
29.2.08
La "Rossa" ai Giochi Olimpici

27.2.08
CONI e Ferrari insieme per l'Italia

26.2.08
Un super Galles asfalta un'Italia spaesata
Due complessi a confronto: quello di speriorità degli inglesi sui francesi e quello di inferiorità dei francesi verso gli inglesi. Il risultato è che le ultime sfide tra Francia e Inghilterra non sono influenzate dal fattore campo, dalla condizione fisica e dagli schemi di gioco: gli uomini di Brian Ashton mettono ko i galletti a prescindere. Così è stato anche nella terza giornata di questo Sei nazioni. Allo stadio St. Denis di Parigi tutta la Francia aspettava la rivincita (molto parziale, perché la posta in palio non era paragonabile) della semifinale degli ultimi mondiali, persa dai padroni di casa contro Wilkinson e compagni. Invece, anche se alcuni protagonisti sono cambiati e altri hanno giocato al di sotto dell'abituale standard (Wilkinson tra questi), è arrivata una conferma di quel risultato, coi Leoni subito in meta con Sackey e capaci di allungare 10-0 e poi vincere 24-13. Una lezione. tanto da costringere il ct francese ad ammettere che «dobbiamo imparare diverse cose da questa Inghilterra: sono stati capaci di rimettersi in sesto dopo performance negative e continuando a giocare così possono battere qualunque squadra al mondo». Anche se Lievremont non risparmia critiche a Mark Regan, uno dei migliori in campo sabato scorso: «E' un pagliaccio. Il suo compartamento in campo è stato grottesco». Parole pesanti che l'interessato si appunta come mostrine: «E' il miglior complimento che potesse farmi. Il mio compito, tra le altre cose, è innervosire l'avversario. Posso dire, a questo punto, di esserci riuscito». Se Regan e soci affrontassero sempre i transalpini, potrebbero già portarsi a casa il Sei Nazioni. Ma così non è e le chances diminuiscono parecchio. Contro gli altri avversari i bianchi mostrano tutti i limiti di una formazione che, al momento, non riesce a rinnovarsi completamente nè a portare avanti in modo bilanciato la combinazione di freschezza e esperienza che Ashton cerca di trovare da un anno a questa parte. Spesso l'impressione è che in campo, nello stesso momento, ci siano due, tre Inghilterre diverse. Chi per primo ha messo in luce questa mancanza di coesione e di concentrazione è stato il Galles. Dominati a Twickenham nel primo tempo della gara inaugurale, nella ripresa i gallesi hanno letteralmente cancellato dal campo i vicecampioni del mondo in carica. Più o meno lo stesso trattamento riservato, per tutti gli ottanta minuti, all'Italia di Mallett. Al Millennium stadium di Cardiff è andata in onda un'esecuzione in piena regola. Il 47-8 finale, con cinque mete dei padroni di casa, ha riportato l'Italia alle batoste delle prime apparizioni nel 6 Nazioni. Un passo indietro figlio del tentativo di Mallett di infondere una mentalità vincente o comunque competitiva. Politica da lodare. Se si vuole arrivare a giocare per traguardi più ambiziosi dell'evitare il cucchiaio di legno bisogna scendere in campo non per limitare i danni ma per vincere, e non solo contro gli scozzesi. L'Italia non sa attaccare e questo è evidente. La difesa resta la prima pietra su cui costruire la casa, ma solo con quella non si va da nessuna parte e, prima o poi si crolla. Se presa nel verso giusto (anche se c'è già chi rimpiange il realismo di Berbizier) questa suonata può far crescere il nostro rugby più di tante "onorevoli sconfitte" di misura. Contro un Galles che sembra addirittura più più forte di quello che nel 2005 realizzò il Grande Slam (vale a dire: 6 nazioni vinto a punteggio pieno), gli azzurri non avrebbero avuto nessuna speranza in ogni caso. La partita che può decidere il vincitore dell'edizione 2008 è quella che metterà di fronte l'8 marzo a Croke Park Irlanda e Galles. Gli irlandesi contro la Scozia, nella prima sfida del "supersabato", hanno confermato le belle cose mostrate negli ultimi venti minuti della gara perduta contro la Francia a Parigi. Contro gli uomini di O'Sullivan, che nel finale ha riproposto il recuperato Paul O'Connell (miglior giocatore della precedente campagna), gli scozzesi hanno messo in campo il solito cocktail di talento e errori che vanifica puntualmente un gioco spesso spettacolare e arioso. Il 34-13 finale per gli irlandesi è una punizione forse eccessiva ma meritata per una squadra incapace di concretizzare tutto quel che produce e di mantenere la concentrazione in difesa. Limiti che ne fanno, assieme agli azzurri, la candidata principale all'ultimo posto in classifica. Per Hadden l'unica notizia positiva è che il nazionale Scott MacLeod è stato assolto dall'accusa di doping: il medicinale usato non mirava ad alterare le prestazioni sportive ma solo a curare l'asma, l'equivoco è stato provocato da un errore nella compilazione di un modulo.
