27.6.08

Anima a la Selecciòn!

Passion_Still_Lives_Here_Gazzetta dello Sport
Furie rosse scatenate che volano in finale con una prova davvero convincente contro la giovane ed emergente Russia del veterano Hiddink. Finale di Euro 2008 tra Germania e Spagna. Sarà una nuova vecchia classica. Che vinca il migliore.
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E' una Spagna da sballo e la Russia affonda sotto la pioggia perenne di Vienna e i gol di Xavi, Güiza e Silva. "Viva la España" cantano i tifosi in delirio all'Ernst Happel di Vienna. Come non capirli. La Spagna che ha fatto fuori la Nazionale ai quarti, prima addomestica la Russia, per poi finirla nella ripresa con una prestazione straordinaria. Giù il capello davanti alla "Roja", squadra perfetta. Meccanismi oleati e fuoriclasse. La chiave della partita porta il nome di Cesc Fabregas: il genietto dell'Arsenal entra al posto di Villa dopo 35' e mette a disposizione della squadra tutta la sua classe. Moneta pesante trasformata in gioco e due assist di assoluta bellezza. Il saggio Aragones contro l'intraprendente Hiddink. La scuola metodica spagnola e quella mutante russa. L'anziano Luis la formazione non la cambia. E' sempre 4-4-2 massiccio e veloce, formazione, come la definiscono in Spagna, "tergicristallo", che spazza tutto. Hiddink sarà pure mercenario, ma quando ci mette mano fa miracoli. Rispetto alle previsioni della vigilia si affida a Saenko, preferito a Bilyaletdinov. Schierato al fianco di Arshavin, figliol prodigo con la madre Russia ai suoi piedi. Ma la paura fa tremare le gambe ai ragazzi di Hiddink. Morde l'esperienza della Spagna che attacca e pressa. Al 6' Torres si gira bene in area e impegna Akinfeev che non trattiene. All'11 Villa con un bolide da fuori area brucia le mani del numero 1 russo, ben reattivo sul suo palo. Suonano le sirene e Hiddink alza la voce. La Russia si riorganizza ed entra in partita. Pavlyuchenko scuote i compagni al 16' con una punizione dal limite di poco alta, ma ben calciata. Non è la Russia che ha raso al suolo l'Olanda, ma la formazione di Hiddink non apre varchi e serra i ranghi. Prevale l'intelligenza tattica di Zhirkov, terzino con libertà di spingere sulla fascia e rilanciare l'azione. La Spagna limita il suo raggio d'azione e a volte rischia. Al 31' Pavlychenko fa gridare al gol; il suo destro a giro sibila alla sinistra di Casillas, che sfiora. Al 34' la "Roja" perde Villa per infortunio (lesione al bicipite femorale della coscia destra, improbabile un recupero per la finale). E' il momento di Fabregas che va a posizionarsi alle spalle di Torres e regala qualità. Piove a dirotto e le gambe pesano di più, ma non per questo le occasioni non mancano. Al 35' Pavlyuchenko stoppa di petto a due passi da Casillas, ma al momento del tiro subisce il ritorno di Puyol. La risposta è di Torres. "El Niño" regala emozioni: una finta e un sinistro in area che Akinfeev neutralizza.Dopo i calcoli del primo tempo, la ripresa chiude la porta al tatticismo. Così al 5' la Spagna passa. Iniesta irrompe sulla sinistra e mette dentro la palla perfetta per Xavi: zampata imparabile. La Russia prova a scatenare il suo passo irresistibile, ma apre varchi alla Spagna che manca il 2-0 con Torres dopo un sublime lavoro in coppia di Silva e Fabregas. Il gol in realtà ha tagliato in due la Russia. Questione di esperienza che i ragazzi di Hiddink pagano. Inutili le forze fresche Bilyaletdinov e Sichev (fuori Semshov e Saenko): è la Spagna a comandare il gioco e fallire gol, approfittando di una Russia molle e spaventata. Con Güiza e Xabi Alonso (escono Torres e Xavi) le furie rosse acquistano ossigeno e potenza. Frizzante ed esplosiva la Spagna fa tabula rasa. Senna coordina, sulle fasce godono come pazzi. E poi quando la palla capita a Güiza non ce n'è per nessuno: Fabregas ci fa venire il brivido con quel tocco per la punta che di pallonetto manda la Russia a casa. Ma Fabregas non si accontenta. "Mi metti in panchina? - sembra dire ad Aragones - Ora ti faccio vedere io". Cross dalla sinistra per Silva che fa tre. La Spagna, che Spagna, è in finale.


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26.6.08

Via Donandoni, c'è Lippi

Torino 2006_Gazzetta dello Sport
Il presidente Giancarlo Abete ha scelto, dopo il "cataclisma" per mano delle furie rosse l'avventura azzurra di Roberto Donadoni è parsa notevolmente in forse. Successione annunciata più volte, le sirene del terremoto interno alla guida tecnica si sono velocizzate e concretizzate dopo il rigore di Fabregas. Come una causa scatenante e giustificativa. Dopo mesi di voci, quindi, si concretizza l'ombra di Marcello Lippi. La FIGC risolve il contratto con Roberto Donadoni. Va via un grande uomo di alto profilo morale, dal punto di vista tecnico probabilmente troppo giovane e al momento non all'altezza per una panchina come quella azzurra che, per giunta, viene da una sbornia mondiale. Prima uscita di Lippi contro la Francia nel prossimo agosto.
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Se ne va in punta di piedi, senza sbattere la porta. Roberto Donadoni lascia il palazzo della Figc, dopo che il presidente Abete gli ha comunicato che il suo contratto con la Nazionale "è esaurito" , ma non si sfoga. "Dispiace che un calcio di rigore abbia determinato questa situazione - è il primo commento dell'ormai ex c.t. -. In questi due anni la mia Italia ha fatto anche qualcosa di positivo, un'ultima partita non può cancellarlo". "E' stata un'esperienza stupenda che rifarei domattina senza cambiare nulla - prosegue Donadoni -. Sono soddisfatto di quello che hanno fatto i giocatori. Hanno dato il massimo. Ringrazio Abete, Guido Rossi, tutto il mio staff. Non mi sono mai sentito solo perché attorno a me avevo, i giocatori, lo staff e tanta gente". Sui dettagli del divorzio l'uomo che ha guidato l'Italia fino ai quarti di Euro 2008 spiega: "Non c'è alcun riconoscimento economico e non lo voglio. Non è una questione di soldi. Possono far comodo a tutti, ma non è mai stato un mio problema". Poi il retroscena: "Il giorno delle convocazioni, quando il presidente mi annunciò la possibilitá del risarcimento, io dissi che non c'era bisogno". Durante tutta la sua gestione, lunga 23 partite che hanno visto avvicendarsi in maglia azzurra 59 giocatori, Donadoni ha sempre dovuto convivere col fantasma di Marcello Lippi. "Se ne parla da due anni - ricorda Donadoni -. Ognuno ha il suo modo di proporsi alla gente, non sono io a dover insegnare agli altri come comportarsi. Al presidente Abete non ho chiesto se c'è stato un incontro con Lippi. Ognuno è libero di fare quel che vuole, io non discuto i comportamenti degli altri. Non voglio cadere in mancanza di eleganza".
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Marcello Lippi è il nuovo c.t. della Nazionale. Il tecnico di Viareggio torna sulla panchina dell'Italia, che aveva guidato alla vittoria nel Mondiale di Germania 2006. L'ex mister della Juventus, che aveva lasciato l'Italia per le polemiche legate a calciopoli, sarà presentato martedì 1 luglio in una conferenza stampa a Roma: l'obiettivo sarà il Mondiale 2010 in Sud Africa. Tra il 2004 e il 2006, Lippi aveva guidato l'Italia per 29 partite, ottenendo 17 vittorie, 10 pareggi e 2 sconfitte.
La Federazione non ha reso nota la durata del contratto di Lippi, ma sarà quasi certamente un biennale. Con obiettivo, ovviamente, i Mondiali del 2010. I dettagli saranno stabiliti prima della conferenza di presentazione di martedì.
"Sono molto, molto, molto felice. E sono molto motivato. Alla prossima settimana". Così il neo c.t. ha commentato la sua nomina, dando l'appuntamento al vernissage di presentazione.


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25.6.08

L'Italia ha il suo portabandiera

Torino 2006_Datasport
L`ultima Olimpiade da vivere da protagonista in acqua e fuori. Una chiusura con i brividi del ruolo che andra` a ricoprire. L`orgoglio di Antonio Rossi, portabandiera ai Giochi di Pechino, si evince dalle parole cariche di entusiasmo per un incarico che lo proietta nel gotha degli sportivi italiani. Nessuna pressione, anzi uno stimolo a fare bene nella sua disciplina, il K4, per chiudere in bellezza la sua storia a cinque cerchi. `E` un grande onore essere il portabandiera dell`Italia - ha detto a Datasport - Un qualcosa che mi inorgoglisce e che soddisfa la federazione che rappresento e anche la mia squadra, le Fiamme Gialle. Un`emozione anche per la mia famiglia`.Una motivazione ulteriore per andare a cercare il risultato: `Non c`e` nulla di negativo nel ricoprire un incarico tanto importante - ha spiegato - Anzi, al contrario, avro` tutti gli occhi puntati addosso e questo fara` crescere la voglia di non tradire le attese`. Aspettative incombenti, considerando il medagliere di Atene (31 medaglie), che in primis, il presidente del Coni Gianni Petrucci vorrebbe vedere almeno eguagliato: `Visti i risultati in questi ultimi tempi direi che l`impresa, nonche` l`obiettivo di eguagliare il numero di medaglie di Atene, sia fattibile - ha proseguito - Il che ci confermerebbe tra i Paesi piu` importanti a livello sportivo`. L`approccio ai Giochi di Pechino e` stato funestato da polemiche di vario tipo, passando attraverso le accuse di Olimpiadi poco trasparenti fino ad arrivare a ipotizzare il boicottaggio per una situazione socio-politica complicata: `Per quanto riguarda il doping preferirei pensare che si parta tutti allo stesso livello, almeno nel mio sport - ha commentato ancora Rossi - Credo che si fara` il possibile per rendere trasparente questa edizione, tanto e` vero che io avallo assolutamente tutte le iniziative intraprese dalla Wada`. Quanto al clima politico: `Penso che sia giusto parlarne almeno fino all`inizio dei Giochi, ma poi credo che l`attenzione, specie per noi atleti, dovra` indirizzarsi esclusivamemnte sull`aspetto sportivo - ha detto - Poi, al ritorno, sarebbe bene che si parli dell`argomento arricchito dalla esperienza di chi ha potuto constatare con mano l`ambiente`. Tornando alle prestazioni, Rossi non si sbilancia: `L`obiettivo e` quello di dare il meglio e di uscire a testa alta - ha spiegato - Sarebbe bello ripetere il terzo posto ottenuto agli Europei, vorrebbe dire conquistare una medaglia importante`. L`ultima perche` non ci saranno appelli: `Credo proprio di si`, questa sara` l`ultima volta che partecipero`. Dopo tanti anni desidero fare anche altro`. Ma almeno fino alla fine dei Giochi, Antonio Rossi sara` l`orgoglio d`Italia, comunque vada.


