27.10.08

A Soelden è Austria - Svizzera

Torino 2006_La Stampa
In foto lo splendido ghiacciaio del Rettenbach sullo sfondo. Qui l'home della magnifica località sciistica di Soelden
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Parte male l'Italia nel gigante di Soelden, gara di apertura della stagione 2008-09. Sul ghiacciaio tirolese Rettenbach, gli azzurri hanno rimediato una brutta batosta. Invece è giornata di gloria per gli svizzeri con una doppietta clamorosa. La vittoria è andata a Daniel Albrecht davanti al connazionale Didier Cuche. Terzo posto per l'americano Ted Ligety. Per trovare il primo italiano, il milanese Alberto Schieppati, bisogna risalire sino alla 14ª posizione. Ancora più indietro Manfred Moelgg e Davide Simoncelli, 17° e 18°. Chiude, 21ª posizione, il numero uno azzurro Max Blardone.
I più delusi sono i padroni di casa, gli austriaci. E il più deluso di tutti è il campionissimo locale Benjamin Raich. Secondo dopo la prima manche, Raich ha chiuso al quarto posto. Ha gareggiato a Soelden nove volte e non ha mai vinto oltre a non riuscire nemmeno a salire sul podio: per lui questo è un ghiacciaio maledetto.
Per l'Italia invece c'è solo da fare annotazioni preoccupate, anche se qualche attenuante esiste. "È un risultato deludente, non possiamo certo nasconderlo. Delle spiegazioni ci sono - dice il d.t. Claudio Ravetto -. ma è chiaro che bisogna lavorare di più e al più presto. Inoltre due dei nostri atleti di punta, Max Blardone e Manfred Moelgg, hanno cambiato materiali ed evidentemente ancora non hanno assoluta confidenza con i nuovi sci. Ora bisogna lavorare e lo faremo". Dello stesso tenore sono le reazioni degli azzurri. "Ancora non ho avuto il tempo di allenarmi bene in gigante con i nuovi sci", dice Manfred Moelgg. "Ma quella di Soelden è una gara ancora fuori stagione. Ne riparliamo il 16 novembre a Levi, in Finlandia, nello slalom speciale. Vedrete che la musica cambiera", aggiunge l'altoatesino. Stranamente tranquillo appare invece Max Blardone, il numero uno dei gigantisti azzurri. "Avevo solo voglia di tornare a gareggiare. Per me l'importante era questo. Con i nuovi sci non sono ancora a posto. C'è da lavorare ancora. Ma vedrete che le cose cambieranno presto". Il prossimo appuntamento di Coppa è il 15 e 16 novembre a Levi, in Finlandia, con uno slalom donne e uno uomini.

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Tre centesimi. Non è il caso di dire maledetti, perchè va bene così. Solo sfortuna, e basta. Resta il fatto, però, che per soli tre centesimi Denise Karbon, 28enne altoatesina di Castelrotto, è rimasta ai piedi del podio nel prima gara stagionale di Coppa del Mondo 2008-2009, il gigante di Soelden, chiudendo quarta al traguardo, staccata nettamente dalla vincitrice, 1"51. Sul ghiacciaio del Rettenbach, domato nel 2007 proprio dalla Karbon e quest’anno più duro del solito, Denise è scesa con il pettorale rosso, quale dententrice della coppa di specialità. Dopo una prima manche poco fluida, conclusa comunque al terzo posto senza spingere al massimo, la regina dello sci azzurro si è trovata tutto sommato bene nel disegno della seconda manche, tracciato da papà Paerson, badando, come sempre, ad aumentare la distanza tra una porta e l’altra che non a far curvare le atlete. Tant’è. Denise, che forse deve ancora trovare il feeling giusto con i nuovi materiali (non ha cambiato marca, che resta la Fischer, ma sci) si è dovuta accontentare della quarta piazza, a 3 centesimi dall’austriaca Andrea Fischbacher, forse perdendo il podio sul filante finale. Le padrone di casa, trascinate dal solito, encomiabile tifo fatto di schiamazzi e campanacci sugli spalti, hanno dominato a la scena: a vincere, dopo una seconda manche impeccabile come mai le avevamo visto fare prima, è stata Katrin Zettel, 22enne specialista delle porte larghe, al terzo successo in carriera in Coppa del Mondo, probabilmente il più bello.