22.2.08
L'uovo di Giacosa a Torino 2006

18.2.08
Rocca e Zoeggeler: un week-end alla grande

Lo Slalom di Zagabria, valido per la Coppa del Mondo di sci alpino, ha visto sul gradino più alto del podio Mario Matt. L`austriaco ha amministrato nella seconda manche il vantaggio accumulato nella prima, chiudendo con il tempo di 1`51``36. Matt ha preceduto il padrone di casa, il croato Ivica Kostelic ed il connazionale Reinfried Herbst. Al quarto posto un ottimo e rinato Giorgio Rocca (1`52``08) che, dopo aver chiuso nella stessa posizione la prima manche, ha mantenuto un atteggiamento propositivo, sciando fluidamente e facendo vedere che nel finale di stagione darà battaglia. Per quanto riguarda gli altri azzurri in gara, da registrare il 13.o posto di Moelgg, il 14.o di Thaler e il 16.o di Deville. Per quanto riguarda i punti della classifica di Coppa del Mondo, l`austriaco Benjamin Raich non e` riuscito a sfruttare la giornata nera di Bode Miller (non qualificatosi per la seconda manche a causa del 36.o tempo), commettendo un errore che ne ha compromesso la gara. Buone notizie invece per la classifica di specialita`, dove Moelgg sfrutta l`uscita di Grange, riducendo lo svantaggio (che era di 91 punti prima di questa gara) nella Coppa del Mondo di slalom speciale. La CdM riprendera` il prossimo week-end in Canada (Whistler), dove sono in programma un Gigante e un Super G.
Nello slittino, invece, Zoeggeler ha fame di vittorie! Non è mica soprannominato "il cannibale" così per scherzo?! Il 34enne altoatesino, campione sulle piste ghiacciate di tutto il mondo, reduce dalla settima coppa del mondo, ha conquistato la terza sfera di cristallo consecutiva nelle due gare finali a Sigulda (Lettonia). Dopo il successo di venerdì scorso, è giunto secondo nella prova decisiva di domenica, vinta dal russo Albert Demtschenko con 67 millesimi di vantaggio. Terzo è il tedesco David Moeller, sempre in lizza con Zoeggeler per la coppa, prima di cedere il passo a Sigulda. Al carabiniere di Foiana bastava un settimo posto per essere al sicuro da ogni sorpresa, ma ha voluto dimostrare di essere il più grande ed ha spinto al massimo come solo lui sa fare, forte dei nove successi (compreso un Mondiale) ottenuti in passato sulla pista lettone. Zoeggeler ha così alzato al cielo il traguardo che vinse già nel 1998, 2000, 2001, 2004, 2006 e 2007 e si conferma il più grande campione nella storia della specialità con una rosa di ben 40 vittorie in coppa, quattro medaglie olimiche (due ori, un argento e un bronzo) e sette medaglie iridate (cinque ori e due bronzi). Un unico primato gli manca: eguagliare le10 coppe del mondo nello slittino singolo, che per ora (sottlineiamo per ora!) lo detiene l'austriaco Markus Prock. Zoeggeler, durante le interviste, non si sbilancia: «Andiamo avanti una stagione per volta. Mancano due anni alle Olimpiadi di Vancouver e la mia attenzione è rivolta a quell'appuntamento, poi vedremo».
