27.5.09

Triplete. Barcellona Regina d'Europa

_Apro dicendo: "che uomo Guardiola".
_Triplete. È il tre il numero magico del Barcellona, che a Roma diventa campione d’Europa conquistando la sua terza coppa dalle grandi orecchie e portando a casa il terzo trofeo stagionale, dopo Liga e Coppa del Re. La striscia di imbattibilità del Manchester Utd in Champions League si interrompe a 25 partite, proprio sul più bello. La smantellano Eto’o e Messi, grandi firme in una serata di grande calcio. Sfuma, dunque, il sogno dei Red Devils di fare il bis sul tetto d’Europa, impresa mai riuscita a nessuno da quando è nata la Champions. Nella meravigliosa cornice dell’Olimpico, l’avvio è tutto di Cristiano Ronaldo. Dopo appena 2 minuti una punizione velenosa del portoghese scalda le mani a Valdes, con Park in lieve ritardo per la correzione a rete. Poi "CR7" ci prova di destro e di sinistro, senza inquadrare il bersaglio. I movimenti d’attacco dello United, con Park, Ronaldo, Giggs e Rooney a scambiarsi vorticosamente le posizioni, creano qualche affanno all’improvvisata difesa blaugrana, in cui giocano Toure e Sylvinho. Al primo tentativo, però, passano i catalani: è il 10’ quando Eto’o riceve palla sulla destra, salta Vidic come un birillo e sorprende Van der Sar sul suo palo. Dopo la finale 2006, il camerunese fa centro in un’altra finale di Champions, sempre contro un club inglese (quella volta era l’Arsenal). A quel punto, la sfida si mette nella direzione che il Barça sperava. La squadra di Guardiola comincia a far girare la palla con passaggi rapidi, la specialità della casa. E sale di colpi anche Messi, che con un gran sinistro sfiora il raddoppio. La reazione dello United è affidata a una punizione alta di Giggs e ai tentativi solitari di Ronaldo. Rooney, nervoso e troppo largo a sinistra, è a lungo fuori partita. E il Barça arriva all’intervallo senza troppi scossoni. Ferguson, allora, comincia la ripresa con Tevez al posto di un Anderson poco convincente, come al solito. Ma l’inizio di secondo tempo è tutto blaugrana: prima un numero di Henry costringe Van der Sar alla parata di piede, poi una punizione guadagnata dallo straordinario Iniesta e calciata da Xavi finisce sul palo. Nel mezzo, una protesta di Messi per una possibile spinta in area. La risposta è in un inserimento di Park, che non arriva di testa per un soffio su un pallone che sarebbe valso il pari. Dentro anche Berbatov al posto di Park, in uno United che diventa super-offensivo. E che perde il centrocampo, offrendo il fianco al Barça. Così, al 25’, Messi fa il passo decisivo verso la conquista del Pallone d’oro colpendo di testa (sì, di testa) un assist perfetto di Xavi. E’ il 2-0 che stende gli inglesi. Il Barça può scatenare la sua festa, mentre la Spagna vince la sua dodicesima Champions League/Coppa dei Campioni e stacca Italia e Inghilterra. Guardiola completa il suo trionfo, a soli 38 anni, entrando nel ristretto circolo di chi questa coppa l’ha alzata sia da giocatore che da tecnico. La curva “culé” lo osanna, re Juan Carlos si complimenterà con lui negli spogliatoi. Comincia la lunga notte di fiesta catalana. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