24.10.08

Al via la stagione sciistica

Article Gazzetta dello Sport
Riparte domani lo sci alpino (gigante femminile, e domenica gigante maschile) e l’Italia, reduce da una stagione eccezionale - due coppette di specialità: Manfred Moelgg in slalom e Denise Karbon in gigante - torna a puntare in alto. Mai troppo però, perché lo sci azzurro continua a non avere atleti davvero polivalenti in grado di puntare alla Coppa del Mondo: quella assoluta, la boccia grande insomma. Per la “coppona” bisogna andare bene in tre specialità su quattro, al minimo. E siccome oggi lo slalom è tanto estremo da costituire quasi uno sport a sè, l’elite dei polivalenti è costituita da gigantisti dediti alla velocità o, al contrario, da velocisti convertitisi al gigante. Gli specialisti in grado di imporsi in Coppa del Mondo erano eccezioni: fenomeni quali Alberto Tomba e Luc Alphand non fanno testo, insomma. Nè possono farlo Moelgg (nella foto) e la Karbon, uno per desuetudine alla velocità e l’altra per il condizionamento derivante dai mille incidenti chirurgici alle ginocchia.Noi di atleti “totali” ne abbiamo, teoricamente, due: Peter Fill e Nadia Fanchini. Diciamo teoricamente perché la ragazza corre sì in tre discipline, ma già qui a Soelden ha ottenuto il posto solo grazie alla defaillance di Karen Putzer. Non aveva superato la selezione con le proprie compagne; e se non vai in gigante, non vai da nessuna parte. Ci rimane Peter Fill, che dopo una stagione mediocre ci spera di nuovo e per coltivare il sogno ha anche cambiato sci, passando dai Dynastar agli Atomic che equipaggiano quasi l’intera nazionale austriaca: «Io parto sempre per vincere la Coppa del Mondo, altrimenti nemmeno comincio. Con i nuovi sci mi sono subito trovato in sintonia: credo che siano adatti al mio modo di sciare». Da junior lo chiamavano “il piccolo Thoeni” proprio per via della polivalenza, e in fondo 25 anni non sono molti per chi tenta di crescere in più discipline contemporaneamente. Per un attimo crediamoci un po’ anche noi, facendo finta che non esistano i Miller, gli Svindal, i Raich...

