11.9.08

"A fari spenti"

Torino 2006_La Stampa di Torino
News Paralimpiche in apertura:
Due partite, sei punti. Il massimo con il minimo, fra le scosse di Larnaca e gli sbadigli di Udine. Il convento di Lippi, per ora, passa questa Italia: o adrenalina o camomilla. Bisogna accontentarsi. De Rossi all’inizio, De Rossi alla fine: tutto il resto, noia. Gran doppietta, come Di Natale sabato. La Georgia di Cuper si conferma di una modestia imbarazzante: non pressa, non morde, non tira. Da Aloneftis a Kaladze. Tutta un’altra storia. De Rossi è il vertice arretrato del triangolo di centrocampo, con Pirlo sulla destra e Aquilani a sinistra. Camoranesi, il più lesto a mettersi in moto, si sforza di rifornire Di Natale e Toni, pivot d’attacco. Non c’è paragone, con la terrificante partenza di Larnaca, questa è molto più morbida. La Georgia non ha gli artigli di Cipro. Cuper ha allestito un muro che arriva fin quasi ai pinnacoli del palco di Vasco Rossi. Tutti a far legna, con Kenia e Mchedlidze, entrambi del ’90, a pescare i biglietti della lotteria. Una sventola, parata, di Aquilani. Un contatto, decisamente macho, fra Kaladze e Toni. Legrottaglie, recuperato, affianca Cannavaro. Zambrotta e Dossena trovano i valichi presidiati in massa. Ci vuole pazienza. Serve velocità di pensiero, oltre che di gamba. Loria smanaccia un’incornata di Toni. Di Natale si agita parecchio, la partita la facciamo noi, conquistando metri preziosi e alzando di tanto in tanto il ritmo. Cruciale la profondità: Di Natale la detta a Toni, al 15’, e spreca di una buona spanna.Il palco incombe sinistro, senza nemmeno un lenzuolo che ne copra lo sterminato scheletro. Se e quando devi stanare un avversario nascosto, una delle soluzioni consigliate è l’artigliera. A De Rossi va bene al primo colpo (17’). «Sinistrissimo» da una trentina di metri, palla nell’angolino. Occhi di palco. Le referenze che si avevano su Cipro combaciarono con il tipo di gara che i nostri rivali realizzarono. Altra pasta, i georgiani: ruvidi e sterili, ci aspettano al varco, pronti a buttarsi sulla briciola di un episodio o l’avanzo di un errore. Come al 26’, quando Mchedlidze ci infila allo spiedo e Kenia, tutto solo, si mangia la più colossale delle occasioni, «telefonando» a Buffon. Un lembo di gluteo non guasta mai.Udine si distrae con la ola, brutto segno. La Nazionale si annusa e si studia, Camoranesi rifinitore, Pirlo non proprio ispirato, Aquilani timido, Toni a far sportellate con mezza difesa. Un raptus di De Rossi, gomitata allo zigomo di Kenia, rischia di dar fuoco alle polveri. Manco ammonito: troppa grazia. Aquilani cerca la posizione, la Georgia si sporge dal davanzale, incoraggiata dal periodo un po’ così degli azzurri. Venti minuti di bollicine e poi un ispido tamburello, con Kobiashvili e c. a menare il torrone. Lasciare le redini alla Georgia significa accontentarsi del minimo sindacale: il risultato. Ogni palla persa, o quasi, un contropiede: non è una tariffa da grande squadra, soprattutto al cospetto di una così mediocre. Alla ripresa, fuori l’ombra di Pirlo e dentro Palombo. Cuper avvicenda Eliava con Kvirkvelia e, al 10’, Mchedlidze con Siradze. De Rossi slitta a sinistra, Aquilani si accentra. Già la partita è la lagna che è, metteteci pure stormi di moscerini in picchiata e avrete il quadro, non proprio eccitante, della notte friulana. Un liscio di Cannavaro suggerisce pensieri malinconici. Rimedia Legrottaglie, sempre reattivo.Fischi e applausi accompagnano la staffetta tra Di Natale e Del Piero. Totò non ha ripetuto i numeri di Larnaca. Succede. Il titic-titoc è deprimente. La Georgia trascina palla, noi aspettiamo che ce la consegni. Non il massimo, per chi ha pagato. Lo scarto, infìdo, giustificherebbe una gestione più autorevole della pratica, l’Italia non ci riesce, giochicchia, vivacchia, corricchia. Finalmente un tiro, al 22’: da Toni ad Aquilani, diagonale, Loria è lì. A ruota, un destro di Del Piero, alto, su incursione di Dossena. Cala Camoranesi, il centrocampo annaspa. Esce Toni, generoso ma non ancora decisivo. Tocca a Iaquinta, assatanato. In generale, troppi errori, e profilo troppo basso: il pubblico non ne può più. L’unico aspetto in comune con la partita di Cipro è il finale. Là, rete di Di Natale nel recupero, qui raddoppio di De Rossi, dopo triangolo con Del Piero, al 44’. Dai lazzi a Italia, Italia, un classico. Domani arriva Vasco Rossi. Altra musica.

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