30.12.08

Follis, sprint da primato

_Fantastica Arianna Follis nelle sprint di Praga, terza prova del Tour de Ski di sci di fondo. La valdostana dimostra di attraversare un ottimo momento di forma e s'impone con autorità sulle nevi della Repubblica Ceca. Netta l'affermazione della Follis, splendida anche nelle qualificazioni, che si mette alle spalle la finlandese Aino Kaisa Saarinen, la slovena Petra Majdic e conquista anche la testa della classifica generale (per l'Italia è una prima volta).
Nella 10 km a tecnica classica di Nove Mesto, la sciatrice di Gressoney St. Jean dovrà difendersi in una specialità che non le si addice, per poi cercare di ripetersi nella sprint e giocarsi tutto sul Cermis. Meno brillanti le prove degli italiani. La sprint maschile è vinta dal norvegese Torn Arne Hetland davanti al russo Vassili Rotchev e al francese Jean Marc Gaillard. Decimo Cristian Zorzi, undicesimo Giorgio Di Centa, settimo nella generale, mentre chiude solo sedicesimo Pietro Piller Cottrer. Domani riposo, si riprende il 31 con le sprint di Nove Mesto. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

28.12.08

W-INnerhofer doma la Stelvio

_Bormio si tinge di azzurro a coronamento di un tabù infranto dopo oltre 20 anni. 28 dicembre, data puntuale come l'entrata delle stagioni terrestri, come le feste scandite con credenza religiosa sul calendario. Il "rito" si è svolto, il tempio della velocità è stato nuovamente omaggiato, la "Stelvio" ha parlato. Crhistof Innerhofer spezza un sogno mai realizzato per lo sci alpino italiano, destino che sembrava off limits per oltre due decenni. "Oblio" azzurro, se così possiamo chiamarlo, finito nel cono d'ombra fatto di colori altisonanti. Tra questi, paesi e atleti di fama mondiale conquistati e conquistatori di questa pista che dopo i primi metri, col cuore in gola, sai già che farà storia. La Pista Stelvio è parte dell' orgoglio del circo bianco italiano. Tra le più difficili piste da discesa del mondo. Si lustra e trucca al meglio per i professionisti targati FIS come il nostro Innerhofer, si fa dolcemente accarezzare da tutti i turisti comuni mortali che amano scorrere la vita con due tavole attaccate ai piedi. Oltre 3.000 metri di curve in appoggio, dossi fastidiosi (se non hai la schiena integra non superi neppure il primo) e ghiaccio. Caratterizzata "prima" da un muro in contropendenza (Carcentina e Ciuk) si snoda poi nervosa verso la "doppia" di San Pietro, salto e muro con il 65% di pendenza massima. Folle, folli. Ombra e luce, la visibilità col vento tagliente che ti affetta il viso si alterna alla vegetazione piuttosto rada fin sotto Bormio 2.000 che divieni fitta dalla Carcentina sino a Bormio paese. Il buio alternato al riverbero del sole sulla neve complica ulteriormente le cose. Luce e adrenalina ad accecare i sensi per quella che è una pista da godere in santa pace. Assurdo dei controsensi ma è così, chiamatela dicotomia sportiva-amatoriale, citatela come volete, per gustarsi questa meraviglia a metà strada tra uomo e natura devi rilassarti e scendere lentamente. La prima volta che solcai la Stelvio lo feci con quel senso di deferenza e rispetto che si deve a chi è "qualcosa" in virtù della pura storia che ha scritto. Di chi senza mezze misure ha premiato sempre il migliore, colui che l'ha saputa interpretare nel modo a lei più piacevole senza recarle eccessivamente fastidio da scrollarlo via come nulla fosse. Era scarna, battuta in malomodo e tremendamente ghiacciata seppure alle tre del pomeriggio. Rude, senza salti da Coppa del Mondo, ambiva a farsi comunque apprezzare per la sua anima non certo comune. Qui sciano in pochi come si deve. Nel mio umile condurre curve scorrevo tratti di manto bianco, passavo sotto impianti di risalita, mal digerivo contropendenze da urlo che rendevano impresa ogni mio cambio di direzione da monte verso valle venendo da una risalita laterale. Superato il punto dove si posiziona il salto di San Pietro mi fermo. Vedo arrivare gli altri, gesto secco con la mano. Cartelli con su scritto: "rallentare" a centro e a bordo pista. Se non ti fermi è perchè non lo vuoi. Il panorama che si pone dinanzi a me è da mozzare il fiato, un muro di roccia alto circa 3.000 metri che volge verso Livigno. Sotto di me Bormio paese e la stessa pista Stelvio, scomparsa. Per un attimo la credo vigliacca, la penso rintanata chissà dove. Niente di tutto ciò. Ben presto mi rendo conto. Come se fossi su di un trespolo lanciato verso quote siderali ma senza più nulla sotto le solette degli sci. Mi sporgo, guardo come a voler incrociarne lo sguardo, a cercarla e... vedo il vuoto. Poi eccola, di nuovo un vetrato manto bianco. Rumoroso come chi ti dice che a comandare è lei e non sei tu. E' il muro di San Pietro, dritto, a tubo, venendo da Bormio duemila non lo vedi, è impossibile notarlo: sessantacinque centimetri di pendenza per ogni metro lineare. Venendo da monte se non ti fermi, o ti chiami Bode Miller o è meglio che ti "aggrappi" davvero a qualche beato. Lo faccio a spazzaneve, fin giù a valle nel mio modesto sciare da oltre diciotto anni. Intimorito, estasiato. Perchè tra santi e vegetazione, tra dossi e seggiovie che ti passano sopra neppure fossero aviolinee, al diavolo il rispetto e l'ammirazione: tronca il fiato e fa paura.