23.10.08

Di Centa - Baldini, oro alla fatica

Torino 2006_Scatti Olimpici
Archivio immagini Luca, size image: low. Immagine tratta dall'articolo: "Il mondo è tricolore", testimonianza dell'impresa di Giorgio Di Centa alle scorse Olimpiadi Invernali di Torino 2006
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La stretta di mano, in redazione, avviene alle 15.05. Fuori è grigio, dentro splende il sole: merito di Giorgio Di Centa e di Stefano Baldini, fenomeni d’oro. Due campioni che trovano subito la sintonia in un abbraccio spontaneo. "Ciao, grande" si complimenta Stefano
. "Grazie, amico di fatiche. Sei bello tirato anche in inverno, eh?" ribatte Giorgio accompagnato dalla moglie Rita e dalle figlie Martina e Laura. "Ho seguito in tv la cerimonia di premiazione — dice l’olimpionico di maratona — che emozione. E che bestioni quei due che ti stavano al fianco...". Giorgio sorride: "Tutti mi dicono che dal vivo sembro persino più piccolo di quel che sono". Il confronto su altezza e peso è inevitabile. "Io sono 1.74 per 67-68 chili" dice il fondista. "E io 1.76 per 60" ribatte il maratoneta. "Già, ti mancano tutti i muscoli pettorali, io non potrei farne a meno..." spiega l’eroe di Pragelato. Dicentino racconta il risveglio dopo la giornata più felice della sua vita: "Ho aperto gli occhi alle 6.30 pensando all’ultimo rettilineo. Temevo una nuova beffa, non potevo che attaccare io. Stavolta, anche grazie a un paio di sci utilizzati per la prima volta, non ho sbagliato perché la pista ti svuota le gambe in salita e devi saper tenere le energie per il volatone. Mi sentivo bene, non potevo impiantarmi più". Sbuca una gigantografia della prima pagina della Gazzetta del 30 agosto 2004: celebra il "Dio di maratona". "Da quel giorno è passato un bel po’ di tempo — sospira Baldini —, ma almeno fino a Pechino il re sono io. Ricordo tutto della mia gara di Atene, soprattutto i giorni a seguire. Il lunedì non mi sentivo più le gambe, ma l’accoglienza, a Rubiera, a casa, fu straordinaria". Di Centa ha ancora l’adrenalina addosso per l’apoteosi nello stadio Olimpico che vibrava per lui e per aver trascorso la notte in un appartamento del Villaggio con la famiglia, evento anche questo inedito. Ma è anche vagamente preoccupato: "Duro il dopo-Olimpiade, eh? Oggi ho un quadricipite indolenzito, stamattina me le lo sono massaggiato da solo. E poi adesso tutti mi cercano, tutti mi vogliono. Il mio problema è che ho ancora alcune gare importanti da affrontare, ma se solo perdi un paio di allenamenti, la condizione rischia di scemare. Già ho rinunciato alla Vasaloppet: giovedì sarò a Sanremo, domenica a "Quelli che il calcio"... Ma a Holmenkollen non mancherò e nel Tempio non potrò fare brutta figura". "Ti capisco - dice Stefano - anche perché a noi, per allenarci, basta un paio di mutande, invece voi senza neve dove andate? Comunque, non spaventarti. Alla luce dei riflettori ci si abitua. L’importante è rimanere se stessi. Ma tu, Giorgio, hai mai fatto una maratona?". "Nooo, non scherziamo - frena Di Centa -. In estate però corro anche per più di 2 ore consecutive e su percorsi accidentati. Solo che poi mi fa male un ginocchio. E poi, io vado a 5’ al chilometro, mica come te che voli a 3’. Comunque, mai perdere un allenamento". "Mai - conferma Baldini -: un giorno, prima dei Giochi di Atene, dovevo affrontare una seduta di 37 km. Ero a St. Moritz e diluviava. Così li ho fatti nel tunnel del Gallo che porta a Livigno... Voi quanti chilometri fate in un anno?". "Circa 10.000 - risponde Giorgio - compresi quelli sugli skiroll. Noi, però, 'misuriamo' a minuti. Sciamo per tot minuti, non per tot chilometri. E voi?". "Io, nel 2005, sono arrivato a 8000. Ma anch’io, quando mi alleno, faccio un’ora di medio veloce, o 2 di lungo lento". Baldini ad Atene 2004 vinse 130.000 euro, Di Centa a Torino 2006, ha raddoppiato. "Io - racconta Stefano - mi sono regalato un piscina per il giardino di casa: sarà pronta in estate". "Io, invece - spiega Giorgio - penserò a ristrutturare in futuro casa di papà per il futuro delle mie bimbe". Stefano, dopo un infortunio, è in ripresa. È rientrato dalla Namibia, dove tornerà lunedì. "Il 2 aprile parteciperò alla Stramilano, in vista della maratona di Londra del 23. Sto ritrovando fiducia". Anche il biolimpionico guarda avanti mentre gioca con le ciambelline d’oro, come le chiama la figlia Laura: "A Vancouver 2010 vorrei difendere la 50 in classico. È un mio pallino dominare anche nell’altra tecnica. L’anno scorso, ai Mondiali, fuio costretto a saltarla perché mi ammalai. La salute è sempre stata il mio cruccio". "All’improvviso entra in scena la stilista Lavinia Biagiotti, per la quale Baldini ha già sfilato. Ha un bandierone tricolore per Giorgio: "L’ho fatto arrivare direttamente da Roma - spiega - perché vedendoti in tv sentivo che ce l’avresti fatta. Sei andato al di là di ogni immaginazione. Ti ammiro molto per il valore che dai alla famiglia e al lavoro, proprio come noi e al di là dei successi e delle medaglie". Poi invita Giorgio sulle passerelle: I"o modello? Dovrei almeno togliere gli occhiali...". Dopo un’ora di simpatiche battute, è il momento dell’arrivederci. Ma Laura e Martina non smettono di disegnare Neve e Gliz, le mascotte dei Giochi e raccontare l’impresa di papà.

