21.1.10

America's Cup: 3 settimane al via

La 33esima edizione della Coppa America, duello secco fra Alinghi e Bmw Oracle senza il «prologo» delle selezione degli sfidanti, scatta l'8 febbraio a Valencia. Ma a meno di tre settimane dalla data della prima inedita regata fra due multiscafi giganti in America's Cup, è meglio non dare nulla per scontato. A partire dalla data dell'evento, che potrebbe slittare se (ancora una volta) una sentenza della Suprema Corte di New York dovesse ritenerlo necessario dopo l'ultimo ricorso presentato da Oracle.
BATTAGLIA LEGALE - La lunga battaglia legale fra il team del defender, la Société Nautique de Genève, e quello dello sfidante, il Golden Gate Yacht Club, non è ancora terminata. Anzi, la trama affida un ruolo sempre più decisivo alle mosse degli interpreti principali : lo svizzero Ernesto Bertarelli e l'americano Larry Ellison, gli armatori; Brad Butterworth e Russel Coutts, gli skipper e uomini di di fiducia, entrambi neozelandesi e, insieme, costruttori dei trionfi di Team New Zealand prima e di Alinghi poi, nel suo esordio vincente sulla scena della Coppa America proprio contro i kiwi.
GIGANTI A CONFRONTO - I team stanno lavorando a tappe forzate sui rispettivi multiscafi per la messa a punto e i test. Il tempo è poco, considerando che il trimarano di Oracle, soprannominato DogZilla, e il catamarano di Alinghi, alias The Baby, sono in acqua a Valencia solo da pochi giorni. E così si può cominciare a fare confronti, almeno con immagini e video, per immaginare le caratteristiche dell'uno e dell'altro. O a commentare l'ennesma novità tecnologica rappresentata dagli ultraleggeri che volteggiano attorno ad Alinghi con il compito di scrutare il mare e indicare le raffiche via radio al tattico. Troppo pericoloso usare il sistema tradizionale dell'uomo sull'albero visto che dovrebbe essere «spedito» a far la vedetta a quasi 50 metri di altezza.
«VELE ILLEGALI» - Ma anche le squadre di legali e tecnici cui si sono affidati i due team restano in piena attività. Un vertice a Singapore il 12 gennaio tra i litiganti e la giuria internazionale non ha permesso di trovare un accordo sugli ultimi argomenti da definire. Anzi, persino nelle dichiarazioni successive si sono smentiti a vicenda. Non c'è da stupirsi, visto che non si sono mai accordati in precedenza su nulla, dal regolamento di regata alla sede della sfida. Dietro l'ultimo braccio di ferro ci sono esigenze contrapposte. Oracle, che ha modificato il trimarano e soprattutto ideato, da poco, un'ala rigida, simile quella di un aereo, al posto della vela principale, ha bisogno di più tempo per trovare i migliori assetti, ma finora non l'ha ottenuto (la data, peraltro, è stata fissata anch'essa da una sentenza). Ora ha giocato l'ultima carta legale, ovvero l'irregolarità delle vele di Alinghi. Una tesi che discende dall'antico documento che regola questa sfida, in assenza di altri accordi fra i duellanti, ovvero il «Deed of Gift» depositato al New York Yacht Club nel 1857. La regola è che ogni imbarcazione sia «constructed in country», costruito nel Paese del partecipante alla sfida. Ma sull'interpretazione, tanto per cambiare, le opinioni sono opposte. Per Alinghi il testo, che parla di «yacht or vessel», non si riferisce anche alle vele. Per Oracle, ovviamente sì. E le vele di Alinghi, se valesse questa interpretazione restrittiva, non sarebbero in regola. Sono infatti prodotte negli Usa da North Sails, l'unica veleria in grado di realizzarle (per di più in queste dimensioni: l'albero di Alinghi 5 è alto 52 metri) con il processo 3DL, una pellicola che racchiude complicate trame in fili di carbonio. D'altra parte da Alinghi si sentono più pronti, non vogliono concedere tempo all'avversario con un accordo che sposti la data d'inizio in cambio del ritiro del ricorso e insistono anche nel match al meglio di tre regate come previsto dal «Deed of Gift». Oracle vorrebbe un confronto al meglio delle 5 o delle 7 regate. Per lo spettacolo, si dice. Ma è chiaro che più prove permettono anche più aggiustamenti in corsa.
COUTTS E BERTARELLI - «Ancora una volta non hanno a mostrato alcun riguardo per il Deed of Gift - ha detto Russel Coutts dopo il mancato accordo di Singapore - All’inizio la Société Nautique de Genève ha dichiarato che le vele non fanno parte della barca. Poi ha detto che le vele di Alinghi erano costruite in Svizzera, non negli Usa. Ora,sta dicendo che "constructed-in-country" è un punto irrilevante fino all’annuncio della sua barca per il match». Dall'altra parte è sceso in campo direttamente Ernesto Bertarelli, che aveva voluto proprio Coutts al suo fianco salvo poi trovarselo come acerrimo nemico dopo la lite e il «divorzio» sportivo. «Non penso che il giudice darà ragione a Oracle - aveva commentato a caldo la notizia del ricorso-: sarebbe come impedirci di regatare». Il patron di Alinghi è tornato alla carica, questa volta ribaltando l'accusa sull'avversario sempre a proposito della stessa regola. «Io sono qui per regatare e non per combattere battaglie legali. Siamo arrivati alla nona causa di Bmw Oracle. La nostra imbarcazione rispetta i dettami del "Deed of Gift", ma se BMW Oracle insiste nel contestare le nostre vele, allora dovranno cominciare anche a pensare ai problemi che hanno in casa, a partire dal fatto che la loro è una barca francese». Un riferimento esplicito al trimarano Groupama , ovvero all'esperienza di Franck Cammas, navigatore francese che Larry Ellison ha ingaggiato quando ha deciso (la scelta era sua) di sfidare il defender con «un multiscafo di 90 piedi per 90». E le vele di Alinghi? «Hanno alla base una tecnologia sviluppata in Svizzera», insiste Bertarelli, prima di chiedere a Oracle di abbandonare l'ultima azione legale per affrontare la sfida in mare. Naturalmente non succederà e di nuovo deciderà la Corte Suprema di New York, unica competente per ciò che attiene all'antico atto di donazione che regola la Coppa America. (corriere.it)

Nessun commento: