26.1.10

Vancouver 2010: McKeever ha fatto doppietta


Ogni Olimpiade ha le sue storie. A partire dall'attesa e dalla preparazione, nella loro celebrazione e nel ricordo. Se i mesi che hanno preceduto le Olimpiadi di Pechino si ricorderanno anche per la testardaggine con la quale Pistorius ha combattuto contro tutto e tutti per superare i suoi problemi fisici e partecipare oltre che alle Paralimpiadi anche ai Giochi. Anche Vancouver 2010 si porta alle spalle la "sua" storia. Stiamo parlando di Brian McKeever. Canadese, ha iniziato a praticare lo Sci di Fondo incoraggiato dal fratello Robin, atleta all'edizione delle Olimpiadi di Nagano 1998. A 18 anni, Brian inizia ad avere problemi di vista, colpito dalla Sindrome di Stalgardt (degenerazione maculare giovanile) che provoca la perdita della vista centrale mantenendo quella periferica.

Brian continua comunque nell'attività sportiva a livello agonistico, tanto da partecipare alle Paralimpiadi di Salt Lake City e di Torino vincendo quattro medaglie d'Oro, due d'Argento e una di Bronzo, guidato in gara dal fratello Robin.

Nel 2007 Brian Mc Keever partecipa ai Campionati del Mondo di Fondo dei "normodotati" chiudendo al ventunesimo posto nella 15 km a tecnica libera, precedendo, tra i tanti, anche Giorgio Di Centa.

Ma ha in mente una nuova sfida: conquistare la partecipazione alle Olimpiadi di Vancouver sia nell'ambito delle Olimpiadi, che in quello delle Paralimpiadi.

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In quei giorni, a Vancouver, con lui non ci sarà Robin. Suo fratello sarà fuori dalla pista. A fare il tifo: «Go, Brian, go». Brian dovrà fare da solo, come ha già fatto tante volte. Senza Robin a indicargli la direzione stando più avanti a lui. Ma questo è poco importante. La cosa importante è che Brian sia all' Olimpiade, quella nel suo Paese, quella che voleva. La piccola storia dello sport ora ha dentro anche la sua grande storia: Brian McKeever, fondista canadese, ipovedente, sarà il primo atleta con disabilità a gareggiare, nella stessa edizione, ai Giochi olimpici e a quelli paralimpici. In quelle estive la prima a riuscirci fu l' azzurra Paola Fantato (Atlanta ' 96), arciera, in carrozzina per la poliomielite, seguita (Pechino 2008) dalla polacca Natalia Partika, pongista senza un braccio, e dalla sudafricana Natalie Du Toit, nuotatrice senza una gamba. Altri ci erano riusciti in edizioni diverse. Fra questi, icone dello sport come Abebe Bikila, paraplegico per un incidente nel ' 69, che partecipò ai Giochi per disabili (non ancora chiamati Paralimpiadi) un anno dopo nel tennis tavolo. La mezzofondista statunitense Marla Runyan, ottava ad Atlanta nei 1.500, ha la stessa sindrome. Brian ha ottenuto la doppia convocazione per Whistler vincendo la 50 km a Canmore il mese scorso, una delle quattro gare valide per i trials canadesi. La sua vista ha cominciato a calare quando era poco più che adolescente: sindrome di Stargardt, perdita della visione centrale, dei dettagli, dei colori. Un mondo in bianco e nero, sfuocato, fatto di ombre, solo il 10% della visione: «Come vedere una ciambella ma non il buco. Guardate il sole, poi togliete gli occhi, per un po' avrete un' ombra al centro, luccichii, tutto scuro». Il papà, la zia e il nonno di Brian avevano questa sindrome. Li aveva colpiti verso i 12 anni. Brian pensava di averla scampata. Non fu così, ma non lo fermò. Ha sempre vissuto di sport: «Mio papà Bill è insegnante di educazione fisica, a tre anni mi ha messo sugli sci». Le prime gare con il fratello Robin, che ha anche partecipato all' Olimpiade di Nagano. Poi Robin è diventato la guida di Brian alla Paralimpiade: due edizioni (Salt Lake 2002 e Torino 2006), quattro ori e due argenti. Non bastava. Ai Mondiali (normodotati) di Sapporo, giunse 21esimo nella 15 km. Aveva già cercato di qualificarsi per Torino, non riuscendoci. «Se si ha un grande sogno, si può raggiungerlo: è questo il messaggio di speranza che viene dalla Paralimpiade». All' Olimpiade parteciperà sicuramente alla 50 km, gara di chiusura, e forse alla 15 km. Alla Paralimpiade a tutti e cinque gli eventi: 5 km, 10 km, 20 km di fondo; 7,5 km e 12,5 km di biathlon. Alla Paralimpiade i non vedenti hanno una guida che sta davanti e, nel biathlon, usano un fucile con un sistema optometrico, che permette loro di sparare. «Voglio essere nella forma migliore della mia vita. Essere il primo a doppiare entrambi i Giochi invernali è un onore, ma serve solo a dimostrare che le persone con disabilità si impegnano come gli altri. Nessuna differenza» (Claudio Arrigoni per corriere.it)

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