23.6.08

I rigori condannano l'Italia, la Spagna va

Passion_Still_Lives_Here_Data Sport Italia
E adesso? Ora che siamo stati "sbattuti" fuori con quei rigori che davvero poche volte ci hanno visti trionfatori? Filosofia un po' personale, ma visto anche il poco costruire dei nostri durante i 120 minuti avrei preferito perdere con un goal su azione, piuttosto che questi maledetti maledettissimi calci di rigore. Occorre probabilmente riorganizzare una squadra per certi versi spremuta e un po' anziana. Ripartire dalle certezze che abbiamo, la nostra mentalità, la tradizione e alcuni uomini; soprattutto forgiare nuovi difensori degni del nostro passato. In foto nessuna testa china o di "furie rosse" festanti, ma, ecco, le nostre speranze e, al tempo stesso, le nostre certezze. Perni su cui ricalibrare una nazionale un po' anarchica, priva di una sua identità. Europeo mediocre con pochi barlumi di talenti e bel gioco. La Germania fisica ma modesta quasi in finale, la sufficiente Olanda, cui scrivevamo avere due sole possibilità: andare sino in fondo asfaltando il resto o sciogliersi come neve al sole. La stessa Spagna che oggi celebra per dirla con Marca "la storia riscritta" e che, a detta di molti, avrebbe dovuto prenderci a pallonate. A me, sarò esigente, non ha per niente entusiasmato. L'abbiamo invece scoperta balbebattante come in fondo è sempre stata: abili palleggiatori (senza mutuare i termini storici di Brera), talentuosi... ma per cortesia fermiamoci qui. C'è e rimane una discrepanza tra i risultati del nostro gioco secolare, brutto ma efficace, e i traguardi raggiunti dagli esteti di mezza Europa. Se c'è in questo ambito una scelta di campo da compiere, personalmente sarò sempre convinto dell' "italica filosofia". Troppo brutta però la squadra di Donadoni, più annaspante delle altre. Fraseggi ai limiti della decenza, condizione "ni" e importanti scelte del c.t. bergamasco piuttosto discutibili. Si guarda a Euro 2010 convinto e speranzoso che sarà la nostra vera possibilità di vittoria, nel frattempo su Donadoni si allungano le ombre del figliol prodigo Lippi. Traggo esulando alcune piccole considerazioni piuttosto scettiche sulla caratura della stampa e della cultura sportiva estera. Noi, che sovente di cultura sportiva ne abbiamo ben poca - cosa questa risaputa - spesso ci immoliamo in considerazioni a mio avviso fuorvianti. Abbiamo assistito ad un mondiale in cui più riviste vuoi per populismo, vuoi per tiratura ed editoria, vuoi per tensione sportiva ci hanno definiti spaghettari, mafiosi, europei del sud (come se ci fosse ancora questo ancestrale distinguo... evidentemente nella mente di molti ancora è così) e molto altro. Ieri, nell'osservare il pre ed il post della festa iberica ho udito parole e titoli da: "morire in campo", "maleficio" e non molto, ma sicuramente dell' altro. Senso lato o senso stretto credo che nell'insoddisfazione generale verso i nostri giornali, gli stessi non siano mai arrivati, neppure sul più bello, a conclusioni simili verso altre delegazioni. Non è questo un bell'inno a quel "respect" scritto sulle maglie di Euro 2008, bensì un magnifico ben predicare e razzolare però male, malissimo.
Credo che su questo occorra meditare un po'. In fondo l'erba del vicino, passatemi anche l'assonanza calcistica, non è sempre più verde. Non ho una preferita... ma mi piacerebbe che la giovane Russia ed il cuore della Turchia possano arrivare il più lontano possibile.
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La Spagna supera l'Italia 4-2 ai calci di rigore dopo che i 120' di gioco si erano chiusi a reti inviolate. Iberici nettamente padroni del campo per quasi tutto l'incontro e nonostante un arbitraggio decisamente negativo da parte del direttore di gara, il tedesco Fandel, che ha penalizzato gli spagnoli con alcune decisioni dubbie. Donadoni e Aragones confermano le formazioni pronosticate alla vigilia, si va in campo all'Ernst Happel di Vienna con un caldo soffocante. Avvio con ritmi molto lenti, le squadre sembrano quasi bloccate. Al 7' traversone su calcio di punizione di De Rossi a cercare Toni, ma Casillas fa suo il pallone senza correre rischi. Al 9' conclusione di Silva rimpallata, Buffon e' sicuro in uscita. Iniesta ammonito all'11' per un'entrata cattiva su Grosso. Intervento dubbio di Ambrosini su David Villa al 17': entrata diretta sulla caviglia da parte del centrocampista, sarebbe rigore per la Spagna, ma l'arbitro Fandel non ravvisa il fallo e lascia proseguire nonostante il tocco irregolare sembrasse netto. Al 19' bel cross proprio di Ambrosini, Perrotta arriva in anticipo, ma colpisce troppo debolmente. Poco dopo ancora Ambrosini recupera un bel pallone su Sergio Ramos, ma il suo traversone non imbecca Toni per pochissimo. Calcio di punizione dal limite per la Spagna al 25', Villa va alla battuta con un tiro potente, ma centrale, che Buffon para a terra. Al 31' anche Ambrosini finisce sul taccuino dell'arbitro per un intervento in ritardo su Senna a centrocampo. Al 32' Silva, spostato sulla destra, converge verso il centro e lascia partire un bolide dal limite: Buffon para sicuro. Bella azione di Cassano sulla sinistra al 37', il sampdoriano mette al centro per Toni che colpisce di testa, ma trova la deviazione di Marchena e la difesa iberica puo' allontanare la minaccia. Doppio pericolo per l'Italia al 38': Torres scatta in contropiede, salta due avversari e va al tiro, rimpallato; arriva Silva sulla sfera e dal limite cerca il secondo palo con un tiro potente e angolato che esce di pochissimo alla destra di Buffon. Spagna vicinissima al gol del vantaggio. Al 41' altro errore di Fandel che agevola l'Italia: Silva cerca di saltare al limite dell'area Grosso, l'esterno azzurro, in ritardo, rifila un pestone allo spagnolo che rimane dolorante a terra, ma l'arbitro non vede nulla e lascia proseguire ancora una volta. Al 44' preme ancora la Spagna, che vuole andare in vantaggio all'intervallo, ma Iniesta non trova la porta da buona posizione e il primo tempo si chiude a reti inviolate.La ripresa si apre con una grande occasione ancora per le Furie rosse. Silva al 49' riceve palla su un rimpallo a pochi metri dalla porta, cerca di saltare due avversari con un numero, ma la difesa azzurra chiude in extremis sul tiro a colpo sicuro. Al 55' Chiellini salva tutto in area azzurra; Torres si libera di Panucci e cerca Villa, liberissimo in area di rigore, ma il centrale difensivo rimedia ottimamente spedendo il pallone in calcio d'angolo. Donadoni inserisce Camoranesi al posto di Perrotta al 58', Aragones un minuto dopo ridisegna il centrocampo iberico con Fabregas e Cazorla per Xavi Hernandez e Iniesta. Gli azzurri sembrano beneficiare subito delle situazioni e sfiorano per la prima volta dopo sessanta minuti la rete. De Rossi mette in mezzo per Toni, l'attaccante rimette in mezzo dopo aver mancato la prima occasione e trova Camoranesi, ma la conclusione del neoentrato trova Casillas reattivo con una fondamentale parata di piede. L'Italia cerca di rimanere nei pressi dell'area spagnola, ma Aquilani prima e Toni poi non trovano la porta. Ennesimo errore di Fandel, davvero pessimo in questa gara, che va ad ammonire per simulazione Villa, ma in realta' l'attaccante era scivolato in area. Al 74' altro cambio per Donadoni con Di Natale in campo per Cassano. Quando mancano dieci minuti alla fine dei tempi regolamentari ci prova ancora la Spagna con un calcio piazzato di Senna che Buffon respinge con i pugni. Lo stesso centrocampista spagnolo mette in seria difficolta' l'estremo difensore azzurro pochi secondi dopo con un tiro potentissimo che il portiere trattiene a stento, grazie anche all'aiuto del palo. L'Italia soffre tantissimo in questo finale di secondo tempo, senza riuscire a proporsi concretamente in attacco. Grosso avrebbe all'84' la palla dell'1-0, ma sul perfetto cross di Di Natale e' incredibilmente Toni ad anticipare il compagno, piazzato nettamente meglio e libero di insaccare da pochi passi. Aragones toglie Torres a cinque minuti dalla fine, al suo posto il capocannoniere della Liga Daniel Guiza. Gli azzurri riescono con tanta sofferenza a tenere la porta inviolata anche nei minuti di recupero e al 90' il risultato rimane ancorato sullo 0-0, si va ai tempi supplementari.Ancora proteste spagnole in avvio di supplementari per una trattenuta di Chiellini su Sergio Ramos, Fandel non vede ancora. Al 93' ancora Spagna con Silva: bolide mostruoso che lambisce il palo con Buffon fuori causa. Gli uomini di Aragones stringono d'assedio gli azzurri, che faticano a prendere in mano il pallino del gioco. Ci prova Di Natale, con una conclusione di testa che Casillas devia in corner al 96'. Toni ci prova su schema da calcio d'angolo, ma la sua girata di nuca sorvola la traversa. Al 104' tiro in diagonale di Guiza abbondantemente a lato, Buffon controlla con lo sguardo la palla mentre scivola sul fondo. Al 108' Donadoni si decide a far entrare in campo Del Piero al posto di un Aquilani non convincente. Il fortino azzurro in difesa tiene fino alla fine nonostante gli innumerevoli tentativi portati in attacco dalla Spagna, decisamente padrona del campo per tutti i 120 minuti di gioco. L'ultimo clamoroso tentativo e' sui piedi di Cazorla a pochi secondi dalla fine con la palla che termina di un nulla a lato, prima del fischio di Fandel che segna la fine anche dei supplementari. Per decidere chi, tra Spagna e Italia, affrontera' la Russia in semifinale saranno necessari i calci di rigore.I rigori si battono sotto la curva della Spagna, che inizia la serie con David Villa. Il primo rigorista iberico non sbaglia. Grosso e' il primo degli azzurri e anche lui trasforma il tiro dal dischetto. Cazorla si incarica della battuta del secondo rigore e anche lui spiazza Buffon. De Rossi cerca di pareggiare i conti per l'Italia, ma Casillas e' superlativo e respinge il tiro. Senna puo' cercare di allungare la serie e insacca portando la Spagna sul momentaneo 3-1. Camoranesi sigla il 3-2 prima di Guiza, a cui Buffon respinge il tiro dal dischetto. Nervi tesissimi all'Ernst Happel di Vienna quando sul dischetto va Di Natale, fischiatissimo dagli spagnoli, che si fa neutralizzare il tiro da Casillas. Fabregas ha l'opportunita' di portare la Spagna in semifinale e non sbaglia. Italia eliminata da Euro2008, mentre la Spagna vola in semifinale, dove affrontera' la Russia.