26.5.09

Resa dei conti in Abruzzo, c'è lo Blockhaus


_Sono passati tre anni da quando Ivan Basso, aiutato da Carlos Sastre, vinse la resistenza del Passo Lanciano e piegò il Giro d’Italia al suo volere, con buona pace di Cunego e degli altri contendenti. Su quella stessa salita Denis Menchov si appresta a giocare la partita più importante della sua carriera, una specie di finale d’andata in casa dell’avversario. Lo scenario è il Blockhaus, l’antagonista è Danilo di Luca, la "casa" è l’Abruzzo. Sulle rampe che da Pretoro portano a quota 1631 il maltempo ha scandito durante la vigilia la minaccia peggiore per i corridori. Pioggia e grandine, in una tappa così corta (83 km) potrebbero trasformare questa porzione della Majella in un inferno. Le pendenze non hanno punte proibitive, ad eccezione del primo tratto, ma non si addolciscono per 18 chilometri (la media è del 6,9%). Su quel traguardo - abbassato di 5 chilometri rispetto alle previsioni - Di Luca ha puntato gli occhi da mesi: "Voglio regalare agli abruzzesi un giorno di gioia. Ci sarà tutta la gente che mi vuole bene (’minikiller’ compresi, striscione di un gruppo sportivo giovanile ai - 500, ndr). Spero sia una giornata da ricordare anche per la classifica generale". Nel secondo riposo in calendario, allenamenti a ritmi bassi e sopralluoghi alla salita per molti. Menchov non ha bisogno di un ripasso, sa cosa lo aspetta: "Danilo mi attaccherà, ma ho fiducia e la squadra sarà con me", ha detto il russo della Rabobank". Carlos Sastre, terzo in classifica al Giro a 2’19", ci spera: "Ho cercato di recuperare le forze dopo due settimane di corsa velocissima. Ho ancora due opportunità: Blockhaus e Vesuvio. Voglio giocarmela fino in fondo". Nel giorno di break la corsa rosa ha manifestato la sua solidarietà alle zone colpite dal sisma. Un gruppo di campioni di oggi e di ieri hanno pedalato tra le vie de L’Aquila martoriate dal terremoto. Tra gli altri c'erano Francesco Moser, Palmiro Masciarelli, Gianni Motta, Mario Cipollini, Maurizio Fondriest, Paolo Bettini e tanti cicloamatori locali. "E’ un segnale che il Giro vuole dare alla gente che sta vivendo un dramma di grandi proporzioni" il direttore delle nazionali di ciclismo, Franco Ballerini. La carovana è partita da San Gregorio, passando davanti al bivio di Onna, poi ha proseguito verso Paganica, Tempera e quindi L’Aquila. Nella partita disputata a Chieti tra nazionale giornalisti ed ex corridori, Paolo Bettini è stato il grande protagonista con tre gol. Il risultato finale è stato di 5-1 per i campioni del ciclismo - a segno pure Volpi e Piccoli, sull'altro fronte gol di Zocchi (La7) - che hanno dato spettacolo anche prima e dopo la gara, con il "terzo tempo" organizzato dalla Coldiretti Abruzzo. Tutto l’incasso verrà devoluto alle vittime del terremoto. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

21.5.09

Menchov, che colpo!

_Denis Menchov, 31 anni, russo che corre in Olanda, parla spagnolo e ha vinto due volte la Vuelta (una a tavolino), è il numero uno di una giornata meno traumatica del previsto, iniziata senza il campione olimpico Cancellara (ritiratosi) e finita con distacchi non così ampi tra i primi. "La maglia rosa - attacca il leader della Rabobank - è un bel premio da dedicare a Horrillo (il compagno di squadra che nella tappa di Bergamo ha rischiato la vita, ndr). Mi piaceva moltissimo questa crono, per questo l’ho preparata così bene. Leipheimer? Va forte e anche Di Luca è lì: sono sicuro che già da sabato farà di tutto per recuperare. Ma per me sono ancora in corsa sia Basso sia Sastre". L’abruzzese si è confermato il più lucido nell’analisi di quello che sarebbe accaduto. "Avevo detto che con 2 minuti presi da Menchov e Levi sarei stato contento. Ora inizia un altro Giro, già a Bologna proverò a recuperare terreno, conosco benissimo quell’arrivo". Insieme al russo, i veri vincitori di giornata sono due: Franco Pellizotti e Stefano Garzelli. Il primo, quarto a due minuti da Menchov, ha scritto una parola pesante sul dualismo in casa Liquigas-Doimo e, di fatto, potrebbe ritrovarsi alleato con Di Luca anche se la versione del friulano è un’altra: "Io e Ivan siamo partiti alla pari per cercare di vincere il Giro, ci stiamo dando una mano e non c'è nessuna pressione dalla squadra. Il Giro è ancora lungo: attaccheremo uno alla volta. Menchov? Non ha una grandissima squadra, bisognerà saperlo attaccare". Garzelli, terzo a 1’03" dal russo, ha fatto una crono straordinaria: "È stato uno sforzo sovrumano, più di un'ora e mezza al limite di tutto, delle forze, della guidabilità della bicicletta in discesa. La maglia verde è molto importante anche se il mio obiettivo primario resta quello di vincere una tappa". 'uomo uscito peggio dalla cronomarathon di oggi è Ivan Basso, undicesimo a 2'17" dal vincitore. "E' stata una prova durissima per tutti - ha detto il varesino, piombato a 3 minuti dalla maglia rosa - . Personalmente devo ammettere che questo non è il risultato che speravo. Ora bisognerà attaccare per cercare di vincere una tappa e migliorare in classifica". (Fonte: Gazzetta dello Sport)

