2.9.09

Mondiali di boxe: risultati prima giornata

Decisamente il richiamo di Roberto Cammarelle è di quelli forti. Al Palaforum di Assago, nella sezione serale della prima giornata, il gigante di Cinisello Balsamo rappresentava l’attrazione principale, tanto più che non si trattava di un debutto soft, ma di una prova da non sottovalutare. Il giovane statunitense Michael Hunter anche se escluso dai Giochi di Pechino, non era certo uno sconosciuto e nel suo clan l’opera di convincimento a poter creare la sorpresa era stata forte. Ma oggi contro il campione del mondo e olimpico, non è facile passare. Infatti Cammarelle si è imposto con un netto 8-1 che lascia capire quanta strada deve ancora fare prima di poter far diventare realtà il sogno. Ugualmente non si è trattato una passeggiata. La vittoria dell’azzurro non è mai stata in dubbio: 4-1, 6-1 e 8-1 numeri che mettono in risalto la capacità di leggere l’incontro da parte di Cammarelle. “Ho gestito il match, pensando che il torneo è lungo e il difficile arriverà in semifinale quando dovrei affrontare il bulgaro Pulev, secondo i pronostici. Hunter ha cercato di buttare il confronto sulla bagarre e in un certo senso ci è riuscito, visto che mi ha fatto sanguinare il naso, sa pure con un colpo sporco. Ma non è andato oltre. L’americano è coraggioso, lo ricordo quando perse a Chicago contro Timurziev con onore. Forse dovrebbe combattere senza ricorrere ai trucchetti come legare, colpire dopo il break, cose che lo dimensionano”.
Adesso un lungo riposo, fino al 7 senza combattere. Va bene così?
Per niente, il calendario è da rivedere assolutamente, anche nel rispetto dei pugili. Una sosta così lunga è nociva per tutti. Tanto più che dopo si combatterà ogni due giorni e nella parte finale due giorni a fila. Non ha senso. Sono cose da cambiare. Sono venuto ai mondiali per combattere e non per fare lo spettatore e poi gli straordinari”.
Un po’ di nervosismo al debutto?
Certo, mica siamo macchine. Combatto nella mia città, il pubblico è tutto per te, come non sentire emozione? Infatti, quando ho guardato in alto mi sono detto che non potevo deluderli. D’altronde sono il favorito e punto a bissare l’oro di Chicago”.
Che il pubblico fosse tutto per Cammarelle non c’era dubbi, l’aspetto confortante è che sono arrivati più di mille per il mancino plurititolato.
Evidentemente – scherza ironico – ho tanti parenti. Intanto hanno vinto anche Picardi e Vangeli a conferma che siamo una squadra forte e lo dimostreremo nel corso del torneo”.
Hunter da atto di aver perduto con un grande campione: “Ci ho provato in tutti i modi – conferma il giovane americano – ma Cammarelle è troppo bravo. Se attaccavo mi anticipava, se chiudevo portava montanti pesanti. Non sarà facile batterlo”.
Ha destato grande impressione il giovane (24 anni) gigante cubano di Guantanamo, Erislandy Costilla Savon che ha pure smentito di essere parente di Felix Savon, il mitico quattro volte vincitore ai mondiali. In meno di 2’ ha costretto alla resa il pallido gallese Wal Jones, che a 28 anni sembrava un novizietto alle prime armi. Preso in velocità dal caraibico, non ha saputo allestire alcuna difesa, vittima di una pochezza che ha messo in risalto le doti di velocità di questo atleta snello, alto 1.90 che sicuramente sarà l’avversario più difficile per il cinese Chen Zhang che dovrebbe trovare in semifinale. Cammarelle richiesto di un pronostico ha detto che vede il cubano finalista.
Gli altri protagonisti della serata: il bulgaro Pulev facile vincitore dell’albanese Hysa, addirittura senza combattere ha vinto l’ucraino Kapitonenko, mentre un po’ a sorpresa il rappresentante delle Isole Vergini, Laurent che aveva all’angolo l’ex mondiale dei medi, Julian Jackson, avversario del nostro Cardamone, ha avuto la meglio sul nigeriano Ehwarieme, fisico splendido ma poca resistenza. Dopo esser partito bene, si è fatto raggiungere dal meno elegante ma più concreto avversario. Avanti anche il cinese Zhang e il russo Sergeev, senza incantare.
La prossime fatiche dei supermassimi sono fissate al 7 settembre, lunedì prossimo e Cammarelle dovrà vedersela con lo sloveno Urbanc, che ha battuto il modesto serbo Stankovic.