16.10.08

Orchestra azzurra: Lippi dirige, l'Italia lo segue

Passion_Still_Lives_Here_Datasport & Luca Tittoni
L'Italia vince a Lecce contro il Montenegro e strappa (è il caso di dirlo) mezzo biglietto in vista della prossima coppa del mondo. Sulla strada degli azzurri per la conquista del primato nel girone l'Irlanda dello storico Trap. Intanto a Lecce pronti via da urlo, con Lippi che cerca (e trova) di eguagliare il record di Pozzo e con buona parte della curva leccese che compie la cosa più vergognosa di quanto si possa fare con in campo le nazionali: inno montenegrino magistralmente orchestrato dalla brigata Pinerolo "ben" fischiato, poi però mezzo stadio, gli azzurri stessi e tutta la panchina sommergono i soliti idioti di turno con un fragoroso applauso. L'Italia gioca un buon primo tempo trovando due volte il vantaggio che manterrà sino alla fine salvo la parentesi Vucinic. Bene Aquilani su tutti. Calo di ritmo nella ripresa, con gli azzurri un po' alle corde ed un po' in saggia amministrazione. Lippi trova il record di Pozzo ma il ct azzurro sembra pensare più ai mondiali in Sudafrica. Avanti così.
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Con questo risultato Marcello Lippi raggiunge il record di 30 risultati utili consecutivi detenuto da Pozzo. L’Italia, dopo il pareggio per 0-0 con la Bulgaria, torna in campo a Lecce per affrontare il Montenegro per la quarta giornata del gruppo 8. Il commissario tecnico Marcello Lippi conferma modulo tattico e dieci undicesimi della Nazionale che aveva iniziato la sfida di Sofia. L`unica novita` riguarda l’impiego a centrocampo di Aquilani al posto di Montolivo. Nel Montenegro invece giocano due conoscenze del campionato italiano, Jovetic della Fiorentina e Vucinic della Roma. Gli azzurri partono subito con la giusta voglia di vincere e prima Dossena e poi Gattuso sfiorano il gol con due diagonali che terminano di poco a lato del palo al 1’ ed al 3’. Passano pochi minuti e Aquilani trova il vantaggio: all’8’ il centrocampista e` abile ad avventarsi su una corta respinta di Poleksic su una conclusione di Pepe e a ribadire in rete. Gli ospiti sfiorano il vantaggio al 16’, batti e ribatti in area azzurra, la palla arriva a Zverotic che a porta praticamente vuota calcia contro a Zambrotta. Per l’Italia c’e` da soffrire, al 18’ Vucinic trova il pareggio nella “sua” Lecce: progressione dell’attaccante che viene lasciato colpevolmente libero di tirare da Chiellini e trova l’angolino giusto. Gli azzurri pero` si buttano in avanti rabbiosamente e prima Chiellini e poi Di Natale chiamano Poleksic a due importanti interventi al 22’ e al 26’. Dopo appena due minuti Aquilani firma la doppietta personale: conclusione del romanista da dentro l’area che trova la deviazione di Tanasijevic e non lascia scampo ai montenegrini. Per gli ospiti e` sempre Vucinic l’uomo piu` pericoloso, al 38’ e poi al 39’ impegna Amelia a due parate su punizione.Nella ripresa l’Italia, dopo una conclusione di Zambrotta nei primi minuti parata da Poleksic, cala il ritmo lasciando ampi spazi di manovra agli avversari. Amelia respinge molto bene gli assalti di Vucinic, favorito da un clamoroso errore di De Rossi, e di Jovetic sugli sviluppi della battuta del corner al 53’. Gli azzurri vanno vicini al terzo gol con De Rossi che al 64’ colpisce un palo con un colpo di testa su punizione calciata da Aquilani. I padroni di casa soffrono le conclusioni dalla distanza della solita coppia Vucinic-Jovetic, ma che fortunatamente per noi terminano a lato. Il risultato rimane in bilico fino alla fine, ma l’Italia difende con le unghie il risultato e con De Rossi prova nel finale di gara a pungere su punizione.

15.10.08

"Voglio la maglia rosa"

