28.10.09

America's Cup: vietati gli Emirati


La tempesta perfetta si abbatte su Alinghi in una giornata di sole e vento leggero. I petrodollari del Gol­fo Persico sotto la chiglia, con­tratti per 100 milioni di dollari già firmati, la 33ª Coppa Ame­rica (8-10-12 febbraio 2010) lontana solo 102 giorni. Non c’è una nuvola eppure, in un attimo, è il cataclisma: a New York, il giudice dell’Alta Corte Shirley Kornreich, chiamata a pronunciarsi sulla settima cau­sa intentata dagli sfidanti di Oracle al defender, delibera che la prossima, travagliatissi­ma, America’s Cup non potrà essere ospitata dall’Emirato arabo di Ras Al Khaimah, acco­gliendo il ricorso degli ameri­cani. Non si tratta di un proble­ma di sicurezza, come aveva sostenuto Larry Ellison («Ci portano a regatare a 100 chilo­metri dall’Iran, esponendoci al­la possibilità di attentati terro­ristici »). È una questione di re­gole: il Deed of Gift, il mam­mut vecchio 158 anni che rego­lamenta regate e bollicine, in­fatti, vieta di organizzare ma­tch race nell’emisfero nord tra novembre e maggio. A nulla valgono le rimostranze di Alin­ghi («Decisione deludente dal momento che nel 2008 la sen­tenza del giudice Cahn consen­tiva al defender di scegliere Va­lencia o un’altra qualsiasi loca­lità », è sbottato l’avvocato Ma­smejan, uno di quelli a cui Er­nesto Bertarelli versa 250 mila dollari di parcelle mensili dal 2007), che proporrà appello.

Rieccoci, dunque, im­paludati nelle sabbie mo­bili di una disputa legale che sta paralizzando la Cop­pa America da oltre due anni, Alinghi versus Oracle, cioè Ber­tarelli contro Ellison, i poten­ziali sfidanti costretti a guarda­re due miliardari che si tirano sganassoni per interposta per­sona, centinaia di velisti rima­sti disoccupati e un evento, il più antico e prestigioso dello sport, che ne uscirà con le os­sa rotte comunque vada per­ché questa vicenda non finirà presto, c’è l’appello degli sviz­zeri da decidere e un’ennesi­mo ricorso degli americani, l’ottavo, che pende a New York: Oracle chiede che la prossima edizione sia ammini­­strata da una terza parte, equa­nime e neutrale, così privando Alinghi del ruolo di «fiducia­rio » della Coppa America.

Quale futuro, ora, per la po­vera marchesa caduta in di­sgrazia? Valencia, in Spagna, sede dell’ultima Coppa, spera di approfittare del caos: le basi del 2007 sono diventate i gara­ge delle scuderie di Formula 1 ma potrebbero essere ritrasformate in fretta e il mare e il vento di quel­la fetta del Mediterraneo si adatterebbero bene ai mostri in carbonio, il catama­rano Alinghi e il trimarano Oracle, usciti dalla lucida fol­lia (e dai conti in banca) dei duellanti. Valencia è nell’emi­sfero Nord, è vero, ma anche sede gradita ad entrambi. I ma­rinai di Alinghi, troppo sotto choc per prendere qualsiasi de­cisione, ieri si sono limitati ad ammainare la randa e a saluta­re gli attoniti arabi di Ras Al Khaimah. «Li ringraziamo per l’ospitalità e ci scusiamo». Ops, ci eravamo sbagliati. (corriere.it)

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