2.10.09

Rio batte Madrid 66 a 32

E' Rio de Janeiro la città che ospiterà i Giochi Olimpici del 2016. Dopo Londra 2012, le Olimpiadi volano in Sud America. Lo annuncia il presidente del CIO Jacques Rogge a Copenhagen al termine di una lunga cerimonia. Rio, nonostante la candidatura di Chicago e il sostegno di Barack Obama, era da lungo tempo la favorita, per questioni di rotazione territoriale: era infatti improbabile, nonostante il ballottaggio finale fosse con Madrid, che la manifestazione restasse per due edizioni consecutive in Europa. Il Brasile così può festeggiare la sua "prima volta" e le lacrime di Pelé all'annuncio sono la testimoninaza di quanto fosse importante per il popolo verdeoro un'opportunità simile. Infatti, guardando i voti, si è trattato di un plebiscito: 66-32 nella votazione finale. Rio ha raccolto i voti di chi voleva che le Olimpiadi si disputassero in America: nella prima votazione era infatti in vantaggio Madrid 28-26, ma Rio de Janeiro ha compiuto un enorme passo avanti nella seconda passando a condurre 46-29. La delegazione brasiliana, sull'onda della gioia di Pelé, ha festeggiato in sala a Copenhagen cantando "Cidade Maravilhosa", canzone che è un po' l'inno di tutti i carnevali e dei relativi balli. O' Rei, che aveva intonato il canto, si è messo poi a dirigere il coro, cui si è ovviamente unito anche il presidente Lula. Doccia gelata per gli Stati Uniti: Chicago è la prima città a essere eliminata, con soli 18 voti, dal ballottaggio finale a quattro insieme a Madrid, Rio de Janeiro e Tokyo. L'appoggio di Barack Obama e sua moglie Michelle in persona quindi non è bastata a portare nuovamente i Giochi Olimpici negli Stati Uniti, nonostante il discorso accorato del presidente statunitense alla commissione elettrice. Dai maxischermi in collegamento si vede subito che la città dell'Illinois incassa male il colpo: sulla folla in attesa cala il gelo e la festa si spegne. Anche i media prendono male l'esito negativo della candidatura di Chicago: dopo pochi minuti dalla notizia l'emittente Fox, il network più conservatore d'America, passa all'attacco, accusando, com'era ampiamente prevedibile, il presidente Barack Obama di aver fatto male a volare a Copenaghen per sostenere la sua città d'adozione. Anche esponenti di spicco dell'opposizione repubblicana avevano criticato la visita lampo a Copenhagen, accusando Obama di "comportarsi più da sindaco di Chicago che da presidente degli Stati Uniti", trascurando così i tanti problemi che affliggono gli Usa. L'esclusione di Chicago rappresenta comunque un duro colpo al prestigio politico del presidente, alle prese con sondaggi in calo e con forti proteste di piazza per la sua riforma sanitaria che stenta a passare al Capitol Hill. Michael Jordan, leggenda del basket, uomo del Dream Team e colonna dei Chicago Bulls che nei giorni scorsi era stato infaustamente confuso da Pelé con Michael Jackson, è incredulo alla notizia: "Non posso crederci, onestamente. Sapevamo che ce la giocavamo con altre ottime candidature ma non posso credere che siamo usciti al primo voto. Hanno fatto tutto il possibile ma non ce l'abbiamo fatta. E' un peccato, Chicago è un posto stupendo dove fare sport, c'era tutto, dalla strutture al grande clima sportivo della gente. Mi dispiace per tutte quelle persone che speravano nelle Olimpiadi per poter tornare al lavoro". Il primo commento ufficiale dalla Casa Bianca, invece, tende a smorzare i toni, definendo comunque una delusione l'esclusione della città a Stelle e Strisce, ma questo incidente di percorso non è da considerare come un ripudio di presidente e first lady da parte del CIO. "Il presidente Barack Obama e la first lady Michelle hanno fatto un vigoroso tentativo a favore di Chicago, non abbiamo rimpianti - ha detto David Axelrod, consigliere di Obama - Valeva la pena di fare questo tentativo anche se il risultato finale e stato deludente". Axelrod ha detto che "Chicago era un forte candidato. Ma la scelta è stata ovviamente influenzata da una abbondanza di manovre politiche tra i votanti". La seconda a essere esclusa è Tokyo, ma i giapponesi accolgono la notizia in maniera molto più tranquilla, anche perché la loro attesa era più composta rispetto a quella degli statunitensi. La capitale nipponica nella seconda tornata ottiene 20 voti, perdendone due rispetto alla votazione precedente. (Fonte: Eurosport.it)

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