto conquistando comunque la medaglia d'argento. Infine tocca a Joannie Rochette. Ha voluto esserci lo stesso, questa sera, la stella canadese, nonostante l'improvvisa morte di sua madre. Ha già commosso tutti martedì e commuove ancora: il pubblico la sostiene, lei sembra chiedere al destino che la ripaghi di qualcosa, e il destino la innalza verso il podio, alleggerendo i suoi salti. Quando Joannie manda quel bacio al cielo, hanno tutti i lacrimoni, al Pacific Coliseum. La vita, stasera, almeno stasera, si è presa una bella rivincita. (corriere.it)

25.2.10

Pittin & Kostner pronti a riprovarci


La felicità di Alessandro e la caparbietà di Carolina: ecco cosa può servire per tenersi aggrappati a questa Olimpiade che scivola via facendo a brandelli quasi tutti i sogni azzurri. Pittin, una delle poche facce allegre dei nostri Giochi, torna in pista nella combinata nordica: dopo il bronzo nella gara dal trampolino piccolo, e il decimo posto nella gara a squadre servito soprattutto a riprendere confidenza con il clima delle gare, arriva il trampolino grande. Il ventenne di Tolmezzo non ha perso tempo ad aggiornare il profilo su Facebook con la foto della medaglia olimpica conquistata nella prima settimana (se l'è messa lì sull'occhio, come la benda di un pirata), ma adesso, assicura, «è già tutto dimenticato, si ricomincia daccapo». Non è la sua gara preferita, quella in programma giovedì mattina (dalle 18 italiane), perché «sul trampolino grande rispetto a quello piccolo mi manca ancora la continuità. Mi auguro solo di rimanere nelle posizioni di testa per cercare di fare una bella prova nel fondo. Anche se con i tre podi raggiunti in Coppa del mondo e la medaglia olimpica - ammette - va già bene così». PATTINAGGIO - E poi c'è la Kostner: orgogliosa, tenace, fiduciosa. Dopo il settimo posto nel programma corto, la pattinatrice azzurra conclude l'avventura canadese con il libero. Il podio è un miraggio: la coreana Yu-Na Kim, la giapponese Mao Asada e la canadese Joannie Rochette hanno un vantaggio netto sull'azzurra (e su tutte le altre). Le medaglie, a meno che non accadano sconquassi clamorosi, sono prenotate. Ma Carolina vuole crederci fino in fondo, è qui soprattutto per cancellare le delusioni di Torino 2006, quando da portabandiera azzurra terminò al nono posto: «Andrò all'attacco, darò tutta me stessa - ha promesso dopo la prima prova - e poi accetterò qualunque cosa». Per adesso è la migliore delle europee: potrebbe scalare qualche altra posizione, e sarebbe già un buon risultato. A patto che non scivoli di nuovo sul ghiaccio del Pacific Coliseum. (corriere.it)

Ennesima medaglia di legno

Così no, fa ancora più male. Perché stavolta il podio azzurro - il primo della seconda settimana olimpica - sembrava davvero a un passo. Invece, a peggiorare l'avvilimento del presidente del Coni Gianni Petrucci, arriva un'altra medaglia di legno: la staffetta femminile 4x5 km si piazza soltanto quarta dietro Norvegia (oro), Germania (argento) e Finlandia (bronzo). Un buon risultato, certo. Ma il rimpianto è enorme: le azzurre, per tre quarti di gara (con Arianna Follis, Marianna Longa e Silvia Rupil), sono sempre rimaste nelle primissime posizioni, tanto da accumulare un buon vantaggio sulle rivali (Norvegia a parte). E invece, il crollo di Sabina Valbusa nell'ultima frazione ha praticamente sfilato le medaglie dal collo delle nostre fondiste: «Ho dato il 200% ma non mi sento colpevole - dice la veneta - quello che è capitato a me sarebbe potuto capitare anche alle mie compagne. Non penso di aver sbagliato nulla».

LA GARA - La gara si era messa bene, per le italiane. Molto bene. Arianna Follis, prima frazionista, era riuscita a tenere un discreto ritmo offrendo il cambio a Marianna Longa con 11 secondi di ritardo dal gruppo di testa. Distacco quasi azzerato dal quinto al decimo km. Poi il capolavoro di Silvia Rupil, capace di arrivare appaiata alla norvegese Kristin Steira e di lanciare Sabina Valbusa con 16 secondi di vantaggio su Germania e Finlandia. Ma lo strappo inarrestabile dell'immensa Marit Bjorgen (per lei terzo oro olimpico e bandiera sventolata sul traguardo) ha subito isolato l'azzurra, rimasta senza punti di riferimento sulle nevi del Parco Olimpico di Whistler. E soprattutto con poca benzina in corpo. Chilometro dopo chilometro, il vantaggio si è assottigliato inesorabilmente e la nostra 38enne delle nevi (che a Torino faceva parte del quartetto di bronzo) si è dovuta arrendere al ritorno della tedesca Claudia Nystad e della finlandese Aino-Kaisa Saarinen. L'azzurra non ha avuto nemmeno il guizzo necessario per disputare lo sprint. Solo per portarsi le mani alla faccia, dopo il traguardo: «Mi dispiace. Comunque fosse andata, sapevo che sarebbe stata la mia ultima gara». Finisce così, senza festa d'addio. (Antonucci - corriere.it)

Hokey: Canada batte Russia


Era la superpartita, degna solo di una finale, dicevano un po’ tutti. Invece le arcirivali di sempre, Russia e Canada si sono affrontate nei quarti. I pronostici prevedevano una supergara, con risultato in bilico fino all’ultimo tuffo, decisa magari dalle prodezze dei due supercampioni, i migliori del mondo in questo momento, il canadese Sidney Crosby e il russo Alex Ovechkin. Ma nessuno dei due è stato protagonista: nessun gol, nessun assist. E Russia-Canada non è stata poi così spettacolare. Merito dei ragazzi di casa che hanno praticamente asfaltato i campioni del mondo in carica per 7-3, senza che i russi riuscissero mai a entrare in partita.

L’ipoteca sulla semifinale era già stata messa nel primo periodo: un perentorio 4-1 con gravi colpe del portiere Evgeni Nabokov, poi sostituito. Buffo che in quel micidiale primo terzo di gara, un gol e due assist li abbia messi a segno Dan Boyle, compagno di squadra a San José proprio di Nabokov. Nei secondi venti minuti la musica non cambiava. Il Canada, sospinto da diciottomila spettatori più indiavolati di sempre, andava sul 6-1 con Perry e Weber, prima di mollare leggermente la presa e permettere alla Russia di accorciare fino a 7-3 concedendole qualche speranza di recupero.

