29.5.08

Carlo Alberto e la Medals Plaza

Torino 2006_Passion Still Lives Here_Article Bruno Gambarotta
Ripercorrere i XX Giochi Olimpici Invernali per mezzo di istantanee significa dare seguito alle immagini raccontando le stesse, imprimendo loro sentimenti personali. Lo abbiamo fatto dando voce ai nostri ricordi, rispolverandoli da archivi di emozioni per certi versi intrasmissibili. Dopo aver descritto gli scatti sin qui postati, abbiamo pensato di riprendere alcuni passaggi della stampa italiana durante TORINO 2006. Così all'adrenalina di questa eclissi olimpica espressa magicamente dal freestyle quasi perfetto di questo olimpionico canadese (archivio Gazzetta dello Sport: size 20 kb, low) uniremo col tempo gli entusiasmanti articoli dell'Italia olimpica. Il tutto come inizio, questo sito già oltre quota 5.000 contatti non è ancora al pieno delle sue forze, pardon, delle sue idee. Tradurle in pratica non è facile occorre tempo e confronto. Un passo senza eguali sarà ad esempio la preannunciata disponibilità di Fabrizio a fornirci le sue uniche fotografie della Torino olimpica. A lui sin da ora il nostro grazie. Volontà, auspicio, anzi... la certezza di continuare a coinvolgere quanti più sportivi italiani appassionati come noi.
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Ero un ragazzo di campagna quando ho visto per la prima volta Palazzo Madama: ho pensato che, terminata la facciata, avessero finito i soldi. Ora sono qui, alla Medals Plaza, dove «non sono ammesse armi, esplosivi, bombe fumogene». Il lungo elenco termina con «ombrelli, passeggini, sedie pieghevoli ». Per fortuna non è vietato portare con sé «memorie storiche e ricordi personali». Parlo per me naturalmente, e per quel 25% della popolazione torinese che, come me, ha doppiato il capo dei 65 anni d'età. La serata, come tutte quelle che l’hanno preceduta, scorre via senza un intoppo o una sgranatura. Perfetta. Premiazioni, fuochi artificiali, concerto. A ogni spettatore è stata data una copertina di lana rossa per proteggersi dal freddo, dopo i fuochi sarà servita la cioccolata calda con i biscotti. Che cosa si vuole di più? Il pubblico applaude i vincitori senza distinzioni, si alza in piedi mentre suonano gl'inni e le bandiere sono issate sui pennoni. Sul palco, accompagnata da un chitarrista, canta Avril Lavigne. Dietro i vetri delle stanze illuminate di Palazzo Reale vedo profilarsi l'ombra lunga di Carlo Alberto. Per godersi lo spettacolo si è messo nel punto dal quale il 5 marzo del 1848 proclamò lo Statuto. E' contento.A Sua Maestà piacevano le feste e gli apparati: nel 1842 prese parte al carosello storico organizzato per festeggiare le nozze di suo figlio Vittorio Emanuele indossando il costume del Conte Verde. Persino nel cortile del Municipio allestirono un ballo pubblico. Un nutrito gruppo di persone affolla le balaustrate sopra il portone di Palazzo Madama; si riconoscono di Madama Reale Maria Giovanna Battista e del suo architetto Filippo Juvarra. Anche loro si godono lo spettacolo. Non sarà un palco provvisorio a minacciare la maestà del luogo che in passato ha corso ben altri pericoli. Nel 1805 il generale francese Menou propose a Napoleone in visita a Torino di spianare palazzo Madama per farne una piazza d'armi. Napoleone rispose che se c'era una cosa da spianare questa era il cranio del suo generale. Anche Alessandro Antonelli, il padre della Mole che porta il suo nome, nel 1831 ideò un piano che prevedeva di abbattere il palazzo salvando, bontà sua, facciata e scalone da rimontare altrove.Avril Lavigne, la ragazza canadese, non ha ancora compiuto 22 anni. Quando avevo la sua età la città non offriva concerti ma la tristezza infinita e la noia pedagogica dei padiglioni di Italia '61. Ogni volta che mi soffiavo il naso il fazzoletto era nero di smog. Non è vero che il passato è sempremigliore del presente. I coetanei di Avril che affollano i bordi del palco e cantano in coro le sue canzoni, ignorano le vecchie storie legate alla piazza. Forse è meglio così. Come scrive George Steiner, in «Una certa idea di Europa», nelle nostre città ogni metro quadrato di superficie è gravato dal peso della Storia. Non dobbiamo permettere che questo peso schiacci troppo il presente.Ogni generazione ha diritto di riappropriarsi degli spazi collettivi e di inventarsi una sua maniera di viverli e di goderli. In questi giorni olimpici i Torinesi hanno dimostrato di saperlo fare.

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