Passion_Still_Lives_Here_Articolo Gazzetta dello Sport
La villa di Lance Armstrong è l'unica della collina circondata da muri di recinzione: impossibile scrutarne l'interno. I cancelli si spalancano solo per appuntamento: il nostro è alla fine di un pomeriggio assolato e umido. Quadri d'autore, divano comodo, Lance è in pantaloncini e camicia, scalzo. Ci impone di togliere la giacca, perché il Texas, dice, non è come Parigi, Milano o New York: qui la forma non conta.
Armstrong, quando ha deciso di venire al Giro? "La settimana scorsa, però l'idea l'avevo in testa da molto tempo. Era uno dei grandi rimpianti della carriera. Ma io amo la routine: vinsi in Francia la prima volta senza venire al Giro e così non volli modificare un programma già collaudato. Anche nella vita sono molto metodico: i cambiamenti mi rendono insicuro".
E invece, adesso? "Adesso è differente. Colmerò questa lacuna, è il Giro del Centenario (9-31 maggio 2009, ndr), in Italia ho vissuto per quasi cinque anni, ho tanti amici. C'è la possibilità di sensibilizzare ancora di più il vostro Paese sulla lotta al cancro. Insomma, sono davvero felice".
Viene per vincere o semplicemente per preparare il Tour? "Non ho alcuna esperienza di questa corsa. L'altro giorno mi sono allenato con Axel Merckx e gli ho fatto un sacco di domande. Sono eccitato: vengo sicuramente per provare a vincere. Perché c'è la possibilità che il Giro sia l'unica gara a tappe di tre settimane che disputerò. Ancora oggi, sul Tour ci sono dei dubbi. Tutti conoscono la sua importanza, ma con i problemi che ho con organizzatori, giornalisti e tifosi, potrei essere distratto dalla mia missione: focalizzare l'attenzione mondiale sulla battaglia contro il cancro".
Dunque, al Tour, potrebbe anche non andarci? "Spero che ci sarà una soluzione diplomatica e pacifica. Prima di annunciare il mio rientro, ho contattato l'organizzazione ma ancora non ho avuto risposte. C'è una possibilità che non m'invitino? Tutto è possibile, ma lo troverei incredibile, una sorta di autogol. A Parigi voglio esserci, ma in una situazione di serenità".
Tornare dopo un ritiro sembra una scelta comune a molti campioni. A lei com'è scattata la voglia del come back? "Due motivazioni. La prima, sportiva: credo di poter essere ancora competitivo. La seconda, sociale: in sella alla bici
ritengo di essere molto più efficace nella lotta contro il cancro. A luglio ho guardato il Tour in tv, mi è tornato il desiderio. La decisione definitiva è arrivata in agosto: il giorno in cui sono arrivato secondo in Colorado in mountain bike. Lì, ho avuto le risposte che cercavo".
Ma allora perché tre anni fa ha lasciato? "Perché volevo passare più tempo con i miei figli e dedicare più attenzione alla fondazione. Prima di prendere questa decisione ho chiesto alla mia famiglia. Se Kristin, la mia ex moglie, e i miei bambini avessero messo il veto, avrei rinunciato all'idea".
I detrattori dicono che Don Catlin, il ricercatore che dovrà garantire la sua trasparenza, non potrà essere totalmente indipendente perché sarà lei a pagarlo. "Lo pagherà il team, non io. Ma Catlin mica può lavorare gratis. Nel campo del doping è una autorità e ha una reputazione indiscutibile. Ma verrò testato anche da Usada, Wada, Uci, Cio, Usoc: sarò a disposizione di tutti, in qualsiasi momento. La Wada è venuta qui due giorni fa. I risultati saranno resi pubblici su Internet".
Piena trasparenza. Basterà? "Se mi faccio testare tutti i santi giorni, è dura imbrogliare. Se alla cronometro vado veloce come prima e scalo le montagne con lo stesso passo di tre anni fa, la discussione dovrebbe finire lì, non crede? Ma ne sono certo: ci sarà sempre uno che dubiterà: "Ok, nel 2009 Lance era pulito, ma in passato?".
Lei recentemente ha dichiarato: "Il ciclismo non dovrebbe piangersi addosso, puniamo i colpevoli e andiamo avanti". Dopo i tanti casi di doping che hanno escluso personaggi illustri, mica facile fidarsi? E' vero, si è persa la fiducia: fra corridori, manager, organizzatori, giornalisti, sponsor e ovviamente tifosi. Ma noi veniamo testati molto più che in altri sport. Più facile, dunque, avere più casi di positività. A me piacerebbe che ci fossero gli stessi controlli anche in altre discipline. Ma secondo lei i calciatori accetterebbero di farsi testare come noi?".
Le faccio dei nomi: Ivan Basso. "L'ho incontrato la prima volta nel '93, a Como: era giovanissimo, uno junior. Abbiamo sempre cercato di prenderlo con noi. Nel 2004 siamo diventati amici anche per via della malattia di sua madre, che purtroppo non ce l'ha fatta. Poi è venuto alla Discovery Channel (nel 2007, ndr), ma a noi dell'Operacion Puerto non disse nulla, così abbiamo fatto un po' la figura degli idioti. Adesso, però, ha ammesso le sue colpe, ha pagato, mi sembra giunto il momento di farlo correre e lasciarlo in pace. Lo vedrò in Giappone e poi al Giro: lo metto fra i miei favoriti".
Marco Pantani. "Un personaggio tragico, molto più di un corridore: in Italia è una sorta di icona. Stile di vita sbagliato, sempre circondato da brutta gente. Io non ci andavo d'accordo. Una relazione tempestosa che abbiamo più volte cercato di ricucire, ma non ci siamo mai riusciti. Un uomo solo, ha fatto una fine terribile".
Armstrong, è preoccupato per l'economia mondiale? "Sì. Dobbiamo trovare nuove forme di energia, non possiamo permetterci altri otto anni così. L'economia è a terra, l'immagine degli Stati Uniti compromessa, siamo coinvolti in una guerra che ci è costata centinaia di miliardi. Parlo dell'Iraq, non di quella in Afghanistan che ritengo giusta. Insomma, dobbiamo cambiare".
E' amico di Bush, ma parla come un sostenitore di Obama. "Però non ho mai detto di essere un democratico. Mi piace Obama... ma anche McCain. Bush lo conosco da quando era Governatore del Texas. Lo trovo simpatico, ma non sono d'accordo con molte delle sue scelte. Ah, è un discreto ciclista: con due attributi così".
Ma è vero che lei correrà per la poltrona di Governatore del Texas? "Forse nel 2014. E' certamente qualcosa che ho in testa, ma è un lavoro duro che richiede sacrifici come andare in bicicletta. Anche in questo caso, il parere della mia famiglia sarà determinante".
Una volta ha detto che il suo errore più grande è stato aver firmato con una squadra francese, la Cofidis? "Lo dissi scherzando, ma me la fecero sporca: mi diagnosticano il tumore, comincio le cure, sto male. Cosa fanno? Mi annullano il contratto. Non mi sembrò un bel gesto".
Lei ama il vino: non ci dica che il suo preferito è francese? "Non li conosco bene, diciamo che adoro i Sassicaia e i vini toscani".
Magari ne stapperà una bottiglia per festeggiare la maglia rosa? "Magari. Non vedo l'ora che arrivi il giorno della partenza".

