
_Le ultime (e uniche) biciclette del Giro, piazza San Marco le aveva viste trentun’anni fa. Quattordicesima tappa. Ai primi due posti, sotto una pioggia battente, Moser e Visentini, due tra i «grandi» dei Settanta. Ieri le specialissime sono tornate, di fronte alle logge gotiche del Ducale stavolta nessun arrivo a cronometro, ma una mega-passerella in diretta Rai per il Centenario della corsa rosa che partirà domani dal Lido. Ventidue squadre sul palco, cielo blu, sorrisi, capolavori tutto attorno ma anche parole dure e pesanti come masegni. «Sarà un Giro all’insegna dell’onestà e della pulizia» dice Angelo Zomegnan, direttore del Giro. Applausi. Che fanno da contraltare ai silenzi imbarazzati della platea e del popoplo delle transenne (qualche centinaio) quando sul palco viene evocato il caso- Rebellin. Ci doveva essere anche lui, qui, a San Marco. La gente della bici però preferisce non pensarci e volta lo sguardo più in là, per sognare ancora. Verso il Lido e verso le prime quattro tappe venete che sono un possente omaggio ad una delle regioni più affezionate a questo sport. Venezia, Jesolo, Valdobbiadene, Padova. Praticamente il poker del Centenario. E nella passerella di ieri, al di là del contesto, c’era parecchio Veneto. Quello dei corridori, da Bruseghin a Pellizotti, Cunego e Pozzato, quello turistico «tra la terra e il cielo» targato Regione e rappresentato da Franco Manzato, quello del Casinò di Venezia, uno dei main sponsor della corsa, e quello dei tifosi, arrivati in piazza San Marco da Treviso, Vicenza, Padova e Verona solo per vedere da vicino i propri beniamini. Ivan Basso e Lance Armstrong, in primis. Rispettivamente favorito e celebrity della corsa del Centenario. E se il primo, nel salire sul palco di San Marco, ha addirittura già alzato le braccia al cielo, il secondo al suo esordio rosa si è limitato a frasi di circostanza, condite però da un po’ di emozione. «Questo per me è un momento davvero speciale — ha detto il vincitore di sette Tour de France — non avevo mai preso parte ad un Giro d’Italia in 15 anni di professionismo, finalmente è arrivata l’occasione ». Inevitabile per il campione Usa incrociare il tema della malattia: «Sono qui anche per dimostrare che si può guarire dal cancro, voglio portare un messaggio di speranza». Quello di Armstrong non sarà l’unico percorso parallelo. Danilo Di Luca infatti, vincitore del Giro del 2007, correrà in primis per il suo Abruzzo: «Questa volta per me sarà un Giro diverso. Prima di tutto mi impegnerò per raccogliere fondi per i miei corregionali colpiti dal terremoto, poi penserò alle vittorie». A quella di domani al Lido che porterà la prima maglia rosa ci stanno già pensando in tanti. Filippo Pozzato, per esempio: «Abbiamo un’ottima squadra, potremo fare grandi cose già a partire dalla cronosquadre del Lido. Sulla vittoria finale — dice l’atleta vicentino — vedo favorito Sastre. Rimarrà nascosto per tutto il Giro e poi uscirà di sicuro l’ultima settimana, vedrete». Lo spagnolo da parte sua conferma in toto: «Farò la classifica. Quando si deciderà la corsa? Negli ultimi sette giorni». Intanto però c’è la prima sfida di domani. E a raccogliere il guanto di Pozzato c’è un altro veneto, Franco Pellizotti, unico veneziano e forse anche per questo il ciclista più applaudito: «Spero di vincere il Giro del Centenario — dice — e magari arrivare primo già a partire dal Lido sarebbe un’ottimo esordio in vista di Roma ». Sull’isola che separa il mare dalla laguna ci sarà di sicuro il sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Le cui parole, alla vigilia del via, sono un inno al ciclismo: «Sport intelligente perché sviluppa in chi lo pratica una mentalità ecologica ed economica. Visti i periodi di crisi non mi sembra poca cosa». Alla fine della passerella, dopo l’assalto mediatico ad Armstrong in stile Hollywood, arriva il rompete le righe per i duecento ciclisti che si trasformano in turisti con tanto di macchine fotografiche. Eccezion fatta per Sastre, Menchov, Simoni, Garzelli, Di Luca, Cunego, Basso e lo stesso Armstrong. Per loro giro in gondola verso il quartiere tappa all’Arsenale. Per la gioia dei fotografi di tutto il mondo. Un po’ meno allegri i gondolieri: «Pian, fioi, pian che rompè tuto ». (fonte: corriere.it)
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