Nel doppio, meritano gli azzurri Oberstolz/Gruber, che hanno chiuso la stagione al secondo posto, 20 punti dietro i tedeschi Leitner/Resch. Gli altoatesini hanno vinto l'ultima gara di Sigulda (nono successo in carriera e secondo di stagione).
16.2.08
Quarantesimo sigillo per "Arminator"

Sul budello lettone, lungo le 16 curve dei 1260 metri, Armin non vince, stravince! A un lustro di distanza da quel 28 febbraio 2003 dove, oltre al titolo iridato, aveva stabilito il record della pista, nella prima manche l'azzurro lo ha ritoccato, abbassandolo di 65 millesimi. Solo il russo Albert Demtschenko, lo ha impensierito finendo a 43 millesimi. Ma nella seconda run la supremazia di Zoeggeler è stata davvero "imbarazzante": quasi mezzo secondo al russo e 8 decimi e mezzo all"austriaco Daniel Pfister, relegato al terzo posto.
Peggio è andata al tedesco David Moeller che, a questo punto, vede la Coppa del Mondo allontanarsi: il quarto posto finale - era terzo dopo la prima run - lo allontana ancora di più dalla leadership di Zoeggeler che, oltre ai 15 punti di margine che aveva dopo la gara di Altenberg, ne aggiunge altri 40, salendo a + 55. E alla conclusione delle ostilità rimane solo l'ottava e ultima gara ancora a Sigulda fra poco meno di 48 ore.
15.2.08
Il braciere olimpico arde
Erano già due giorni che il Braciere ardeva in Torino. Ma quante emozioni all’atto dell’accensione.
Il fuoco che infiammava i XX Giochi Olimpici Invernali - Torino 2006 è stato acceso ad Olimpia, in Grecia il 27 novembre 2005 con la cerimonia rituale che precede ogni Olimpiade. Dopo una breve staffetta in terra greca, la fiamma è giunta in Italia l’8 dicembre. Da qui il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l'ha consegnata, dopo una sontuosa cerimonia in piazza del Quirinale, al primo tedoforo italiano: Stefano Baldini, che ha dato inizio ad un viaggio per tutte le province e le regioni del Paese.
La destinazione finale della Fiamma Olimpica era lo "Stadio Comunale" di Torino (ad oggi "Stadio Olimpico"), sede prescelta per l'accensione del tripode. La staffetta olimpica ha attraversato capoluoghi di provincia e regioni. La Fiamma Olimpica è stata portata anche all'estero, con brevi tratti in stati a noi vicini: Stato Città del Vaticano (dove la fiaccola ha ricevuto la benedizione di Papa Benedetto XVI), Repubblica di San Marino. Com'è ovvio che sia ha toccato anche i territori d’oltralpe: Slovenia, Austria, Svizzera e Francia, dove la fiamma ha transitato per le città di Grenoble ed Albertville che, nel passato, hanno ospitato i Giochi Olimpici invernali.
La sera del 10 febbraio 2006, nel corso della Cerimonia di Apertura delle XX Olimpiadi Invernali, la Fiamma Olimpica è stata scortata da Alberto Tomba, che ha dato inizio all'ultima parte della staffetta. Dopo di lui, la torcia è passata di mano in mano dei quattro componenti della storica selezione italiana di Sci di Fondo, oro a Lillehammer nel 1994, (Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner). La torcia è poi passata a Piero Gros, oro nello Slalom Speciale ad Innsbruck 1976, poi a Deborah Compagnoni, olimpionica di Sci Alpino, ed infine alla fondista piemontese Stefania Belmondo, vincitrice di ben dieci medaglie olimpiche in carriera: "Stefania Belmondo la più medagliata". Fonte: Archivio Antonella, size: low 88 Kb.