21.6.08

Favola turca

Passion_Still_Lives_Here_Gazzetta.it
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Incredibile. La Turchia che va in semifinale battendo ai rigori la Croazia per 4-2 ha compiuto un altro miracolo. Già, perché è difficilmente spiegabile il rendimento di questa squadra, che al 119' era eliminata dall'Europeo, e che invece dieci minuti dopo si è trovata in semifinale. Ma contro la Germania, tra infortuni e squalifiche (tre, solo stasera), sarà durissima. Certo, la Croazia deve recitare almeno dieci mea culpa; dopo aver condotto a lungo la gara, e dopo il vantaggio di Klasnic a un minuto dalla fine dei supplementari (a proposito di miracoli sportivi), sembrava fatta. Poi, il gol di Senturk, con Bilic che nel frattempo voleva effettuare una sostituzione. Una botta non digerita, e il flop ai rigori è stato l'inevitabile conseguenza. Senza il portiere titolare Volkan (squalificato) si rivede Rustu tra i pali della Turchia. Accanto a Nihat in attacco c'è il tifoso dell'Arsenal, Kazim. Bilic, invece, dopo aver dato spazio alle seconde linee contro la Polonia, ripropone i suoi titolari; c'è molta attesa per Modric, folletto tuttofare in mezzo al campo. E' una partita gradevole, all'inizio, perché le due squadre non si coprono e vogliono imporre il loro gioco. Di occasioni, poche, a dire il vero, ma non ci si annoia. Il primo lampo lo procura proprio Modric: il futuro giocatore del Tottenham sguscia in area, bruciando la lenta difesa turca. Poi crossa al centro per Olic, davanti alla porta spalancata con Rustu quasi a terra. Gol? Bilic già esulta, ma deve ricacciare l'urlo in gola vedendo il tiro dell'attaccante finire sulla traversa. Poi Kranjcar invece di ribadire alza il colpo di testa. Solo che invece di dare la spinta alla Croazia, l'episodio sveglia i turchi. In bambola sulle avanzate di Pranjic sulla sinistra, e in difficoltà perenne con Srna sulla destra, Terim decide di spostare Altintop (teoricamente il terzino destro) nel ruolo di mediano. E' una piccola svolta, perché la partita cambia padrone. Nulla di straordinario, ma la seconda metà del primo tempo è turca. Quando Mehmet Topal sfiora l'incrocio dei pali con una saetta da 25 metri, la sirena dalle parti di Pletikosa inizia a suonare. Un Pletikosa che nella ripresa deve darsi qualche ceffone sul volto per rimanere sveglio. Ad attaccare, infatti, è solo la Croazia. Che però spesso si va a chiudere a imbuto, e sbaglia diversi passaggi facili. Rakitic illumina, ma a sprazzi; idem Modric. La tensione, come è ovvio vista la posta in palio, appesantisce gambe e cervello. Olic, in tal senso, è sciagurato; prima spreca un assist involontario di Gokhan Zan, poi butta via un facile contropiede tre contro due. Si sveglia Srna, che su punizione esalta i riflessi di Rustu. E' tardi, il naturale epilogo sono i supplementari. Qui, al contrario, la Turchia sembra averne di più. La corsa e la lucidità dei vari Tuncay e Arda danno una spinta maggiore agli uomini di Terim. Ma nessuno si attende quello che accade tra il 119' e il 122'. Dopo l'infortunio di Nihat (pare un serio guaio alla coscia) arriva, a sorpresa, il vantaggio croato; tutto nasce da una palla che sembra persa, che Modric trasforma, quasi dalla linea di fondo, in un cross per Klasnic. Appena entrato, l'attaccante del Werder Brema sfrutta l'uscita pessima di Rustu e di testa segna l'1-0. E' fatta? Non esattamente. Mentre Bilic prepara l'ingresso di Leko, la palla arriva a Senturk. Un paio di rimpalli e l'attaccante inventa un sinistro all'incrocio. Incredibile pareggio al 121' e spiccioli. Una botta troppo forte per i croati, che vedono svanire un risultato ormai acquisito. E ai rigori è un disastro: Modric e Rakitic tirano fuori, Petric il suo penalty se lo fa addirittura parare. In compenso la Turchia fa tre su tre. Quanto basta per l'insperato passaggio del turno. Sarà semifinale, contro la Germania. Il sogno continua.

20.6.08

Lusitani ko, Germania avanti

Torino 2006_Article Gazzetta.it
Tedeschi estremamente concreti, Portogallo tra i favoriti che si scioglie come neve al sole. Lusitani che sembrano tornare ai loro vecchi connotati di sempre: abili palleggiatori gradevoli da vedere ma spesso "fumosi" e inconcludenti verso la porta. Devastante la fascia destra tedesca che ha tagliato a fette il centrocampo e la difesa orchestrate da Scolari. Germania clamorosamente avanti, Portogallo di nuovo a casa sul più bello. Probabilmente irregolare la rete di Ballack alla fine decisiva.
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La Germania è la prima semifinalista di Euro 2008: Portogallo battuto 3-2 al termine di una partita entusiasmante dall'inizio alla fine. Un confronto di stili, quello tra tedeschi e portoghesi, che ha regalto spettacolo, come spesso avviene in questi casi. A Basilea, Portogallo e Germania danno vita a una gara divertente e di alto livello già dalle prime battute. Loew, confinato in tribuna per la squalifica rimediata contro l'Austria, propone alcune novità: rilancia Schweinsteiger sulla fascia destra, con Hitzlsperger sul lato opposto, mentre Friedrich sostituisce l'acciaccato Jansen. Le variazioni più grosse rispetto alle prime uscite, però, riguardano le assenze dell'acciaccato Frings in cabina di regia e del deludente Gomez in attacco: spazio a Rolfes, con Podolski che ritorna in posizione più avanzata. Il Portogallo è in formazione tipo, con Ronaldo che parte largo a sinistra. La prima squadra ad avvicinarsi al gol è proprio quella portoghese, con Bosingwa molto intraprendente nelle avanzate sulla destra e Moutinho nella parte di chi non sfrutta a dovere un cross perfetto. Pochi istanti più tardi, però, passa la Germania. Azione da manuale, nata da un'intuizione di Ballack che serve Podolski sulla corsa: traversone basso in mezzo e spaccata vincente di Schweinsteiger, che brucia Ferreira in ritardo nella copertura. E' il 22' e il risultato si sblocca. Neanche il tempo di riprendere fiato e si va sul 2-0: dormita dei difensori portoghesi su una punizione calciata da Schweinsteiger, il fuorigioco non scatta e Klose fa centro di testa. La doppia mazzata piega le ginocchia al Portogallo, che per qualche minuto sbanda e rischia il tracollo. Ma Ronaldo comincia lentamente a salire di rendimento e al 39' indovina la fuga buona: Lehmann è bravissimo a toccare il suo diagonale, ma Nuno Gomes riprende e mette dentro, eludendo l'intervento disperato di Metzelder. Se Ronaldo non fosse sfortunato un istante prima dell'intervallo, il suo colpo da biliardo dopo il dribbling a Mertesacker manderebbe le squadre al riposo in parità. Ma la palla sfiora il palo e la Germania rientra negli spogliatoi con un meritato vantaggio. In avvio di ripresa, il Portogallo avrebbe quasi subito la chance di rimettersi perfettamente in linea di galleggiamento, ma Pepe la spreca sciaguratamente, mandando alto di testa da mezzo metro. La Germania sembra soffrire la pressione avversaria, ma può contare sulla serata storta della difesa avversaria, e in particolar modo di Paulo Ferreira. Corre il minuto 16, infatti, quando Schweinsteiger mette in area un'altra punizione: il difensore del Chelsea, per la verità un po' sbilanciato, perde di vista il compagno di club Ballack, che di testa fulmina Ricardo. E' il 3-1 che gela le speranze degli uomini di Scolari. Dentro Nani e Postiga per i portoghesi, Loew risponde con Borowski. Lehmann è attento sui tiri dalla distanza e il Portogallo per tanti minuti non riesce a costruire nulla di diverso. Il gol che riapre di nuovo la sfida arriva al 42': Mertesacker perde Postiga in area e il cross di Nani si trasforma in un assist per il colpo di testa vincente. Ma è troppo tardi e l'assedio finale non dà frutti. La Germania vola in semifinale. Se la vedrà con la vincente della sfida tra Turchia e Croazia. Nella fase a gironi, contro la nazionale di Bilic i tedeschi fecero una figuraccia. Ma quando si giocano le partite a eliminazione diretta, è tutta un'altra cosa: ne sa qualcosa il Portogallo, che si è sgonfiato sul più bello.