Poi nel terzo periodo non segnava nessuno. La gente cominciava a gridare: “Vogliamo l’oro”, perché è impossibile non entusiasmarsi dopo una vittoria simile. E osannava Roberto Luongo, il portierone di Vancouver, con un lungo “Louuuuuuu” ogni volta che il ragazzo con origini avellinesi bloccava un disco. Succedeva per 25 volte e Brodeur probabilmente non rivedrà mai più la maglia da titolare. Era solo la seconda volta che il Canada batteva la Russia (o l’Unione Sovietica) in undici edizioni olimpiche. Non ci riusciva da Squaw Valley 1960: cinquant’anni di frustrazioni culminate quattro anni fa, quando vennero eliminati dai russi nel torneo di Torino 2006, proprio nei quarti (Massimo Lopes Pegna - gazzetta.it)

24.2.10

La staffetta si è arresa dopo 18 anni

Cade anche l'ultima roccaforte. Cede di schianto, senza nessuno che provi ad abbozzare un tentativo di resistenza. L'Italia del fondo, assediata dalle nuove potenze delle nevi, abbandona mestamente quel podio che le apparteneva dal 1992 (Olimpiadi di Albertville) e batte in ritirata. L'amarezza è tutta nelle espressioni di Checchi, Di Centa, Piller Cottrer e Zorzi: i nostri atleti chiudono al quarto posto la 4x10 sulla pista del Parco Olimpico di Whistler senza mai essere apparsi in grado di difendere il titolo conquistato a Torino. L'oro, come previsto, va alla Svezia: lo squadrone formato da Richardsson, Olsson, Soedergren e Hellner trionfa agilmente davanti a Norvegia (argento a 15"9) e Repubblica ceca (bronzo a 16"5). Il quartetto azzurro "regala" invece l'ennesimo flop a una spedizione, quella azzurra, che si avvia a diventare una delle più deludenti della storia olimpica. Tanto da far sbottare anche Gianni Petrucci: «Sono avvilito» aveva detto il numero uno del Coni dopo l'ennesima giornata amara dello sci alpino (Blardone solo undicesimo nel gigante) e gli errori di Carolina Kostner nel pattinaggio di figura (l'azzurra è settima dopo il corto). Come se non bastasse, il giorno dopo è arrivata la nuova batosta del fondo.

DELUSIONE - In realtà, nessuno riponeva particolari speranze sulle possibilità della staffetta azzurra: la medaglia sarebbe stata già un mezzo miracolo. Quello che colpisce sono le proporzioni della disfatta: oltre due minuti di distacco dagli svedesi, e qualcosa di meno da norvegesi e cechi. L'unico in grado di tenere il ritmo dei migliori è Piller Cottrer: ma quando arriva il suo turno, il nostro fondista di punta ha già sul groppone 1'07" da recuperare (Checchi, primo frazionista, ha pagato 26" di ritardo e Di Centa ne ha persi poi altri 37). Quando Zorzi taglia il traguardo, ultimo dei nostri staffettisti, mentre gli svedesi già festeggiano da un pezzo, scuote il capo e scalcia la neve. Nemmeno l'onore delle armi. (Antonucci - corriere.it)

Manuela Moelgg chiude ottava


Un ottavo posto, poi il nulla. Manuela Moelgg è l'unica tra le azzurre a piazzarsi tra le prime dieci al termine della prima manche dello slalom gigante femminile: è ottava, a 67 centesimi dal miglior tempo dell'austriaca Elisabeth Goergl (1'15"12). Seconda, a sorpresa, la francese Taina Barioz in 1'15"14 e terza l'austriaca Kathrin Zettel in 1'15"28. Federica Brignone ha chiuso la sua prova a 1,89 secondi dal miglior tempo, piazzandosi lontanissima dalle prime; Nicole Gius (19/ma) è arrivata a 2,04, Denis Karbon addirittura a 3,10. Fuori l'americana Lindsey Vonn. La seconda manche è in programma alle ore 22:15 ora italiana. (corriere.it)

La staffetta è pronta a riconfermare il podio


Aggrappati alla tradizione. La storia è dalla parte degli azzurri, ma la storia conta poco: quando si prende la strada delle nevi contano il talento (e quello non manca), le energie residue (chissà se ne sono rimaste) e la convinzione. La staffetta italiana, che non scende dal podio olimpico addirittura dal '92, è una delle ultime cartucce da sparare nei boschi di Whistler. Di Centa, Piller Cottrer, Checchi e Zorzi sono chiamati ad aggiustare la mira e impallinare quella medaglia che renderebbe meno drammatici, sportivamente parlando, gli ultimi giorni canadesi. Il bottino azzurro, finora, è molto deludente: sulle nevi e sui ghiacci, l'Italia (19/ma nel medagliere!) è più vicina al Kazakistan che alla Svizzera, alla Germania o al Canada. La missione della 4x10 (gara in programma mercoledì alle 11:15 ora locale; le 20:15 italiane) è centrare quel podio che finora, nello sci di fondo, è riuscito soltanto a Piller Cottrer (argento nella 15 km tl).

LA CONCORRENZA - Eppure, nonostante la tradizione, la staffetta è tutt'altro che una medaglia sicura. E non solo perché sta andando quasi tutti storto, agli azzurri olimpici. La verità è che stavolta la nostra squadra non parte con i favori del pronostico. I dubbi della vigilia (Checchi malandato ma arruolato, Zorzi che all'ultimo momento ha superato la concorrenza di Thomas Moriggl) in un certo senso ne sono la conferma. «Scegliere è stato difficile - ammette il ct, Silvio Fauner - aspettavo che si allenasse Checchi, per vedere la sua condizione. Il secondo sarà Di Centa, che può recuperare l'eventuale svantaggio, e poi Pietro, che è capace di fare la differenza. A chiudere Zorzi: ha l'esperienza giusta in caso di volata». Speranze reali? «Questa è una staffetta vincente - insiste Fauner - ma abbiamo quattro anni in più e la concorrenza è aumentata. La Svezia è superiore, poi in sei o sette ce la giochiamo». Per non tradire la storia. (corriere.it)

Programma odierno e atleti in gara

Oggi, la staffetta italiana maschile dello sci di fondo è chiamata a difendere il titolo conquistato quattro anni fa a Torino.
Sulle piste di Wisthler impegnate anche le sciatrici che affronteranno lo slalom gigante, mentre nella notte sarà ancora short track con Arianna Fontana.