11.2.08
6 Nations: l'Italia perde onorevolmente
10.2.08
Torino 2006 + 2

xxolympicwintergames.blogspot.com_Antonella B.
Ora “x”, le 20 di quella stessa sera, di 2 anni fa però.
I cancelli dello Stadio si sarebbero aperti a metà pomeriggio, per consentire i controlli di sicurezza e facilitare l’ingresso di quanti si recavano allo Stadio “Grande Torino”, ribattezzato per l’occasione Stadio Olimpico, al fine di assistere a quest’evento mondiale.
Gli organizzatori attendevano 35.000 persone, cioè l’intero stadio pieno, tutti i posti occupati. E così è stato.
Sotto ogni sedia era sistemato un sacchetto (argento) con, all’interno, svariati oggetti che ci sarebbero serviti, durante lo svolgimento della Cerimonia, per calarci ulteriormente all’interno della stessa, per vivere e respirare ancor più il clima Olimpico. Durante l’ultima ora che precedeva l’inizio della Cerimonia, alcuni performer, divisi per settore, ci spiegavano quando usarli, ci si accordava per un segno distintivo, un cenno affinchè capissimo quando era il momento di accendere la pila, piuttosto che sventolare la bandierina.
In questo periodo di attesa, denominato “pre-Show” ed affidato a Piero Chiambretti, i monitor posti all’interno dello Stadio Olimpico, proiettavano le immagini delle passate Olimpiadi e la testimonianza del campione Gustav Thoeni. Nel palco, si è assistito all’incursione delle “Sparks of Passion”, le “Scintille di Passione”, icone simbolo di “Torino 2006”.
Ora “X”. Ore 20.
Si spengono le luci, sui monitor inizia il conto alla rovescia: dall’Olimpiade di Chamonix del 1924, all’ultima edizione di Salt Lake City del 2002, per proseguire con un vero count down che ha portato all’apparizione del logo e della scritta “Torino 2006”. E tutti noi che eravamo all’interno dello Stadio siamo esplosi in un applauso assordante e, al contempo, liberatorio.
Parole chiave della Cerimonia: passione, dinamismo e, soprattutto, italianità. Un progetto coordinato da Andrea Varnier, Direttore Immagine ed Eventi TOROC e per la Direzione Artistica e la Produzione Esecutiva da Marco Balich.
Passione intesa come entusiasmo, solarità, ardore ed impeto. Passione sinonimo di creatività, stile, gusto, ricerca del dettaglio. Ancora passione come motivazione stessa del gesto sportivo, come desiderio di scoprire, sperimentare.
Italianità come espressione di stile, moda, design, arte. Come concezione dello spazio, nell’idea di una “piazza” che prendeva forma nel nuovo Stadio Olimpico. “Piazza” che, come si è visto nel corso dello spettacolo di Apertura, avrebbe accolto gli atleti come veri paladini, ponendoli al centro della scena, nel cuore dello Stadio, e trasformandoli, come mai era accaduto nelle precedenti Cerimonie Invernali, nei veri e propri protagonisti di tutto lo show.
Questi, in sintesi, gli ingredienti che, due anni orsono, hanno dato vita all’evento italiano, uno show dinamico ed avvincente, in cui si sono alternati momenti di suggestione visiva a coreografie di massa mai viste in Italia; costumi sontuosi a futuribili abiti-struttura. Il tutto amalgamando retorica ed ironia, fuoco e ghiaccio.