_Chiusura d'anno con il botto per lo sci azzurro. Nella micidiale discesa di Coppa del mondo sui 3200 metri della pista Stelvio di Bormio ha vinto l'altoatesino Christof Innerhofer, partito con il pettorale numero 1, in 2'03"55. Secondo e terzo posto per gli austriaci Klaus Kroell (2'03"87) e Michael Walchhofer (2'04"50). Quarto lo statunitense Bode Miller. È la prima volta che un italiano vince la discesa di Bormio e per Innerhofer è la prima vittoria in Coppa del Mondo. Sinora - vi si gareggia dal 1993 - c'era stato un terzo posto di Kristian Ghedina nel 1996 ed il secondo, due anni fa, di Peter Fill. L'ottima giornata per i colori azzurri è completata dal settimo posto di Werner Heel, staccato di 1"46 dal compagno di squadra. Il miglior risultato prima di oggi Innerhofer l'aveva ottenuto lo scorso 6 dicembre nel superG di Beaver Creek, dove aveva sfiorato il podio chiudendo al quarto posto. "Mi viene quasi da piangere, questa è una delle giornate più belle della mia vita. Ho dato il 120 %. Non era solo questioni di muscoli e forza fisica, ma anche e soprattutto di volontà. Ho stretto i denti e ce l'ho fatta. Per me si è realizzato un sogno": queste le prime parole di Christof Innerhofer dopo il trionfo. Christof Innerhofer, 24 anni compiuti il 17 dicembre scorso, altoatesino di Gais, in val Pusteria, è un ragazzone biondo di 1 metro e 86 centimetri, sempre sorridente. Nel circo bianco è presto diventato simpatico a tutti per il suo carattere. Ed anche per il fatto che, quasi senza pudore, appena arrivato in Coppa del Mondo due stagioni fa, si era messo sulle tracce del leggendario Hermann Maier per chiedergli consigli e ragionare con lui di sci quasi da pari a pari. Proprio sulla Stelvio - grandi curvoni gelati con una micidiale forza centrifuga, un fondo sempre mosso e i muscoli delle gambe che bruciano dalla fatica nell'ultimo lungo tratto prima del traguardo - Innerhofer già l'anno scorso si era messo in mostra con un bell'ottavo posto. Oggi per festeggiare il suo primo successo l'altoatesino ha dovuto attendere a lungo, sino alla discesa del supercampione Usa Bode Miller. L'americano, infatti, ama la Stelvio ma è sceso in pista con l'altissimo pettorale 46, nelle retrovie. Ieri, infatti, Bode non si era presentato all'estrazione dei pettorali ed era stato multato di 1.000 franchi svizzeri e soprattutto penalizzato con il pettorale 46. Bode è stato in testa ai primi due intermedi. Ma oggi sulla Stelvio era successo anche ad altri atleti che poi si erano persi lungo i grandi curvoni. La differenza, infatti, Christop fInnerhofer l'aveva fatta nella parte centrale e nella micidiale serpentina finale. Nel gigante femminile di Semmering successo dell'austriaca Kathrin Zettel. Con il tempo di 2'10"90 ha preceduto di 0"37 l'azzurra Manuela Moelgg e di 0"55 la svizzera Lara Gut. Così le altre italiane: Denise Karbon quinta a 1"13, Nicole Gius 17esima a 2"24, Camilla Alfieri 21esima a 2"75, Nadia Fanchini 23esima a 2"77 e Karen Putzer 27esima a 3"20. (Fonte: Gazzetta dello Sport & Luca Tittoni)

Casa Italia, il Castello del Valentino

_Il Castello del Valentino è un edificio storico di Torino, situato nell'omonimo Parco del Valentino sulle rive del fiume Po. Oggi è sede distaccata del Politecnico di Torino, ed ospita la Facoltà di Architettura. L'antico castello fu acquistato da Emanuele Filiberto di Savoia, il duca Testa di Ferro, su consiglio di Andrea Palladio. Questa struttura ospitò nobili famiglie come i Saintmerane, i Cicogna, i Pacelli ed i Calvi, che comprarono sei stanze nel castello. L'origine del suo nome è incerta. Il primo documento in cui compare il nome Valentinium è del 1275; qualcuno fa risalire il suo nome a san Valentino perché le reliquie di questo santo, martire giovinetto del '200, sono conservate dal 1700 in una teca di cristallo nella chiesa di san Vito (sulla collina prospiciente al Parco del Valentino) qui trasferite in seguito alla distruzione di una chiesetta vicina all'attuale parco. Alcuni studiosi affermano che, in un singolare intreccio di memoria religiosa e mondanità, si soleva un tempo celebrare nel parco fluviale torinese, proprio il 14 febbraio (ora festa degli innamorati) una festa galante in cui ogni dama chiamava Valentino il proprio cavaliere.
Il castello deve la sua forma attuale ad una Madama Reale, la giovanissima Maria Cristina di Borbone-Francia (sposa di Vittorio Amedeo I di Savoia). Proprio alla Francia guarda lo stile di questo splendido palazzo: quattro torri angolari cingono l'edificio a forma di ferro di cavallo, con un'ampia corte a pavimento marmoreo. I tetti con due piani mansardati (solo dei falsi piani) sono tipicamente transalpini e tutto lo stile architettonico riflette i gusti della giovane principessa. I lavori durarono quasi 30 anni, dal 1633 al 1660 su progetti di Carlo e Amedeo di Castellamonte: la duchessa Maria Cristina vi abitò fin dal 1630 ammirando gli affreschi di Isidoro Bianchi di Campione d'Italia e gli stucchi dei suoi figli Pompeo e Francesco. E proprio a lei si deve lo scenico arco di ingresso sulla facciata con lo stemma sabaudo.
Sulla figura della nobildonna francese circolavano voci maligne, che narravano di un Castello del Valentino luogo di incontri amorosi con gentiluomini e servitù che finivano in fondo ad un pozzo gettati dalla nobile amante, la quale sembra che si fece costruire anche un passaggio sotterraneo, vera e propria galleria che attraversava anche il letto del Po, per collegare il Castello alla Vigna Reale, teatro d'incontri amorosi tra lei e il suo consigliere Filippo di Agliè.
Nel XIX secolo il castello subì piccoli cambiamenti architettonici e di connessione nel tessuto urbano cittadino, ma venne anche depredato del suo splendido arredo secentesco dai soldati francesi napoleonici.
Seguirono anni di abbandono e di degrado, quando nel 1860 venne scelto per la facoltà di Ingegneria torinese. L'abbandono del castello, però, ne è stato paradossalmente la sua fortuna: alcune infiltrazioni d'acqua hanno rovinato alcuni affreschi ma nel complesso il disinteresse per il palazzo ne ha conservato intatto il patrimonio di fregi e affreschi delle sale, tutti originali del '600. Oggetto di restauri in questi ultimi anni, il Castello sta ritrovando l'antico splendore. Le sale del primo piano vengono riaperte una ad una e ospitano uffici di rappresentanza della Facoltà di Architettura. Il 12 maggio 2007 ha riaperto la splendida sala dello Zodiaco, col suo affresco centrale che raffigura mitologicamente il Fiume Po con le fattezze di Poseidone. (Fonte: Wikipedia. Archivio foto Luca, quality image:1,41 Mb e 1,36 Mb, high).

Alonso in Ferrari dal 2011 (?)

_"Per il 2009 ho un obbiettivo chiaro: tornare a essere campione del mondo. Non c’è alcun motivo che la Renault lavori a pieno regime, come sta facendo, se non per puntare al titolo nel 2009". Fernando Alonso ha mire molto chiare per la stagione che comincerà in Australia il 29 marzo. E nel frattempo, aspettando che la Renault mostri la nuova macchina il 19 gennaio a Portimao, in Portogallo, si rilassa e si prepara fisicamente. Flavio Briatore continua a magnificarne le doti. "Alonso sbaglia molto meno di quanto facesse Schumacher. Più pressione gli metti, più risponde. Schumacher non era bravo come lui a gestire la pressione". Sicuramente il 19 sentiremo Alonso ripetere che la Renault gli sta dando tutto e che lui intende in futuro rimanere dove si trova, se il materiale sarà competitivo. Ma intanto i suoi contratti vengono rinnovati solamente per 12 mesi. Ed è sin troppo chiaro che il prossimo passo sarà l’approdo alla Ferrari. Quando? Montezemolo, alla cena di Natale con i giornalisti, è stato chiaro: "Abbiamo Massa e Raikkonen sotto contratto per i prossimi due anni. Per il futuro vedremo. Alonso è un grande campione ma la vita è lunga. Lui è giovane...". Dal canto suo il due volte campione del mondo, dinanzi alla stessa domanda su un futuro in rosso ha risposto: "Non voglio pensare ad alcuna possibilità per il 2010 in quanto sono focalizzato sull’obbiettivo del Mondiale nel 2009". Nessuna delle parti smentisce ma è evidente che da tempo tra Ferrari e Alonso c’è un accordo scritto. Che è addirittura di quattro anni. Pieno di distinguo e di opzioni relative (la Ferrari vuol essere certa che nel frattempo Alonso non si perda, lui desidera le stesse garanzie sulla squadra), ma la cui validità comincia nel 2011 per esaurirsi a fine 2014, anche se l’ultimo anno è legato a una opzione. Però, come spiega Fernando tra le righe, i tempi dell’inizio potrebbero essere più brevi. Nel senso che sia Montezemolo sia Domenicali sanno che un Raikkonen opaco come quello del 2008 non sarebbe più sostenibile. Per cui Kimi è chiamato a dare il massimo. Ed il fatto che accanto a lui sia stato messo un ingegnere come Andrea Stella - persona a lui sempre vicina e affine - è la dimostrazione di come il suo recupero stia veramente a cuore a tutti. Ora tocca a Kimi fare la sua parte. Altrimenti si cercherà di rompere il contratto per anticipare sin dal 2010 l’arrivo di Alonso. Al momento, chi dorme tra due guanciali è Felipe Massa il cui 2008, così eccellente, ha spazzato in un colpo perplessità e dubbi. Il brasiliano ha surclassato Raikkonen. E siccome Massa è in continua progressione, nessuno lo mette più in dubbio. Semmai si può giocare a ipotizzare chi - nel caso - potrebbe essere la spalla di Alonso a Maranello dal 2011. La lista è molto lunga, perché si va dai nomi più scontati (Kubica e Vettel) a quelli più improbabili (Bortolotti, Mortara e altri giovanissimi). Solo il tempo dirà chi, al momento giusto, si meriterà una rossa. Augurandoci che, nel frattempo, la competitività della Ferrari non venga meno. E che, al momento opportuno, Alonso possa trovare a Maranello una macchina come quella delle ultime due stagioni. Al resto penserà lui. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

