10.2.08

Torino 2006 + 2


xxolympicwintergames.blogspot.com_Antonella B.

Tutto era pronto per la Cerimonia d’Apertura dei XX Giochi Olimpici Invernali. L’attesissimo spettacolo, al quale hanno collaborato quasi 4.000 persone tra staff e volontari, aveva iniziato il proprio conto alla rovescia.
Ora “x”, le 20 di quella stessa sera, di 2 anni fa però.
I cancelli dello Stadio si sarebbero aperti a metà pomeriggio, per consentire i controlli di sicurezza e facilitare l’ingresso di quanti si recavano allo Stadio “Grande Torino”, ribattezzato per l’occasione Stadio Olimpico, al fine di assistere a quest’evento mondiale.
Gli organizzatori attendevano 35.000 persone, cioè l’intero stadio pieno, tutti i posti occupati. E così è stato.
Sotto ogni sedia era sistemato un sacchetto (argento) con, all’interno, svariati oggetti che ci sarebbero serviti, durante lo svolgimento della Cerimonia, per calarci ulteriormente all’interno della stessa, per vivere e respirare ancor più il clima Olimpico. Durante l’ultima ora che precedeva l’inizio della Cerimonia, alcuni performer, divisi per settore, ci spiegavano quando usarli, ci si accordava per un segno distintivo, un cenno affinchè capissimo quando era il momento di accendere la pila, piuttosto che sventolare la bandierina.
In questo periodo di attesa, denominato “pre-Show” ed affidato a Piero Chiambretti, i monitor posti all’interno dello Stadio Olimpico, proiettavano le immagini delle passate Olimpiadi e la testimonianza del campione Gustav Thoeni. Nel palco, si è assistito all’incursione delle “Sparks of Passion”, le “Scintille di Passione”, icone simbolo di “Torino 2006”.
Ora “X”. Ore 20.
Si spengono le luci, sui monitor inizia il conto alla rovescia: dall’Olimpiade di Chamonix del 1924, all’ultima edizione di Salt Lake City del 2002, per proseguire con un vero count down che ha portato all’apparizione del logo e della scritta “Torino 2006”. E tutti noi che eravamo all’interno dello Stadio siamo esplosi in un applauso assordante e, al contempo, liberatorio.
Parole chiave della Cerimonia: passione, dinamismo e, soprattutto, italianità. Un progetto coordinato da Andrea Varnier, Direttore Immagine ed Eventi TOROC e per la Direzione Artistica e la Produzione Esecutiva da Marco Balich.
Passione intesa come entusiasmo, solarità, ardore ed impeto. Passione sinonimo di creatività, stile, gusto, ricerca del dettaglio. Ancora passione come motivazione stessa del gesto sportivo, come desiderio di scoprire, sperimentare.
Italianità come espressione di stile, moda, design, arte. Come concezione dello spazio, nell’idea di una “piazza” che prendeva forma nel nuovo Stadio Olimpico. “Piazza” che, come si è visto nel corso dello spettacolo di Apertura, avrebbe accolto gli atleti come veri paladini, ponendoli al centro della scena, nel cuore dello Stadio, e trasformandoli, come mai era accaduto nelle precedenti Cerimonie Invernali, nei veri e propri protagonisti di tutto lo show.
Questi, in sintesi, gli ingredienti che, due anni orsono, hanno dato vita all’evento italiano, uno show dinamico ed avvincente, in cui si sono alternati momenti di suggestione visiva a coreografie di massa mai viste in Italia; costumi sontuosi a futuribili abiti-struttura. Il tutto amalgamando retorica ed ironia, fuoco e ghiaccio.
Un momento di particolare emozione è stato il “gioco” di cerchi metallici. Inizialmente disposti orizzontalmente, con i Kataklò che ballavano su essi, come dei ragni che tessono la tela, poi i cerchi che, roteando in aria, hanno dato vita ad un simpatico girotondo aereo. A seguire gli stessi che, meccanicamente, si sono girati in verticale e hanno composto i 5 Cerchi Olimpici. Inizialmente un’esplosione di luce bianca, con i cerchi monocromatici, che hanno assunto, un po’ alla volta, i classici colori olimpici del blu, rosso, giallo, verde e nero, a richiamare i cinque Continenti.
Alla fine di questo momento, ha avuto inizio la sfilata delle delegazioni che avrebbero preso parte a questi XX Giochi Olimpici Invernali: a partire dalla Grecia, culla delle Olimpiadi, fino all’Italia, ombelico del mondo per le prossime due settimane.
