21.6.10

Italia - nuova Zelanda: un pari che ci dà poco

E adesso si rischia. Nel «gironcino» l’Italia colleziona un altro pareggio (il secondo di fila per 1 a 1) e finisce in una buca dalla quale sarà dura tirarsi fuori. Troppo brutta per essere vera la squadra bloccata dalla Nuova Zelanda e ora (quasi) obbligata a vincere contro la Slovacchia per non dire addio al Mondiale.

IN CAMPO COL 4-4-2 - C’è una sola novità (per giunta annunciata) nell’undici proposto da Lippi rispetto alla gara d’esordio con il Paraguay: in porta, al posto del malandato Buffon, spazio a Marchetti. È l'idea tattica che è cambiata. Mollato il 4-2-3-1, si punta sul 4-4-2. Iaquinta fa compagnia a Gilardino. Marchisio lascia la trequarti (dove non ha mai brillato) per traslocare sulla fascia sinistra di centrocampo. Moduli diversi, stesso risultato: qualche sprazzo, tanta confusione e buchi in difesa.

AVVIO CHOC – La riprova si ha subito. Al 7’ punizione dalla sinistra dei neozelandesi, spizzata e punta del piede di Smeltz (per la verità in fuorigioco) che beffa Marchetti. Nell’occasione Cannavaro non fa proprio un figurone. Centrato l’insperato obiettivo, i neozelandesi si ritirano nel loro guscio imbastendo un gioco ridotto all’essenziale. Prima regola: buttarla nel mucchio a cercare i tre giraffoni Fallon, Smeltz, e Killen. Seconda regola: usare piedi, testa e anche mani se servono. L’alfiere del gioco duro è Fallon (nomen, omen) che in 45’ minuti rifila tre gomitate in faccia a Zambrotta, Chiellini e Cannavaro e rimedia solo un’ammonizione.

DIFFICOLTA' SULLE ALI - E l’Italia? Nel tentativo di scardinare il catenaccio «All Whites» , i lippiani si dannano l'anima pur con tutti i loro limiti. Producono una serie di angoli, un tiro sballato di Chiellini (17'), un fendente di Zambrotta (22’) e un bellissimo rasoterra di Montolivo (25’) che centra in pieno il palo. Il pareggio che arriva su rigore trasformato da Iaquinta al 28’, per leggera trattenuta di Smith su De Rossi, è un premio alla nostra volontà. A quel punto t’aspetti la goleada e invece continua il calvario. È sugli esterni che gli azzurri faticano a creare gioco, mettendo in sofferenza le punte (Gilardino in primis). Pepe ha perso lo smalto dell’esordio della prima partita. E Marchisio, che Lippi vuole incursore alla Perrotta, si sfianca ma non punge mai.

OTTAVI IN BILICO - Nella ripresa il ct ha provato così a suonare un altro spartito. Il piano B prevede l’entrata in scena di Di Natale al posto di un Gilardino sempre più in crisi d'identità (con la serata di Nelspruit è da 85 giorni che non segna) e di Camoranesi per Pepe. Nell’ultima mezz’ora viene gettato nella mischia anche Pazzini (subentrato a Marchisio) a formare un tridente d’attacco che finisce però solo con l'aumentare il caos generale. E a sette minuti dal termine c'è l’occasionissima capitata sui piedi del talentino kiwi Wood: diagonale che esce di un soffio. Fosse entrato, saremmo già sul volo che ci riporta a casa.