10.10.08

La luce nello sci alpino del futuro

Passion_Still_Lives_Here_La Stampa di Torino
Novità rivoluzionaria e per certi versi interessante.
Come da anni si sta ben facendo occorre guardare (sempre) alla sicurezza degli atleti e, ovviamente, alla funzionalità dei nuovi vari sistemi.
Da inguaribile romantico devo dire che nello specifico il paletto/bandierina ha il suo fascino storico, ma io non scendo sulle piste con un pettorale sulla schiena e non rischio mai nulla. Vedremo se questa possibile innovazione passerà i vari muri che l'aspettano. Io da anni, col "potere contrattuale" che ha lo sci avrei posto l'attenzione anche altrove: magari... perchè no, la neve. D'accordo l'innevamento artificiale ma se continuiamo di questo passo tra un paio di decenni avremo paletti di luce su piste verdi. Insomma... aspettiamo che sia fatta luce nello sci del futuro.
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Paletti addio? È possibile, anzi probabile. Nel futuro ci saranno slalom da Guerre Stellari. Fasci di luce come le spade dei personaggi dalla saga cinematografica, al posto delle aste di legno rigide prima, di plastica snodate poi, che hanno costituito per quasi un secolo il maggiore problema da affrontare per gli sciatori. Un progetto futuristico in questo senso verrà presentato sabato a Torino, nell’ambito della mostra «Sci e design» in corso al Museo della Montagna. Il progetto, ambizioso, ma concreto, in fase di realizzazione verrà illustrato dal prof. Gianni Mazzonetto, docente di matematica e fisica dell’Università Iuav di Venezia, appassionato di sci e di montagna. Insieme ad alcuni collaboratori ha ideato e sta brevettando un sistema rivoluzionario per disputare le gare di slalom.I paletti tradizionali vengono sostituiti da fasci di luce colorata, molto potente, visibile anche di giorno agli atleti, al pubblico e nelle riprese televisive. Vengono emessi da piccole boe appoggiate sulla neve. Ogni «paletto» virtuale dispone di un rilevatore di passaggio che trasmette un’onda elettromagnetica che viene riflessa su una placca (in pratica un chip come quelli delle carte di credito) posta sul complesso sci-scarpone dello slalomista. Il raggio emesso provoca un segnale che indica la correttezza del passaggio, in sostanza se la porta è stata superata o saltata. Il segnale viene trasmesso contemporaneamente ai giudici, al pubblico e alle emittenti televisive. In una frazione di secondo si può decidere una eventuale squalifica e anche avere i tempi di passaggio per ogni paletto.«A parte il sistema innovativo - dice Mazzonetto - fra i risultati che attendiamo, oltre all’estrema precisione del rilevamento dei dati, c’è soprattutto l’eliminazione totale del rischio d’impatto dell’atleta con l’ostacolo. Una questione dunque che riguarda anche la sicurezza». Anche lo spettacolo potrebbe risentirne, in maniera positiva. «Sono molto curioso - ammette Pierino Gros, campione olimpico 1976 - di vedere l’impianto in funzione. Lo sci ha bisogno di novità per crescere. Da troppi anni, a parte le gare in notturna, è cambiato ben poco. Io ero abituato con i paletti rigidi, soltanto nell’ultimo anno di carriera avevo gareggiato con quelli snodati. Mi sembra un’ottima idea, sempre che funzioni bene».Parere positivo anche di Giorgio Rocca, il più forte slalomista italiano dopo il ritiro di Tomba. «Non sarà facile portare in pista una simile innovazione. Ho 33 anni e sarò in attività per un paio di stagioni ancora. Ma sono favorevole. I paletti di luce potrebbero anche rendere più liberi gli atleti, non più costretti a usare protezioni come armature. E’ chiaro però che lo stile dovrà essere completamente diverso, perché al momento noi in pratica ci appoggiamo sui paletti. Però vedo bene l’introduzione di tecnologia d’avanguardia. Del resto anche solo poco tempo fa chi avrebbe mai immaginato che ai primi di gennaio mi troverò a gareggiare in una prova notturna di slalom sulla piazza Rossa a Mosca. E’ quello che ci vuole per far ringiovanire lo sci».