20.5.09

Il costume è scoppiato


_Verso Roma 2009 - Trattenete il respiro. In foto costume Speedo modello Lzr - Racer.
_Il costume è scoppiato. A forza di gonfiarlo e aggiungere millimetri per farlo galleggiare e scivolare meglio, il mega body non ha retto ed è stato squalificato. Tutti i «costumoni», cioè quelli nati per inseguire lo Speedo dei record, il modello Lzr Racer studiato dalla Nasa, sono stati bocciati dalla Fina. Non hanno passato l’esame del galleggiamento, testato da una commissione esterna, a Losanna, e ora hanno meno di un mese per rimettersi in regola prima dei Mondiali di Roma. Le nuove regole. È stata la federazione internazionale del nuoto a creare un vuoto di potere prima delle Olimpiadi: lo Speedo Lzr non era totalmente in tessuto come avrebbe dovuto essere, ma le placche di plastica sono state accettate e siccome non esistevano limiti i concorrenti hanno migliorato il modello e realizzato body interamente in poliuretano. Jaked, azienda italiana nata a Vigevano, ha perfezionato il prototipo fino a farlo diventare un razzo. Era il più richiesto e vincente del momento ed è da poco diventato lo sponsor della nazionale italiana. Solo che ora il body targato 01 è sospeso, fino al 19 giugno, in attesa di nuovo giudizio e chi l’ha inventato annuncia ricorsi: «Abbiamo ricevuto l’omologazione il 28 giugno 2008 e non ci sono state evoluzioni. I sospetti arrivano solo perché diamo fastidio, perché siamo piccoli, appena arrivati e già abbiamo questo successo». Francesco Fabbrica, l’uomo che ha avuto l’idea del body-muta e inventato il marchio della ditta fondendo il nome dei figli (Jaked viene da Giacomo ed Edoardo) difende il lavoro dell’ultimo anno mentre la Federazione italiana, irritata, chiede chiarimenti: «Dobbiamo ancora capire perché delle specifiche tecniche già considerate valide ora non lo sono più e gli studi portati come prova non ci convincono». Sono 136 i modelli rimandati e tra loro entrambi i marchi di casa nostra. Jaked 01 e Arena X Glide. Jaked 01 è il costume che avevano addosso Federica Pellegrini quando ha realizzato il record dei 200 m. stile libero (1’54”47) in marzo, a Riccione, e Frédérick Bousquet per il primato dei 50 m (20”94) fatto ai campionati di Francia. X Glide è la novità, mai approvata, che portava Alain Bernard quando ha nuotato i primi 100 metri sotto i 47” (46”94). La Fina non ha chiarito cosa succederà a questi primati («Valuteremo in un secondo momento»), è certo però che non può succedere nulla ai record già omologati e quindi Pellegrini potrebbe perdere il tempo registrato a Riccione, ma non quello con cui ha vinto l’oro ai Giochi di Pechino: il suo 1’54”82 resterebbe il primato dei 200 metri. L’assurdo è che entrambi i cronometri sono arrivati con lo stesso costume, il Jaked 01. Lei è tranquilla, quando arriva la notizia sta mangiando un piatto di bresaola: «Aspettiamo, io mi alleno come sempre. Per me non cambia nulla». Federica ha uno sponsor diverso da quello della federazione, ha un contratto con Mizuno (che ha ricevuto regolare approvazione) e non aveva comunque ancora deciso cosa indossare per le gare Mondiali. Bernard reagisce nello stesso modo: «Nemmeno chi fa le regole sa cosa succederà quindi non chiedetelo a me. Io stavo davanti anche prima che uscisse questa nuova generazione di materiali. Basta che i divieti valgano per tutti e siamo a posto». Resta da capire con che costume nuoterà l’Italia ai Mondiali. Magnini ha scelto Speedo, Pellegrini può virare sul Mizuno, gli altri attendono i ricorsi e gli appelli. Tra i promossi c’è un misterioso Jaked 03 che non si è mai visto in acqua e sul quale nessuno vuole commentare. Potrebbe essere una versione light, con meno poliuretano anche se la linea è quella di ribadire la validità del modello dei record. «Al massimo faranno qualche correzione», è la certezza della federazione italiana che ha già vissuto un’Olimpiade difficile e non vuole ritrovarsi ai Mondiali di casa con un costume inedito. Sembrava che la Fina dovesse dare il liberi tutti, esiste già un codice-costumi più severo che parte dal primo gennaio 2010, ogni marchio ha i nuovi modelli nel cassetto. Credevano di sfruttare i body-jet negli ultimi mesi senza legge. Solo che il Far West della piscina ha un nuovo regolamento, almeno fino al 19 di giugno. (Fonte: La Stampa di Torino)