18.6.08

Ineffabile Domenech e grazie Olanda

Torino 2006_Article Gazzetta dello Sport & Quotidiano Nazionale
Ineffabile Domenech: il c.t. francese a caldo, dopo la sconfitta con l'Italia, aveva dirottato l'attenzione dei media sulla sua estemporanea proposta di matrimonio. Poi, forse sentendo puzza di bruciato circa il suo futuro sulla panchina dei Bleus, è passato al contrattacco e se l'è presa con l'arbitro slovacco Michel: "L'errore - l'approccio del selezionatore transalpino - è stato quello di concedere all'Italia il rigore che ha causato anche l'espulsione" . E non si parla di errore della difesa francese: "Una serata catastrofica in cui abbiamo perso un attaccante dopo 10 minuti e c'è stato un rigore assegnato in maniera sconsiderata dall'arbitro. Non c'era stata un vera aggressione, è stato chiaramente come consegnare la partita agli italiani. Non possiamo che essere delusi". Sfogata la vena polemica, Domenech torna a guardare avanti: "Questa squadra ha comunque un futuro, essere arrivati in finale al Mondiale non significa dovere arrivare per forza in finale all'Europeo. Quello che conta è preparare una squadra per il Mondiale che deve arrivare. Io sono orgoglioso di essere c.t di questa nazionale. Non so cosa vorrà fare la Federcalcio francese, dovete chiederlo al presidente Escalettes". Il numero uno della federazione francese per ora ha preso tempo in attesa del consiglio federale del 3 luglio: "Nella vita ci sono dei contratti e un uomo responsabile è tenuto a rispettarli. Domenech per ora è il nostro selezionatore e ha la missione di guidare la squadra al Mondiale del 2010. Deciderò il da farsi insieme al consiglio federale, conscio che non si governi in funzione dell'opinione pubblica".
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L'Olanda non fa la stupida nella serata di Berna. Il biscotto per l'Italia non c'è più se lo sono mangiato insieme Klaas Jan Huntelaar e Robin van Persie. Questi due venticinquenni, che si passano tra loro appena sei giorni (il primo è nato il 12 agosto, il secondo il 6), sono i protagonisti della vittoria orange sulla Romania e di quella personale di van Basten che, sotto gli occhi del presidente dell'Uefa Platini, mette a tacere tutti coloro che avevano scommesso (metaforicamente e non) su una facile vittoria della squadra di Piturca contro un avversario ammorbidito dalla qualificazione assicurata. Il 77% degli scommettitori europei dovranno strappare la bolletta e prendere atto della serietà degli orange, che volano ai quarti con un percorso netto nel girone C: tre vittorie su tre partite. E poi tre gol all'Italia, quattro alla Francia e due (con una squadra ampiamente rivista) alla Romania, che va fuori meritatamente. Nel momento della verità, della partita da vincere a tutti i costi per continuare a sognare la squadra di Piturca è mancata clamorosamente. Sempre arroccata alla ricerca di un contropiede che non è arrivato mai e di un Mutu lontano parente di quello solitamente ammirato in Italia, non si è sbloccata nemmeno quando al 25' del primo tempo, in rigorosa contemporaneità con la sfida di Zurigo, è giunta la notizia del vantaggio dell'Italia che la estrometteva virtualmente da Austria e Svizzera.
La realtà virtuale è diventata realtà e basta nella ripresa, con i gol della punta dell'Ajax e di quella dell'Arsenal che hanno cancellato l'ipotesi biscotto cui forse i romeni avevano cominciato a fare la bocca dopo il tanto parlare dei giorni scorsi. Si era parlato pure di un'Olanda largamente rimaneggiata e, in questo caso, van Basten non ha deluso le attese. Aveva detto: "Ne cambiero' molti". Ne ha cambiati nove. Boulahrouz ed Engelaar sono gli unici superstiti delle imprese con Italia e Francia, che hanno consentito all'Olanda di qualificarsi ai quarti. La Romania invece è pressoché la stessa che ha pareggiato con le prime due al mondo.
Piturca si affida al terzo modulo diverso in tre partite, stavolta tocca al 4-4-2 con Nicolita esterno destro del centrocampo. Il giocatore della Steaua Bucarest e' l'unica novita' (rispetto alla gara con l'Italia) "voluta" dal ct romeno, costretto a sostituire lo squalificato Goian e l'infortunato Radoi con Ghionea e Cocis.
L'atteggiamento dei romeni è quello già visto in questo Europeo, tutti dietro e contropiede puntando su Mutu. L'attaccante della Fiorentina, unico vero spauracchio di un'Olanda insolitamente macchinosa, si accende con tiro fuori misura al 30', quattro minuti prima che van Persie sbagliasse di testa da ottima posizione. Problemi di mira anche per Huntelaar, che al 33' conclude alto da breve distanza.

L'oscar dello spreco però va a Robben, incredibilmente fuori il suo tocco a tu per tu con Lobont. La legge calcistica "gol sbagliato gol subito" sembra trovare applicazione al 44' ma Codrea, lasciato solo da Engelaar, grazia gli orange spedendo la palla in curva. E' troppo libero anche Mutu quando, dopo 17'' della ripresa, tenta di sorprendere Stekelenburg che pero' si fa trovare pronto. Come il collega Lobont, protagonista di un grande salvataggio su un numero di van Persie (5'). Ma l'ex portiere della Fiorentina non può fare niente quattro minuti più tardi sul piattone di Huntelaar liberato da un velo di Engelaar cui abbocca Contra. Boulahrouz e van Persie vanno vicini al bis che si concretizza, dopo un'occasione divorata da Mutu al 38', al 42' quando ancora van Persie anticipa Contra e scarica sotto l'incrocio.
E' il punto sulla partita, discorso chiuso. Quello del biscotto ai danni dell'Italia invece non si è mai aperto e adesso van Basten puo' vantare un favore da chiedere all'amico Donadoni. Chissà se chiederà di riscuotere il credito in un'eventuale semifinale...


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"Ora Italia!"