24.12.08

Our Christmas Passion - Buone Feste

_I Giochi olimpici sono un evento sportivo quadriennale che prevede la competizione tra i migliori atleti del mondo in quasi tutte le discipline sportive praticate nei cinque continenti.
Essi, pur essendo comunemente chiamati anche Olimpiadi, non sono da confondere con l'
Olimpiade. Quest'ultima indica l'intervallo di tempo di quattro anni che intercorre tra un'edizione dei Giochi Olimpici e la successiva. Per questo, anche se i Giochi del 1916, del 1940 e 1944 non sono stati disputati, si è continuato a conteggiare le Olimpiadi, cosicché i Giochi di Pechino 2008 sono stati quelli della Ventinovesima Olimpiade.
Il nome Giochi Olimpici è stato scelto per ricordare i
giochi che si svolgevano nell'antica Grecia presso la città di Olimpia, nei quali si confrontavano i migliori atleti greci.
Il barone
Pierre De Coubertin alla fine XIX secolo ebbe l'idea di organizzare dei giochi simili a quelli dell'antica Grecia, e quindi preclusi al sesso femminile, ma su questo punto non venne ascoltato. La prima Olimpiade dell'era moderna si svolse ad Atene nel 1896. A partire dal 1924, vennero istituiti anche dei Giochi Olimpici invernali specifici per gli sport invernali. In più, esistono anche le Paralimpiadi, competizioni fra persone diversamente abili. A partire dal 1994 l'edizione invernale non si tiene più nello stesso anno dell'edizione estiva, ma sfasata di due anni.
La
bandiera olimpica raffigura cinque anelli intrecciati in campo bianco. I colori scelti sono presenti nelle bandiere di tutte le nazioni, quindi la loro combinazione simboleggia tutti i Paesi, mentre l'intreccio degli anelli rappresenta l'universalità dello spirito olimpico.
Come afferma lo stesso
CIO, è errato credere che il colore di ciascun cerchio stia a rappresentare un determinato continente.
Il
motto dei Giochi olimpici è Citius, altius, fortius, ovvero "Più veloce, più alto, più forte". La prima Olimpiade si svolse nel 776 a.C. ad Olimpia. All'inizio era essenzialmente una manifestazione locale e veniva disputato unicamente lo stadion, un'antica gara di corsa, parte dei Giochi Olimpici e dei Giochi Panellenici. Successivamente si aggiunsero altri sport e i Giochi arrivarono a comprendere corsa, pugilato, lotta e pentathlon.
Da quel momento in poi, i Giochi divennero lentamente sempre più importanti in tutta la Grecia antica, raggiungendo l'apice nel
VI secolo a.C. e nel V secolo a.C.. Le Olimpiadi avevano anche un'importanza religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus, una statua del quale si trovava ad Olimpia. Il numero di gare crebbe a venti, e le celebrazioni si estendevano su più giorni. I vincitori delle gare erano ammirati e immortalati. I Giochi si tenevano ogni quattro anni e il periodo tra le due celebrazioni divenne noto come Olimpiade. Per tutta la durata dei giochi (tre giorni) venivano sospese le guerre in tutta la Grecia: questa tregua era chiamata Tregua Olimpica Ekecheiria. I greci usavano le Olimpiadi come uno dei loro metodi per contare gli anni.
La partecipazione era riservata a greci liberi che potessero vantare antenati greci. La necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti comportava che solo i membri delle classi più facoltose potessero prendere in considerazione di partecipare. Venivano esclusi dalla partecipazione gli schiavi, i barbari, gli omicidi, i sacrileghi e le donne. Addirittura le donne non solo non potevano gareggiare ma non potevano neanche assistere alle gare. Si narra che una volta (nel 724 a.C.) la mamma di un atleta, tale Kallipateira di Rodi, si fosse travestita da allenatore per poter assistere alle gare del figlio. Ella venne però scoperta e da allora si decise di obbligare atleti e allenatori a presentarsi nudi alle gare in modo da non avere dubbi sul loro sesso.
I Giochi persero gradualmente importanza con l'aumentare del potere Romano in Grecia. Quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'Impero Romano, i Giochi Olimpici vennero visti come una festa "pagana", e quando nel 393 accadde la strage di Tessalonica nello stadio in cui si svolgevano le gare, l'imperatore Teodosio I (persuaso dal vescovo di Milano Ambrogio, inorridito per la strage) li vietò, ponendo fine a una storia durata 1000 anni. Ad ogni modo, i Giochi Olimpici non morirono. Già nel
XVII secolo un festival sportivo che prendeva il nome dalle Olimpiadi si teneva in Inghilterra. Nei secoli seguenti eventi simili vennero organizzati in Francia e in Grecia, ma si trattava di manifestazioni su piccola scala e sicuramente non internazionali. L'interesse nella rinascita dei Giochi Olimpici crebbe quando le rovine dell'antica Olimpia vennero scoperte da degli archeologi tedeschi alla metà del XIX secolo.
Contemporaneamente un barone francese,
Pierre de Coubertin, cercava una spiegazione alla sconfitta francese nella guerra franco-prussiana (1870-1871). Giunse alla conclusione che i francesi non avevano ricevuto un'educazione fisica adeguata, e si impegnò per migliorarla. De Coubertin voleva anche trovare un modo di avvicinare le nazioni, di permettere ai giovani del mondo di confrontarsi in una competizione sportiva, piuttosto che in guerra. E la rinascita dei Giochi Olimpici avrebbe permesso di raggiungere entrambi gli obiettivi.
De Coubertin presentò in pubblico le sue idee nel giugno
1894 durante un congresso presso l'università della Sorbona a Parigi. Il 23 giugno, ultimo giorno del congresso, venne deciso che i primi Giochi Olimpici dell'era moderna si sarebbero svolti nel 1896 ad Atene, in Grecia, la terra dove erano nati in antichità. Fu fondato il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per organizzare l'evento, sotto la presidenza del greco Demetrius Vikelas. Lo Stadio Olimpico del 1896. Le prime Olimpiadi dell'era moderna furono un successo. Con quasi 250 partecipanti, fu per l'epoca il più grande evento sportivo internazionale mai organizzato. La Grecia chiese di diventare sede permanente di tutti i futuri Giochi Olimpici, ma il CIO decise che le Olimpiadi avrebbero dovuto essere organizzate di volta in volta in una nazione diversa. Le seconde Olimpiadi furono assegnate a Parigi, Francia. Dopo il successo dell'edizione iniziale, le Olimpiadi attraversarono un periodo di crisi. Le due edizioni del 1900 a Parigi e del 1904 a Saint Louis furono organizzate come semplice corollario alle Esposizioni Universali che si tennero in quegli anni nelle due città. La concomitanza con una manifestazione così importante limitò notevolmente la risonanza dell'evento olimpico. Soprattutto nell'edizione del 1904, la partecipazione internazionale fu molto ridotta, al punto che circa l'80% degli atleti era americano.
Nel
1906, per celebrare il 10° anniversario della prima Olimpiade moderna, i greci organizzarono i Giochi Panellenici ad Atene, competizione in diretta concorrenza con quella di De Coubertin. Ci fu ampia partecipazione internazionale, e grande interesse di pubblico. Anche se non vengono tuttora riconosciuti nella cronologia ufficiale delle Olimpiadi, i Giochi del 1906 contribuirono ad accrescere la popolarità delle Olimpiadi.
De Coubertin replicò all'organizzazione da parte dei greci dei Giochi Panellenici scegliendo come sede della IV Olimpiade Roma, rinnovando così il dissidio tra Roma e Atene, le due grandi potenze del mondo antico. Ma l'Italia declinò per problemi economici e De Coubertin ripiegò su Londra. Quando venne fondato il CIO, anche il
