10.3.08

L'Italia rischia il "cucchiaio"

xxolympicwintergames.blogspot.com_article La Stampa di Torino
Sconfitta onorevole per gli azzurri che a S.Denis, nel tempio del rugby transalpino, fanno ben sperare tenendo testa ai galletti nei primi minuti di gioco e non piegandosi mai come contro il Galles. L'Italia parte bene e nei primi minuti mette in difficoltà la Francia. Una mèta transalpina toglie però le castagne dal fuoco, da lì in avanti solo un "monologo" accompagnato dagli 80.000 parigini. Tuttavia la nazionale guidata da Mallet mostra carattere e capacità di reagire. Rispetto al Galles sembra un'altra squadra, gioca bene sia psicologicamente che fisicamente, nonostante l'ovvia superiorità francese.
Fondamentale uscire da questo Sei Nazioni senza il famigerato "Cucchiaio di Legno". Il Flaminio è avvisato, per non "fregiarsi" del 4°trofeo occorrerà anche il "suo" contributo.
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Voglio fare i complimenti alla squadra italiana. E' una squadra molto giovane e sta facendo grandi progressi, diventerà pericolosa per molti». Marc Lièvremont, allenatore della Francia. «E' la nostra miglior partita da molto tempo a questa parte, sono soddisfatto». Nick Mallett, allenatore dell'Italia. Ecco, l'unico problema di questa ennesima, onorevole, un po' molesta sconfitta è che dietro i complimenti diffusi, anche meritati, si profila l'ombra lignea e beffarda del cucchiaio. Il trofeo di chi perde sempre. Sarebbe il 4º in 9 edizioni. Per evitare la triste mestolata dovremo battere, sabato al Flaminio, la Scozia che sabato ha superato l'Inghilterra. Ci riusciremo? Dopo l'orrore di Cardiff avremmo risposto di no, visto invece il match di ieri c'è qualche ragione in più per rispondere sì. Contro la Francia abbiamo perso con uno scarto ragionevole (25-13), siamo rimasti in partita fino a 20’ dalla fine (18-13). Avremmo addirittura potuto passare in vantaggio al 20' del primo tempo, sul 7-3 Francia, quando, dopo una penetrazione da manuale innescata da un sottomano alla Magic Johnson di Parisse, il tallonatore Ghilardini - uno dei migliori - ha scaricato a pochi passi dalla meta un passaggio che "Gonzo" Canale, sempre lui, non è riuscito a incollarsi alle mani, con scalciante (in tribuna) disperazione di Mallett. Altro zucchero: la difesa non è crollata anche senza la diga-Mauro Bergamasco. La mischia è tornata efficace. In touche, con Del Fava e il rientrante e commosso (fino alle lacrime) Bortolami, siamo andati decisamente meglio dei pasticcioni francesi. Marcato ha piazzato tre calci su tre. Però abbiamo perso. Nel calcio si direbbe: perché ci manca l'ultimo passaggio. Perché ci mancano un Inzaghi o un Ibra, lo splendore o la cattiveria corrosiva del talento vero. Perché segniamo poco: il nostro metaman, a quota tre, è lo straordinario Martin Castrogiovanni, uno dei migliori numeri 3 del mondo, che anche ieri l'ha appoggiata ai galletti sfruttando la spinta di una maul travolgente. Un pilone, però. Non un’ala, non un centro. Uno che il pianoforte, tanto per riesumare una frusta metafora, dovrebbe spostarlo, non suonarlo. «Datemi dei tre-quarti come Rougerie - ironizza Mallett - e vi darò più mete. La velocità è importante, non ce l'abbiamo. Non è una critica alle nostre ali, che stanno dando il massimo, ma è la realtà». Ed è anche il nostro eterno limite.Si è visto anche ieri, contro una Francia farcita di esordienti, magari ingenua, confusa e brada - quanti in avanti, quanti passaggi sbagliati - ma geniale al punto e al momento giusto. Capace di siringarsi dentro l'esperienza di Bonnaire e Traille nel secondo tempo, mentre noi possiamo contare su rincalzi di qualità solo in prima linea. Di cucinare una meta-show all'inizio usando una maul, un calcio all'ala di Yauzion, un tap-in acrobatico del deb Malzieu per Floch. E di soffocare poi il match al 65' - sette minuti dopo la meta di Castrogiovanni - con una folata bionda di Rougerie, abilissimo nel virare nascondendosi dietro Traille per sbucare inevitabile come un Mig da un cumulo nembo al momento dell'assist. Grazia devastante, che ci sfugge. Stavolta l'Italia ha tenuto i neuroni saldi. Ha finito in avanti, danzando per tre minuti, fra il 70' e il 73', a una trincea di distanza dalla meta francese. «Ma non possiamo spingere per 7 fasi - puntualizza Mallett - e poi perdere palla perché uno dei nostri (Travagli, ndr) si isola. Ci sono fuoriclasse che possono permettersi di giocare da soli. Noi no, abbiamo bisogno di organizzazione». Consoliamoci così: l'Italia in progress di Mallett, che come "mission" aziendale ha i Mondiali del 2011, per ora è un'Italia a pezzi. Fatta di tasselli in movimento. Se e quando Nick mano calda riuscirà a fissarli in un disegno compiuto, carestia di talenti permettendo, ne capiremo il valore. Ora, però, c'è un cucchiaio da togliersi di mano.


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