19.00 Sci alpino-Prima manche slalom gigante femminile(Karbon, Gius, Moelgg, Brignone)
20.15 Sci di fondo-Finale staffetta 4x10km maschile(Italia)
21.00 Hockey-Quarti maschili
22.00 Pattinaggio velocità-Finale 5000m femminili
22.15 Sci alpino-Seconda manche slalom gigante femminile(Karbon, Gius, Moelgg, Brignone)
02.00 Bob-Terza manche bob a 2 femminile(Curione\Gillarduzzi)
02.00 Short track-Batterie 1000m femminili(Fontana, Maffei)
02.45 Short track-Batterie 500m maschili(Confortola, Rodigari, Serra)
03.10 Bob-Finale bob a 2 femminile(Curione\Gillarduzzi)
03.25 Short track-Finale staffetta femminile
04.30 Freestyle-Finale salti femminili
(sportlive.it)

Sci: male gli azzurri


Doveva essere la volta buona, questa. Poteva esserlo. Blardone (nella foto), Simoncelli, Moelgg, Ploner: il quartetto delle speranze azzurre, forse la squadra italiana meglio assortita tra quelle presentate nelle varie discipline olimpiche, era salito su a Whistler con il compito di spazzare via la maledizione dello sci alpino maschile (nessun atleta italiano sul podio dai tempi di Lillehammer '94). Quattro nomi candidati a conquistare una medaglia e cancellare un po' di zeri, insomma.

LA GARA - Come è andata? Beh, prima manche: Blardone scende giù bene, realizza il quarto tempo, a un soffio dal terzo posto. Max tiene accese le speranze, in questo martedì canadese senza sole. Gli altri azzurri, invece, escono subito dalle posizioni che contano: fuori dai primi dieci, è un campanello d'allarme. Seconda manche: il norvegese Kjetil Jansrud, 24enne di Oslo che ha già raccolto qualche podio in Coppa del Mondo, indovina le traiettorie della vita, fa segnare un tempo pazzesco (1'20"15), si mette dietro uno dopo l'altro tutti quelli che si lanciano dopo di lui tra i pali larghi di Whistler Creekside. Blardone forse sente la pressione, anche se ha 60 centesimi di vantaggio, un bel patrimonio da amministrare, e davanti a sé una pista disegnata da un tecnico italiano (Matteo Guadagnini). L'azzurro stringe i denti, prova a darsi la carica, scatta dal cancelletto ma dopo le prime porte si è già mangiato il vantaggio. Non lo recupera più, non c'è nulla da fare. Blardone arriva al traguardo con oltre un secondo di ritardo. Sarà undicesimo. Fine della (triste) storia del gigante azzurro, qui sulle nevi olimpiche.

CLASSIFICA - La medaglia d'oro va invece allo svizzero Carol Janka: l'elvetico, nettamente primo dopo la prima manche, è anche l'unico a resistere alla strepitosa rimonta di Jansrud. Bronzo all'altro norvegese, Aksel Lund Svindal. Classifica sul tabellone: Blardone becca 1"52 dal primo, Ploner (diciottesimo) arriva a 1"94, Simoncelli (ventesimo) addirittura a 2"13, Moelgg rimane nelle buie retrovie (ventiduesimo) a 2"68. Un'Italia piccola piccola, altro che gigante. Il ct, Claudio Ravetto, sbotta per la delusione: «Siamo stati irriconoscibili. Non si possono perdere alcuni decimi già nel primi venti secondi di gara. Il problema è quello solito: su piste pianeggianti continuiamo a non riuscire a rendere. E poi c'è anche una questione di tenuta in occasione dei grandi eventi».

IL PRINCIPE E IL PAKISTANO - Per la cronaca: il principe messicano Hubertus Van Hoehnlohe, 51 anni, il "nonno" dei Giochi, si piazza 78/mo, a 33 secondi da Janka; Muhammad Abbas, primo pakistano alle Olimpiadi invernali che per questa gara si era allenato appena un paio di mesi, è invece 79/mo, a 42 secondi; ultimo l'indiano Jamyang Namgial, a quasi un minuto. Per loro va benissimo così: bastava arrivare in fondo.
(Corriere.it)

Carolina cade e finisce settima


La mano di Carolina tocca il ghiaccio, sente per un attimo la superficie fredda: da Torino a Vancouver non c'è molta differenza, in fondo. Quattro anni dopo, e con una rivoluzione personale e professionale nel mezzo (il trasferimento in California alla corte del maestro Frank Carroll) per riuscire finalmente a danzare tra le stelle delle Olimpiadi. Il primo tentativo va male, però: il settimo posto della Kostner, dopo il programma corto del pattinaggio di figura, lascia poco spazio alle speranze. La campionessa europea non riesce a scrollarsi di dosso la sindrome dei Giochi (nel 2006 si piazzò nona) e sbaglia di nuovo: un paio di sbavature, in un programma che comunque è tra i più completi e difficili presentati a Vancouver, e l'azzurra precipita lontana dal podio. Lontana dalle regine della specialità: la coreana Yu-Na Kim, innanzitutto, poi la giapponese Mao Asada e la canadese Joannie Rochette. Eppure Carolina ci crede, vuole crederci: «Mi sono sentita bene e tranquilla, a parte quel piccolo errore ho un programma molto bello, tutto pulito. I distacchi sono minimi: è ancora tutto aperto».