Torino 2006_Article La Stampa e Corriere della Sera
Un passo alla volta e sempre soffrendo, tipico della nostra Nazionale. Gli dei del calcio questo martedi 17 ci hanno restituito la triste eliminazione subita per mano di Svezia e Danimarca in Portogallo (2004) "grazie" ad un amaro e antisportivo biscotto nordico. 5 punti non bastarono, oggi ne sono serviti solo 4 e con un altro goal degli oranje sarebbe stato sufficiente anche un pareggio azzurro. Merito anche dell'Olanda cui va il nostro plauso per una correttezza sportiva che non ha visto lesinare energie da parte degli uomini di Marco Van Basten.
Italia - Francia è come sempre un fiume di emozioni. Potresti rimanere lì per ore a sussurrarti che in fondo è una partita come le altre. Italia - Francia non è mai una partita come le altre, neppure quando rischi di chiudere il girone da fanalino di coda, figuriamoci con un campionato europeo in ballo e dopo una finale mondiale. Chi la vive un po' come me - male... emotivamente piuttosto male - è conscio che a caldo si fa addirittura fatica a scrivere. Tanta fatica. Fiumi di articoli alle spalle sono nulla e la dimestichezza lessicale si infrange contro le sensazioni vissute. Vieni come inibito dal piacere. Da oggi anche la vittoria mondiale ha ancora più gusto. Azzurri, un passo alla volta. Condizione ancora mediocre e gioco non proprio brillante, la Francia è a pezzi e Domench ha messo molto del suo (grazie come sempre). Siamo ancora vivi... ora sotto con i quarti di finale e assaporiamo sino in fondo questo ennesimo bellissimo successo.
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L’Italia si è qualificata, battendo la Francia dopo trent’anni e, anche se il gol che ha sbloccato la partita (di Pirlo) è arrivato su un rigore (giustissimo) e la Francia ha giocato in dieci, gli azzurri hanno meritato il successo e si sono scrollati di dosso tutta la sfiducia che li aveva circondati in questi giorni. Il raddoppio di De Rossi, con una punizione deviata da Henry (proprio lui) ha messo a posto le cose e a nulla sono valsi i tentativi dei francesi di riaprire la partita, anche se Buffon ha dovuto fare una bella parata nella ripresa. Protagonisti della serata i centrocampisti, Pirlo e De Rossi, autori dei gol e la difesa. Peccato che la prossima volta nè Gattuso nè Pirlo potranno giocare per squalifica. Ora Donandoni può mandare una scatola di biscotti al suo amico Van Basten, che ha battuto la Romania. I francesi, che hanno perso Ribery e hanno giocato in dieci, come detto, per l’espulsione di Abidal, hanno meritato l’onore delle armi. Il passaggio ai quarti, dove quasi sicuramente dovremo vedercela con la Spagna, è una vittoria della squadra per l’impegno costante e di Donadoni per la sua cocciutaggine. Il ct ha sbagliato formazione contro l’Olanda, è stato "punito" dall’arbitro contro la Romania, ma ha saputo trarre una lezione utile dagli errori commessi azzeccando la partita giusta contro la Francia. L’infortunio di Cannavaro prima dell’avvio del torneo, le difficoltà degli attaccanti (Toni in particolare) nel metterla dentro e qualche errore difensivo avevano quasi compromesso la situazione, ora sbloccata da un gruppo che avrà mille difetti, ma sa restare unito anche nei momenti difficili. Una soddisfazione, la vittoria sulla Francia, che (se si eccettuano i rigori di Berlino) gli azzurri non si prendevano da trent’anni (2-1 ai Mondiali d’Argentina). Tornando alla partita di Zurigo, Donadoni ha lanciato dall’inizio la coppia d’attacco Toni-Cassano, con Perrotta a supporto. A centrocampo è rientrato Gattuso, mentre la difesa è rimasta immutata. Domenech invece ha cambiato parecchio: Clerc e Abidal (espulso al 24’) hanno preso il posto di Sagnol e Thuram. Davanti Benzema (invece di Malouda) in coppia con Henry: si sono visti poco. Confermati Makelele e Toulalan in mezzo. L’Italia avrebbe dovuto chiudere il primo tempo con un vantaggio di tre gol, pur considerando che la Francia ha perso Ribery e Abidal, espulso per il fallo su Toni lanciato a rete in occasione del rigore (ineccepibile) del vantaggio azzurro di Pirlo al 24’. Infatti la squadra di Donadoni è andata vicino al gol già all’11’ con Panucci (bella girata di testa salvata sulla linea) e ha colpito un palo con Grosso al 44’ su punizione. E poi, Toni -che peraltro si è procurato il rigore- ha mancato due o tre occasioni e ha colpito il palo esterno nel finale: errori e sfortuna. La Francia non è stata quasi mai pericolosa in avanti, sia perchè il centrocampo azzurro ha stroncato sul nascere le azioni dei bleus, sia perchè Benzema ed Henry hanno tirato (fuori) solo due volte. Era girata la voce che Pirlo dovesse riposare: il milanista è stato il migliore della squadra azzurra: a parte il rigore realizzato, i suoi lanci sono stati quasi sempre perfetti. Anche De Rossi ha giocato in maniera encomiabile, spingendosi anche spesso in avanti. È sembrato poco dentro il vivo dell’azione, invece, Cassano. Insomma, la squadra azzurra si è riscattata e la difesa non ha fatto un errore, nel primo tempo. Più pericolosa la Francia nel secondo tempo: Benzema al 5’ ha sparato una bordata di poco alta, poi ci ha provato due volte Henry (debolmente). Allora Donadoni ha voluto dar maggior peso al centrocampo inserendo Ambrosini, ma privandosi dei suggerimenti di Pirlo. E tuttavia, dopo una decina di minuti di preoccupazioni, la squadra di Donadoni al 17’ ha segnato il gol della sicurezza: una punizione forte e bassa è stata deviata da Henry che ha spiazzato Coupet. Sul due a zero la Francia ha continuato ad attaccare ed è entrato Anelka. Inutilmente. Toni ha sfiorato il terzo gol di testa al 28’. Poi Buffon ha fatto una paratissima su tiro di Benzema (29’), ma la partita era finita con col gol di De Rossi e l’entrata di Aquilani è stata un corollario. Una vittoria che è valsa doppio. Fine degli incubi, oltre alla qualificazione. E ora i destini degli Europei sembrano cambiati.
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«È stata una buona prestazione, anche se giocavamo meglio 11 contro 11, ma c'è stata una grande risposta da tutti questi ragazzi». Roberto Donadoni non nasconde l'entusiasmo per il passaggio ai quarti conquistato dall'Italia a Euro 2008. Il ct azzurro, ai microfoni della Rai, ha fatto i complimenti agli azzurri: «Mi piace ricordare quelli che non hanno giocato. Questo è il nostro spirito, l'entusiasmo che ci ha fatto andare avanti anche quando con un punto sembrava tutto perduto». «Non ho mai avuto brutti pensieri, vi assicuro che ho solo pensato ad usare tutte le energie per la partita di stasera» ha aggiunto Donadoni. «Stasera sono tutti da dieci - ha detto il ct azzurro - ma in una scala di valore che per me arriva fino a 15». Poi il ct dell'Italia ha rivelato un particolare che ha scosso la squadra. «Ai ragazzi - ha raccontato Donadoni - ho detto che tra gli altri tifosi ci ha scritto un bambino: dice che è costretto a una trasfusione ogni dieci giorni, e la sua gioia è veder vincere l'Italia. Ecco, noi dobbiamo pensare a bambini come lui e a tutti gli altri». Donadoni si gode il successo sulla Francia e si ritrova ai quarti di finale degli Europei. Ma spende una parola sul suo amico Van Basten dopo il successo di 2-0 dell'Olanda sulla Romania. «Non avevo dubbi, conosco Van Basten, il suo spessore - ha spiegato ai microfoni della Rai -. Quando mi si diceva di chiamarlo, mi sembrava inutile, poco corretto nei suoi confronti». Ai microfoni di Rai Sport il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese commenta così il passaggio del turno degli azzurri a Euro 2008: «Siamo abituati a soffrire e nella sofferenza troviamo sempre il modo di andare avanti -ha affermato Matarrese -. Colgo l’occasione per fare i complimenti a Donadoni, che ho avuto nella mia squadra in federazione, perchè è un uomo che non si esalta e che sta dando una grande lezione di stile a tutti». «La cosa migliore che ci potesse capitare; una vittoria netta da parte nostra e la sconfitta della Romania. Adesso siamo tornati vivi e ce la giocheremo fino alla fine». Gigi Riva, Team Manager dell'Italia non ha dubbi, la Nazionale di Roberto Donadoni è tornata protagonista di Euro 2008. Una Nazionale che ha in Gigi Buffon non solo il capitano. «Gigi questa sera ha preso una palla strepitosa che poteva riaprire anche la partita. Che dire di lui, è il migliore, il più forte di tutti». «Sono contento, al di là del gol abbastanza fortunoso, della prestazione in parte mia ma soprattutto della squadra. Era una qualificazione quasi impossibile e quindi siamo molto molto contenti» ha dichiarato Daniele De Rossi, premiato dall'Uefa cone migliore in campo. Il campione del mondo rende merito all'Olanda, che ha onorato fino in fondo il torneo: «Sull'Olanda che facesse il proprio dovere non avevo dubbi e l'avevo già detto. Sulla nostra voglia neppure avevo dubbi, ma sul riuscire a sfoderare una prestazione convincente non è mai facile». De Rossi torna sulla sua esclusione in occasione della prima gara contro l'Olanda. «Ne ho parlato pochi giorni fa, c'è un pizzico di dispiacere nel non giocare la prima, ma il mio dispiacere è stato nè maggiore nè minore di quello degli altri, ma ho sempre rispettato tutto e tutti». Sull'assenza nei quarti contro la Spagna di Pirlo e Gattuso, De Rossi cerca di essere positivo: «La forza di questo gruppo è sempre stata quella di riuscire a far integrare tutti e quindi anche in assenza di due grandi campioni ce ne saranno altri in grado di fare ugualmente bene». Ma c'è chi riesce anche a dare risposte surreali sull'incontro. Disperazione per l'eliminazione? Annuncio di dimissioni? Macchè. Pochi minuti dopo la fine di Francia-Italia 0-2, gara che ha sancito l'uscita prematura dei Bleus dagli Europei, il ct francese Raymond Domenech ha pensato bene di mandare un messaggio alla sua compagna, Estelle Denis. «L'unica cosa a cui penso, ormai, è sposarmi con Estelle - le parole del ct -. Chiedo la sua mano». «In questi momenti - ha aggiunto Domenech - bisogna avere la gente vicina. E adesso, io ho bisogno di lei». Chissà cosa ne penseranno i tifosi francesi...


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17.6.08

Italia - Francia: ennesimo derby


Passion_Still_Lives_Here_Article Antonella & Gazzetta dello Sport

Due anni dopo ... ci risiamo. Abbiamo di nuovo di fronte i "cugini" d'oltralpe. Molti vedono la squadra francese come una maledizione. Io la vedo come un derby. Un derby da vincere, ovviamente! Oltre che sconfiggere la squadra di Domenech, dobbiamo sperare di ricevere un "favore" dall'Olanda, per conquistare i quarti di finale di EURO 2008. Una vittoria della Romania contro gli Oranje eliminerebbe infatti gli Azzurri a prescindere dal risultato del Letzigrund, ma c'è fiducia che la formazione di Marco van Basten faccia sua l'intera posta in palio.
Nelle interviste di ieri, anche i nostri ragazzi erano fiduciosi: "Domani sarà difficile per la Romania battere l'Olanda, che è una squadra fortissima", ha previsto Mauro Camoranesi. Alessandro Del Piero, suo compagno di squadra nella Juventus, è d'accordo. "La speranza è che l'Olanda vinca - ha detto Pinturicchio - Van Basten è un grande allenatore, è chiaro che facciamo il tifo per lei, anche se non possiamo permetterci di pensarci troppo". "La Francia arriva nelle stesse nostre condizioni, vedremo chi reagirà meglio", la riflessione di Del Piero. "Le nostre energie saranno comunque rivolte solo a questa partita, l'unica in cui possiamo decidere il nostro destino".
Concentrazione massima, dunque, sulla partita odierna.
E così deve essere, se vogliamo che il cammino azzurro continui.
Ah, quasi dimenticavo ... se qualcuno ha degli amuleti scaramantici ... beh, è il momento di tirarli fuori!

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E venne il giorno di Francia-Italia. Quasi una questione privata se Olanda-Romania dovesse finire con Chivu e compagni promossi ai quarti. Ma poiché tutti sono pronti a giurare sulla deontologia di Marco Van Basten, conviene sperare. Prima di tutto bisogna battere la Francia. E per riuscire a superare i cugini d'Oltralpe occorre brio, classe e potenza.

MOMENTO CASSANO - Ieri Roberto Donadoni ha nascosto l'allenamento. Come dargli torto? Le grandi manovre prima della battaglia finale. Un'ora di prove e forse l'ispirazione giusta. Si ipotizza, per le 20.45 di questa sera, un 4-3-1-2, modulo già utilizzato in partenza contro i romeni, ma con un paio di accorgimenti. Potrebbe, dovrebbe, essere la partita di Antonio Cassano, punta con Luca Toni, supportato da Perrotta, che, rispetto alla gara di venerdì scorso, prenderebbe il posto di Camoranesi come trequartista.

GATTUSO RINGHIA - La linea del centrocampo può nuovamente contare su Gattuso, rimasto in panchina contro i romeni; un ritorno psicologicamente importante: l'anima del Mondiale per dare muscoli a un reparto che dovrà proteggere la difesa. Dovremmo stare tranquilli, perché in mezzo De Rossi è il complemento ideale, mentre a sinistra Pirlo, che alla vigilia si è detto sicuro di giocare, ha voglia di dimostrare che non è assolutamente alle corde. Poi la difesa. La stessa messa in campo contro la Romania. Vale a dire Zambrotta, Panucci, Chiellini e Grosso. In porta sua maestà Buffon, pronto a parare tutto e desideroso di ricevere i ringraziamenti dei tifosi.

ASPETTANDO TONI - Ci siamo, quindi. Nella partita decisiva, su cui incombe inevitabilmente il destino di Olanda-Romania, serviranno attenzione ma anche i gol. Finora all'Europeo i grandi leader hanno messo la loro firma. Da Cristiano Ronaldo a Ballack, da Torres a Villa, da Podolski a Ibra a Sneijder. Manca solo l'acuto di Luca Toni. La Francia è la sua occasione. Speriamo decisiva per l'azzurro all'Europeo.

