28.12.08

W-INnerhofer doma la Stelvio

_Bormio si tinge di azzurro a coronamento di un tabù infranto dopo oltre 20 anni. 28 dicembre, data puntuale come l'entrata delle stagioni terrestri, come le feste scandite con credenza religiosa sul calendario. Il "rito" si è svolto, il tempio della velocità è stato nuovamente omaggiato, la "Stelvio" ha parlato. Crhistof Innerhofer spezza un sogno mai realizzato per lo sci alpino italiano, destino che sembrava off limits per oltre due decenni. "Oblio" azzurro, se così possiamo chiamarlo, finito nel cono d'ombra fatto di colori altisonanti. Tra questi, paesi e atleti di fama mondiale conquistati e conquistatori di questa pista che dopo i primi metri, col cuore in gola, sai già che farà storia. La Pista Stelvio è parte dell' orgoglio del circo bianco italiano. Tra le più difficili piste da discesa del mondo. Si lustra e trucca al meglio per i professionisti targati FIS come il nostro Innerhofer, si fa dolcemente accarezzare da tutti i turisti comuni mortali che amano scorrere la vita con due tavole attaccate ai piedi. Oltre 3.000 metri di curve in appoggio, dossi fastidiosi (se non hai la schiena integra non superi neppure il primo) e ghiaccio. Caratterizzata "prima" da un muro in contropendenza (Carcentina e Ciuk) si snoda poi nervosa verso la "doppia" di San Pietro, salto e muro con il 65% di pendenza massima. Folle, folli. Ombra e luce, la visibilità col vento tagliente che ti affetta il viso si alterna alla vegetazione piuttosto rada fin sotto Bormio 2.000 che divieni fitta dalla Carcentina sino a Bormio paese. Il buio alternato al riverbero del sole sulla neve complica ulteriormente le cose. Luce e adrenalina ad accecare i sensi per quella che è una pista da godere in santa pace. Assurdo dei controsensi ma è così, chiamatela dicotomia sportiva-amatoriale, citatela come volete, per gustarsi questa meraviglia a metà strada tra uomo e natura devi rilassarti e scendere lentamente. La prima volta che solcai la Stelvio lo feci con quel senso di deferenza e rispetto che si deve a chi è "qualcosa" in virtù della pura storia che ha scritto. Di chi senza mezze misure ha premiato sempre il migliore, colui che l'ha saputa interpretare nel modo a lei più piacevole senza recarle eccessivamente fastidio da scrollarlo via come nulla fosse. Era scarna, battuta in malomodo e tremendamente ghiacciata seppure alle tre del pomeriggio. Rude, senza salti da Coppa del Mondo, ambiva a farsi comunque apprezzare per la sua anima non certo comune. Qui sciano in pochi come si deve. Nel mio umile condurre curve scorrevo tratti di manto bianco, passavo sotto impianti di risalita, mal digerivo contropendenze da urlo che rendevano impresa ogni mio cambio di direzione da monte verso valle venendo da una risalita laterale. Superato il punto dove si posiziona il salto di San Pietro mi fermo. Vedo arrivare gli altri, gesto secco con la mano. Cartelli con su scritto: "rallentare" a centro e a bordo pista. Se non ti fermi è perchè non lo vuoi. Il panorama che si pone dinanzi a me è da mozzare il fiato, un muro di roccia alto circa 3.000 metri che volge verso Livigno. Sotto di me Bormio paese e la stessa pista Stelvio, scomparsa. Per un attimo la credo vigliacca, la penso rintanata chissà dove. Niente di tutto ciò. Ben presto mi rendo conto. Come se fossi su di un trespolo lanciato verso quote siderali ma senza più nulla sotto le solette degli sci. Mi sporgo, guardo come a voler incrociarne lo sguardo, a cercarla e... vedo il vuoto. Poi eccola, di nuovo un vetrato manto bianco. Rumoroso come chi ti dice che a comandare è lei e non sei tu. E' il muro di San Pietro, dritto, a tubo, venendo da Bormio duemila non lo vedi, è impossibile notarlo: sessantacinque centimetri di pendenza per ogni metro lineare. Venendo da monte se non ti fermi, o ti chiami Bode Miller o è meglio che ti "aggrappi" davvero a qualche beato. Lo faccio a spazzaneve, fin giù a valle nel mio modesto sciare da oltre diciotto anni. Intimorito, estasiato. Perchè tra santi e vegetazione, tra dossi e seggiovie che ti passano sopra neppure fossero aviolinee, al diavolo il rispetto e l'ammirazione: tronca il fiato e fa paura.