LA GARA - La gara delle pattinatrici è un pomeriggio infinito sulla pista del Pacific Coliseum. Le prime venti esibizioni servono a ingannare l'attesa. Alle 19 e 45 in punto (ora canadese) l'atmosfera da refrigerata diventa rovente: ecco le principesse del ghiaccio, pronte a stupire. Dopo la campionessa finlandese Laura Lepisto (61.36 il suo punteggio), si scatena sulla pista la coppia terribile delle asiatiche: la giapponesina di Nagoya, Mao Asada, infiamma il pubblico a tempo di valzer, fra perfetti tripli salti e sequenze mozzafiato: sul tabellone appare un bel 73.78; Yu-Na Kim, la coreana campionessa del mondo trapiantata a Toronto, la 19enne da un milione di dollari (quelli che le ha promesso una banca del suo Paese in caso di record di punti) raccoglie la sfida, infila tre salti tripli uno dopo l'altro e, sulla colonna sonora di James Bond, conclude l'esibizione con una sorridente pistolettata: i giudici gradiscono, l'agente 007 in missione per l'oro ottiene 78.50 punti, tanto per ristabilire le gerarchie dei ghiacci. Quando entra l'ultimo gruppo di atlete, l'applauso commosso del pubblico, e un boato di sostegno, salutano il coraggio di Joannie Rochette, la stella canadese che ha appena perso la madre. Joannie pattina con le lacrime agli occhi, c'è la vita e c'è lo sport, e in questa serata che non potrà mai essere felice, ma forse memorabile sì, la sua danza è un regalo che manda al cielo: 71.36, mano al cuore e addio, questo era per te.

L'AZZURRA - Carolina Kostner è la penultima a esibirsi. La campionessa europea scende sul ghiaccio dopo aver visto i numeri impossibili di Mao Asada e Yu-Na Kim: la lotta per il podio è complicata, l'azzurra non può permettersi sbavature per sperare almeno nel bronzo, perché l'oro e l'argento sono già prenotati. Ma al suo "Notturno" di Chopin non riesce il miracolo, la Kostner non azzarda il triplo flip–triplo toeloop iniziale che aveva in programma (diventa un buon triplo-doppio) e subito dopo sbaglia il triplo lutz: è l'errore che vale due punti di penalità, quelli che l'allontanano dalle primissime posizioni, anche se forse non sarebbe bastato lo stesso. Quando appare il punteggio (63.02), Carolina annuisce, ma senza troppa convinzione. Anche perché a chiudere la serata c'è l’altra giapponesina, Miki Ando: nemmeno lei appare perfetta, ma balza comunque al quarto posto (64.76) spingendo l’azzurra al settimo. E’ solo la prima sera. Sarà il programma libero di giovedì ad assegnare le medaglie, e l'azzurra lo sa: «Andrò all'attacco. Credo nel podio, darò il massimo e poi accetterò il risultato». Ma l'Asia dei ghiacci, vista dal Canada, sembra davvero un continente troppo grande, per la piccola California di Carolina. (Antonucci - corriere.it)

23.2.10

Le speranze dello sci

Secondo i meteorologi olimpici, il tempo a Whistler sarà "parzialmente nuvoloso". Con qualche rischio di peggioramento nel pomeriggio. Ma il barometro azzurro segna già pressioni da ultima spiaggia. O quasi. L'Italsci si gioca le carte migliori per cancellare il numero zero dalla casella medaglie delle gare alpine (i nostri non si godono il sole rigenerante d'un podio olimpico maschile da Lillehammer '94: erano i bei tempi di Tomba, quelli). Serve assolutamente un buon risultato, per rasserenare l'umore dell'intera spedizione italiana. Max Blardone, Davide Simoncelli, Manfred Moelgg e Alexander Ploner, in gara nel gigante di martedì, sono atleti da prime posizioni. La fiducia è tanta, ma c'è anche la consapevolezza che un nuovo flop rischierebbe di scatenare tempeste di polemiche sull'intera avventura canadese. LE SPERANZE - Il commissario tecnico, Claudio Ravetto, non nasconde le difficoltà: «I nostri ragazzi hanno tutti gran talento e gran voglia di fare bene: sono certo che in gara daranno il massimo. L'unico problema che abbiamo è che questa pista ha poca pendenza mentre a noi piacciono le piste difficili». Piccolo vantaggio: la seconda manche sarà disegnata da Matteo Guadagnini, l'allenatore dei nostri. Ma gli avversari sono tanti, compreso quel Bode Miller che, rinfrancato dall'oro in super-combinata, alla fine ha deciso di provare anche il gigante. GLI AZZURRI - Blardone non si nasconde: «Sono pronto e non vedo l'ora di gareggiare. Non mi sono mai sentito così bene. Sarà una gara con distacchi minimi perché tanti atleti sono in grado di salire sul podio e andranno fortissimo, senza risparmiarsi. La soddisfazione di vincere una medaglia è qualcosa di indescrivibile, siamo qui per attaccare al massimo. Il fatto che l'Italia non abbia ancora vinto nulla nello sci non mi preoccupa, andiamo avanti per la nostra strada». Anche il compagno-rivale Simoncelli, alle prese con qualche problema fisico, è bello carico: «Il fatto di non avere conquistato mai podi fra Olimpiadi e Mondiali deve servirmi soltanto da stimolo anziché procurarmi tensione». Acciacchi superati? «La settimana scorsa sono caduto a Nakiska durante un allenamento, prendendo una botta al ginocchio. Ma adesso è passato tutto, la forma è ottima, non vedo l'ora di cominciare. Sono fiducioso». Scacciare le nuvole e godersi il bel tempo: alla faccia del meteo. (Antonucci - corriere.it)

Il debutto della Kostner a Vancouver


Il "Notturno" di Carolina sarà complicato. Più complicato del solito. Perché il primo ghiaccio olimpico, quello torinese, le regalò l'amarezza del nono posto - e quattro anni dopo è impossibile far finta che non sia mai accaduto. E poi perché la Kostner, che martedì sera debutterà al Pacific Coliseum per il programma corto del pattinaggio di figura, ha deciso di alzare l'asticella delle difficoltà: per battere coreane, giapponesi, americane e canadesi non basteranno i punteggi che a Tallin le hanno appena regalato il titolo europeo. Per salire sul podio - per provarci, almeno - qui in Canada serve altro: armonia, convinzione e qualche triplo salto in più.

LA SFIDA - Carolina ha cambiato vita, nel frattempo. Una rivoluzione sportiva e personale. Si è trasferita a Los Angeles, a farsi dare buoni consigli da Frank Carroll, il tecnico che ha già accompagnato Evan Lysacek sul tetto del mondo e, soprattutto, all'oro olimpico maschile (facendo arrabbiare di brutto lo Zar Plushenko). La pattinatrice di Ortisei, trapiantata in California, è insomma perfettamente sincronizzata sul fuso orario della British Columbia. E infatti è arrivata a Vancouver solo da un paio di giorni: ha salutato Coni e giornalisti («sono serena, posso realizzare i miei sogni») e ha cominciato a prendere confidenza con il ghiaccio canadese. Una rapida ricognizione domenica, doppio allenamento lunedì sulle note di Chopin. Quelle che l'accompagneranno nel debutto olimpico.