pattinaggio su ghiaccio venne proposto come sport olimpico. Le prime gare di pattinaggio di figura si svolsero nelle Olimpiadi del 1908 a Londra. La proposta di un'Olimpiade invernale separata fu bocciata dai paesi scandinavi, che davano la preferenza ai loro Giochi Nordici. Gli sport invernali continuarono quindi ad essere inseriti nel programma delle Olimpiadi estive del 1916 (cancellate a causa della prima guerra mondiale) e del 1920.
Nel
1924 alle Olimpiadi estive di Parigi fu abbinata una Settimana degli sport invernali a Chamonix, Francia. Visto il grande successo della manifestazione, l'anno dopo il CIO istituì i Giochi olimpici invernali separate dai Giochi olimpici estivi. Secondo il regolamento del CIO, tutti gli sport inseriti nel programma olimpico invernale devono svolgersi sul ghiaccio o sulla neve.
Nel
1926, con effetto retroattivo, la Settimana di Chamonix fu riconosciuta come Prima Olimpiade invernale.
Fino al
1992, i Giochi Olimpici invernali ed estivi si svolgevano nello stesso anno. Per ottenere una maggiore esposizione dell'evento olimpico, e per consentire ai comitati olimpici dei vari paesi di ripartire meglio le spese, nel 1996 fu deciso di separare i due eventi, e di "sfasare" le Olimpiade Invernale di due anni rispetto a quelle estive. Nel 1994, a soli due anni dall'edizione precedente, le Olimpiadi invernali si tennero per la prima volta in un anno diverso da quelle estive. Dai 245 partecipanti provenienti da 15 nazionali della prima edizione nel 1896, i Giochi sono cresciuti fino a superare i 10.500 atleti giunti da 200 paesi diversi alle Olimpiadi del 2000 a Sydney. I Giochi invernali hanno dimensioni più ridotte: l'ultima edizione, i XX Giochi olimpici invernali disputati a Torino nel 2006, ha visto la partecipazione di circa 2600 sportivi da 80 paesi impegnati in 84 gare. Assieme ai Mondiali di calcio, le Olimpiadi sono uno dei più rilevanti eventi mediatici. A Sydney erano presenti oltre 16.000 addetti della stampa e della televisione, e si stima che 3,8 miliardi di persone abbiano guardato le Olimpiadi in televisione. La crescita delle Olimpiadi è attualmente il problema più grande che il movimento olimpico si trova ad affrontare. Sebbene le difficoltà finanziarie degli anni Ottanta siano state risolte ammettendo gli atleti professionisti alle competizioni olimpiche e attirando le sponsorizzazioni delle multinazionali, l'enorme numero di atleti, addetti dei mezzi di comunicazione e spettatori rende difficile ed onerosa l'organizzazione delle Olimpiadi da parte della città ospitante. Sono 203 i paesi che attualmente partecipano alle Olimpiadi. È importante notare che questo numero è più alto del numero dei paesi membri delle Nazioni Unite: 193. Il CIO infatti permette alle nazioni di partecipare ai Giochi, senza escludere nazioni con certi tipi di sovranità politica, come accade invece per altre organizzazioni politiche internazionali. Questo permette a molte colonie e dipartimenti di partecipare con le proprie squadre Olimpiche. Esempi possono essere paesi come Porto Rico, Bermuda e Hong Kong, che pur essendo nazioni separate, sono legalmente parte di altri paesi. Inoltre, dal 1980, Taiwan partecipa sotto il nome di Taipei Cinese, e sotto una bandiera speciale preparata dal CIO. Prima di questo anno, la Repubblica Popolare Cinese, si rifiutò di partecipare ai Giochi, poiché Taiwan decise di partecipare sotto il nome di Repubblica di Cina. La Repubblica delle Isole Marshall è stata riconosciuta come nazione dal CIO il 9 febbraio 2006, e sta partecipando alle Olimpiadi Estive di Pechino 2008. Da notare che nella sfilata delle nazioni la prima nazione a sfilare è sempre la Grecia, patria delle Olimpiadi moderne, mentre il paese ospitante sfila per ultimo. Per quanto riguarda le Olimpiadi estive, queste si disputeranno a Londra nel 2012 (XXX° giochi olimpici), mentre per le olimpiadi del 2016 il CIO deve ancora nominare la città vincitrice nella 120° sessione del CIO che si terrà a Copenaghen nel settembre 2009 . Le città candidate sono: Tokyo (Giappone) , Madrid (Spagna), Rio de Janeiro (Brasile), Chicago (USA).Invece le prossime Olimpiadi invernali si terranno a Vancouver nel 2010 (XXI° giochi olimpici), e quelle successive nel 2014 a Sochi (XXII° giochi olimpici). Giochi olimpici giovanili (YOG saranno una versione "junior" dei Giochi, e vi parteciperanno atleti dai 14 ai 18 anni di età. L'idea di creare questi Giochi venne concepita dal presidente del CIO Jacques Rogge, nel 2001. Alla 119° sessione CIO a Guatemala City nel luglio 2007, il CIO approvò i Giochi.
I Giochi Giovanili avranno durata più breve delle Olimpiadi per adulti: la versione estiva durerà più o meno dodici giorni; la versione invernale durerà al massimo nove giorni.Il CIO permetterà a un massimo di 3.500 atleti e 875 dirigenti di partecipare ai Giochi Estivi, e a 970 atleti e 580 dirigenti di partecipare ai Giochi Invernali. Ogni paese partecipante potrà mandare alle Olimpiadi almeno quattro atleti. Gli sport che si disputeranno a questi giochi saranno gli stessi dei giochi tradizionali,ma con un numero limitato di discipline e eventi.
Si stima che i Giochi olimpici giovanili costeranno $30 milioni per quelli estivi e $15–$20 milioni per quelli invernali. La prima nazione a ospitare le Olimpiadi Giovanili sarà
Singapore nel 2010. Contrariamente alle speranze del barone De Coubertin, le Olimpiadi non impedirono le guerre. I Giochi del 1916 furono cancellati a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, e lo stesso avvenne per i giochi del 1940 e 1944, a causa della seconda guerra mondiale. Inoltre i vincitori della prima guerra mondiale impedirono alle nazioni sconfitte di partecipare alle Olimpiadi del 1920. Lo stesso accadde nel 1948; tutte le nazioni che persero la II Guerra Mondiale (tranne l'Italia, a cui venne riconosciuta l'attenuante di aver dichiarato guerra, dopo l'armistizio del 1943, all'invasore tedesco) vennero escluse dai Giochi di Londra. Dal 1992 il CIO in occasione di ogni Olimpiade chiede ufficialmente alla comunità internazionale (con il supporto dell'ONU) di osservare la tregua olimpica. Il Comitato Olimpico Internazionale (in inglese International Olympic Committee) fu fondato il 23 giugno 1894 dal barone francese Pierre de Coubertin, ed è la massima autorità del Movimento Olimpico. Il suo ruolo è quello di promuovere sport, anche di alti livelli, solamente come sport, per tutti, e senza distinzioni. Inoltre garantisce la regolare organizzazione dei Giochi Olimpici, e incoraggia fortemente la promozione dello sport femminile, dell'etica sportiva, e dello sport pulito, senza doping. Le regole e le linee guida in base alle quali il CIO opera, sono delineate nello Statuto Olimpico.
Il
Comitato Olimpico Internazionale (CIO), è attualmente guidato dal belga Jacques Rogge.
Tre gruppi di organizzazioni operano ad un livello più specialistico:
Le Federazioni Internazionali, i corpi di governo internazionali di uno sport (ad esempio la
FIFA, Federazione Internazionale del calcio, e la FIBA, la Federazione Internazionale della pallacanestro)
I Comitati Olimpici Nazionali, che regolano il Movimento Olimpico all'interno di una nazione (ad esempio il
CONI è il Comitato Olimpico dell'Italia)
I Comitati Organizzatori dei Giochi Olimpici, che si occupano dell'organizzazione di una specifica edizione delle Olimpiadi. La sede del CIO a Losanna.
Attualmente, 202 Comitati Olimpici Nazionali e 35 Federazioni Internazionali fanno parte del Movimento Olimpico. I Comitati Organizzatori dei Giochi Olimpici vengono disciolti dopo le celebrazioni dei Giochi, quando tutto il lavoro burocratico è stato svolto.
