
Poi i colori: il bianco candido della prima cerimonia al coperto viene sfregiato per qualche istante dal nero dei monitor su cui scorre la scritta per lo slittinista. Ma la scena la rubano gli atleti. Le 82 nazioni, con il rosso a dominare le divise: una macchia intensa quella del Canada che chiude tra gli applausi scroscianti la sfilata. Passa anche l'iraniana Marjan Kalhor: un velo grigio sulla testa, stretta in un abito elegante. Poco prima aveva sfilato l'elegantissima Italia, in cappotto grigio e cachemire: Giorgio Di Centa, con il tricolore in alto davanti a tutti, due passi dietro il capo delegazione Raffaele Pagnozzi, e alle spalle la composta squadra. «E' un'emozione indescrivibile - racconta il fondista, due ori ai Giochi di quattro anni fa - solo ora mi rendo conto di quanto sono orgoglioso di rappresentare questa Italia: ringrazio chi mi ha fatto questo regalo. Ho tenuto questa bandiera non pensando solo a me, ma a tutta la squadra e mi auguro che ora anche la gente che sta lontano ci sostenga. Entrando in questo stadio, con tutto il bianco a ricordare la neve, ho pensato a un mondo libero, e a questo le Olimpiadi devono far pensare».
Era toccato sfilare con la morte nel cuore anche al piccolo gruppo di georgiani: Nodar non c'è più, e loro, con le lacrime agli occhi e una sciarpa nera al collo, seguono l'alfiere, lo sciatore Iason Abramashvili, tra le ali di uno stadio tutto in piedi. Poi ancora luci e colori, e festa quando scorre lo squadrone americano. Il presidente del Cio, con la voce rotta dall'emozione, ricorda la tragedia del georgiano e la sofferenza che in questo momento sta vivendo tutta la delegazione. E parla dei Giochi puliti: stop al doping. L'apertura ufficiale l'affida a una donna, il governatore del Canada, un'altra Michelle, che di cognome fa Jean. L'ultima scena è per la fiaccola: entra nello stadio, passa nelle mani della pattinatrice Catriona LeMay Doan, del cestista Steve Nash, dell'ex regina della neve Nancy Greene per finire in quelle della leggenda dell'hockey nazionale, Wayne Gretzky. Si accende il tripode ultratecnologico, il fuoco brilla su Vancouver. Ma resta l'ombra della morte, e il silenzio: un minuto intenso con cui il piccolo mondo olimpico ricorda un ragazzo che sognava i Giochi e non li vivrà. (gazzettino.it)
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2 commenti:
Che tragedia questo ragazzo...Io l'ho scoperto pochi minuti prima dell'inizio della cerimonia, uno shock. La cerimonia d'apertura non era minimamente confrontabile con quella così fine, chic e tecnologica di Torino e con quella maestosa di Pechino, molto più sobria. Il che ha reso tutto più accettabile, una cosa troppo maestosa sarebbe stata troppo stucchevole.
Comunque è vero che lo show è andato avanti, come sempre, però Jacques Rogge era veramente toccato, in lacrime, completamente sincero. Penso che abbia rimesso in discussione e abbia ripensato allo spirito olimpico, è stato toccato nei suoi valori più profondi secondo me...Per lo meno questa è l'impressione che mi ha dato.
Ciao Sara. Si, è vero la cerimonia era completamente sotto le righe rispetto a Torino e Pechino. E forse, visto l'incidente accaduto, è stato meglio così.
Rogge si era commosso, ma se poi pensiamo che ha fatto oscurare i video dell'incidente causa "diritti televisivi".....mi casca un pò!almeno a mio modesto avviso!
Comunque su una pista in cui già erano successi un paio di incidenti, forse era il caso di controllare prima lo stato del ghiaccio....
grazie per il commento
a presto
anto
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