LOTTA PER IL PODIO - Le avversarie di Carolina? La coreana Yu-Na Kim, innanzitutto. Anche lei ha lasciato la sua città, Bucheon, per trasferirsi altrove: a Toronto, in Canada. In un certo senso, l'«elfo» dei pattini danza in casa. E poi la campionessa del mondo in carica è l'unica, tra le donne, ad azzardare un salto quadruplo: a Plushenko non ha portato fortuna, ma se alla 19enne Yu-Na riescono le rotazioni giuste è difficile che l'oro le scappi di mano (così come il milione di dollari promesso da una banca coreana in caso di record di punti). Poi c'è il terzetto delle giapponesi terribili: Miki Ando, Akiko Suzuki, Mao Asada. Senza dimenticare la canadese Joannie Rochette, che pattinerà con il lutto al cuore dopo la morte della madre ma che sarà accompagnata dal calore di un intero Paese, e l'americana Rachael Flatt. Quando la Kostner guadagnerà il centro della pista, pronta a interpretare il suo "Notturno" (ore 20:47 locali; le 5:47 italiane), le altre grandi (a parte la Ando, ultima in lista) avranno già terminato la loro esibizione. A quel punto, Carolina saprà dove le sue avversarie hanno piazzato l'asticella impossibile del podio. Triplo salto-triplo salto: una che ha cambiato vita, per danzare bene sul ghiaccio dei Giochi, sa che stanotte è il momento.
(Antonucci - corriere.it)

Programma odierno ed azzurri in gara

Il martedi di Vancouver vede in scena lo slalom gigante maschile, quattro gli azzurri al via, tutti capaci di arrivare al podio.bjoerndalen
Torna Alessandro Pittin, impegnato nella staffetta, mentre Enrico Fabris si cimenterà nei 10.000m.
Nella notte è l'ora di Karolina Kostner.


18.00 Curling-Round Robin
18.30 Sci alpino-Prima manche slalom gigante maschile(Moelgg, Blardone, Simoncelli, Ploner)
19.00 Combinata nordica-Salto squadre (Pittin, Michielli, Bauer, Runggaldier)
19.30 Freestyle-Qualificazioni ski cross femminile
20.00 Pattinaggio velocità-Finale 10000m(Fabris)
20.30 Biathlon-Finale staffetta femminile(Ponza, Fiandino, Oberhofer, Haller)
21.00 Hockey-Ottavi maschili
22.00 Combinata nordica-Finale squadre(Pittin, Michielli, Bauer, Runggaldier)
22.00 Sci alpino-Seconda manche slalom gigante maschile(Moelgg, Blardone, Simoncelli, Ploner)
23.00 Freestyle-Finale ski cross femminile
01.30 Pattinaggio figura-Indiviuale programma breve(Kostner)
02.00 Bob-Prima e seconda manche femminile(Curione\Gillarduzzi)
(sportlive.it)

Ennesima medaglia di legno per gli azzurri

Un'altra medaglia di legno da appendere nella bacheca delle amarezze azzurre. Tradisce anche il fondo: Arianna Follis e Magda Genuin chiudono al quarto posto la finale della sprint a squadre. Quel podio possibile, sperato, sospirato, svanisce all'ultimo cambio: la Genuin perde terreno rispetto al treno delle prime e lancia la Follis con quattro-cinque secondi di ritardo. Troppi, per l'Arianna vista a Vancouver. Il miracolo non si compie. Le facce felici, sul podio, sono quelle delle tedesche Evi Sachenbacher-Stehle e Claudia Nystad (oro); l'argento lascia le svedesi Charlotte Kalla-Anna Haag con un po' di amaro in bocca; il bronzo russo di Irina Khazova e Natalia Korosteleva, invece, è quello che spinge le azzurre fuori dalla zona medaglie. Arianna, alla fine, non si dà pace: «Ho cercato di chiudere il buco, di dare tutto il possibile per poi provare a giocarmela nel finale, ma non ci sono riuscita. Pazienza. Il quarto posto? Il più brutto per chiudere una gara».

GLI UOMINI - A Christian Zorzi e Renato Pasini va anche peggio: quarti in semifinale, ripescati per la gara che assegnava le medaglie, i due azzurri concludono all'ottavo posto. «Sono caduto e ho dovuto recuperare bruciando tante energie - spiega "Zorro". - Poi Renato si è toccato con il kazako e quando succede perdi energie e concentrazione. Io ho provato a dare il massimo; speravo in qualcosa di meglio, ma è stata una gara durissima». Lì davanti, però, sono sembrati davvero troppo forti per le speranze azzurre: oro alla Norvegia, argento alla Germania, bronzo alla Russia. Sul podio, finalmente, fa festa anche Petter Northug: per il fenomeno scandinavo del fondo, è il primo trionfo sulle nevi canadesi.(Antonucci - corriere.it)

21.2.10

Il programma odierno e gli Azzurri in gara


Stasera tocca alla supercombinata maschile, proseguono anche biathlon, curling e pattinaggio di figura, nella notte si assegna il titolo olimpico del bob a 2.
18.00 Curling-Round robin

18.15 Freestyle-Qualificazioni ski cros maschile
18.30 Sci alpino-Discesa libera supercombinata(Fill, Innerhofer, Moelgg, Paris)
19.45 Biathlon-Finale 15km mass start maschile
21.30 Sci alpino-Finale supercombinata(Fill, Innerhofer, Moelgg, Paris)
22.00 Biathlon-Finale 12.5km mass start femminile
22.18 Freestyle-Finale ski cross maschile
22.30 Bob-Terza manche maschile(Bertazzo\Riva,Romanini\Tosini)
00.00 Pattinaggio velocità-Finale 1500m femminili(Simionato)
00.05 Bob-Finale manche maschile(Bertazzo\Riva,Romanini\Tosini)
01.15 Pattinaggio Figura-Danza original dance(Faiella\Scali, Cappellini\Lanotte)
(sportlive.it)

Fondo: delusione azzurra


A tasche vuote, nonostante la faticaccia. Di Centa e Piller Cottrer smarriscono nel bosco di Whistler il sentiero giusto che conduce al podio. Giornata storta? Motore scarico? No, per gli azzurri è soprattutto questione di materiali: «Colpa degli sci, gli svedesi oggi andavano veramente forte». La 30 km pursuit, disputata su una neve che si rivela «troppo lenta» per le speranze italiane, e sotto un sole d'inverno che è «troppo caldo» per la premiata coppia Giorgio&Pietro, si trasforma alla fine in un doppio assolo scandinavo. L'oro va a Marcus Hellner, il bronzo a Johan Olsson, ripreso dopo una fuga solitaria ma in grado di resistere allo sprint finale e acciuffare un prezioso terzo posto. Tra i due si piazza il tedesco Tobias Angerer, ma sono gli svedesi a fare comunella con le medaglie al collo: «Mi sento bene - sorride il campione olimpico. - E quando uno dei miei migliori amici è sul podio, mi sento ancora meglio».