Più in generale, il termine Movimento Olimpico viene talvolta usato per comprendere chiunque e qualsiasi cosa sia coinvolta nelle Olimpiadi, come i corpi di governo sportivo nazionali, gli atleti, i media e gli sponsor dei Giochi Olimpici.
Il CIO ritiene tutti i diritti relativi alla organizzazione, marketing, trasmissione, e riproduzione attraverso qualunque mezzo, dei Giochi Olimpici. È titolare di tutti i diritti riguardanti i giochi olimpici estivi, ed invernali: simboli, bandiera, immagine, motto, inno, compreso il simbolo dei 5 cerchi.
Il Movimento Olimpico riceve la maggior parte dei suoi finanziamenti dai diritti dei Giochi Olimpici comprati dalle televisioni di tutto il mondo. Inoltre beneficia dei Partner Olimpici, attraverso un programma di sponsorizzazione, che comprende molte società multinazionali.
La sede del CIO è a
Losanna, Svizzera. Il movimento olimpico utilizza diversi simboli, principalmente ispirati alle idee e agli ideali espressi da De Coubertin.
Probabilmente il simbolo più noto sono i
cinque cerchi della bandiera olimpica, che viene issata ad ogni edizione dei Giochi a partire dal 1920. Essa raffigura cinque anelli, di diverso colore, intrecciati in campo bianco. Gli anelli sono cinque come i continenti: Europa, Asia, Africa, America e Oceania. L'intreccio degli anelli rappresenta l'universalità dello spirito olimpico.
I colori scelti per i cinque cerchi sono (da sinistra a destra)
blu, giallo, nero, verde e rosso. Insieme al bianco dello sfondo, questi colori erano presenti nelle bandiere di tutte le nazioni del mondo nel momento in cui furono scelti. La combinazione dei colori simboleggia quindi tutti i Paesi, mentre è da sfatare la credenza comune che il colore di ogni cerchio stia a rappresentare un determinato continente.
Il
motto olimpico ufficiale è "Citius, Altius, Fortius", un'espressione latina che significa "più veloce, più alto, più forte". La frase fu usata per la prima volta in occasione delle Olimpiadi del 1924 a Parigi.Un'altro motto usato solo da pochi anni,è "One world, one dream" (Un mondo,un sogno). Un altro motto, non ufficiale ma non meno importante fu la famosa frase di De Coubertin "L'importante non è vincere ma partecipare".
La
fiamma olimpica viene accesa ad Olimpia e portata da una staffetta di tedofori, introdotta dall' edizione della manifestazione a Berlino nel 1936, fino alla città che ospita i Giochi, dove viene impiegata per accendere il braciere olimpico durante la cerimonia di apertura. La fiamma olimpica arde nel braciere per tutta la durata dell'Olimpiade, e viene spenta nel corso della cerimonia di chiusura.La cerimonia di apertura di un'Olimpiade comprende diversi elementi. Dopo il Conto alla rovescia all'inizio dell'evento si comincia con le peripezie preparate dal Paese che ospita le Olimpiadi che prevede danze, canti e coreografie ispirate al folklore e alla storia del paese ospitante.
Si continua con la sfilata dei paesi partecipanti, con gli atleti che marciano nello stadio divisi per nazione. I paesi sfilano secondo l'
ordine alfabetico della lingua del paese ospitante,(nel caso della Cina che sta ospitando i Giochi,le nazioni sono state disposte a seconda del numero dei tratti contenenti l'ideogramma del nome del Paese) con due sole eccezioni: la Grecia entra per prima (essendo la patria dei Giochi dell'antichità ed avendo ospitato la prima edizione di quelli moderni), mentre il paese ospitante entra per ultimo nello stadio. Ogni delegazione nazionale è preceduta da un alfiere con la bandiera del paese. Fare il portabandiera della propria nazione alle Olimpiadi è considerato un grande onore, e spesso questo ruolo viene assegnato ad uno degli atleti più rappresentativi. Al termine della sfilata, seguono i discorsi del presidente del Comitato Organizzatore dell'edizione dei giochi e del Presidente del Comitato Olimpico Internazionale. Quindi il capo di stato del paese organizzatore apre formalmente l'Olimpiade.
Poi viene suonato l'
inno olimpico e viene issata la bandiera olimpica vicino a quella del Paese ospitante . Successivamente, tutti i portabandiera si riuniscono attorno ad un podio, dove un rappresentante degli atleti e uno dei giudici di gara (entrambi del paese ospitante) pronunciano il giuramento olimpico (reggendo il vessillo dei 5 cerchi), impegnandosi a nome di tutti a gareggiare e a giudicare secondo le regole che governano i Giochi Olimpici.
Infine arriva poi il momento in cui la torcia con la fiamma olimpica entra nello stadio, dopo la lunga staffetta che nei mesi precedenti l'ha portata da Olimpia alla sede dei Giochi. All'ultimo tedoforo (spesso un atleta famoso o una personalità del paese ospitante) spetta il compito di accendere il braciere, in cui il fuoco olimpico arderà per tutta la durata dei Giochi. Contemporaneamente vengono liberate delle colombe, simbolo di pace. La cerimonia di chiusura è più semplice e meno formale di quella di apertura.
Gli atleti entrano nello stadio mescolati tra loro, senza distinzione per nazione. Viene spento il fuoco olimpico, e la bandiera olimpica viene calata e consegnata al sindaco della città che ospiterà la successiva edizione delle Olimpiadi.
Anche nella cerimonia di chiusura c'è spazio per la parte artistica, con richiami sia al paese che ha appena ospitato i Giochi, sia alla nazione che li ospiterà tra quattro anni, la quale viene presentata in un segmento di 8 minuti.
Dai Giochi Olimpici Estivi del 2004 la premiazione della Maratona maschile avviene durante la cerimonia di chiusura (nei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 è avvenuto con la 50 km di fondo maschile). Alle
Olimpiadi del 2000 erano presenti 28 discipline sportive, secondo la classificazione adottata dal CIO. Bisogna comunque tenere presente che a volte più sport vengono raggruppati sotto lo stesso nome (per esempio, nel nuoto sono compresi anche i tuffi). Soltanto 5 sport sono sempre stati presenti alle Olimpiadi sin dal 1896: atletica leggera, ciclismo, scherma, ginnastica e nuoto. All'elenco andrebbe aggiunto anche il canottaggio, che era in programma nel 1896, ma le gare furono annullate a causa del maltempo.
Nelle Olimpiadi invernali sono attualmente 7 le discipline sportive.
Sci alpino, sci di fondo, pattinaggio di figura, hockey su ghiaccio, combinata nordica, salto con gli sci e pattinaggio di velocità sono sempre stati presenti nei programmi dei Giochi olimpici invernali. Gare di pattinaggio di figura e hockey su ghiaccio erano già presenti nei Giochi estivi, prima dell'introduzione di Giochi invernali separati.
Negli ultimi anni il CIO ha inserito nuovi sport nel programma olimpico, tra cui lo
snowboard e il beach volley. Dagli anni Venti in poi, nessuna disciplina è mai stata tolta dal programma olimpico, ma, viste le dimensioni ormai raggiunte dall'evento olimpico, il CIO si è riservato la possibilità di escludere alcuni sport dopo il 2004. Sport con poco seguito di pubblico o molto costosi potrebbero quindi rischiare di sparire dalle Olimpiadi. Baseball e Softball, ad esempio, non saranno presenti a Londra 2012.
Fino al
1992 alle Olimpiadi trovavano posto anche i cosiddetti "sport dimostrativi". Le gare di queste discipline si svolgevano contestualmente agli altri eventi olimpici, ma le medaglie assegnate non facevano parte del medagliere ufficiale. Spesso si trattava di sport molto popolari nel paese ospitante, ma poco noti a livello mondiale (per esempio, la pelota basca alle Olimpiadi di Barcellona). In alcuni casi, come il baseball e il curling, gli sport dimostrativi sono stati successivamente inclusi a pieno titolo nel programma olimpico. (Storia delle Olimpiadi, fonte: Wikipedia & Olimpiadi.it)