Un momento di particolare emozione è stato il “gioco” di cerchi metallici. Inizialmente disposti orizzontalmente, con i Kataklò che ballavano su essi, come dei ragni che tessono la tela, poi i cerchi che, roteando in aria, hanno dato vita ad un simpatico girotondo aereo. A seguire gli stessi che, meccanicamente, si sono girati in verticale e hanno composto i 5 Cerchi Olimpici. Inizialmente un’esplosione di luce bianca, con i cerchi monocromatici, che hanno assunto, un po’ alla volta, i classici colori olimpici del blu, rosso, giallo, verde e nero, a richiamare i cinque Continenti.
Alla fine di questo momento, ha avuto inizio la sfilata delle delegazioni che avrebbero preso parte a questi XX Giochi Olimpici Invernali: a partire dalla Grecia, culla delle Olimpiadi, fino all’Italia, ombelico del mondo per le prossime due settimane.
Molti i nomi di spicco che hanno dato il loro contributo per la massima riuscita dell’evento. Protagonisti del mondo della moda, della danza, del cinema, della musica e, soprattutto, dello sport italiano. In primis Jury Chechi, che ha fatto il suo ingresso proprio ad inizio Cerimonia. Con il suo scandire il tempo, battendo su un braciere che sembrava rivivere ad ogni colpo, Chechi ha dato inizio alla Cerimonia che sarebbe culminata con il via ufficiale ai XX Giochi Olimpici Invernali di “Torino 2006”. Con lui, le “Scintille di Passione”, che avrebbero animato svariati momenti della serata: otto esperti pattinatori, otto atleti di hockey che, facendo delle vere e proprie scorribande su e giù per la “Piazza” dello Stadio, avrebbero sprigionato, ognuno dal proprio casco, una fiamma rossa lunga due metri. Il tutto per accendere, ancor più, la Passione che si sarebbe sprigionata durante tutto il periodo di questa Olimpiade.
Altri nomi erano pronti ad alternarsi nel corso della Cerimonia: Roberto Bolle, étoile del Teatro alla Scala, ma piemontese di nascita, che ha interpretato uno dei segmenti principali della Cerimonia di Apertura, dando vita ad una performance coreografica di grande impatto emotivo; i Kataklò, che hanno riprodotto in modo esemplare e clamoroso le diverse coreografie. La top model Eva Herzigova, nelle vesti della Venere del Botticelli; Yoko Ono, che ha letto un messaggio di pace e libertà, e Peter Gabriel che ha interpretato “Imagine”. Anche Claudio Baglioni sul palco che, dirigendo l’orchestra, ha presentato”Va’”, Inno ufficiale di “Torino 2006”, ideato e scritto dallo stesso. Altro sportivo presente alla Cerimonia, Luca Badoer, collaudatore Ferrari, che, con la Rossa di Maranello (nuovamente il colore della passione), ha disegnato i 5 Cerchi Olimpici nel cuore dello Stadio.
Ancora, Giorgio Armani che ha vestito e firmato una delle circostanze protocollari più suggestivi della Cerimonia Olimpica: l’ingresso del nostro drappo. Momento che ha reso omaggio allo stile italiano e al gesto atletico. Ventisei tra donne ed uomini, tutto atleti di punta nelle discipline sportive non invernali, hanno sfilato nell’ambito di una performance che ha visto coinvolta una bellezza italiana nota: Carla Bruni. Torinese di nascita, la ex top model ha fisicamente portato la Bandiera Italiana all’interno dello Stadio Olimpico, indossando un abito dall’effetto ‘cristallo’ opera dello stesso stilista che ha voluto trasformare il tricolore in una “bandiera vivente”.
Altre grandi emozioni, si hanno avuto nell’istante in cui il Drappo Olimpico, sorretto da otto grandi donne, tra cui Sofia Loren, Susan Sarandon, Manuela Di Centa e Isabel Allende, ha fatto il suo ingresso nello Stadio
Intorno alle ventidue, in un istante, il clou della Cerimonia: il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha pronunciato la tanto attesa frase “Dichiaro aperti i XX Giochi Olimpici Invernali” e nello stesso istante lo Stadio è esploso in un fragoroso applauso.