GLI AZZURRI - Eppure non era iniziata male, per gli azzurri. Almeno per tre quarti di gara, Di Centa era sembrato in grado di lottare con i primi. Bene nella parte a tecnica classica, sempre lì con i migliori, a volte davanti, a volte in coda al gruppo; poi, stranamente, l'azzurro ha perso terreno nelle fasi decisive a tecnica libera. Poca benzina, o materiali inferiori. In ogni caso, un mesto arrivo: dodicesimo a 53 secondi. «Gli svedesi scivolavano via con facilità, soprattutto in discesa, dove hanno anche provato a ostacolarmi. Noi invece facevamo molta più fatica. Peccato perché stavo bene». Poco più dietro, quattordicesimo a 1'08", arriva Piller Cottrer. Lui una medaglia l'ha già vinta, l'argento nella 15 km: in fondo, per stavolta, va bene così. «Faceva molto caldo, è stata durissima, abbiamo cominciato a smanettare fin dall'inizio. La gara è stata decisa dai materiali. Ma io puntavo ai 15 km, non a questa prova». E adesso? Si riapre la caccia alle medaglie? «Dobbiamo concentrarci sulla staffetta e sulla 50 km - suona la carica Di Centa, in vista delle gare che a Torino gli regalarono un bronzo e un oro. - Più la neve è lenta e più aumentano i distacchi. Bisogna lavorare sodo per le prossime gare». Ci sono altri sentieri da battere, lassù, tra i boschi di Whistler. (Antonucci - corriere.it)

Fabris lontano dal podio


Com'è lontana Torino, Enrico. Lo sguardo feroce e sicuro di quattro anni fa si deforma in una smorfia timida e impaurita mentre lo speaker del Richmond Olympic Oval scandisce il nome del campione olimpico in carica: come se questo, improvvisamente, non fosse più il suo posto. I 1500 erano la gara di Fabris, alle Olimpiadi torinesi gli regalarono la medaglia d'oro e la fama sportiva; adesso, invece, l'attesa sulla linea di partenza e i giri di pista sul ghiaccio canadese si trasformano in una sofferenza contro il tempo. L'azzurro non va proprio, è lontano dai migliori, finisce al decimo posto, addirittura peggio del settimo nei 5000: altro che riscatto, è una nuova amarezza. Fabris taglia il traguardo e allarga le braccia, sconsolato, come per dire: «Ho dato tutto, di più non ne ho».

SUL PODIO - La festa, stavolta, appartiene ad altri. All'outsider olandese Mark Tuitert, che stampa un tempo pazzesco per i suoi standard (1'45"57) e capace di annichilire anche l'americano Shani Davis: il favorito numero uno, tre volte iridato sulla distanza e due volte campione olimpico suoi 1000, deve accontentarsi dell'argento per 53 centesimi. Bronzo al norvegese Havard Bokko.

PERIODO NO - Fabris, invece, vive un piccolo, veloce calvario: l'azzurro paga dazio fin dal primo giro e non riesce mai a cambiare ritmo. La pattinata fluida e inconfondibile di Torino è un ricordo annebbiato. Quasi un secondo e mezzo di distacco da Tuitert, alla fine: dove si è perso Fabris? «Dovessi tornare indietro, non cambierei niente della mia preparazione. Con la testa ero determinato, avevo la carica che serve per le Olimpiadi. Visti i risultati credo di non essere in uno stato di forma eccezionale». Proprio ora. «Nella vita di un atleta ci sono periodi sì e periodi no. Questo, per me, è un periodo no». È già arrivato il giorno della resa, dunque? «No, sono ancora fiducioso per i 10.000 (in programma il 23) e per la staffetta (si comincia il 26), sento di poter fare bene. Adesso devo nascondere la delusione, mandarla giù e mettere a posto le idee». La staffetta, appunto: quella che a Torino regalò il bronzo all'Italia. Il dodicesimo posto di Matteo Anesi nei 1500, non lontano da Enrico, fa ben sperare. «Quella è una gara totalmente diversa, siamo in tre a correre. E poi Matteo è in forma e Luca (Stefani, ndr) sta crescendo». C'è bisogno del vero Fabris, però.(Antonucci - corriere.it)

20.2.10

E' il momeno di Giorgio Di Centa

Lui ce l'ha già, un dolcetto canadese da portare a casa. «Però ho ancora fame» ammette. Pietro Piller Cottrer, dopo la medaglia d'argento nella 15 km, ha spazio libero in valigia. E nello stomaco. Anche se, assicura, stavolta tocca a Di Centa fare un bel boccone sulle nevi di Whistler. «Negli ultimi quattro anni - ricorda - io e Giorgio ci siamo sempre alternati sul podio». Perché perdere le buone abitudini, dunque? Gli azzurri si presentano al via della 30 km pursuit convinti di poter fare bene e apparecchiare un'altra bella tavola olimpica (nonostante il piccolo intoppo della vigilia: Valerio Checchi, alle prese con un problema alla coscia destra, sarà sostituito da David Hofer che completerà il quartetto italiano assieme a Thomas Moriggl). «La forma c'è, il fondo della pista non è così bello come si potrebbe immaginare - spiega Piller Cottrer - ci saranno delle condizioni di neve molto bagnata. Per quanto riguarda l'alternato sembra non ci siano grossi problemi, non ho ancora trovato il giusto sci per il pattinato ma c'è tempo per farlo. Il percorso presenta parecchie insidie, come dimostra l'infortunio accaduto alla Majdic. Stare in mezzo al gruppo diventa complicato perché sarà una gara combattuta, ho ancora fame e quando c'è da battagliare sono sempre pronto».