_Chiusura d'anno con il botto per lo sci azzurro. Nella micidiale discesa di Coppa del mondo sui 3200 metri della pista Stelvio di Bormio ha vinto l'altoatesino Christof Innerhofer, partito con il pettorale numero 1, in 2'03"55. Secondo e terzo posto per gli austriaci Klaus Kroell (2'03"87) e Michael Walchhofer (2'04"50). Quarto lo statunitense Bode Miller. È la prima volta che un italiano vince la discesa di Bormio e per Innerhofer è la prima vittoria in Coppa del Mondo. Sinora - vi si gareggia dal 1993 - c'era stato un terzo posto di Kristian Ghedina nel 1996 ed il secondo, due anni fa, di Peter Fill. L'ottima giornata per i colori azzurri è completata dal settimo posto di Werner Heel, staccato di 1"46 dal compagno di squadra. Il miglior risultato prima di oggi Innerhofer l'aveva ottenuto lo scorso 6 dicembre nel superG di Beaver Creek, dove aveva sfiorato il podio chiudendo al quarto posto. "Mi viene quasi da piangere, questa è una delle giornate più belle della mia vita. Ho dato il 120 %. Non era solo questioni di muscoli e forza fisica, ma anche e soprattutto di volontà. Ho stretto i denti e ce l'ho fatta. Per me si è realizzato un sogno": queste le prime parole di Christof Innerhofer dopo il trionfo. Christof Innerhofer, 24 anni compiuti il 17 dicembre scorso, altoatesino di Gais, in val Pusteria, è un ragazzone biondo di 1 metro e 86 centimetri, sempre sorridente. Nel circo bianco è presto diventato simpatico a tutti per il suo carattere. Ed anche per il fatto che, quasi senza pudore, appena arrivato in Coppa del Mondo due stagioni fa, si era messo sulle tracce del leggendario Hermann Maier per chiedergli consigli e ragionare con lui di sci quasi da pari a pari. Proprio sulla Stelvio - grandi curvoni gelati con una micidiale forza centrifuga, un fondo sempre mosso e i muscoli delle gambe che bruciano dalla fatica nell'ultimo lungo tratto prima del traguardo - Innerhofer già l'anno scorso si era messo in mostra con un bell'ottavo posto. Oggi per festeggiare il suo primo successo l'altoatesino ha dovuto attendere a lungo, sino alla discesa del supercampione Usa Bode Miller. L'americano, infatti, ama la Stelvio ma è sceso in pista con l'altissimo pettorale 46, nelle retrovie. Ieri, infatti, Bode non si era presentato all'estrazione dei pettorali ed era stato multato di 1.000 franchi svizzeri e soprattutto penalizzato con il pettorale 46. Bode è stato in testa ai primi due intermedi. Ma oggi sulla Stelvio era successo anche ad altri atleti che poi si erano persi lungo i grandi curvoni. La differenza, infatti, Christop fInnerhofer l'aveva fatta nella parte centrale e nella micidiale serpentina finale. Nel gigante femminile di Semmering successo dell'austriaca Kathrin Zettel. Con il tempo di 2'10"90 ha preceduto di 0"37 l'azzurra Manuela Moelgg e di 0"55 la svizzera Lara Gut. Così le altre italiane: Denise Karbon quinta a 1"13, Nicole Gius 17esima a 2"24, Camilla Alfieri 21esima a 2"75, Nadia Fanchini 23esima a 2"77 e Karen Putzer 27esima a 3"20. (Fonte: Gazzetta dello Sport & Luca Tittoni)

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