26.2.08

Un super Galles asfalta un'Italia spaesata

xxolympicwintergames.blogspot.com_Luca & Solki
I cambi di mentalità prima di esser tali a volte costano lacrime e "sangue". Per vederne i frutti occorre del tempo, quasi a far decantare un approccio psicologico che nel Rugby conta moltissimo insieme a tecnica e fisicità. L'Italia di Mallet è lontana dal pragmatismo di Pierre Berbizier, altalenando risultati importanti a debacle improvvise. L'ultima di queste, domenica scorsa contro il Galles, dove una nazionale rimasta con la testa negli spogliatoi cede subito il passo al rullo compressore gallese che in pochi minuti chiude un incontro comunque segnato.
Si rasenta la figuraccia, il punteggio è da Superenalotto, ma a questo punto sarà cruciale non uscire dal "Sei Nazioni" con il temuto "Cucchiaio di Legno". Sarebbe un passo indietro per un movimento che tanto sta raccogliendo e per un'Italia che è sempre più amata. Risultato che non ci possiamo permettere, per guardare avanti con rinnovata mentalità, occorre lasciare alle spalle i timori e pensare via via in grande.
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I gallesi demoliscono l'Italia e restano gli unici a punteggio pieno. Ancora grande Inghilterra a Parigi. Contro la Scozia si rivede la vecchia Irlanda
Due complessi a confronto: quello di speriorità degli inglesi sui francesi e quello di inferiorità dei francesi verso gli inglesi. Il risultato è che le ultime sfide tra Francia e Inghilterra non sono influenzate dal fattore campo, dalla condizione fisica e dagli schemi di gioco: gli uomini di Brian Ashton mettono ko i galletti a prescindere. Così è stato anche nella terza giornata di questo Sei nazioni. Allo stadio St. Denis di Parigi tutta la Francia aspettava la rivincita (molto parziale, perché la posta in palio non era paragonabile) della semifinale degli ultimi mondiali, persa dai padroni di casa contro Wilkinson e compagni. Invece, anche se alcuni protagonisti sono cambiati e altri hanno giocato al di sotto dell'abituale standard (Wilkinson tra questi), è arrivata una conferma di quel risultato, coi Leoni subito in meta con Sackey e capaci di allungare 10-0 e poi vincere 24-13. Una lezione. tanto da costringere il ct francese ad ammettere che «dobbiamo imparare diverse cose da questa Inghilterra: sono stati capaci di rimettersi in sesto dopo performance negative e continuando a giocare così possono battere qualunque squadra al mondo». Anche se Lievremont non risparmia critiche a Mark Regan, uno dei migliori in campo sabato scorso: «E' un pagliaccio. Il suo compartamento in campo è stato grottesco». Parole pesanti che l'interessato si appunta come mostrine: «E' il miglior complimento che potesse farmi. Il mio compito, tra le altre cose, è innervosire l'avversario. Posso dire, a questo punto, di esserci riuscito». Se Regan e soci affrontassero sempre i transalpini, potrebbero già portarsi a casa il Sei Nazioni. Ma così non è e le chances diminuiscono parecchio. Contro gli altri avversari i bianchi mostrano tutti i limiti di una formazione che, al momento, non riesce a rinnovarsi completamente nè a portare avanti in modo bilanciato la combinazione di freschezza e esperienza che Ashton cerca di trovare da un anno a questa parte. Spesso l'impressione è che in campo, nello stesso momento, ci siano due, tre Inghilterre diverse. Chi per primo ha messo in luce questa mancanza di coesione e di concentrazione è stato il Galles. Dominati a Twickenham nel primo tempo della gara inaugurale, nella ripresa i gallesi hanno letteralmente cancellato dal campo i vicecampioni del mondo in carica. Più o meno lo stesso trattamento riservato, per tutti gli ottanta minuti, all'Italia di Mallett. Al Millennium stadium di Cardiff è andata in onda un'esecuzione in piena regola. Il 47-8 finale, con cinque mete dei padroni di casa, ha riportato l'Italia alle batoste delle prime apparizioni nel 6 Nazioni. Un passo indietro figlio del tentativo di Mallett di infondere una mentalità vincente o comunque competitiva. Politica da lodare. Se si vuole arrivare a giocare per traguardi più ambiziosi dell'evitare il cucchiaio di legno bisogna scendere in campo non per limitare i danni ma per vincere, e non solo contro gli scozzesi. L'Italia non sa attaccare e questo è evidente. La difesa resta la prima pietra su cui costruire la casa, ma solo con quella non si va da nessuna parte e, prima o poi si crolla. Se presa nel verso giusto (anche se c'è già chi rimpiange il realismo di Berbizier) questa suonata può far crescere il nostro rugby più di tante "onorevoli sconfitte" di misura. Contro un Galles che sembra addirittura più più forte di quello che nel 2005 realizzò il Grande Slam (vale a dire: 6 nazioni vinto a punteggio pieno), gli azzurri non avrebbero avuto nessuna speranza in ogni caso. La partita che può decidere il vincitore dell'edizione 2008 è quella che metterà di fronte l'8 marzo a Croke Park Irlanda e Galles. Gli irlandesi contro la Scozia, nella prima sfida del "supersabato", hanno confermato le belle cose mostrate negli ultimi venti minuti della gara perduta contro la Francia a Parigi. Contro gli uomini di O'Sullivan, che nel finale ha riproposto il recuperato Paul O'Connell (miglior giocatore della precedente campagna), gli scozzesi hanno messo in campo il solito cocktail di talento e errori che vanifica puntualmente un gioco spesso spettacolare e arioso. Il 34-13 finale per gli irlandesi è una punizione forse eccessiva ma meritata per una squadra incapace di concretizzare tutto quel che produce e di mantenere la concentrazione in difesa. Limiti che ne fanno, assieme agli azzurri, la candidata principale all'ultimo posto in classifica. Per Hadden l'unica notizia positiva è che il nazionale Scott MacLeod è stato assolto dall'accusa di doping: il medicinale usato non mirava ad alterare le prestazioni sportive ma solo a curare l'asma, l'equivoco è stato provocato da un errore nella compilazione di un modulo.



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