19.2.10

Lysacek (USA) soffia la medaglia a Plushenko


Non è più tempo per gli Zar. Il nuovo secolo dei ghiacci è nelle mani sicure e nei pattini danzanti di Evan Lysacek, ragazzone americano di talento e di successo (è campione del mondo) che respinge l'assalto delle lame russe di Plushenko e sventola la bandiera a stelle e strisce sul regno olimpico di Vancouver. L'oro del pattinaggio di figura è suo (un successo storico, per gli Usa), Evgeni deve accontentarsi dell'argento, mentre il bronzo va al giapponese Daisuke Takahashi. Ribaltato l'esito del corto, ribaltati i pronostici. Plushenko era tornato solo per questo, lo hanno visto battersi il petto mentre lo speaker annunciava il suo nome, al Pacific Coliseum, se lo era battuto forte come per dire «sono Plushenko, e vengo a prendermi ciò che mi spetta», e invece alla fine sul gradino più alto del podio sale la faccia da bravo ragazzo di Evan, mentre negli occhioni azzurri del russo appare uno screzio di tristezza.

È proprio lui, Lysacek, al secondo posto dopo il corto, il primo a esibirsi nel gruppo dei migliori (gli azzurri Samuel Contesti e Palo Bacchini hanno già finito da un pezzo: si piazzeranno 18/mo e 20/mo). L'americano compone sequenze di tripli salti e passi eleganti sulle note della "Sheherazade". Si gioca tutto, l'americano: sa che l'oro è a un soffio, un'occasione irripetibile. Il pubblico del Pacific Coliseum batte le mani a tempo, esplode sul crescendo finale. Evan incanta, alza le mani al cielo, sul tabellone appare il suo nuovo record stagionale: 167, 37. L'americano incrocia la dita, spera che basti: basterà. Poi tocca al giapponese Oda Nobunari: è quarto in classifica, con speranze di medaglia, ma sulle note del medley dedicato a Charlie Chaplin cade a terra con il laccio del pattino destro rotto. Prova sospesa, dopo qualche istante Oda torna sul

Plushenko in azione
ghiaccio e termina l'esibizione: peccato, finirà fuori dal podio. Baci al pubblico e arrivederci Vancouver. Stephane Lambiel ha lo sguardo di chi vuole infiammare ogni cosa: lo svizzero, deluso dopo la prima prova, parte male, scivola sul salto iniziale, quando la Traviata di Verdi è appena un sussurro. Niente lieti calici, per Stephane. Ed ecco Daisuke Takahashi lungo "La strada" di Nino Rota: primo salto, giù con il sedere a terra. Il giapponese non si scompone, prosegue e conquista il pubblico del Coliseum: altre mani al cielo e medaglia in tasca. La danza elegante dell’americano Johnny Weir, e il mazzo di rose che gli fanno raccogliere, servono soltanto a scaldare l'ambiente, mentre Plushenko – il grande favorito - saltella a bordo pista, fa su e giù nervosamente, non vede l'ora. Eugenio dedica il suo "Tango amore" al pubblico olimpico per conquistare il mondo. Salti, passi e baci, sempre in bilico tra il ghiaccio e il cielo. Troppo in bilico, forse. La giuria non lo premia: secondo punteggio nel programma libero, quanto basta per scendere dal gradino più alto del podio.

Lui prova a salirci lo stesso, durante la premiazione: era tornato per questo, per bissare l'oro di Torino, ecco perché ha deciso di rimettersi in pista, riallacciare i pattini e azzardare di nuovo quei salti quadrupli da infarto. Ma è un attimo: Plushenko fa un piccolo balzo e poi si scansa, per lasciare il posto a Lysacek. Adesso è giusto così. L'oro, e quella voglia matta di tornare: è stata solo una tentazione. (Antonucci - corriere.it)

3 commenti:

Solitudine dei numeri primi ha detto...

Certo è che il verdetto farà discutere per anni....

sfrisolo ha detto...

Scandaloso, per me Plushenko è d'oro!

Passion Still Lives Here ha detto...

mi sa che ci ricorderemo si di questo sorpasso! Ciao ragazze.
Antonella