Ultimo momento di grande patos vissuto allo Stadio “Grande Torino”, è stato l’accensione del braciere ideato da Pininfarina, cosi come le torce. All’interno dello Stadio si è assistito ad una vera staffetta di ex olimpionici italiani. Da Alberto Tomba, che ha introdotto la torcia nello Stadio, passando per il quartetto oro nello sci di fondo a Lillehammer nel 1994 (De Zolt, Albarello, Vanzetta, Fauner), proseguendo con Piero Gros (oro nello slalom speciale ad Innsbruck ’76) e Deborah Compagnoni (tre volte oro nello sci alpino). Dalle mani della Compagnoni, la Torcia è passata a quelle dell’ultima tedofora: Stefania Belmondo. Piemontese della provincia di Cuneo, con ben dieci medaglie olimpiche in carriera (record per lo sport italiano), la Belmondo ha acceso il meccanismo che ha portato la fiamma a 57 metri di altezza, in cima alla torre del braciere olimpico, il tutto tra i fuochi d’artificio e la piena ed attiva partecipazione di noi fortunati spettatori all’interno dello Stadio.
A chiudere la Cerimonia, la ciliegina sulla torta: il Maestro Pavarotti che, nella sua ultima esibizione, ha fatto rivivere l’opera italiana, intonando “Nessun Dorma” dalla Turandot di Puccini.
Fanchini, Moelgg, Deville: che Italia!

8.2.08
Gold medal

...2663 atleti in rappresentanza di
ben 80 paesi. Non bisogna attendere più nulla, è il loro momento. Sforzi diversi
da una parte e dall’altra. Quelli fisici, di chi si allena una vita per quei pochi secondi nel tentativo di assurgere ad "eletti" di Olimpia. Una possibilità che tra il destino ed il motto di De Coubertin cerchi di giocarti sino all'ultimo respiro con rispetto.
4.2.08
Riscatto Zoeggeler ad Altenberg

3.2.08
Coppa Europa Tuffi

Nelle gare che si sono svolte ieri, la coppia azzurra Dallapé – Batki, con un punteggio di 313.80, ha guadagnato il posto più alto del medagliere, vincendo dal trampolino di 3 metri nella competizione sincro.
Con il punteggio raggiunto, le ragazze hanno stabilito anche il loro record personale.
Francesca e Noemi si sono lasciate alle spalle le russe (Bazinha-Smirnova), che hanno raggiunto il punteggio di 288.66, e le svedesi (Andren-Lindberg), padrone di casa, con 226.44.
Questo risultato dà loro una ulteriore carica in vista della Coppa del Mondo, che le vedrà protagoniste a Pechino, tra una quindicina di giorni. Coppa, quest’ultima, che sarà l’ultima possibilità per le qualificazioni alle Olimpiadi: chi rientra tra le prime otto coppie – per quanto riguarda il sincro – si qualifica di diritto.
Ma questa non è stata l’unica medaglia portata a casa ieri dagli azzurri.
Nel tuffo dalla piattaforma, Valentina Marocchi si è piazzata al secondo posto, alle spalle della svedese Eggers, con un punteggio di 307.30, contro i 339.75 delle atlete che giocavano in casa.
Simpatico vedere come, in entrambe le competizioni, le medaglie siano andate ad Italia, Russia e Svezia.
Va evidenziato anche il quarto posto dell’azzurro Christopher Sacchin, nel trampolino tre metri. Questo risultato lo porta comunque in finale, alle spalle del finlandese Puhakka (1°), dello spagnolo Illana (2°) e del bielorusso Kuchmasov (3°).Oggi, il programma prevede la fase eliminatoria in mattinata, mentre, nel primo pomeriggio, le finali iniziando con il trampolino 3 metri femminile, per proseguire con la piattaforma maschile, la piattaforma sincro femminile e, a concludere, il trampolino 3 metri sincro maschile.
1.2.08
Ultimi preparativi