13.6.08

Orgoglio azzurro, ma non basta


Torino 2006_Luca Tittoni & Gazzetta dello Sport
Ancora lontana parente della travolgente nazionale che ha conquistato il trono di Berlino e con mezzo piede fuori dall'Europeo. Forse sciocco chiedere o aspettarsi una simile assonanza tattica e di forma. Fatto sta che l'Italia vista oggi è un cuore inesauribile di tentativi imprecisi frutto di una condizione mediocre. Partita anche questa zeppa di coincidenze, di quei fattori extra agonistici e calcistici che però mandano tanti segnali e, soprattutto, contribuiscono a fissare il risultato. E allora brividi a non finire tra pali, banalità difensive e arbitraggio scarso. Accade l'inimmaginabile quindi, in una partita in cui l'arbitro norvegese meritra un 4 e forse, quanto prima, il biglietto di ritorno per la terra natia tra fiordi e ghiacciai e tanti cari saluti. Ovrebo fischia e non fischia a discrezione esclusivamente sua e non da regolamento: tre falli da dietro, un rigore quasi inesistente, un goal regolare di Toni e non manda fuori dal campo un giocatore completamente sanguinante. Con l'impeccabile direzione di oggi confezioniamo, tanto per dirla tutta, tre frangenti arbitrali - compreso il primo goal contro l'Olanda - che ci danneggiano e che risulteranno quasi decisivi nel computo del girone. A questo punto chiedo un pass straordinario Fifa per Moreno. Il bombolotto sudamericano - per dirla alla Zucconi (Vittorio) - ci manca come non mai. Popolo di maliziosi il nostro e chi se ne importa se qualcuno crede di essere ancora a Giappone - Corea 2002 con l'immaginetta "scultorea" di Biron che corricchia da una parte all'altra del terreno di gioco e non ad Euro 2008. Se a tutto ciò aggiungiamo un'Italia con poche idee (sempre lanci lunghi e sponda, mai la palla a terra di Germania 2006 e gioco di prima a livello chimera), tanta sfortuna e una condizione da freno a mano tirato, restano soltanto le motivazioni, che nel calcio contano, ma fino ad un certo punto. Donandoni cambia nel complesso cinque uomini celandosi dietro mancati recuperi già dalla prima partita, anche se sono evidenti gli erroracci del commissario tecnico. Il biglietto aereo per il rientro in patria è già pronto, non credo sarà Alitalia, anche se molto dipenderà dai cugini francesi. Per rimanere agganciati alle residue speranze europee bisognerà in qualche modo non gufacchiare i galletti (per poi batterli) e sperare nella serietà sportiva olandese. Per capirci... speriamo che pancotti e biscotti stile Danimarca - Svezia siano soltanto un ricordo lontano.

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Tutto confermato. Italia in campo con Buffon, Zambrotta, Panucci, Chiellini, Grosso, Perrotta, De Rossi, Pirlo, Camoranesi, Toni, Del Piero. Ben 5 novità dall'inizio rispetto alla sfida con l'Olanda.
Buon avvio azzurro: all'8' colpo di testa di Del Piero, fuori di poco. Tanta pressione, Romania schiacciata nella propria metà campo. Ma al 15' contropiede di Mutu e grande parata di Buffon. E al 18' punizione di Tamas e ancora grande Buffon. Al 20' tiro di Chivu, deviazione di Panucci verso la porta azzurra: palo. Nel finale di tempo due grandi parate di Lobont. Annullato gol valido a Toni. All'intervallo è 0-0.
Inizio di ripresa spumeggiante. Erroraccio di Zambrotta che libera Mutu davanti a Buffon: gol. Pareggio immediato con Panucci: 1-1. Al 17' assist di Del Piero per Toni che arriva in ritardo. Al 30' tuffo di testa di De Rossi e prodezza di Lobont. All'80' rigore per la Romania: Buffon para su Mutu.



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Germania e Austria k.o.

Passion_Still_Lives_Here_Article Antonella & Gazzetta dello Sport
Sorpresa a Klagenfurt: la Germania cade. Colpo della nazionale croata (nella foto), che batte per 2-1 (reti di Srna e Olic) i favoriti tedeschi.
Ballack e compagni soffrono la migliore organizzazione di gioco della nazionale di Blic, vanno sotto di due goal (papera clamorosa di Lehmann), non riuscendo a recuperare. Un risultato, quello maturato allo stadio Wothersee, che consente alla Croazia di qualificarsi per i quarti (quasi) da prima classificata, mentre la Germania resta ferma a quota 3 e dovrà sudarsi l'accesso ai quarti nell'ultimo turno, con la prospettiva di incontrare subito il quotato Portogallo.
La Croazia di Bilic dimostra di saper dare il meglio contro le grandi, come già era parso chiaro nel girone di qualificazione alla fase finale: lì aveva steso più volte Russia, Israele e soprattutto l'Inghilterra, facendosi invece sorprendere dalla Macedonia. All'esordio a Euro 2008, il sofferto 1-0 contro l'Austria non aveva raccontato tutta la verità su questo gruppo di giocatori dotati tecnicamente e ben diretti dal vulcanico e metallaro c.t. Bilic. I croati avevano offerto una prestazione modesta, ben diversa dall'eccellente primo tempo disputato contro la Germania.
Una prima fase di gara piuttosto equilibrata, poi gli slavi prendono in mano le operazioni. Al 24', è Srna a indovinare la spaccata vincente per l'1-0. Ci si attenderebbe la reazione - furiosa - dei tedeschi, ma l'unico pericolo per Pletikosa è una punizione-bomba di Ballack. Brividi molto maggiori dall'altra parte, con Kranjcar due volte protagonista: il talento del Portsmouth prima vanifica con un tiraccio una splendida combianzione tra Rakitic e Olic, poi si riscatta con un sinistro che esalta i riflessi di Lehmann.
Al 17' della ripresa, arriva l'episodio che indirizza ancora di più la gara dalla parte della Croazia. Su un cross proveniente dalla destra, Podolski devia il pallone che sbatte sul palo, ingannando Lehmann che voleva accompagnarlo sul fondo: Olic è pronto per il comodo tap-in che vale il 2-0.
L’allenatore tedesco Loew getta nella mischia Schweinsteiger al posto di Gomez, riportando Podolski in attacco. La mossa si rivela azzeccata, perché "Poldi" è al posto giusto al 34', quando una carambola tra Ballack e Robert Kovac gli aggiusta il pallone: gran botta e gol dell'1-2, partita riaperta. I tedeschi spingono alla ricerca del pari, ma non creano mai pericoli veri per Pletikosa.
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L'Austria, di certo, non ride. Pur pareggiando 1-1 la sua partita contro la Polonia, rimane lontanissima dalla qualificazione ai quarti. E così a meno di una settimana dall'inizio dell'Europeo, c'è il rischio di dover salutare entrambe le squadre organizzatrici (una è già andata: la Svizzera).
Con un punto a testa, sia gli austriaci che i polacchi rimangono fermi al terzo posto nel Gruppo B. Ma questo risultato fa felice la Croazia, già qualificata ai quarti da prima in classifica.
L'inizio della partita è tutto dell'Austria. Tuttavia la scarsa (per non dire inesistente) propensione al gol dei suoi attaccanti impedisce di bucare la porta difesa da Boruc.
Un pari che serve poco a entrambe le squadre, quasi eliminate a meno di clamorosi ribaltoni nell'ultima giornata. Ospiti avanti con il brasiliano naturalizzato Guerreiro e raggiunti da un rigore al 93' del 38enne Vastic.
Il pubblico di casa, dopo gli slanci iniziali, si demoralizza, e di molto. L'unico barlume di gioia arriva dall'ingresso in campo della bandiera 38enne Ivica Vastic. Acclamato come una rockstar.

11.6.08

Italia, tira aria di assedio


xxolympicwintergames.blogspot.com_Luca e Corriere.it


O dentro o fuori. Neppure un labile, labilissimo attimo per fare mente locale e riflettere. Poche ore. Pronti via, ora e subito, o dentro o fuori. L'Italia è costretta a cambiar passo dopo il debutto choc e le tre impallinature subite per mano di una sufficiente Olanda. Limiti evidenti per la squadra di Donadoni: alcuni giocatori non in forma, l'infortunio di capitan Cannavaro, scelte ampiamente discutibili e difesa centrale che definire traballante è dire un eufemismo. A tutto ciò si uniscono quei frangenti che esulano l'ambito puramente agonistico e ti fanno capire da subito che aria tira. Istantanee di fortuna, rimpalli o gesti da cui intendi immediatamente come potrebbe andare la prosecuzione del cammino. Con esse... amarezza, molta, per un debutto che poteva essere e non è stato. Scoraggia l'approccio psicologico complessivo di un'Italia orfana della grinta mondiale e del suo muro di Berlino. Sotto di un goal, con regolamenti che continuano a "cambiare" in corso d'opera neppure fosse la "tedesca" in strada tra vicini di casa (vedere oggi il Portogallo), l'Italia si è affannata subito al fine di recuperare. Reazione scomposta, a tratti disorganizzata. Di cuore, ma sterile e sfortunata. Al momento del goal di Ruud VN mancava più di un'ora al termine della partita. In tutto quel tempo si fa l'Italia.
Personalmente prima di Olanda - Italia ero possibilista sulla buona riuscita della nostra nazionale. Convinto sin dall'inizio che nella mediocrità un po' generale del torneo - cosa fisiologica quando ormai alcuni giocatori hanno oltre 50 partite sul groppone - Portogallo e Spagna continuassero ad avere da subito enormi possibilità di successo. L'Italia? Da tifoso più che speranzoso, anche se nutrivo e nutro la convinzione che il nostro Europeo sarà quello del 2012. Speriamo di anticipare il tutto di ben quattro anni. Sta di fatto che il debutto azzurro è stato da brivido, con un passivo di marcature che speriamo non risulti indigesto. Occorre coraggio e carattere, ma soprattutto calma e unità. Ecco, l'unità. Certo è infatti che in questo momento sulla nazionale tira un' aria di puro assedio. La stampa, i media in generale, i tifosi scagliatisi contro quello che per loro è diventato da subito "l'uomo medio". Assedio totale con la stampa di mezza Europa che già si diverte. Disfattismo popolare tipicamente italiano misto a critiche costruttive e inutilmente feroci, in alcuni casi più prossime addirittura al conflitto di interessi. Assedio, stesso clima che ha connotato due delle quattro stelle presenti in didascalia. Tutto come dice Sacchi potrebbe esser compromesso... ma non credere in un recupero sarebbe un errore imperdonabile. In piedi ragazzi!