Al mattino si comincia con i mosca, dove milita il nostro Vincenzo Picardi, una delle punte azzurre, bronzo mondiale e olimpico. L’esordio, sulla carta non è da sottovalutare. L’azero Nihat Seydov, diciottenne emergente, alto e buon colpitore, si presentava con buone credenziali. Per sua sfortuna incrocia un Picardi, che non impiega troppo tempo a scaldare il motore e dopo il primo round, il 6-1 per l’italiano specchia il giusto avvio per un match incanalato tatticamente nel modo migliore. Picardi ha giocato sul tempo, contro un rivale che si è dovuto inventare attaccante per cucire lo svantaggio, tattica suicida per un rimessista come Vincenzo che ha continuato a incamerare punti senza rischiare troppo. Alla fine, un emblematico 17-2 fotografa la situazione in maniera esatta. Picardi tornerà a combattere venerdì nella riunione del mattino, affrontando il giovanissimo argentino Fernando Martinez che si è imposto senza problemi sull’australiano Andrew Maloney, ancora tenero per impegni di questo tipo. Martinez è un attaccante molto deciso, usa il montante e avanza sempre. Sicuramente venderà cara la pelle, ma il Picardi visto in avvio ci pare superiore. “Avevo bisogno di scaldarmi – ha detto dopo la vittoria il campano – e all’inizio ho voluto capire che tipo di boxe esprimeva l’azero. Problemi non ne ho avuti. Nella terza ripresa mi sono limitato a muovermi colpendolo solo in sicurezza. Sono soddisfatto, sto bene e contava debuttare nel modo giusto”. Damiani sorridendo esclamava: “Dottore, devi visitarmelo. Finito il match gli ho chiesto come stava e mi ha risposto: tutto benissimo. Solitamente ha qualche doloretto, sono preoccupato. Scherzo, mi è piaciuto e penso che sia il Picardi di Chicago e Pechino”.
Il confronto d’apertura ha visto il messicano Avila, più concreto e tempista, sfruttare il maggiore allungo, tenendo testa al forcing di Byrd che si lancia in avanti ma con poca lucidità. Finisce 14-12 per Avila, pugile di 23 anni, molto abile. Vince con più chiarezza anche il pakistano Muhammad Waseem nei confronti del tajko Oraz Avzalshoev, imponendo il miglior fraseggio tecnico e la consistenza dei colpi. Netto il punteggio di 13-7.
Di rilievo la vittoria dell’irlandese Gerraghty, che non fatica nel tenere a distanza il quotato ghanese Manyo Plange, numero nove per l’AIBA, sconfitto 12-5.
Sul filo dell’equilibrio il derby d’Africa tra il nigeriano Anu Michael e il keniano Benson Gicharu, mancino dalle lunghe braccia, che dopo una partenza in salita cercava il recupero che purtroppo sfiorava soltanto. Vittoria di Michael 11-10. Per trovare il vincitore tra il mongolo Nyambayar e l’indiano, in falsa guardia, Mayengbam, brevilineo che si affida alla sventola sinistra, dapprima fuori bersaglio poi sempre più centrata, capace di recuperare il gap di tre punti, finendo 10-10, ma lo score lo puniva a favore del più lineare Nyambayar, che soffre gli attacchi violenti.
Esibizione del russo Misha Aloyan, fresco ventunenne, nato a Novisibir in Siberia da famiglia armena, capace di eliminare Balakshin, ma ignorato ad alto livello. Sarà bene tenerlo d’occhio perché arriverà nelle zone alte. Contro il burundiano Yaya Runanga è stato un semplice allenamento, col russo che ha sciorinato tutto il repertorio, mostrando ottimo gioco di gambe e grande varietà di colpi. Alla World Cup di Mosca, ha battuto il nostro Picardi in semifinale e potrebbe ritrovarlo ancora in semifinale, essendo entrambi nella parte bassa del tabellone. Sono passati al turno successivo, nei 16° anche l’armeno Gizhlaryan di misura (11-9) sul kazako Usenaliev, come il cinese Chao Li ai danni del giapponese Misu (18-2), inferiore ma anche poco premiato dai giudici.
