17.12.08

L'America's Cup si tinge di azzurro

_Due brevi annotazioni: rivedere il challenge Luna Rossa iscritto anche a titolo di semplice "manifestazione d'interesse" riaccende la mia passione e, con tutta probabilità, quella di molti tifosi. Sul numero di scafi azzurri invece non sarei così entusiasta. Nella scorsa (32esima) America's Cup su tre imbarcazioni azzurre soltanto Prada Challenge è arrivata dove sarebbe dovuta arrivare e cioè in finale di Louis Vuitton Cup (il minimo richiesto agli uomini di Patrizio Bertelli). Di + 39 e Mascalzone Latino oltre i tanti gennaker strappati - il team di Onorato "si presentò" addirittura con una Caramella - qualche buon bordo di poppa e nulla più. Qualcuno disse: "non sarebbe meglio concentrare le energie azzurre su meno sindacati?" Forse il tutto non sarebbe poco lungimirante, soprattutto ora che si parla di ben sette sindacati! Ultima considerazione: il 2010 è una tempistica troppo stretta, i sindacati sfidanti e lo stesso defender dovrebbero "tuffarsi" sin da subito in cantiere, e trattasi quindi di pura utopia. Certa la data del 2011 (Bmw Oracle permettendo) in quel di Valencia e... pronostico un affondamento della corrazzata di Bertarelli. Insomma, tutti contro Alinghi.
_Così la prossima Coppa America rischia di diventare Coppa Italia. Ci sono, infatti, ben sette team italiani sul nastro di partenza. Il termine per le iscrizioni (con un deposito di 50 mila euro) scadeva ieri. La Sociètè Nautique de Genève, il dominus per conto degli organizzatori, la società Ac Management, ha però preso tempo, comunicando che alcune «pratiche» sono ancora in corso d’opera e che la comunicazione ufficiale con gli iscritti definitivi arriverà probabilmente domani. È emerso, anche, che vi sarebbe un team italiano che ha chiesto l’anonimato. L’iscrizione coperta dalla privacy, insomma.Resta, comunque vada, il record della «carica» italiana. Una sorpresa, davvero. Doppia, tenendo conto dei venti di recessione che spirano sul mondo, compreso quello della vela. L’Italia all’ultima edizione della Coppa aveva il primato del numero di team in gara, con tre sindacati: ma sei-sette team significa raddoppiare. Le iscrizioni, è vero, sono soltanto manifestazione d’interesse: dal dire al fare, cioè al trovare i finanziamenti necessari per poter salpare in Coppa, c’è un mare grande come l’oceano. Ma il segnale che viene dall’Italia è forte. Sicuramente, al di là della passione, ha fatto molto l’impegno degli organizzatori (leggi Alinghi, il team detentore del trofeo) a cercare una formula meno costosa delle precedenti edizioni. La prossima Coppa America - che si disputerà a Valencia nel 2010, o più probabilmente nel 2011 - non c’è più dubbio, sarà «low cost». Come per la Formula 1, si bada alla riduzione delle spese: l’orientamento è quello di disputare i match-race con una sola barca per consorzio (e non due come in passato), lunga tra gli 80 e gli 85 piedi, dalle linee e la funzionalità meno estreme: i costi di gestione sono inferiori e soprattutto sarà «riciclabile» per altri tipi di regate. Un’imbarcazione sola significa anche un colpo di spugna agli interminabili test tra scafi, per scegliere quello più veloce; e un equipaggio soltanto. La scelta di Valencia, inoltre, darà modo di riutilizzare le basi dei consorzi già esistenti. E di beneficiare delle agevolazioni fiscali e vari ammortizzatori sociali (sussidio di disoccupazione per i velisti) che la municipalità e la regione di Valencia hanno già promesso di riconfermare. Torniamo, però, all’Italia e al nastro di partenza. Iscritti ufficialmente alla 33esima edizione della Coppa sono Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato; Joe Fly Italia di Giovanni Maspero e Francesco Bruni; Vasco Vascotto Dabliu Sailing Team del medesimo Vascotto. Questi ultimi due sindacati sono alleati, prenderanno parte sotto gli stessi colori (Italia Challenge) alla Louis Vuitton Pacific Series, l’assaggio di Coppa America che si terrà a febbraio ad Auckland (ha fatto marcia indietro Mascalzone Latino). Perché, allora, una doppia iscrizione? Perché se l’intesa non dovesse funzionare, nessuno dei due partner rimarrà fuori. Si è iscritta, inoltre, anche Luna Rossa, che è ritornata al 100% di Prada. Patrizio Bertelli ci ha ripensato? «In realtà, Bertelli aveva detto che a Valencia si era chiuso un ciclo. Ora se ne potrebbe aprire un altro» dicono in casa Prada. Senza Francesco de Angelis, ma con i nuovi leader Robert Scheidt e Peter Holmberg. E l’ex skipper napoletano di Luna Rossa? Sta lavorando per costruire un suo team, con alle spalle lo Yacht Club Italiano di Genova. De Angelis a ieri non risultava ancora iscritto: qualcuno dice che potrebbe essere lui ad aver chiesto l’iscrizione «anonima».A chiudere il conto delle iscrizioni italiane, il consorzio torinese Argo Challenge, guidato dall’olimpionico brasiliano Lars Grael, che ha il sogno di far gareggiare anche atleti disabili, e Green Comm Challenge, il sindacato sostenuto dal Circolo velico Gargnano, erede di +39 Challenge. Ce la faranno? E gli altri? Stanno lavorando due team spagnoli, uno tedesco, uno inglese, due francesi, l’italo-sudafricano Shosholoza, uno svedese, i kiwi di team New Zealand. E ancora: un consorzio belga, uno greco e uno croato. Più China Team. Vedremo. Così come è tutta ancora da vedere la partecipazione di Bmw Oracle. Gli americani - sempre più isolati - non si sono iscritti e puntano tutto sulla causa legale che li vede contrapposti ad Alinghi. La vertenza dovrebbe concludersi entro aprile, con il verdetto definitivo dei giudici di New York. E potrebbe rimettere tutto di nuovo in gioco. (Fonte: La Stampa di Torino & Luca Tittoni)

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