Molti i nomi di spicco che hanno dato il loro contributo per la massima riuscita dell’evento. Protagonisti del mondo della moda, della danza, del cinema, della musica e, soprattutto, dello sport italiano. In primis Jury Chechi, che ha fatto il suo ingresso proprio ad inizio Cerimonia. Con il suo scandire il tempo, battendo su un braciere che sembrava rivivere ad ogni colpo, Chechi ha dato inizio alla Cerimonia che sarebbe culminata con il via ufficiale ai XX Giochi Olimpici Invernali di “Torino 2006”. Con lui, le “Scintille di Passione”, che avrebbero animato svariati momenti della serata: otto esperti pattinatori, otto atleti di hockey che, facendo delle vere e proprie scorribande su e giù per la “Piazza” dello Stadio, avrebbero sprigionato, ognuno dal proprio casco, una fiamma rossa lunga due metri. Il tutto per accendere, ancor più, la Passione che si sarebbe sprigionata durante tutto il periodo di questa Olimpiade.
Altri nomi erano pronti ad alternarsi nel corso della Cerimonia: Roberto Bolle, étoile del Teatro alla Scala, ma piemontese di nascita, che ha interpretato uno dei segmenti principali della Cerimonia di Apertura, dando vita ad una performance coreografica di grande impatto emotivo; i Kataklò, che hanno riprodotto in modo esemplare e clamoroso le diverse coreografie. La top model Eva Herzigova, nelle vesti della Venere del Botticelli; Yoko Ono, che ha letto un messaggio di pace e libertà, e Peter Gabriel che ha interpretato “Imagine”. Anche Claudio Baglioni sul palco che, dirigendo l’orchestra, ha presentato”Va’”, Inno ufficiale di “Torino 2006”, ideato e scritto dallo stesso. Altro sportivo presente alla Cerimonia, Luca Badoer, collaudatore Ferrari, che, con la Rossa di Maranello (nuovamente il colore della passione), ha disegnato i 5 Cerchi Olimpici nel cuore dello Stadio.
Ancora, Giorgio Armani che ha vestito e firmato una delle circostanze protocollari più suggestivi della Cerimonia Olimpica: l’ingresso del nostro drappo. Momento che ha reso omaggio allo stile italiano e al gesto atletico. Ventisei tra donne ed uomini, tutto atleti di punta nelle discipline sportive non invernali, hanno sfilato nell’ambito di una performance che ha visto coinvolta una bellezza italiana nota: Carla Bruni. Torinese di nascita, la ex top model ha fisicamente portato la Bandiera Italiana all’interno dello Stadio Olimpico, indossando un abito dall’effetto ‘cristallo’ opera dello stesso stilista che ha voluto trasformare il tricolore in una “bandiera vivente”.
Altre grandi emozioni, si hanno avuto nell’istante in cui il Drappo Olimpico, sorretto da otto grandi donne, tra cui Sofia Loren, Susan Sarandon, Manuela Di Centa e Isabel Allende, ha fatto il suo ingresso nello Stadio
Intorno alle ventidue, in un istante, il clou della Cerimonia: il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha pronunciato la tanto attesa frase “Dichiaro aperti i XX Giochi Olimpici Invernali” e nello stesso istante lo Stadio è esploso in un fragoroso applauso.
Ultimo momento di grande patos vissuto allo Stadio “Grande Torino”, è stato l’accensione del braciere ideato da Pininfarina, cosi come le torce. All’interno dello Stadio si è assistito ad una vera staffetta di ex olimpionici italiani. Da Alberto Tomba, che ha introdotto la torcia nello Stadio, passando per il quartetto oro nello sci di fondo a Lillehammer nel 1994 (De Zolt, Albarello, Vanzetta, Fauner), proseguendo con Piero Gros (oro nello slalom speciale ad Innsbruck ’76) e Deborah Compagnoni (tre volte oro nello sci alpino). Dalle mani della Compagnoni, la Torcia è passata a quelle dell’ultima tedofora: Stefania Belmondo. Piemontese della provincia di Cuneo, con ben dieci medaglie olimpiche in carriera (record per lo sport italiano), la Belmondo ha acceso il meccanismo che ha portato la fiamma a 57 metri di altezza, in cima alla torre del braciere olimpico, il tutto tra i fuochi d’artificio e la piena ed attiva partecipazione di noi fortunati spettatori all’interno dello Stadio.
A chiudere la Cerimonia, la ciliegina sulla torta: il Maestro Pavarotti che, nella sua ultima esibizione, ha fatto rivivere l’opera italiana, intonando “Nessun Dorma” dalla Turandot di Puccini.

5 commenti:

Fabrizio Zanelli ha detto...

Non hai dimenticato nulla. Mi sono commosso ora come allora. Grazie Luca. Di cuore.

Luca Tittoni ha detto...

E' Anto Fabrizio,il merito di quanto ha scritto è suo... io non c'entro. :)

Fabrizio Zanelli ha detto...

ooops e dunque: Grazie Antonella a te di vero cuore :-)

Passion Still Lives Here ha detto...

Figurati Fabrizio. Ho solo ripercorso quella splendida serata. Quante emozioni, vero? Sempre e comunque vive nei ricordi. E' stata una fortuna esserci.

Luca Tittoni ha detto...

Anto, sei andata forte davvero. Più rileggo e più mi piace. Luke