IL PORTABANDIERA - Di Centa è alle prese con un fastidioso mal di gola, ma il peggio dovrebbe essere passato: «Sto facendo tre giorni di antibiotici, magari soffrirò qualcosina nella pursuit ma sarò al massimo dal punto di vista della respirazione per staffetta e 50 km». E l'inseguimento? «Arrivare quarto e quinto in una gara olimpica non conta. Mi auguro sia una gara dura, altrimenti arrivare in tanti alla fine diventerà problematico. Bauer proverà a fare nel classico un po' di selezione, è l'unico modo per mettere Northug in difficoltà, anche perché non mi sembra al top della forma».

IL CT - Silvio Fauner, commissario tecnico azzurro, suona la carica: «Lo stato di salute generale dei ragazzi è buono. Abbiamo cominciato subito con una medaglia di Piller Cottrer e un buon piazzamento di Di Centa, e sono bei risultati. Nella sprint è andata molto bene grazie alla bella prestazione della Genuin. In queste Olimpiadi è difficile fare una programmazione precisa, occorre procedere gara per gara, ma sono soddisfatto». E poi, come insegna CaterPiller, l'appetito vien sciando. (corriere.it)

Fabris: "I 1.500 sono una gara strana"

Sono i «suoi» 1500, quelli che gli regalarono l'oro di Torino e la foto di apertura sul librone dei ricordi delle Olimpiadi 2006. Ma sono anche «una corsa strana», con parecchi atleti che possono puntare alla vittoria. Enrico Fabris non lancia proclami. Non azzarda promesse. Preferisce volare basso, dopo il deludente settimo posto nei 5000 metri. Il campione azzurro, che sabato (nella notte italiana) torna in pista al Richmond Olympic Oval, sa che gli avversari sono tanti. E forse sente nelle gambe tutto l'attrito del ghiaccio canadese - quell'attrito che quattro anni fa sembrava frenare solo i suoi avversari, mentre Enrico scivolava veloce tra un trionfo e l'altro. «Ho un feeling totalmente diverso su questa distanza rispetto all'altra - spiega l'atleta trevigiano. - Questa è dura: devi dosare le forze dall'inizio alla fine. Se quelli che vanno bene su tutte le distanze partono molto lenti possono perdere, se gli sprinter vanno troppo forte al via possono morire. Bisogna trovare il giusto equilibrio».

SPERANZE - Proprio quello che a Fabris è mancato, sul ghiaccio canadese. Shani Davis, che dopo l'oro nei 1000 metri va a caccia del bis olimpico, è invece sembrato subito a proprio agio. «L'americano è sempre stato forte su quella distanza, non si può dire che sia stata una sorpresa. Nei 1000 non ha vinto con un grosso vantaggio sul secondo, ma di sicuro sarà un avversario difficile da battere». E la staffetta? Ci sono speranze, Enrico? «Siamo tutti e tre in forma. Mostreremo che cosa possiamo fare». Fabris, i «suoi» 1500 e la staffetta: per spedire una foto ricordo anche da Vancouver 2010. Uno scatto con sorriso. (Antonucci - corriere.it)

Credici Enrico!

Giornata interessante per i colori azzurri, oltre al super gigante femminile che vedrà 4 italiane al via, si disputa la gara pursuit maschile di sci di fondo con Piller Cottrer e Di Centa a caccia di una medaglia.
Nella notte torna in pista anche Enrico Fabris nei 1500m, mentre sulla solita distanza nello short track si cimenterà Arianna Fontana.

Ora per ora tutto il programma con gli azzurri in gara!


18.00 Curling-Round Robin

19.00 Freestyle-Qualificazioni salti femminile

19.00 Sci alpino-Finale Super-G femminile(Fanchini, Recchia, Merighetti, Schnarf)

21.30 Salto con gli sci-Finale LH(Morassi, Colloredo)

22.30 Sci di fondo-Finale Pursuit maschile(Di Centa, Piller Cottrer, Moriggl, Hofer)

01.15 Pattinaggio velocità-Finale 1500m maschili(Fabris, Anesi)

02.00 Bob-Prima manche bob a 2(Bertazzo, Riva, Romanini, Tonini)

02.45 Short track-Batterie 1500m femminili(Fontana, Zini, Maffei)

03.29 Short track-Quarti 1000m maschili(Confortola, Bean, Rodigari)

03.35 Bob-Seconda manche bob a 2(Bertazzo, Riva, Romanini, Tonini)

03.58 Short track-Semifinali 1500m femminili

04.28 Short track-Semifinali 1000m maschili

04.51 Short track-Finale1500m femminili

05.05 Short track-Finale 1000m maschili

19.2.10

Per 2 centesimi...Hell è giù dal podio


I due centesimi più lunghi, e amari, della carriera. Werner Heel resta giù dal podio olimpico per un niente, nella giornata del trionfo del norvegese Aksel Lund Svindal. L'azzurro finisce al quarto posto del Super G, a un soffio dal bronzo, dietro gli americani Bode Miller (argento) e Andrew Weibrecht. Bene anche gli altri azzurri: Christof Innerhofer è sesto, Patrick Staudacher è settimo. Dopo il flop nella discesa libera, un'ottima prova di squadra. Ma per una medaglia olimpica, purtroppo, non è bastato. Trionfo, invece, per la Norvegia: Svindal, sul tracciato di Whistler Creekside disegnato dal tecnico italiano Gianluca Rulfi, è stato autore di una gara perfetta. Il nuovo campione olimpico ha fermato i cronometri sul tempo di 1'30"34, precedendo di 0"28 e 0"31 Miller e Weibrecht.

I COMMENTI - Heel non si dà pace: «Un quarto posto all'Olimpiade non conta. Sono contento per la mia sciata, purtroppo uno deve arrivare quarto e oggi sono stato io. Come spesso accade perdo un po' in cima e poi recupero abbastanza sotto, ma oggi non è bastato. Posso solo dirvi mi dispiace, scusatemi». Deluso anche Christof Innerhofer, sesto a 8 centesimi dal terzo posto. «Ho fatto un po' i numeri, ho mollato tutto, ma la pista è difficile: con la neve che è un po' ghiacciata, un po' scivolosa, un po' che teneva bene. L'anno scorso non ho centrato la medaglia per 5 centesimi, oggi per otto. Ma lo sport è così». Patrick Staudacher ha lo stesso stato d'animo: «Purtroppo i distacchi sono vicinissimi. Io sono sceso bene, ho fatto qualche passaggio dove potevo mollare di più, ma non era facile, la neve era strana. Purtroppo siamo tutti e tre fuori dal podio per un niente. Solo Svindal ha fatto la differenza in mezzo e nella parte sotto. Gli altri davanti a noi hanno fatto la nostra stessa gara».