17.12.08

L'America's Cup si tinge di azzurro

_Due brevi annotazioni: rivedere il challenge Luna Rossa iscritto anche a titolo di semplice "manifestazione d'interesse" riaccende la mia passione e, con tutta probabilità, quella di molti tifosi. Sul numero di scafi azzurri invece non sarei così entusiasta. Nella scorsa (32esima) America's Cup su tre imbarcazioni azzurre soltanto Prada Challenge è arrivata dove sarebbe dovuta arrivare e cioè in finale di Louis Vuitton Cup (il minimo richiesto agli uomini di Patrizio Bertelli). Di + 39 e Mascalzone Latino oltre i tanti gennaker strappati - il team di Onorato "si presentò" addirittura con una Caramella - qualche buon bordo di poppa e nulla più. Qualcuno disse: "non sarebbe meglio concentrare le energie azzurre su meno sindacati?" Forse il tutto non sarebbe poco lungimirante, soprattutto ora che si parla di ben sette sindacati! Ultima considerazione: il 2010 è una tempistica troppo stretta, i sindacati sfidanti e lo stesso defender dovrebbero "tuffarsi" sin da subito in cantiere, e trattasi quindi di pura utopia. Certa la data del 2011 (Bmw Oracle permettendo) in quel di Valencia e... pronostico un affondamento della corrazzata di Bertarelli. Insomma, tutti contro Alinghi.
_Così la prossima Coppa America rischia di diventare Coppa Italia. Ci sono, infatti, ben sette team italiani sul nastro di partenza. Il termine per le iscrizioni (con un deposito di 50 mila euro) scadeva ieri. La Sociètè Nautique de Genève, il dominus per conto degli organizzatori, la società Ac Management, ha però preso tempo, comunicando che alcune «pratiche» sono ancora in corso d’opera e che la comunicazione ufficiale con gli iscritti definitivi arriverà probabilmente domani. È emerso, anche, che vi sarebbe un team italiano che ha chiesto l’anonimato. L’iscrizione coperta dalla privacy, insomma.Resta, comunque vada, il record della «carica» italiana. Una sorpresa, davvero. Doppia, tenendo conto dei venti di recessione che spirano sul mondo, compreso quello della vela. L’Italia all’ultima edizione della Coppa aveva il primato del numero di team in gara, con tre sindacati: ma sei-sette team significa raddoppiare. Le iscrizioni, è vero, sono soltanto manifestazione d’interesse: dal dire al fare, cioè al trovare i finanziamenti necessari per poter salpare in Coppa, c’è un mare grande come l’oceano. Ma il segnale che viene dall’Italia è forte. Sicuramente, al di là della passione, ha fatto molto l’impegno degli organizzatori (leggi Alinghi, il team detentore del trofeo) a cercare una formula meno costosa delle precedenti edizioni. La prossima Coppa America - che si disputerà a Valencia nel 2010, o più probabilmente nel 2011 - non c’è più dubbio, sarà «low cost». Come per la Formula 1, si bada alla riduzione delle spese: l’orientamento è quello di disputare i match-race con una sola barca per consorzio (e non due come in passato), lunga tra gli 80 e gli 85 piedi, dalle linee e la funzionalità meno estreme: i costi di gestione sono inferiori e soprattutto sarà «riciclabile» per altri tipi di regate. Un’imbarcazione sola significa anche un colpo di spugna agli interminabili test tra scafi, per scegliere quello più veloce; e un equipaggio soltanto. La scelta di Valencia, inoltre, darà modo di riutilizzare le basi dei consorzi già esistenti. E di beneficiare delle agevolazioni fiscali e vari ammortizzatori sociali (sussidio di disoccupazione per i velisti) che la municipalità e la regione di Valencia hanno già promesso di riconfermare. Torniamo, però, all’Italia e al nastro di partenza. Iscritti ufficialmente alla 33esima edizione della Coppa sono Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato; Joe Fly Italia di Giovanni Maspero e Francesco Bruni; Vasco Vascotto Dabliu Sailing Team del medesimo Vascotto. Questi ultimi due sindacati sono alleati, prenderanno parte sotto gli stessi colori (Italia Challenge) alla Louis Vuitton Pacific Series, l’assaggio di Coppa America che si terrà a febbraio ad Auckland (ha fatto marcia indietro Mascalzone Latino). Perché, allora, una doppia iscrizione? Perché se l’intesa non dovesse funzionare, nessuno dei due partner rimarrà fuori. Si è iscritta, inoltre, anche Luna Rossa, che è ritornata al 100% di Prada. Patrizio Bertelli ci ha ripensato? «In realtà, Bertelli aveva detto che a Valencia si era chiuso un ciclo. Ora se ne potrebbe aprire un altro» dicono in casa Prada. Senza Francesco de Angelis, ma con i nuovi leader Robert Scheidt e Peter Holmberg. E l’ex skipper napoletano di Luna Rossa? Sta lavorando per costruire un suo team, con alle spalle lo Yacht Club Italiano di Genova. De Angelis a ieri non risultava ancora iscritto: qualcuno dice che potrebbe essere lui ad aver chiesto l’iscrizione «anonima».A chiudere il conto delle iscrizioni italiane, il consorzio torinese Argo Challenge, guidato dall’olimpionico brasiliano Lars Grael, che ha il sogno di far gareggiare anche atleti disabili, e Green Comm Challenge, il sindacato sostenuto dal Circolo velico Gargnano, erede di +39 Challenge. Ce la faranno? E gli altri? Stanno lavorando due team spagnoli, uno tedesco, uno inglese, due francesi, l’italo-sudafricano Shosholoza, uno svedese, i kiwi di team New Zealand. E ancora: un consorzio belga, uno greco e uno croato. Più China Team. Vedremo. Così come è tutta ancora da vedere la partecipazione di Bmw Oracle. Gli americani - sempre più isolati - non si sono iscritti e puntano tutto sulla causa legale che li vede contrapposti ad Alinghi. La vertenza dovrebbe concludersi entro aprile, con il verdetto definitivo dei giudici di New York. E potrebbe rimettere tutto di nuovo in gioco. (Fonte: La Stampa di Torino & Luca Tittoni)

