29.9.08

"Caro vecchio lecca lecca..."

Passion_Still_Lives_Here_ Articolo Luca Tittoni
Può capitare anche se non dovrebbe. Non così, non a questo punto della stagione. Si contano le tappe alla fine, stanno ampiamente nel palmo di una mano. Primo gran premio della storia in notturna, circuito ibrido, alla Indy, serie cui questa Formula 1 assomiglia sempre di più rifuggendo pian piano la sua natura di eccellenza motoristica e telaistica di chiara tradizione europea. Ci si affida totalmente al fato con muretti e curve a fil di gomma, come se il mulinar di pistoni a 18.000 giri e velocità da tachicardia non bastassero a recitare un ruolo di imprevisto.
Notte asiatica, incubo per la casa di Maranello, giocando con le parole un "suicidio di massa". Una di quelle situazioni grottesche a tal punto che potresti solo immaginarla svegliandoti di colpo in una notte agostana umida e asfissiante con magari i rivali di Woking avanti nel mondiale a sole tre tornate dalla fine.
Simili scene in effetti vorresti solo immaginarle, frangenti poi come quelli vissuti ieri al box Ferrari li classificheresti incubi impossibili per un team abituato a rasentare la perfezione.
Invece no.
Hamilton fugge scatenando il gelo in "Casa Montezemolo"; cala il freddo a Maranello, di punti e parole. Poteva andare peggio, Alonso e Rosberg per fortuna e bravura ci han messo una pezza, anzi, due vetture. In un mondiale così tirato la differenza la fanno probabilmente i dettagli. Piloti, gomme, pistoni e... perchè no, lecca lecca. Si, non si tratta della Chupa Chups di turno, magari a gusti misti, trattasi del famigerato semaforino da tangenziale che Kimi e Felipe non sembrano voler digerire. Forse il semaforo al via basta e avanza, ma se così fosse come dargli torto? Forse, supponiamo, a Maranello per una volta han giocato di "presunzione" nel momento meno indicato. Tolto il lollipop con tanto di meccanico pronto a bloccare ogni scorribanda del pilota felino ecco l'un due tre calato dal cielo. Luce rossa, gialla e verde per rimettere in pista il fenomeno. Controlli elettronici sul bocchettone della benzina o manuali, il tutto a scelta. Poi dicono ai giapponesi. Nella circostanza si è trattato di una ripartenza comandata manualmente. Massa domina, Piquet batte nell'angusto salotto di casa (l'apostrofare del padre fece storia), arriva la safety car, buona parte dei piloti rientrano ai box per rifornire. Felipe entra in pit lane, tutto regolare, rosso, giallo pulsante con frequenza via via maggiore poi il verde. Massa parte, d'improvviso scatta nuovamente il rosso ma ormai il brasiliano è andato e già non ci pensa più. Quei maledetti sette metri finiscono d'un colpo e trascinano con se mezzo box Ferrari. Un meccanico, travolto, rifornisce Raikkonen, poi sviene dal dolore... quando si dice la professionalità. Idea apparsa geniale, giusto per relegare via quella fastidiosa e storica paletta con tanto di sponsor stampato bene in vista. Sapeva quasi di Fangio, ma non a caso fece leggenda. Al muretto Ferrari non sono nuovi a queste trovate. In piena era Schumacher inserirono il lecca lecca con tanto di specchietto in modo che il pilota potesse vedere chi operava sulla propria vettura sino all'ultimo momento. Lo stesso Schumy travolse Nigel Stepney, forse chissà, oltreche marziano il kaiser di Kerpen possedeva veggenza anticipando i tempi come a vendicarsi. Di certo, fu sicuramente un passo avanti (lo specchietto). Ma dall'idea geniale al disastro il passo è breve, labile, contiguo. Ecco il semaforo con le luci "saltellanti", neppure fossimo a Modena, comune dove gli automobilisti denunciano la manomissione dei semafori per favorire le casse comunali con luci ad intervalli propiziatori.
Il semaforo della provvidenza manda all'inferno entrambi i ferraristi e, non di rado, con essi, qualche meccanico. Raikkonen travolse in piena sperimentazione due meccanici, poi, in ordine cronologico la debacle di Valencia (dove saltò anche una biella, questa però di fabbricazione austriaca) ed infine Singapore, con Massa che sembra rientrare in pista dopo una crudele candid camera. Sgrana gli occhi il brasiliano, vede il titolo allontanarsi con dietro quell' ancora di metallo di circa 30 kg. I meccanici corrono verso Felipe, parcheggiato fugacemente come un guidatore autostradale nell'apposita piazzola di sosta. Poche conclusioni, guardiamoci pure negli occhi, probabilmente stavolta si è sbagliato. Nessun passo in avanti, alcun dettare i tempi, al centro direzionale di Maranello han preso un abbaglio. Non tanto sul metodo, quanto sul momento. Una paletta costa poco, sicuramente meno di un semaforo elettronico che a questo punto rischia di avere un prezzo veramente salato in chiave iridata.

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