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L'ex ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ha fatto scuola anche tra gli azzurri. «Non ci sentiamo bamboccioni. Le critiche tecniche vanno bene, ma ci sono anche tante critiche superflue e inutili. Non ero più abituato all'Italia, spesso da noi è così», ha detto in conferenza stampa Fabio Grosso, campione del mondo che ora gioca a Lione. «Tutto il gruppo va avanti o perde insieme. Abbiamo voglia di rifarci e lo dimostreremo», ha detto il terzino. «Con la Romania è una partita da non sbagliare, ma nel gruppo non c'è paura. Lo spirito pre-Mondiale c'è e lo dimostreremo. Siamo consapevoli della nostra forza». «Nessuno di noi ha mai pensato al ritorno di un altro ct. Noi siamo con Donadoni e andremo avanti per la nostra strada», ha detto il difensore ex Barcellona, ora passato a Milan. «La prossima gara con la Romania è la classica partita da dentro o fuori, in cui dobbiamo dare il massimo, lottare e arrivare primi su ogni pallone. L'unico risultato che ci serve e interessa è la vittoria perché dopo aver perso la prima, arriviamo con l'acqua alla gola». Secondo Zambrotta, alla partita contro la Romania «non bisogna attribuire significati extracalcistici perché il calcio, specie quello a livello di nazionali, deve solo affratellare». «Abbiamo fatto una figuraccia, ma credo che gli italiani abbiano ancora fiducia in noi. Abbiamo dimostrato in passato di potere fare bene», si dice convinto Luca Toni. «Abbiamo perso una battaglia, ma ce ne sono altre due. Se vinciamo con la Romania rimettiamo tutto in gioco. Dobbiamo cercare di tornare l'Italia di prima. E soprattutto vincere. Più che un problema di uomini», svicolando sul possibile insierimento di Del Piero al posto di Di Natale, «dobbiamo essere bravi come squadra». Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, difende il ct Roberto Donadoni. «Leggendo i giornali ho capito che in questo Paese non c’è il diritto a perdere. Si sono scatenate polemiche da una parte logiche, ma dall’altra esagerate. Si è già messo in discussione l’allenatore, e dopo una sola partita mi sembra esagerato», il detto il capo dello sport italiano. «C’è stato un tiro a segno nei confronti di Donadoni, che io continuo a difendere. Dobbiamo dimenticarci di avere vinto il Mondiale, perché l’Europeo è forse anche più difficile. Tutti sparano contro Donadoni, ma è ridicolo celebrare già qualcosa di drammatico dopo una sola partita».


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Il Portogallo alza la voce

Passion_Still_Lives_Here_Gazzetta.it
Il Portogallo batte la Repubblica Ceca (3-1) e ipoteca la qualificazione ai quarti di finale. Di Deco, Cristiano Ronaldo e Quaresma i gol del secondo successo nel girone; Sionko aveva firmato il momentaneo 1-1. Il primo a fare danni nella difesa ceca è Deco, l'uomo che qualcuno (Mourinho) vorrebbe all'Inter, qualcun altro (Scolari?) al Chelsea. La partita sembra indirizzata verso i vice campioni d'Eruopa, ma la sensazione iniziale di dominio lusitano viene allontanata coi fatti dalla nazionale di Bruckner. Che assesta posizioni e marcature dopo il primo quarto d'ora, quando il punteggio è già favorevole ai portoghesi in virtù della "meta" realizzata proprio da Deco, il più veloce a risolvere una mischia nell'area di Cech. La differenza d'impostazione è evidente: il Portogallo lavora un numero doppio di possessi; gli eredi di Nedved vanno direttamente al punto, con lanci precisi e fiammate verticali che portano Baros e Sionko in posizione di sparo. L'esterno del Copenaghen è il risolutore che tiene in gioco i cechi nel primo tempo con una zuccata da attaccante navigato al 18'. Dopo l'1-1, Scolari procede alla consueta inversione tra gli esterni Simao-Ronaldo, ma il fenomeno dello United trova spazi più al centro che sulle fasce, mitragliando Cech, peraltro impeccabile, dalla distanza. Mentre cresce il tasso agonistico e il numero dei calcioni (ammoniti Bosingwa e Polak), diminuisce la sicurezza con cui Ricardo guida la sua difesa. Il portiere sbaglia più volte l'uscita, e quando Matejovski scambia con Sionko a destra, la sentenza sembra scritta. Invece Plasil sbaglia i tempi dell'impatto con la palla del 2-1 e apre inconsapevolmente la crepa più ampia della partita. Quella scavata a meno di mezzora dalla fine da Deco, ispiratore della stoccata di Cristiano Ronaldo, che da 15 metri non fallisce la stoccata del 2-1. L'occasione per rimediare arriva. E non è isolata. Baros appoggia di testa sul fondo dopo l'ottimo cross di Plasil. Poi è Sionko, lasciato solo nell'area piccola, a centrare la mano di Ricardo con un'altra zuccata. Altri due interventi timidi del numero uno di Scolari tengono in bilico il risultato, ma il contropiede rifinito da Cristiano Ronaldo per Quaresma è il sigillo che spalanca al Portogallo le porte dei quarti di finale, prima e convincente Grande a mettere il proprio marchio sul cammino europeo.


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Spagna la conferma, Svezia la sorpresa

Passion_Still_Lives_Here_Article Antonella
Grecia e Svezia non si sono certo dannate l'anima per offrire spettacolo nel match serale del gruppo D (anticalcio puro). Ibracadabra risponde presente anche in nazionale, trascinandola al successo contro la Grecia campione d'Europa in carica. Il 2-0 conquistato dagli scandinavi si materializza in realtà dopo un'ora abbondante di stallo assoluto, grazie sopratutto al muro invalicabile eretto dagli uomini di Rehhagel.
I piedi sono quelli che sono ma, quanto a condizione fisica, disciplina tattica e feroce applicazione gli allievi di Otto non sono secondi a nessuno. E così il ct venuto dalla Germania lascia a casa Pindaro e i suoi voli per schierare il suo 3-5-2 tutto raccolto a difendere il fortino attorno al totem. Dall'altra parte il 4-4-2 organizzato dal ct Lagerback offre poco in termini di inventiva e fantasia. Peccato, perché davanti la coppia formata dall'esperto Larsson e da Ibrahimovic meriterebbe ben altro sostegno.
Un vero e proprio "anti-calcio" quello dei greci, scesi in campo praticamente con l'obiettivo di non giocare per non far giocare neanche la Svezia. Fortuna vuole ci abbia pensato Ibra a mandare al diavolo questa tattica anti-gioco!

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Occhio a Spagna e Portogallo! L'abbiamo detto sin da subito. La Spagna travolge 4-1 la Russia nella gara d'apertura del gruppo D di Euro 2008. Veloci, brillanti, spettacolari, anche sotto la pioggia: le «furie rosse» hanno lanciato la sfida. Una tripletta di David Villa, accompagnata da un gol di Cesc Fabregas, ha consegnato agli uomini di Re Juan Carlos la vittoria a Innsbruck. Vivace in attacco, la Spagna sembra meno solida in difesa, ma le sue aspirazioni al titolo sono più che legittime. La Russia, meno tecnica e meno veloce della compagine spagnola, ha però lasciato vedere delle buone cose, andando in rete con Pavlyuchenko a pochi minuti dalla fine dell'incontro. Villa, stella del Valencia è abile a spingere in rete un magistrale assist di Torres in occasione del primo gol, poi puntuale a trasformare in gol un'imbeccata di Iniesta. Nella ripresa concretizza poi un'ottima ripartenza, sbeffeggiando prima Shirokov e infilando Akinfeev, il sigillo finale è di Fabregas, non schierato titolare da Aragones.

9.6.08

Dov'è l'Italia?

Torino 2006_Article Luca Tittoni & Corriere.it
T'aspetti l'azzurro brioso che ha lasciato Berlino e irrompe l'arancione, colore e "vessillo" dell'Olanda pallonara (e non solo). Dimentichiamoci Germania 2006, scordiamoci di essere Campioni del Mondo e costruiamo questo Europeo: per qualità, per giocatori, per risultati, per storia. Perchè finita una competizione, tutto in un modo o nell'altro si resetta. Si chiudono i libri di storia dopo aver apposto le firme; rimarranno lì, per ricordi dolci e legami coi posteri cui tramandare orgoglio e passione. In questo campionato europeo si parte da zero, ora più che mai. Olanda prima nel Gruppo C, Francia e Romania (entrambe piuttosto abuliche) insieme ad un punto. L' Italia ultima, senza punti, priva di reti segnate e con spaventose lacune difensive (tre reti subite in una partita contro un goal preso nell'intero mondiale). Tanto entusiamo, sugli spalti e non, manca Cannavaro, ce ne accorgeremo? Temo di si. E pensare che gli azzurri partono anche bene, primi otto minuti gestiti con manovre veloci e qualche cambio di ritmo. Esperienza, calma... penso: "si comincia bene". Poi iniziano gli "assalti" oranje, normale attacco di una squadra avversaria che, però, con questa difesa azzurra diventano veri e propri assalti all'arma bianca. Dietro infatti si balla e... molto. Donadoni schiera Barzagli e Materazzi come inedita coppia centrale, inedita soprattutto nei risultati. Ma a mancare è anche il centrocampo. Ambrosini interdisce a tratti, Gattuso non è al top. Ad ogni affondo o verticalizzazione degli uomini di Van Basten uno, due, spesso tre giocatori liberi. I nostri centrali sono quasi sempre in ritardo e lasciano sistematicamente quattro metri all'uomo che devono marcare o chiudere. Da annullare il primo goal di Ruud V.N. - con un arbitro non impeccabile per tutta la partita - mentre gli altri due sono bravura olandese e sfortuna azzurra. In avanti per i campioni del mondo Luca Toni, che, isolato, lotta come un leone affiancato da un Di Natale che dopo qualche schermaglia iniziale si spegne col trascorrere dei minuti. Tuttavia i due non si cercano quasi mai, anzi, spesso, si pestano addirittura i piedi. Nella ripresa il commissario tecnico cambia fisionomia alla squadra inserendo Grosso, Del Piero e Cassano. L'Italia si rialza, ma forse è troppo tardi, ci prova in modo arruffone e disordinato, spesso è sfortunata ed esalta le doti di un Van Der Saar che dopo Mosca è passato da portiere mediocre a fenomeno.
Sbilanciati in attacco e con un centrocampo che tolto Pirlo fatica a costruire (forse De Rossi avrebbe garantito una maggior costruzione) arriva la terza rete olandese, toh, in un contropiede drammaticamente all'italiana. Ridimensionati bruscamente, scesi dall'Eldorado all'Inferno prima ancora di essere legittimati a farlo. Donadoni deve cambiare molto ed in fretta altrimenti potremmo svegliarci troppo tardi. I ragazzi poi, devono necessariamente ritrovarsi. Spagna e Portogallo restano le favorite, l'Olanda vista stasera fa paradossalmente poca storia, ma è una validissima outsider. I limiti difensivi dell'Italia sono troppo grandi. Crederci ragazzi, crederci, per cancellare ora e subito questa domanda: "dov'è l'Italia?"


