8.5.09

Il giro al via da Venezia


_Le ultime (e uni­che) biciclette del Giro, piazza San Marco le aveva viste tren­tun’anni fa. Quattordicesima tappa. Ai primi due posti, sotto una pioggia battente, Moser e Visentini, due tra i «grandi» dei Settanta. Ieri le specialissi­me sono tornate, di fronte alle logge gotiche del Ducale stavol­ta nessun arrivo a cronometro, ma una mega-passerella in di­retta Rai per il Centenario della corsa rosa che partirà domani dal Lido. Ventidue squadre sul palco, cielo blu, sorrisi, capola­vori tutto attorno ma anche pa­role dure e pesanti come mase­gni. «Sarà un Giro all’insegna dell’onestà e della pulizia» dice Angelo Zomegnan, direttore del Giro. Applausi. Che fanno da contraltare ai silenzi im­barazzati della pla­tea e del popoplo delle transenne (qualche centinaio) quando sul palco viene evocato il ca­so- Rebellin. Ci do­veva essere anche lui, qui, a San Mar­co. La gente della bi­ci però preferisce non pensarci e volta lo sguardo più in là, per sognare ancora. Verso il Lido e verso le prime quattro tappe venete che sono un possente omaggio ad una delle regioni più affezionate a questo sport. Venezia, Jesolo, Valdobbiade­ne, Padova. Praticamente il po­ker del Centenario. E nella passerella di ieri, al di là del contesto, c’era parec­chio Veneto. Quello dei corri­dori, da Bruseghin a Pellizotti, Cunego e Pozzato, quello turi­stico «tra la terra e il cielo» tar­gato Regione e rappresentato da Franco Manzato, quello del Casinò di Venezia, uno dei main sponsor della corsa, e quello dei tifosi, arrivati in piaz­za San Marco da Treviso, Vicen­za, Padova e Verona solo per vedere da vicino i propri benia­mini. Ivan Basso e Lance Arm­strong, in primis. Rispettiva­mente favorito e celebrity della corsa del Centenario. E se il pri­mo, nel salire sul palco di San Marco, ha addirittura già alza­to le braccia al cielo, il secondo al suo esordio rosa si è limitato a frasi di circostanza, condite però da un po’ di emozione. «Questo per me è un momen­to davvero speciale — ha detto il vincitore di sette Tour de France — non avevo mai pre­so parte ad un Giro d’Italia in 15 anni di professionismo, fi­nalmente è arrivata l’occasio­ne ». Inevitabile per il campio­ne Usa incrociare il tema della malattia: «Sono qui anche per dimostrare che si può guarire dal cancro, voglio portare un messaggio di speranza». Quello di Armstrong non sa­rà l’unico percorso parallelo. Danilo Di Luca infatti, vincito­re del Giro del 2007, correrà in primis per il suo Abruzzo: «Questa volta per me sarà un Giro diverso. Prima di tutto mi impegnerò per raccogliere fon­di per i miei corregionali colpi­ti dal terremoto, poi penserò al­le vittorie». A quella di domani al Lido che porterà la prima maglia ro­sa ci stanno già pensando in tanti. Filippo Pozzato, per esempio: «Abbiamo un’ottima squadra, potremo fare grandi cose già a partire dalla crono­squadre del Lido. Sulla vittoria finale — dice l’atleta vicentino — vedo favorito Sastre. Rimar­rà nascosto per tutto il Giro e poi uscirà di sicuro l’ultima set­timana, vedrete». Lo spagnolo da parte sua conferma in toto: «Farò la classifica. Quando si deciderà la corsa? Negli ultimi sette giorni». Intanto però c’è la prima sfida di domani. E a raccogliere il guanto di Pozza­to c’è un altro veneto, Franco Pellizotti, unico veneziano e forse anche per questo il cicli­sta più applaudito: «Spero di vincere il Giro del Centenario — dice — e magari arrivare pri­mo già a partire dal Lido sareb­be un’ottimo esor­dio in vista di Ro­ma ». Sull’isola che se­para il mare dalla la­guna ci sarà di sicu­ro il sindaco di Ve­nezia Massimo Cac­ciari. Le cui parole, alla vigilia del via, sono un inno al ciclismo: «Sport intel­ligente perché svi­luppa in chi lo pratica una men­talità ecologica ed economica. Visti i periodi di crisi non mi sembra poca cosa». Alla fine della passerella, dopo l’assalto mediatico ad Armstrong in sti­le Hollywood, arriva il rompe­te le righe per i duecento ciclisti che si trasformano in turisti con tanto di macchine fotogra­fiche. Eccezion fatta per Sastre, Menchov, Simoni, Garzelli, Di Luca, Cunego, Basso e lo stesso Armstrong. Per loro giro in gondola verso il quartiere tap­pa all’Arsenale. Per la gioia dei fotografi di tutto il mondo. Un po’ meno allegri i gondolieri: «Pian, fioi, pian che rompè tu­to ». (fonte: corriere.it)

Nessun commento: