
L'annuncio è stato dato dal suo avvocato Didier Poulmaire: "Laure soffre di nuovo del dolore alla spalla e ha mal di testa molto intensi che la disturbano negli allenamenti". Piccoli malanni, magari in altri tempi superabili, adesso insopportabili. Soprattutto quando la carriera vira verso la sconfitta. Laure non gareggiava più, affondava, senza riuscire a tornare a galla. I numeri uno trovano difficile accettare consigli, il loro mito è troppo invadente, non si scansa mai. Deludenti le ultime gare a Pechino: ottava nei 400 stile libero, la sua distanza preferita, settima nei 100 dorso, fuori nelle semifinali nei 200 dorso. Un naufragio, lacrime davanti alla tv: "Non so se vale la pena continuare". Dubbi, insicurezze, sguardo basso. Non una grande che combatte, ma una piccola che scappa. Quasi una rinuncia esistenziale: via, fuori da tutto e da tutti. A Marsiglia l'ultimo domicilio sconosciuto, dopo aver scelto suo fratello Nicolas, appena diplomato coach, come allenatore. Ora lo stop, forse la fuga, mentre la Francia si consola con un nuovo talento, Coralie Balmy. Lionel Horter che ha seguito Laure a Pechino ha detto: "Non sapeva più cosa fare. L'unica cosa chiara è che non poteva più sopportare i feroci allenamenti di prima. E' un'istintiva, non ascolta, ma si rende conto. Mi ha confessato che sarebbe andata a Parigi a fare cinema". L'acqua ossida, il cloro scolora, il nuoto si mangia l'adolescenza. La golden girl delle piscine americane, Janet Evans, tre ori ai Giochi di Seul, un oro e un argento a Barcellona, tre record mondiali e sei primati nazionali, l'ha spiegato così. Ad appena 24 anni: "Voglio dimagrire, fare bella figura in un due pezzi, prendere il sole, andare a letto senza puzzare di cloro. E soprattutto, non voglio più nuotare, nemmeno una bracciata. Lo faccio da quando avevo 13 mesi, ora sono stufa dell'acqua fredda e di guardare la linea nera sul fondo. Lo dico senza amarezza. E un'altra cosa non voglio più: qualcuno che mi dica sempre cosa devo fare". "Il brutto è che quando sei stata abituata ad arrivare prima, tutti restano delusi da un argento. E affoghi nei sensi di colpa, ti senti come un autore di tre best-seller a cui viene chiesto di riscrivere sempre la stessa cosa. Hai paura di essere abbandonata, cerchi conferme nell'amore, ma hai dei dubbi pure lì. Sono rinata facendo cose diverse: prendendo una laurea, trovando degli amici che non erano mai andati in piscina, viaggiando. Nella certezza che se diventassi allenatrice la prima cosa che direi ai ragazzi sarebbe: tutti fuori dall'acqua". Se ne va Laure, torna invece ad allenarsi Michael Phelps. Grasso e felice. Dopo cinque mesi di assenza, lo stop più lungo della sua vita. Dice il suo coach Bob Bowman: "Michael nuota tutti i giorni da quando aveva 12 anni. Una routine così ti spezza. Per la prima volta ha potuto divertirsi, essere un ragazzo normale, senza pensare alle vasche. Era mentalmente necessario. Preparatevi ad un Phelps meno vorace, non riproporrò più certi carichi di lavoro". (fonte:repubblica.it)
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