9.10.08

Il calcio sposa la solidarietà

Passion_Still_Lives_Here_Article gazzetta.it
Alle 20 e 30 Borgogol è sotto la sua curva. Con Roberto Baggio e la figlia Alessandra, avvolto nell'abbraccio della Fiesole e nel calore di uno striscione "B&B fantasia al potere…calcio da sogno…forza Stefano, grande ragazzo semplice e buono". L'urlo "Borgogol" è fortissimo. Cori e applausi rompono l'emozione, il saluto di Borgonovo ai tifosi è roba da trattenere il fiato. C'è un ricordo affidato a un altro striscione "15-1-89. Che gioia al 90', grazie Borgo gol", per quella rete allo scadere alla Juventus. Anche allora Stefano faceva coppia con Baggio, che si prende gli stessi applausi. "Roberto uno di noi", gridano, lui si gira e saluta la curva.
Vestono le maglie viola, Borgonovo ha la numero nove, Baggio lo storico dieci. Prima dell'inizio della gara Stefano è accompagnato da Roberto a salutare tutti gli ex compagni di Fiorentina e Milan, schierati a centrocampo. Gullit è il più commosso. Arriva una carezza anche dai giocatori di oggi, mentre Cesare Prandelli sussurra qualcosa. Gli occhi di Stefano sono i soliti, profondi, espressivi. L'inizio è da brividi.
"Grazie Firenze! Stefano Borgonovo". L'ex centravanti parla attraverso il computer che poi trasmette il pensiero sul tabellone luminoso dello stadio. Borgo non si separa mai dalla figlia Alessandra (che ha dato anche il calcio d'inizio della partita) e osserva dalla sua postazione, tra le due panchine. C'è un altro messaggio: "Penso che insieme abbiamo fatto nascere qualcosa che distruggerà la stronza". Insomma, distruggerà la Sla, la malattia che lo ha colpito nel 2005 e che lo ha costretto all'immobilità. Il ricavato della partita di stasera servirà per creare la "Fondazione Borgonovo", stanzierà fondi per la ricerca e garantirà assistenza domiciliare e ospedaliera ai malati. Ecco altri messaggi: "Lasciate stare il calcio che non c'entra niente" e "Firenze non tradisce mai". Per lui, al Franchi, sono arrivati in ventisettemila. C'è la Nazionale di Lippi, ci sono i fratelli Della Valle, Braida e Galliani.
Ci sono (in campo) il Milan di Sacchi, la Fiorentina di Borgonovo, i rossoneri di oggi e i viola di Prandelli. Entrano accompagnati dai bambini delle scuole calcio di Giussano, paese natale di Stefano. Poi la partita. All'inizio Ancelotti sceglie la difesa che ha fatto la storia (Tassotti, Costacurta, Baresi, Maldini), e un centrocampo con Albertini, Emerson e Ambrosini. Donadoni corre sulla fascia, Massaro fa coppia in avanti con Ronaldinho. Nella Fiorentina c'è Di Chiara insieme alla difesa di oggi, Donadel accanto a Beppe Iachini e Mazinho, Santana rifinitore per la coppia gol Pazzini-Pruzzo. Ma subito iniziano i cambi. Il primo tempo finisce sul 3 a 1 (Massaro, poi doppietta di Pazzini e rete di Da Costa). Nella ripresa spazio a tante vecchie glorie. Entra anche Giancarlo Antognoni, per lui è subito standing ovation. Poi segna Nappi per il 4 a 1 definitivo. Un gol arriva anche nell'intervallo. E' il gol, per chi si ricorda quel Fiorentina-Juventus del 26 aprile 1991, 1 a 0 per i viola. Baggio si rifiutò di battere il rigore del possibile pareggio. Ora Roberto, sempre al fianco di Stefano, non sfugge alla trappola. E' desiderio di Borgonovo veder calciare quel rigore. In porta c'è Mareggini, Robi va sul dischetto e segna. Poi dice: "Grazie a tutti, Firenze ha risposto in maniera incredibile all'appello. Passare sotto la curva Fiesole? E' stato un ritorno al passato, un'emozione grande, e per Stefano ancora di più. Ci siamo visti qualche settimana fa, ci siamo parlati per ore ricordando i bei momenti vissuti insieme in maglia viola".
"Grazie di tutto, o Borgo, grazie di tutto" canta la Fiesole alla fine, chiamando a raccolta il resto dello stadio. Baggio guida ancora la carrozzina di Stefano, accompagnato da Alessandra e Andrea, un altro dei quattro figli di Borgonovo. La Maratona in piedi, applaude. Poi arriva l'ultimo passaggio sotto la curva. "Borgo-gol" e "Roberto Baggio", sono i cori che chiudono la serata. Solo l'emozione è senza fine.