LE INTERVISTE

«Non siamo stati fortunati ma non abbiamo fatto grandi cose. e soprattutto siamo stati poco concreti. Anche oggi la prima volta che hanno buttato la palla in area ci hanno fatto gol, poi siamo riusciti a raddrizzare la situazione ma questa era una partita da vincere. Qualcosa di più andava fatto»: questo il commento del ct Marcello Lippi al termine del deludente pareggio per 1-1 tra Italia e Nuova Zelanda. Sull'attacco che continua ad apparire in difficoltà Lippi è esplicito: «Non è sempre una questione di reparto ma qualcosa di più bisogna fare. Noi sappiamo fare meglio, molto meglio di così. Tutti i 23 giocatori che sono qui. Non è una questione di volontà, che è stata ammirevole». I cambi in attacco? «Non bisogna colpevolizzare un reparto. Quando si vuole vincere una partita bisogna provare tutte le armi a disposizione, come faccio sempre». A chi obiettava che forse gli attaccanti a un certo punto fossero troppi e creassero intasamento, Lippi risponde che la posizione larga di Iaquinta non ha creato problemi di questo tipo. Ma le due brutte partite giocate dall'Italia non cambiano le convinzioni di Lippi sulle sue scelte: «A casa, in Italia, non ci sono fenomeni che ci avrebbero risolto le cose qui. E comunque certe domande è meglio farle alla fine. Perché poi magari bisogna rimangiarsele». Un po' di nervosismo, ma Lippi assicura che più che altro è dispiacere: «Dispiacere per non avere vinto una partita giocata sempre nella metà campo della Nuova Zelanda e con il massimo dell'impegno». Chiusura su un giocatore la cui assenza si fa sentire: «Pirlo? Può dare una mano, ma non ho la certezza che sia disponibile», ha aggiunto in risposta a una domanda sul possible recupero del centrocampista infortunato.

CANNAVARO PERMALOSO - Lippi nasconde il nervosismo meglio dei suoi calciatori. Il capitano dell'Italia Fabio Cannavaro appare visibilmente contrariato a una domanda (peraltro nemmeno cattiva) di Giampiero Galeazzi ai microfoni della Rai: «Sei uno degli sportivi più titolati del mondo ma sappiamo e tu lo sai meglio di me che le medaglie non vanno in campo: a tua discolpa cosa dici dei due gol presi dall'Italia, tu che sei un uomo onesto?». «Cosa devo dire? - graffia Cannavaro -. Sono cose che capitano. Dove ho più colpa? Ma siamo qua per fare un processo a me o cosa...? L'altra volta (contro il Paraguay, ndr) non era il mio uomo e si è detto che era il mio, questa volta mi sono trovato una palla addosso così. Sembra che mi si vuole processare - ha chiuso il capitano della nazionale italiana -. Fammi capire...».

ZAMBROTTA - «Abbiamo fatto comunque una buona gara» è l'analisi di Gianluca Zambrotta. «Abbiamo preso gol su una delle due occasioni che ha avuto la Nuova Zelanda, su palla inattiva come contro il Paraguay. Abbiamo creato tantissimo e ci è andata male. Dobbiamo solo sperare di fare 3 punti nella prossima partita per andare avanti» ha proseguito Zambrotta. «Non credo che abbiamo creato troppo poco. Il loro portiere è stato bravo, Montolivo ha preso un palo. Credo che la nostra partita non sia stata male sotto tutti i punti di vista. Dobbiamo guardare avanti: abbiamo ancora tutte le possibilità di passare il turno».

IAQUINTA - Sintetica l'analisi dell'autore del gol Vincenzo Iaquinta: «La Nuova Zelanda si è chiusa molto bene. Siamo andato molto vicini al gol con Montolivo. È stata un peccato questa partita». Non si discosta molto Alberto Gilardino: «Una giornata iniziata male con quel gol su calcio da fermo. Ora bisogna vincere per non andare a casa. Oggi eravamo entrati in campo con la determinazione giusta. Sapevamo che la Nuova Zelanda era inferiore a noi per qualità ma forte fisicamente. Non siamo riusciti a fare il nostro gioco. Qualcosa in più davanti abbiamo creato rispetto alla partita contro il Paraguay. Dopo il pareggio non siamo riusciti a pareggiare». Sulle sostituzioni, Gilardino osserva che «nel secondo tempo il ct aveva bisogno di giocatori più rapidi che potessero saltare l'uomo, ma non è servito a vincere. Io sto bene È normale che senza risultati soffriamo tutti, me compreso. Dobbiamo solo prepararci bene per la Slovacchia e provare a vincere questa partita».