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Motori, Ginnastica Ritmica e Volley

Passion_Still_Lives_Here_Formula 1, Euritmica, Volley, Motociclismo
Fine settimana all'insegna dello sport. Torino 2008, Motociclismo, Formula 1 e l'Italvolley che stacca il biglietto per Pechino 2008. Partiamo dalle splendide farfalle della Ginnastica Ritmica che conquistano Torino e l'Europa: click 1. Con la mente voliamo ora sino al Montmelò, dove Valentino Rossi rimonta dalla 9a alla 2a posizione, inchinandosi soltanto ad un Daniel Pedrosa in forma smagliante: click 2. In ombra le Ferrari in un delirante Gp del Canada, confuso e ricco di colpi di scena in cui vince meritatamente il ragazzone di Polonia, Robert Kubica, al suo primo trionfo in Formula 1: click 3. Infine chiudiamo con la nazionale italiana di Pallavolo che si qualifica in extremis e andrà regolarmente a Pechino dove ci farà sicuramente sognare: click 4.

Grazie Cittadella: è di nuovo serie B!

Passion_Still_Lives_Here_Article Antonella
Un articolo un pò di parte, se volete; un semplice ringraziamento. Interpretate il tutto come meglio credete, ma a crederci, oggi, siamo noi cittadellesi. Una piccola realtà in provincia di Padova che, grazie all'impresa di ieri dei ragazzi di mister Foscarini, torna alla ribalta della cronaca calcistica.
Un 2008 fortunato per Cittadella: dagli Alpini, all'arrivo della 13° tappa del Giro d'Italia, alla promozione nella serie cadetta.
Quest'ultima conquistata ieri: Cremonese-Cittadella termina con il risultato di 1-3. I granata, i nostri ragazzi, ribaltano la sconfitta interna subita nella gara di andata. Di Meggiorini, Coralli e De Gasperi le reti che valgono la cadetteria. Inutile il momentaneo pareggio di Viali. E' la seconda storica promozione in serie B.
Una squadra, un unico gruppo, una grande famiglia: i nostri possono contare su questo. Tutto ciò è alla base del "fenomeno" chiamato A.S. Cittadella.
Una storia che inizia nel 1973, con la fusione di 2 squadre cittadine: la Cittadellese (fondata negli anni 20) e l'Olympia Cittadella (classe 1948). Una realtà che fin dall'inizio ha, come filo conduttore, un unico nome: Angelo Gabrielli.
Angelo è IL Presidente, colui che crede nei suoi ragazzi, che ha formato questa famiglia allargata e che, comunque vada, è sempre presente, con il sorriso sulle labbra e la convinzione di chi pensa sempre positivo. Angelo è il presidente che, 8 stagioni dopo, ha appena riportato in serie B il Cittadella. Compirà 82 anni ad agosto; la festa, per lui, è tutta nei sorrisi e nell´emozione che gli ha regalato la sua squadra fino a fargli perdere fiato e voce: "Ho un gruppo infinitamente grande. Siamo arrivati a questo traguardo dopo anni di programmazione: abbiamo dimostrato di saper giocare bene a calcio. Onoreremo la serie B con correttezza e impegno", le sue prime parole di ieri.
Al triplice fischio finale dell'arbitro, esplode la gioia e la felicità di noi granata. Iniziano i caroselli nella piazza principale: bandiere, sciarpe, maglie. Qualsiasi cosa sia di color amaranto-granata va bene! Chi si è recato allo stadio Zini di Cremona può vedere da vicino la festa che stanno facendo i nostri ragazzi. Festa che è esplosa a Cittadella alle 21.33, quando il pullman della squadra ha varcato le mura medievali ed è arrivato nella piazza principale: 15 minuti per compiere 100 metri, tra due ali di tifosi che saltavano ed intonavano cori.
Poi la "piccola" festa. La presentazione dei ragazzi che ci hanno fatto sognare, che hanno giocato questi ultimi 95 minuti dando tutto: da Andrea "Ragno" Pierobon, a Joachim "Jack" De Gasperi, Claudio "Ciccio" Coralli, Riccardo "Meggio" Meggiorini; passando per il capitano Manuel Iori, Andrea "Manu" Manucci, Fabio Cozza, Andrea Turato, Gennaro Volpe, Alberto Marchesan, Davide Carteri, Daniele Di Benedetto, Roberto Musso ed Alessandro Campo. Senza tralasciare coloro che, anche se non hanno avuto un ruolo in campo nella giornata decisiva, sono comunque artefici del tutto: da Domenico Germinale, a Santos "Lulù" Oliveira, a Stefano Marchetti, Edoardo Gorini, Paolo Tricoli e Simone Villanova.
Con loro, il ringraziamento va fatto a tutta la società: dalla famiglia Gabrielli, a Mister Claudio Foscarini, ai preparatori, medici, magazzinieri, addetti ... insomma a tutta la grande famiglia granata.
Ma alla base, come detto, c'è un solo nome: Angelo. Grazie Presidentissimo, per averci creduto fin dall'inizio; per averci regalato ancora un sogno, l'ennesimo.

8.6.08

Repubblica Ceca e Portogallo: buona la prima

Passion_Still_Lives_Here_Article Antonella
Prima della partita inaugurale di Euro 2008, una breve ed affascinante cerimonia inaugurale, con due colori a dominare su tutti: il bianco ed il rosso, i colori di Austria e Svizzera. Musica e tradizione la fanno da padrone allo stadio Sankt Jakob di Basilea, con cubi multicolori che si trasformano, centinaia di figuranti e migliaia di palloncini che volano. Il tutto concluso dai fuochi d'artificio. Lo show si interrompe, ora lo spazio è tutto per il calcio giocato.

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Due le partite del Gruppo A che si sono giocate ieri. Non poteva iniziare peggio l'Europeo della Svizzera.
L'italiano Rosetti dà il fischio d'inizio del primo match della rassegna continentale alle 18:00 precise.
I padroni di casa, circa 90 minuti dopo, escono dallo stadio di Basilea a testa bassa: la Repubblica Ceca vince per 1-0. Decisiva la rete di Sverkos al 70'.
La Svizzera in realtà parte meglio, trascinata dalla spinta del pubblico. La squadra di Kuhn sfrutta meglio il campo, si propone di più e gioca a ritmi più alti. La Repubblica Ceca ha una difesa tutta italiana (escluso Cech in porta, la linea è composta da Grygera (Juve), Ujfalusi (ex Fiorentina), Rozehnal (Lazio) e Jankulovski (Milan)) e dà l’impressione di essere molto granitica. Una Repubblica Ceca, come detto, fin troppo "italiana" e sfortunatissima perché colpita dall'infortunio del capitano Frei, bloccato da un problema al ginocchio sinistro dopo un contrasto con lo juventino Grygera.
Nel secondo tempo il dominio svizzero continua. Il calcio però non sempre premia chi gioca meglio. A sorpresa, dopo un’azione confusa, arriva il vantaggio ceco: un lungo colpo di testa di Rozehnal supera tutta la difesa svizzera e consente a Sverkos di presentarsi tutto solo davanti a Bersaglio. Insaccare con un diagonale diventa un gioco da ragazzi: Svizzera sotto e Repubblica Ceca avanti per 1-0.

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Nella seconda partita, il Portogallo supera, dominando, 2-0 la Turchia, raggiungendo così la Repubblica Ceca, in testa al girone A.
Un gol di Pepe (nella foto), uno di Meireles, uno annullato (forse regolare) al difensore del Real, due pali (e mezzo) ed una traversa: questo quanto prodotto dalla formazione di Scolari in questo debutto ai campionati continentali.
Sono subito i lusitani a prendere in mano il match con Bosingwa che sbaglia il cross, ma il pallone colpisce il palo pur controllato dal portiere turco Volkan. I finalisti di Euro 2004 continuano a premere, mentre gli uomini di Terim puntano soprattutto sul contropiede. Pepe di testa fa esplodere la tifoseria portoghese per il gol dell’1-0, ma il guardalinee segnala il fuorigioco (molto dubbio) e l’arbitro puntualmente annulla. Il finale di primo tempo e` tutto di marca lusitana: Ronaldo colpisce il palo su punizione, Nuno Gomes manda fuori di testa da buona posizione e, infine, Mourinho viene fermato da Gokhan al momento del tiro a botta sicura.
Terim prova a cambiare qualcosa con l’inserimento di Sabri, ma il copione del match non cambia.
Al 61’ il vantaggio portoghese: splendido uno-due Nuno Gomes-Pepe con il difensore del Real Madrid a chiudere in rete. Quattro minuti più tardi è ancora un legno a fermare i vice campioni d’Europa: cross di Ronaldo, colpo di testa di Nuno Gomes e la traversa respinge il tiro. I turchi cercano di reagire, ma faticano a rendersi veramente pericolosi. Nei minuti di recupero, il Portogallo trova anche il raddoppio dopo un perfetto contropiede concluso positivamente da Meireles. E’ il risultato più giusto per una gara completamente dominata da Ronaldo e compagni. Q
uesta sera, scendono in campo le squadre che formano il Girone B: Austria - Croazia, a Vienna, alle ore 18 e Germania - Polonia a Klagenfurt alle ore 20.45.