
Rieccoci, dunque, impaludati nelle sabbie mobili di una disputa legale che sta paralizzando la Coppa America da oltre due anni, Alinghi versus Oracle, cioè Bertarelli contro Ellison, i potenziali sfidanti costretti a guardare due miliardari che si tirano sganassoni per interposta persona, centinaia di velisti rimasti disoccupati e un evento, il più antico e prestigioso dello sport, che ne uscirà con le ossa rotte comunque vada perché questa vicenda non finirà presto, c’è l’appello degli svizzeri da decidere e un’ennesimo ricorso degli americani, l’ottavo, che pende a New York: Oracle chiede che la prossima edizione sia amministrata da una terza parte, equanime e neutrale, così privando Alinghi del ruolo di «fiduciario » della Coppa America.
Quale futuro, ora, per la povera marchesa caduta in disgrazia? Valencia, in Spagna, sede dell’ultima Coppa, spera di approfittare del caos: le basi del 2007 sono diventate i garage delle scuderie di Formula 1 ma potrebbero essere ritrasformate in fretta e il mare e il vento di quella fetta del Mediterraneo si adatterebbero bene ai mostri in carbonio, il catamarano Alinghi e il trimarano Oracle, usciti dalla lucida follia (e dai conti in banca) dei duellanti. Valencia è nell’emisfero Nord, è vero, ma anche sede gradita ad entrambi. I marinai di Alinghi, troppo sotto choc per prendere qualsiasi decisione, ieri si sono limitati ad ammainare la randa e a salutare gli attoniti arabi di Ras Al Khaimah. «Li ringraziamo per l’ospitalità e ci scusiamo». Ops, ci eravamo sbagliati. (corriere.it)
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