
LA GARA - La gara si era messa bene, per le italiane. Molto bene. Arianna Follis, prima frazionista, era riuscita a tenere un discreto ritmo offrendo il cambio a Marianna Longa con 11 secondi di ritardo dal gruppo di testa. Distacco quasi azzerato dal quinto al decimo km. Poi il capolavoro di Silvia Rupil, capace di arrivare appaiata alla norvegese Kristin Steira e di lanciare Sabina Valbusa con 16 secondi di vantaggio su Germania e Finlandia. Ma lo strappo inarrestabile dell'immensa Marit Bjorgen (per lei terzo oro olimpico e bandiera sventolata sul traguardo) ha subito isolato l'azzurra, rimasta senza punti di riferimento sulle nevi del Parco Olimpico di Whistler. E soprattutto con poca benzina in corpo. Chilometro dopo chilometro, il vantaggio si è assottigliato inesorabilmente e la nostra 38enne delle nevi (che a Torino faceva parte del quartetto di bronzo) si è dovuta arrendere al ritorno della tedesca Claudia Nystad e della finlandese Aino-Kaisa Saarinen. L'azzurra non ha avuto nemmeno il guizzo necessario per disputare lo sprint. Solo per portarsi le mani alla faccia, dopo il traguardo: «Mi dispiace. Comunque fosse andata, sapevo che sarebbe stata la mia ultima gara». Finisce così, senza festa d'addio. (Antonucci - corriere.it)
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