7.10.08

Il ciclismo rischia i Giochi

Passion_Still_Lives_Here_Datasport
I recenti casi di positivita` al Tour de France 2008 hanno fatto storcere il naso al Cio. I casi di Leonardo Piepoli e Stefan Schumacher (entrambi positivi all’Epo di ultima generazione, la famigerata Cera) non sono affatto piaciuti al Comitato Olimpico Internazionale, che sta pensando a una soluzione clamorosa: escludere il ciclismo dai Giochi Olimpici.Thomas Bach, vicepresidente del Cio, in un’intervista al quotidiano tedesco `Frankfurter Allgemeine`, ha rivelato: ‘Tutto cio` e` drammatico, perche` dimostra che il ciclismo e` lontano dal raggiungere un cambiamento di coscienza’.La conclusione alla quale arriva Bach ha il sapore di un’amara sentenza per il ciclismo: ‘La stupida sfrontatezza sembra stia continuando, il ciclismo sta perdendo la sua credibilita`. Dobbiamo domandarci se non sia giunto il momento di ordinare una pausa al ciclismo dalle Olimpiadi’.

5.10.08

La rimonta del Dottor Rossi!

Passion_Still_Lives_Here_Article Gazzetta.it
Non ha vinto, ma ha dato spettacolo grazie a una grande rimonta che lo ha portato dal 12° al secondo posto, alle spalle della Ducati di Casey Stoner. Valentino Rossi ieri era stato protagonista di una caduta nella quale si era fatto male al collo. Oggi però ha guidato in maniera perfetta superando uno dopo l'altro i suoi rivali.
"È stata una bellissima gara - ha detto il pilota della Yamaha - gli ultimi giri poi sono stati proprio da...noi. Purtroppo con la caduta di ieri mi sono giocato la possibilità di vincere. Ma ero ottimista perché sapevo di avere un gran passo. Per me è stata una gara entusiasmante dall'inizio alla fine perché non ho avuto un secondo per rilassarmi. Ho fatto una buona partenza e ho avuto tanti duelli fin dall'inizio, poi sono stato anche fortunato perché De Angelis è caduto davanti a me e ho mancato la sua moto di un centimetro".
Rossi oggi come obiettivo aveva al massimo il secondo posto perché, oltre a partire dalla quarta fila, oggi Stoner è stato molto veloce. "Mi sono divertito molto, non ho mai mollato - ha spiegato Rossi - ho perso un po' di tempo per passare Toseland, con cui ho avuto una battaglia tosta. Lui è uno che vende cara la pelle. Comunque Stoner aveva un passo più veloce di tutti. Ho trovato il mio ritmo e sono stato veloce, ho ripreso Hayden nell'ultimo giro e ho spinto al massimo. Il secondo posto era il miglior risultato che potevamo fare oggi, è stata una grande gara".
L'eroe di Phillip Island è stato Stoner che è tornato al successo dopo quasi tre mesi. Il pilota della Ducati ha ottenuto la quinta vittoria stagionale. "Sono felice per questo successo - ha detto - siamo stati competitivi per tutto il weekend, ho avuto qualche difficoltà nelle prove ma nel warm-up di questa mattina abbiamo trovato il setting ideale e tutto è andato bene. Sono riuscito ad avere un gran ritmo ed essere veloce. All'inizio ero preoccupato perchè Nicky era molto veloce, ho provato a costruirmi il vantaggio ma lui era sempre lì. Poi ho guadagnato decimi e ho vinto. È sempre bello vincere, questa è stata una stagione abbastanza difficile per noi ma abbiamo dato tutto. Rossi invece ha fatto una grande stagione con pochi errori. Noi invece non eravamo al 100% della forma, abbiamo lavorato duramente ma non è bastato. Questo weekend invece tutto è andato bene e siamo tornati a vincere".