26.2.10

Kostner scivola al 16° posto


Quando i dodicimila cuori del Pacific Coliseum smettono di battere tutti assieme, per dare l'ultima spinta al salto da brividi di Joannie, Carolina è già fuggita da un pezzo dentro il buio canadese. C'è la vita e c'è lo sport, e qualche volta sono la stessa cosa: il coraggio di una campionessa che dedica alla madre appena scomparsa la sua medaglia di bronzo, e la delusione di una ragazza fragile che vive la notte peggiore sulla pista dei suoi sogni olimpici. Joannie Rochette e Carolina Kostner, lacrime diverse sullo stesso ghiaccio. Quel ghiaccio che incorona Yu-Na Kim, la sudcoreana di 19 anni che dopo il titolo iridato vince anche l'oro olimpico, saltando là dove nessun'altra può osare. Nemmeno Mao Asada, giapponese terribile, che accetta con un sorriso la medaglia d'argento che le appendono al collo. Gioie, dolori, rimpianti, delusioni: sono le mille emozioni di quest'ultima sera di pattinaggio a Vancouver. DISASTRO CAROLINA - L'emozione triste di Carolina Kostner, per esempio, l'azzurra che va in frantumi anche stavolta. La campionessa europea, a caccia di una rimonta impossibile dopo il settimo posto nel programma corto, si esibisce con il penultimo gruppo. Ma Carolina sbaglia subito, poggia la mano sul ghiaccio dopo il triplo iniziale. Dentro di lei, forse, si rompe qualcosa. Non riesce a reagire, va per terra dopo pochi secondi. Una, due, tre volte. Si smarrisce, qualcuno tra il pubblico mugugna. Quando indovina il primo salto, tra le tribune esplode un piccolo boato di incoraggiamento. Ma l'esibizione è un disastro, molto peggio che a Torino, molto peggio di quanto potesse mai temere. Alla fine Carolina non può fare altro che portarsi le mani al volto e aspettare il punteggio con l'espressione afflitta: 88,88, uno dei più bassi dell'intera serata. La campionessa europea precipita in classifica: finirà sedicesima (151.90 il suo totale), troppo lontana per essere vera. Quando le chiedono di raccontare cosa sia successo, come sia potuto succedere tutto questo, ha le lacrime agli occhi e la voce rotta: «Non lo so, mi ero preparata benissimo, ero serena e contenta di essere qua. Fa male vivere una situazione del genere, inchinarsi davanti allo stadio non è facile. Se non ci fosse la gioia di pattinare non sarei qui ma tra il pubblico. Io però sono una pattinatrice, non una spettatrice: è la mia vita, la mia passione, è un giorno andato male, ma io vado avanti». Non ci sono molte spiegazioni, per quello che è accaduto. Forse sta tutto nella fragilità di questa ragazza che soffre troppo le grandi platee. Ma lei continua a crederci, si sforza di crederci: «No, non mi arrendo. Sono sicura che da qualche parte il mio momento arriverà».

Il podio olimpico
IL PODIO - Là sopra, sulla pista, il momento è invece quello di Yu-Na Kim. La sudcoreana non sbaglia nulla, è uno spettacolo di armonia: la sua esibizione viene premiata con il punteggio record di 228.56. La giapponese Mao Asada, dopo di lei, sporca qualche salto conquistando comunque la medaglia d'argento. Infine tocca a Joannie Rochette. Ha voluto esserci lo stesso, questa sera, la stella canadese, nonostante l'improvvisa morte di sua madre. Ha già commosso tutti martedì e commuove ancora: il pubblico la sostiene, lei sembra chiedere al destino che la ripaghi di qualcosa, e il destino la innalza verso il podio, alleggerendo i suoi salti. Quando Joannie manda quel bacio al cielo, hanno tutti i lacrimoni, al Pacific Coliseum. La vita, stasera, almeno stasera, si è presa una bella rivincita. (corriere.it)

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