_Disumano. Bionico. Forse finto. Il dominio di Alberto Contador al Giro di Francia suscita gli stessi sospetti che accompagnarono per 7 anni la dittatura di Lance Armstrong, fino a quando L’Equipe non pubblicò, a carriera conclusa, un dossier in cui si rielaboravano le analisi fatte al Tour del 1999 per concludere che il texano si era dopato. Contador è entrato nel mirino dei giornali francesi. Ieri, dopo la vittoria nella cronometro, gli hanno chiesto di spiegare lo strano caso di un corridore che in montagna va con una velocità mai raggiunta e che si dimostra più forte dello specialista Cancellara nella prova contro il tempo, tutt’altra roba, viaggiando oltre i 50 all’ora come un Vespino. Il madrileno ha respinto le domande con un’espressione diversa da quando gli hanno posto interrogativi tipo: «Ti rendi conto di essere forte come Indurain?». Non è respingendo le questioni spinose che Contador stopperà i sospetti. Farebbe una figura migliore se si documentasse per rispondere a tono. Ad esempio potrebbe contestare le conclusioni cui è arrivato martedì su «Liberation» AntoineVayer, considerato uno specialista della performance. Vayer, che lavorò per la Festina, il team al centro del padre di tutti gli scandali nel Tour 1998, ha calcolato che domenica scorsa lo spagnolo ha salito in 22 minuti e 55 secondi gli 8 chilometri e mezzo per arrivare a Verbier con una pendenza media del 7,5 per cento. Per farlo ha portato il consumo massimale di ossigeno, e quindi l’indice della resistenza, a 99,5 mentre gli atleti di altissimo livello raggiungono raramente 90. La conclusione di Vayer è che soltanto con l’EpoContador avrebbe potuto riuscirci. «A memoria degli statistici mai nessuno è salito al Tour con quella velocità» ha rincarato GregLeMond, l’americano che vinse tre edizioni negli anni Ottanta e che commenta per «Le Monde». «Alberto provami che posso credere in te», è stata l’implorazione di LeMond su «Le Monde». L’atteggiamento dello spagnolo è di chi non deve provare niente. «Può dirci almeno qual è il suo livello di VO2?» (l’indice di massimo consumo di ossigeno calcolato in millilitri per ogni chilo di peso corporeo). Non l’ha detto. Da qui a domenica, ma anche dopo il Tour visto che, come dimostra Di Luca, le cattive abitudini farmaceutiche si scoprono dopo mesi, scommettiamo che non ci sarà conferenza in cui Contador non verrà messo in croce. «Il dubbio è corretto - osserva il professor Antonio Dal Monte, ex direttore dell’Istituto di Medicina e Scienza dello sport - anche perché purtroppo nel ciclismo se cerchi spesso scopri. Questo non significa che le conclusioni di Vayer siano inattaccabili. Il risultato non si misura come se fosse un prodotto di laboratorio: sulla prestazione incide la biomeccanica. Nei test Gimondi aveva un indice di consumo massimale di ossigeno di 5 o 6 punti inferiore ai gregari. Eppure andava fortissimo. Scoprii che la potenza che esprimeva sul pedale, grazie all’angolo che si formava con il piede, era superiore alla media, inoltre lui aveva la capacità di cancellare l’effetto frenante creato dal pedale che torna su. Ci sono atleti che sconvolgono i parametri di laboratorio. Magari Contador ha raggiunto quell’anomalo 99,5 di VO2 perché sa esprimere una potenza del 10 o 15 per cento superiore di chi arriva a 90. Il dubbio è lecito ma i dati non provano che sia dopato». (Fonte: La Stampa di Torino)
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L'identità e la forza di una piazza tipicamente italiana. Riproduzione mediatica di una passione che cominciò a vivere e a liberarsi grazie al battito dello sciamano Chechi, guru metropolitano in una notte olimpica. Immateriale, "fittizia", contrariamente a quella di ogni nostro paese, ma che trascenda la rete e dia voce ai ricordi. Un blog didascalico ove ripercorrere attimo per attimo le istantanee dei nostri Giochi. Idea di nicchia, un tributo ad una città, alla sua gente e a tutti gli sportivi. Poi noi, i volontari. I ricordi del post olimpiade sono lieti e vivi come la trepidante attesa per la chiamata. Non si cancellano, rimangono scolpiti nelle menti e offrono un significato intenso, comprensibile ai più ma sconosciuto a molti. La Passione vive ancora qui! "Abita" nelle nostre immagini, in quelle di altri ex volontari e di semplici appassionati. La Torino Olimpica come non l'avete mai vista, per chi c'era e (soprattutto) per chi non c'era. Una galleria fotografica, umana e sportiva dove condividere istantanee di vita, venue e gare. Lo spirito olimpico non finisce con lo spegnimento del braciere, un'Olimpiade non può scorrere come acqua sul vetro nella memoria sportiva di un paese. Fermarsi lì, a quei sedici giorni, potrebbe essere l'errore più grande. Da qui l'idea... tenere in vita quello spirito e liberarlo altrove, per la rete. Qui, in noi, la passione di chi quei giochi li ha costruiti e vissuti. Di chi non vuole togliersi dalla testa quei ricordi, quelle musiche e quell'atmosfera unica. Riviverli con nostalgia nel quotidiano come una propria pausa olimpica. Amori nati all'ombra della Mole, amicizie, rapporti umani che travalicano ogni generazione ed ogni bandiera o religione. Si accende nuovamente il sorriso, sentire ancora quell'incedere... passione, cuore, delirio di emozioni. Torino 2006: 41.500 richieste, 26.000 volontari, 46 anni di attesa, 80 nazioni, 3149 atleti, 1122 donne, 2027 uomini, 509 medaglie, una città, un paese, il mondo, 1 blog. Passion Still Lives Here.
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