Nel turno pomeridiano, va bene anche al superleggero Dario Vangeli, contro l’inconsistente Carl Hield, delle Bahamas, fisicamente ben costruito, tecnicamente tutto da inventare. Vangeli trova subito il bandolo della matassa con tre azioni semplici ma concrete, e si porta avanti 3-0. Poi il meccanismo si inceppa e il mancino leccese cade nel vecchio difetto di iniziare l’azione col diretto destro (è mancino) facendolo seguire dal sinistro, dimenticandosi di chiudere col terzo colpo. In questo modo l’azione si fa farraginosa e il punteggio ristagna. Damiani e Bergamasco si sgolano ma l’azzurro non sente. O meglio, ogni tanto si ricorda dei consigli e confeziona l’esecuzione giusta, aumentando il vantaggio fino ad un tranquillo 9-3, che segna il debutto vincente per Vangeli, che comunque si deve rendere conto di non farsi trascinare dall’enfasi. Basta controllare col destro più deciso e avrebbe fatto meno fatica, ottenendo migliori risultati. Adesso lo attende il ghanese Dawson che ha più esperienza e un fraseggio tecnico di ben altra consistenza. Non è un match impossibile, ma ci vuole un Vangeli con le idee chiare, decisamente migliore di quello visto al debutto. Degli altri incontri, si presenta bene l’australiano Qamil Balla, l’elemento più esperto della squadra, che ha soggiornato a lungo in Italia. Il più basso boliviano Mantilla Luis non ha le armi per scardinare la buona difesa di Balla, che approda al successo senza troppe difficoltà. Non bello ma combattuto lo scontro tra il giordano Farai Almatboli, brevilineo forte anche se dal fraseggio tecnico limitato, ma appena sufficiente per tenere a freno il colombiano Oscar Torres, che ha cercato più il match, purtroppo con poco successo. 11-9 per Farai. Delude il giapponese Kawaki, bronzo a Chicago, dopo aver battuto i migliori, dal thailandese Manus Boonjumong al dominicano Diaz e l’armeno Hambadzumyan, attuale campione d’Europa, che ha passeggiato contro il costaricano Freiser (15-2), in questa occasione il mancino orientale è parso lento e remissivo contro il non irresistibile lituano Kavaliauskas, mobile e più deciso, che nonostante un richiamo per colpo basso, che gli è costato tre punti, ha rimontato e poi vinto 8-5. E’ la prima esclusione di un aspirante al podio. Si è visto anche il turco Onur Sipal, vincitore ai Giochi del Mediterraneo, vittorioso sul tenace messicano Agaton, impostato sullo scambio serrato poco curandosi della difesa. Il turco è sempre un brutto cliente da affrontare, molto muscolare. Ma è anche un libro aperto e di fronte all’armeno Hambardzumyan, il prossimo avversario, difficilmente dovrebbe cavarsela. Il primo ko della giornata l’ha centrato l’ucraino Klyuchko, vecchia conoscenza nei leggeri, dove ha raggiunto il bronzo europeo nel 2006. E’ al debutto nei 64 kg. e si è presentato di forza. Sahatov del Turkmenistan ha cercato di evitare la lotta serrata, muovendosi molto sulle gambe, ma al terzo round, ormai stanco è stato centrato da un preciso destro al plexus, e lo stop è stato immediato.
In questa categoria alcuni perdenti hanno lasciato buona impressione. Tra questi l’albanese Albi Sorra (19 anni), battuto netto dal coetaneo kazako Svayev (16-4), dall’esperienza decisamente superiore, ma difesosi bene, sempre in linea, purtroppo carente sul piano muscolare.
Dopo il mosca Mayengbam, superato al barrage, l’India perde anche nei 64 il proprio rappresentante, il brevilineo Manoj Kumar, incapace di trovare nella prima parte, il bersaglio sul più alto e mobile brasiliano Myke Carvaho. Il generoso serrate finale dell’indiano lo ha riavvicinato fino ad un punto, ma non è bastato. Decisamente sfortunata questa grande nazione. Vanno avanti anche il mongolo Uranchimeg che ha battuto il giovanissimo slovacco Gloner e il georgiano Gvamichava su Colin delle Mauritius.
Non ha tradito le attese il baby USA Frankie Gomez, classe ’92, ottimo fra gli jr. che ha imposto i diritti di una classe superiore al bielorusso Bakarura, otto anni più anziano, sempre bloccato appena accennava ad un attacco. Il divario di punti è stato nettissimo e Gomez si propone come uno dei papabili al podio. Importante sarà il confronto col coreano Soo Park, elemento solido, che combatte da professionista, guardia bassa, attendista, boxe sui riflessi, come ha dimostrato contro l’africano del Randa, Birkorimana, bel longilineo ma troppo inesperto per l’orientale.(Fonte: Datasport)

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