16.12.08

E' crisi, anche la Subaru lascia

_News dell'ultima ora:

_L'onda non si ferma più. Dopo la Suzuki, che aveva annunciato il suo addio ieri, e dopo la Honda che aveva lasciato fragorosamente la F.1 anche la Subaru si ritira dal Mondiale rally a causa della crisi economica. L'annuncio della Fuji Heavy Industries, casa madre a cui la Subaru fa capo, è arrivato oggi nel corso di una conferenza stampa. "Le prospettive del nostro business sono cambiate in modo rapido e drammatico a causa della crisi dell'economia globale - ha detto in lacrime il direttore esecutivo della Fuji Heavy Chief Executive, Ikuo Mori -. Quindi, nel quadro di un'ottimizzazione delle risorse e anche per rafforzare il marchio Subaru, la Fuji Heavy ha deciso di ritirarsi con effetto immediato dal Mondiale rally". Le conseguenze, oltre al team e ai suoi dipendenti, toccano anche i piloti che hanno corso nel Mondiale 2008, Petter Solberg e Chris Atkinson. E la Prodrive di David Richards, che gestiva l'impegno della squadra nel WRC e collaborava con la Casa giapponese da vent'anni. La Subaru aveva vinto il titolo iridato costruttori in questa specialità per tre anni consecutivi: 1995, 1996 e 1997, contando su piloti del calibro di Carlos Sainz, Colin McRae e Richard Burns.

15.12.08

Pragelato parla giapponese

  • Galleria fotografica dell'avveniristico impianto italiano. Clicca qui.
_Ieri la nebbia, oggi la neve. Il weekend di Coppa del Mondo di salto a Pragelato - il primo della storia della celebre località piemontese dopo la rassegna a cinque cerchi del 2006 - ha chiamato il comitato organizzatore agli straordinari.
Se l'esordio in Coppa del Mondo doveva fungere da importante test in chiave futura, prova più probante non poteva davvero esserci. Prova brillantemente superata e con i complimenti di Walter Hofer, direttore FIS della Coppa del Mondo. Altrove con queste condizioni non si sarebbe corso.
Nonostante le condizioni ai limiti dell'estremo, infatti, tutto è proceduto secondo programma, anche se la gara odierna si è disputata su un unico salto, non essendoci le condizioni di sicurezza necessarie per garantire il regolare prosieguo della competizione.
Condizioni estreme che hanno fatto rima con spettacolo, con gli atleti chiamati a fare i conti con le numerose variabili meteorologiche. Ieri, nonostante la nebbia, il pronostico su carta aveva trovato pronta conferma in gara, con il leader di Coppa Simon Ammann (SUI) primo davanti all'austriaco Gregor Schlierenzauer, con tanto di nuovo record del trampolino HS 140 di Pragelato (144 metri).
Misure impossibili da ripetere nelle condizioni odierne, con neve e forte vento a fare da cornice alla gara e, in alcuni casi, pure a condizionarne l'esito. Variabili che hanno regalato ancora maggior incertezza alla competizione, con gli atleti chiamati nuovamente a saltare dal trampolino HS 140, per la seconda delle due gare in programma.
Ben 14 gli addetti a lottare contro la neve per tener pulita la pista di lancio e una ventina, compresi gli alpini, a battere in continuazione la pista di atterraggio.
Quella di oggi, pertanto, si presentava come la classica giornata dell'”outsider”, favorevole ai colpi di scena che, classifica alla mano, davvero non sono mancati.
In un clima tipicamente natalizio, infatti, è stato il 24enne giapponese Fumihisa Yumoto a trovare la pedana vincente (126 metri), favorito dalle condizioni atmosferiche (soprattutto dal vento) al momento del suo salto con una folata che l’ha portato direttamente sul gradino più alto del podio. Si tratta del primo successo in Coppa del Mondo per Yumoto, che fino ad oggi aveva come miglior risultato un ottavo posto, conquistato a Kuusamo nella gara d'apertura di questa stagione.
Ė questa la variabile impazzita di questa seconda giornata di gare, anche se la costante non è comunque mancata, in quanto al secondo posto c'è ancora una volta il leader di Coppa Simon Ammann. Con i “big” letteralmente in balia delle difficili condizioni meteo ed in netta difficoltà, lo svizzero è riuscito a confermarsi ancora una volta ai vertici, sintomo dello straordinario stato di forma che il leader di Coppa sta attraversando (124,5 metri la sua misura odierna).
Sul terzo gradino del podio, invece, un'altra sorpresa, che porta il nome di Johan Remen Evensen (NOR), il quale proprio a Pragelato ha trovato il miglior acuto della propria carriera, settimo ieri e terzo oggi. Il suo miglior risultato, prima della tappa italiana, era il 10° posto conquistato a Trondheim una settimana fa.
Fuori dal podio, invece, l'austriaco Gregor Schlierenzauer, quarto, a precedere il finlandese Harri Olli (quinto come nella gara di ieri) e il giapponese Noriaki Kasai. Lontano anche oggi il campione olimpico e vincitore dell'ultima Coppa del Mondo Thomas Morgenstern, solo 19°, così come lontani sono i quattro italiani in gara. Il migliore è Sebastian Colloredo (39° con la misura di 101 metri), seguito da Roberto Dellasega (41°), Alessio De Crignis (51°) e Andrea Morassi (59°). Qualche lieve segnale di miglioramento per i nostri, soprattutto da parte dell'esordiente Dellasega, ma le condizioni odierne non erano certo quelle ideali per stilare un bilancio sullo stato di forma dei nostri.
Chi brinda, intanto, è Simon Ammann che esce dalla due giorni piemontese con la leadership nella classifica generale di Coppa del Mondo ulteriormente rafforzata (425 punti), primo davanti a Schlierenzauer (350) e al finlandese Ville Larinto (205), oggi solo 38°.
Per Pragelato una gustosa prima visione, all'insegna dello spettacolo. Non è certo mancato il lavoro, comunque servito a mostrare al mondo che i trampolini di Torino Olympic Park hanno meritato e meritano un posto nell'olimpo dello ski jumping mondiale.
Classifica:
1) Yumoto Fumihisa (Jpn) punti 114,8;
2) Ammann Simon (Sui) punti 113,6;
3) Evensen Johan Remen (Nor) punti 110,3;
4) Schlierenzauer Gregor (Aut) punti 106,5;
5) Olli Harri (Fin) punti 106,2;
6) Kasai Noriaki (Jpn) punti 103,4;
7) Chedal Emmanuel (Fra) punti 102,9;
8) Loitzl Wolfgang (Aut) punti 99,2;
9) Schmitt Martin (Ger) punti 98,9;
10) Janda Jakub (Cze) punti 96,2.
World Cup Standings:
1) Ammann Simon (Sui) punti 425;
2) Schlierenzauer Gregor (Aut) punti 350;
3) Larinto Ville (Fin) punti 205;
4) Loitzl Wolfgang (Aut) punti 199;
5) Morgenstern Thomas (Aut) punti 174.
(Fonte: FISI.org)

