21.2.10

Fabris lontano dal podio


Com'è lontana Torino, Enrico. Lo sguardo feroce e sicuro di quattro anni fa si deforma in una smorfia timida e impaurita mentre lo speaker del Richmond Olympic Oval scandisce il nome del campione olimpico in carica: come se questo, improvvisamente, non fosse più il suo posto. I 1500 erano la gara di Fabris, alle Olimpiadi torinesi gli regalarono la medaglia d'oro e la fama sportiva; adesso, invece, l'attesa sulla linea di partenza e i giri di pista sul ghiaccio canadese si trasformano in una sofferenza contro il tempo. L'azzurro non va proprio, è lontano dai migliori, finisce al decimo posto, addirittura peggio del settimo nei 5000: altro che riscatto, è una nuova amarezza. Fabris taglia il traguardo e allarga le braccia, sconsolato, come per dire: «Ho dato tutto, di più non ne ho».

SUL PODIO - La festa, stavolta, appartiene ad altri. All'outsider olandese Mark Tuitert, che stampa un tempo pazzesco per i suoi standard (1'45"57) e capace di annichilire anche l'americano Shani Davis: il favorito numero uno, tre volte iridato sulla distanza e due volte campione olimpico suoi 1000, deve accontentarsi dell'argento per 53 centesimi. Bronzo al norvegese Havard Bokko.

PERIODO NO - Fabris, invece, vive un piccolo, veloce calvario: l'azzurro paga dazio fin dal primo giro e non riesce mai a cambiare ritmo. La pattinata fluida e inconfondibile di Torino è un ricordo annebbiato. Quasi un secondo e mezzo di distacco da Tuitert, alla fine: dove si è perso Fabris? «Dovessi tornare indietro, non cambierei niente della mia preparazione. Con la testa ero determinato, avevo la carica che serve per le Olimpiadi. Visti i risultati credo di non essere in uno stato di forma eccezionale». Proprio ora. «Nella vita di un atleta ci sono periodi sì e periodi no. Questo, per me, è un periodo no». È già arrivato il giorno della resa, dunque? «No, sono ancora fiducioso per i 10.000 (in programma il 23) e per la staffetta (si comincia il 26), sento di poter fare bene. Adesso devo nascondere la delusione, mandarla giù e mettere a posto le idee». La staffetta, appunto: quella che a Torino regalò il bronzo all'Italia. Il dodicesimo posto di Matteo Anesi nei 1500, non lontano da Enrico, fa ben sperare. «Quella è una gara totalmente diversa, siamo in tre a correre. E poi Matteo è in forma e Luca (Stefani, ndr) sta crescendo». C'è bisogno del vero Fabris, però.(Antonucci - corriere.it)

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