GILARDINO - «Dobbiamo fare qualcosa di più altrimenti è giusto che andiamo a casa», è invece l'analisi di Alberto Gilardino, reduce - come tutti i compagni - da una doccia gelata non in senso metaforico: un guasto all'impianto idraulico dello stadio, infatti, ha fatto mancare l'acqua calda negli spogliatoi. «È una giornata non molto positiva, iniziata male con il loro gol. Poi siamo riusciti a riagganciare con Vincenzo (Iaquinta, ndr) su rigore, ma è diventata dura - spiega l'attaccante azzurro ai microfoni di Rai Sport -. Sapevamo di incontrare una squadra forte fisicamente, non abbiamo giocato come sappiamo e non siamo riusciti a vincere la partita». L'Italia ha creato di più rispetto alla gara con il Paraguay, «ma credo che ogni partita faccia storia a sè. E io - dice ancora Gilardino - gioco spesso spalle alle porte e questo mi penalizza. Devo cercare di dare più profondità, andare più verso la porta, ma dobbiamo essere più lucidi negli ultimi passaggi».

CRISCITO - «Da adesso in poi non possiamo più sbagliare» sottolinea l'esterno azzurro Domenico Criscito. «Ci è mancata lucidità - spiega il difensore del Genoa nel corso di un'intervista a Sky -. Gli attaccanti ci sono e hanno grosse qualità, basta solo che si sblocchino. Peccato perchè questa era una partita da vincere a tutti i costi, adesso dobbiamo vincere con la Slovacchia». Poi Criscito analizza così le difficoltà trovate dall'Italia in fase offensiva: «Abbiamo giocato troppe palle alte, forse tenendo la palla bassa avremmo potuto metterli più in difficoltà».

MONTOLIVO - «Dopo aver subito gol alla prima disattenzione abbiamo fatto di tutto per raddrizzare il risultato e vincere ma non ci siamo riusciti. Non credo sia un problema di attaccanti, bisogna cercare con più insistenza gli inserimenti e il tiro» è invece il parere di Riccardo Montolivo. «Contro la Slovacchia dovremo vincere e cercare di non prendere gol», ha concluso il centrocampista della Fiorentina.

DE ROSSI - «Quello che è sicuro è che bisogna migliorare subito, altrimenti non si va avanti» sintetizza De Rossi. «È sicuro che bisogna migliorare subito, altrimenti non si va avanti. Gli scenari non sono bellissimi, ma sappiamo che dobbiamo vincere e basta. Adesso è inutile fare calcoli, - prosegue il centrocampista azzurro - se arriviamo secondi andiamo a giocare contro l'Olanda che è una grande squadra come noi. Ma intanto bisogna passare. Serve migliorare tutti insieme, anche analizzare bene una gara come quella di oggi, ci manca sempre qualcosina, ci manca qualità nell'ultima zona di campo ma non per colpa degli attaccanti ma di tutti. Tutta la gara abbiamo giocato nella metà campo loro, serve un'analisi, sicuramente potremmo fare molto meglio».

PEPE - «Nessun disastro». Simone Pepe prova così a ribattere le critiche. «L'Italia va in campo per vincere le partite e ci proveremo anche giovedì con la Slovacchia - dice a Sky Sport il nuovo laterale della Juventus -. La mia sostituzione? Ne parleremo con il mister e con la squadra, queste cose devono rimanere nello spogliatoio, è una cosa di campo. Io mi sentivo bene e ho cercato di fare la mia parte, ma se il mister ha deciso di mettere giocatori con caratteristiche diverse va bene, quel che conta è il bene della Nazionale, non quello di Pepe o di altri giocatori».

(tratto da "corriere.it")

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