14.12.08

Via il velo al Giro del Centenario

_A cento anni dalla prima volta, il Giro d'Italia si rinnova lanciando un'edizione unica pensata per conservare il suo legame con la tradizione introducendo al tempo stesso novità di grande interesse. Dal Lido di Venezia fino a Roma: 23 giorni, 3.395,5 chilometri e 21 tappe dopo. La presentazione ufficiale, nella meravigliosa cornice del teatro La Fenice, ha finalmente tolto il velo a un percorso che toccherà diverse grandi città del nostro paese: Torino, Firenze, Bologna e Napoli oltre alle sedi di avvio e conclusione. La prima novità è proprio quella legata all'epilogo della corsa del Centenario (in realtà dal 1909 ad oggi si è corso 91 volte per via delle interruzioni obbligate dalla due guerre). Che sarà a Roma, con una cronometro individuale di 15,3 chilometri attorno ai Fori Imperiali, e non Milano, come era accaduto negli ultimi anni. Il capoluogo lombardo vivrà comunque una giornata speciale il 17 maggio, giorno della nona frazione, quando si ripercorranno le strade della prima tappa nella storia del Giro con un tracciato che si snoderà nelle vie del centro e si concluderà in piazzale Loreto, esattamente dove nel 1909 i primi corridori partirono alla volta di Bologna. Complessivamente l'impressione trasmessa dal percorso è quella di un Giro più umano, con 28 km in meno rispetto al 2007 (che salgono a 47 nel confronto con il 2006) e una più larga distribuzione delle montagne. Otto tappe pianeggianti, 5 miste, 5 di montagna e 3 a cronometro (per 90,5 km). A differenza di quanto avveniva in passato si comincia subito a fare sul serio: alla quarta frazione (Padova-San Martino di Castrozza) il gruppo transiterà già sulle Alpi. Il giorno dopo, 13 maggio, Alpe di Siusi (1844 metri), prima di sconfinare in Austria verso Myrhoffen valicando il Gerolspass. Cima Coppi issata sul Col d'Izoard (quota 2360) nella decima tappa, la Cuneo-Pinerolo. Finale da brividi con Monte Petrano (25 maggio), Blockhaus (17ª tappa) e Vesuvio, da scalare a due giorni del gran finale a Roma, il 31 maggio. Armstrong, Basso, Sastre, Di Luca, Simoni, Menchov, Leipheimer, Pellizotti, Bruseghin, Cavendish, Bennati, Petacchi, Hushovd. Assenti a Venezia Cunego e Ballan, la Lampre, rappresentata da Bruseghin, non ha ancora ufficializzato le sue strategie. Se si esclude Alberto Contador, che dopo aver trionfato al Giro lo scorso anno proverà a riprendersi il Tour de France, ci sarà il meglio del ciclismo mondiale. L'appuntamento è fissato per il 9 maggio 2009 (Fonte: Gazzetta dello Sport, Il Tempo, La Stampa di Torino, Il Meridiano, Datasport)

13.12.08

CdM 1: Zoeggeler, ennesimo oro!

_Vittoria numero 41 in carriera per Armin Zoeggeler, tornato sul gradino più alto del podio di Coppa del mondo nel catino di Winterberg dove aveva vinto una volta sola nella sua storia costellata di successi. Oggi, però, il carabiniere di Foiana è stato superlativo, staccando il nuovo record della pista nella seconda discesa. Zoeggeler ha chiuso con il tempo di 1'46"490, davanti al padrone di casa David Moeller, primo a metà gara, ma confuso dalla super-manche dell'azzurro nella seconda tornata e finito a 22 millesimi. Sul terzo gradino del podio il giovane tedesco Johannes Ludwig a 188 millesimi dall'azzurro.
Gli altri azzurri sono ben comportati con Reinhold Rainer, in ripresa, 11/o a 958 millesimi, David Mair 17/o a 1"380 e Willy Huber 20/o a 1"441.
Ordine d'arrivo del singolo maschile CdM di Winterberg (Ger):
1 Zöggeler, Armin ITA 53.257 53.233
1:46.490
2 Möller, David GER 53.239 53.273 +0.022
3 Ludwig, Johannes GER 53.331 53.347 +0.188
4 Eichhorn, Jan GER 53.482 53.344 +0.336
5 Langenhan, Andi GER 53.490 53.343 +0.343
6 Pfister, Daniel AUT 53.512 53.523 +0.545
7 Rekis, Guntis LAT 53.635 53.534 +0.679
8 Kneib, Viktor RUS 53.683 53.644 +0.837
9 Kindl, Wolfgang AUT 53.753 53.624 +0.887
10 Höhener, Stefan SUI 53.722 53.679 +0.911
11 Rainer, Reinhold ITA 53.723 53.725 +0.958
17 Mair, David ITA 53.959 53.911 +1.380
20 Huber, Wilfried ITA 53.933 53.998 +1.441

_Soddisfatto Armin Zoeggeler, dopo la vittoria numero 41 in carriera. "Non mi sarei mai aspettato di vincere questa gara - ha detto Zoeggeler -, questa è tradizionalmente una pista molto favorevole agli atleti tedeschi e io avevo vinto una sola volta. Oggi ho fatto due manches perfette, e la seconda con il nuovo record. Pensavo che Moeller riuscisse a superarmi e invece è stato vero il contrario. Sono molto soddisfatto, soprattutto perché ora potrò concentrarmi in modo più sereno sulle prossime gare in calendario". (fonte F.I.S.I.)