FONDO - Niente da fare nemmeno per le ragazze del fondo: Marianna Longa ha concluso al settimo posto la 15 km inseguimento, Arianna Follis al nono. L'oro è andato alla norvegese Marit Bjoergen, l'argento alla svedese Anna Haag, il bronzo alla polacca Justyna Kowalczyk (al fotofinish con la norvegese Stoermer Kristin Steira). Più lontane le altre italiane: 16/ma Silvia Rupil, diciottesima Sabina Valbusa.

PATTINAGGIO - Oggi è anche la giornata delle coppie del pattinaggio di figura. Massimo Faiella e Federica Scali, dopo l'argento europeo, danzeranno il tango obbligatorio al Pacific Coliseum in cerca del definitivo salto di qualità (a Torino furono 13/mi). Prima esperienza a cinque cerchi invece per Luca Lanotte e Anna Cappellini. Ah, ci sono anche i campioni del mondo in carica, Oksana Domnina e Maxim Shabalin. Dopo le polemiche di Tallin, i russi hanno deciso di rinunciare alle maschere degli aborigeni australiani. Sobrietà olimpica. (Antonucci - corriere.it)

Programa odierno ed Azzurri in gara



Nel settimo giorno di gare di Vancouver 2010 l'Italia torna a sperare nelle medaglie, oggi è il giorno del Super Gigante maschile, i 4 azzurri in gara dopo la non soddisfacente prova della discesa saranno chiamati ad una prestazione maiuscola, in gara ache le donne dello sci di fondo che gareggeranno nell 7,5km Tc+7,5km TL, dove sopratutto Longa e Follis potranno dire la loro. Si disputano anche le finali dello skeleton, mentre per il pattinaggio di figura enrano in scena Faiella\Scali e Cappellini\Lanotte 18.00 Curling (Round Robin)
19.00 Salto con gli sci-Qualificazioni LH (Colloredo, Dellasega, Morassi)
20.30 Sci alpino-Finale SuperG maschile (Heel, Innerhofer, Fill, Staudacher)
22.00 Sci di fondo-Finale 15km pursuit femminile (Longa, Follis, Rupil, Valbusa)
00.45 Skeleton-Terza manche femminile (Zanoletti)
01.45 Pattinaggio figura-Danza, compulsory dance (Faiella\Scali, Cappellini\Lanotte)
01.55 Skeleton-Finale femminile (Zanoletti)
03.20 Skeleton-Terza manche maschile (Drocco)
04.30 Skeleton-Finale maschile (Drocco)
(sportlive.it)

Lysacek (USA) soffia la medaglia a Plushenko


Non è più tempo per gli Zar. Il nuovo secolo dei ghiacci è nelle mani sicure e nei pattini danzanti di Evan Lysacek, ragazzone americano di talento e di successo (è campione del mondo) che respinge l'assalto delle lame russe di Plushenko e sventola la bandiera a stelle e strisce sul regno olimpico di Vancouver. L'oro del pattinaggio di figura è suo (un successo storico, per gli Usa), Evgeni deve accontentarsi dell'argento, mentre il bronzo va al giapponese Daisuke Takahashi. Ribaltato l'esito del corto, ribaltati i pronostici. Plushenko era tornato solo per questo, lo hanno visto battersi il petto mentre lo speaker annunciava il suo nome, al Pacific Coliseum, se lo era battuto forte come per dire «sono Plushenko, e vengo a prendermi ciò che mi spetta», e invece alla fine sul gradino più alto del podio sale la faccia da bravo ragazzo di Evan, mentre negli occhioni azzurri del russo appare uno screzio di tristezza.

È proprio lui, Lysacek, al secondo posto dopo il corto, il primo a esibirsi nel gruppo dei migliori (gli azzurri Samuel Contesti e Palo Bacchini hanno già finito da un pezzo: si piazzeranno 18/mo e 20/mo). L'americano compone sequenze di tripli salti e passi eleganti sulle note della "Sheherazade". Si gioca tutto, l'americano: sa che l'oro è a un soffio, un'occasione irripetibile. Il pubblico del Pacific Coliseum batte le mani a tempo, esplode sul crescendo finale. Evan incanta, alza le mani al cielo, sul tabellone appare il suo nuovo record stagionale: 167, 37. L'americano incrocia la dita, spera che basti: basterà. Poi tocca al giapponese Oda Nobunari: è quarto in classifica, con speranze di medaglia, ma sulle note del medley dedicato a Charlie Chaplin cade a terra con il laccio del pattino destro rotto. Prova sospesa, dopo qualche istante Oda torna sul

Plushenko in azione
ghiaccio e termina l'esibizione: peccato, finirà fuori dal podio. Baci al pubblico e arrivederci Vancouver. Stephane Lambiel ha lo sguardo di chi vuole infiammare ogni cosa: lo svizzero, deluso dopo la prima prova, parte male, scivola sul salto iniziale, quando la Traviata di Verdi è appena un sussurro. Niente lieti calici, per Stephane. Ed ecco Daisuke Takahashi lungo "La strada" di Nino Rota: primo salto, giù con il sedere a terra. Il giapponese non si scompone, prosegue e conquista il pubblico del Coliseum: altre mani al cielo e medaglia in tasca. La danza elegante dell’americano Johnny Weir, e il mazzo di rose che gli fanno raccogliere, servono soltanto a scaldare l'ambiente, mentre Plushenko – il grande favorito - saltella a bordo pista, fa su e giù nervosamente, non vede l'ora. Eugenio dedica il suo "Tango amore" al pubblico olimpico per conquistare il mondo. Salti, passi e baci, sempre in bilico tra il ghiaccio e il cielo. Troppo in bilico, forse. La giuria non lo premia: secondo punteggio nel programma libero, quanto basta per scendere dal gradino più alto del podio.

Lui prova a salirci lo stesso, durante la premiazione: era tornato per questo, per bissare l'oro di Torino, ecco perché ha deciso di rimettersi in pista, riallacciare i pattini e azzardare di nuovo quei salti quadrupli da infarto. Ma è un attimo: Plushenko fa un piccolo balzo e poi si scansa, per lasciare il posto a Lysacek. Adesso è giusto così. L'oro, e quella voglia matta di tornare: è stata solo una tentazione. (Antonucci - corriere.it)