Cavendish padrone, pareggia con Petacchi

_Mark Cavendish ha vinto l’undicesima tappa del Giro d’Italia del centenario, da Torino ad Arenzano per 214 chilometri. Il 23enne britannico della Columbia-High Road ha regolato facilmente in volata l’americano Tyler Farrar (Garmin), facendo il bis del successo di Milano. E’ il quarto successo al Giro per Cavendish, dopo quelli di Catanzaro e Cittadella nel 2008, il 10° di una stagione in cui ha vinto al debutto la Milano-Sanremo. Terzo Alessandro Petacchi, che si è lamentato ai microfoni Rai per le scorrettezze di Farrar, poi Davis e Hinault. Così tra Petacchi e Cavendish il bilancio in questo Giro è di 2-2. Il via alle 12.17, non parte l’americano Horner (Astana) e dopo una cinquantina di chilometri si ritira lo spagnolo Joaquim Rodriguez (Caisse d’Epargne). Corsa veloce: dopo tre orela media è di 45. Al km 82 cadono Pozzato e Gatto, ma si rialzano. Stessa cosa per Leipheimer (km 109). Una fuga a quattro – Donati, Meyer, Cesar, Grabovskyy – non trova spazio. Allora ci prova Isaichev, sul quale si riportano Marzano che tenta a sua volta l’azione solitaria. Sul Turchino però pure lui viene ripreso dal gruppo: al Gpm transita in testa Stefano Garzelli, poi Armstrong. I big sono tutti lì. In discesa è Armstrong a tirare il gruppo, mentre un problema meccanico mette fuori gioco Pozzato. Diversi tentativi nel finale, ma non impediscono la volata. essuna variazione di rilievo in classifica generale: Danilo Di Luca – arrivato a 25 maglie rose in carriera, record tra i corridori in attivita - guida con 1’20” su Menchov, 1’33” su Rogers, 1’40” su Leipheimer. Quinto Pellizotti a 1’53”, sesto Sastre a 1’54”, settimo Basso a 2’03”, ottavo Lovkvist a 2’12”. Arroyo è nono a 2’35”, decimo Simoni a 2’58”. Gli altri big: Bruseghin 14° a 4’29”, Armstrong 18° a 5’28”, Cunego 19° a 5’31”. Uno dei giorni più importanti del Giro, a detta di alcuni il più importante: la dodicesima tappa è infatti una lunghissima cronometro individuale, da Sestri Levante a Riomaggiore. Sono 60,6 chilometri molto mossi con due salite, il Passo del Bracco e quello del Termine. La classifica generale non rimarrà invariata. Anzi. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

16.5.09

Hagen è un fulmine!

_Edvald Boasson Hagen ha vinto la settima tappa del Giro d’Italia, da Innsbruck a Chiavenna per 244 chilometri. Il norvegese della Columbia-High Road, 22 anni domenica, vincitore nel 2009 della Gand-Wevelgem, ha battuto nettamente in uno sprint ristretto Robert Hunter, Pavel Brutt e Davide Viganò. E’ il suo primo successo nella corsa rosa. A qualche secondo Alessandro Bertolini, che aveva tentato il contropiede nel finale. A una trentina di secondi il gruppo della maglia rosa. Nessuna variazione di rilievo nelle prime posizioni: Danilo Di Luca – terzo giorno in rosa quest’anno, 21° in carriera - guida con 5” sullo svedese Lovkvist e 36” sull’australiano Rogers, entrambi della Columbia-High Road. Poi Leipheimer a 43”, Menchov a 50”, Basso a 1’06”. Lance Armstrong, rimasto invischiato nella seconda parte del gruppo, ha perso altri 18" dai big. La fuga nasce in pratica al pronti-via: gli attaccanti sono Facci (Quick Step), Huzarski (Pol, Isd-Neri), Klimov (Rus, Katusha), Isaichev (Rus, Xacobeo), che vengono ripresi poco prima della vetta del passo Maloja (meno 40 al traguardo). In tutto circa 200 chilometri di fuga. Tempo brutto, un po’ di nebbia, strade bagnate: la discesa s’annuncia insidiosa, mentre viene deciso che gli ultimi 3 chilometri della tappa saranno neutralizzati. Subito un tentativo di Alessandro Bertolini, che ai meno 30 km ha circa 40” sull’avanguardia del gruppo maglia rosa. Ai meno 20 il trentino della Diquigiovanni-Androni ha circa 50”, Ai meno 10 cambia la situazione: in testa ci sono Brutt (Rus, Katusha), Hunter (Saf, Barloworld), Boasson Hagen (Nor, Columbia), Viganò (Fuji-Servetto) e Bertolini. Grivko (Ucr, Isd-Neri) a 20”, gruppo maglia rosa a 30”. E allora la vittoria diventa un affare per cinque. Il Giro d’Italia del centenario – 92/a edizione – prosegue con l’ottava tappa: Morbegno-Bergamo, 209 chilometri. Nel finale c’è il Gpm di Colle Gallo, col traguardo in Piazza Matteotti dopo il passaggio per Bergamo Alta. Frazione ideale per i colpi di mano. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

14.5.09

Giro: sesta tappa a Michele Scarponi

_Michele Scarponi ha vinto per distacco la sesta tappa del Giro d’Italia. Sul traguardo austriaco di Mayrhofen im Zillertal, dopo 248 km, il 29enne marchigiano della Diquigiovanni-Androni – quest’anno vincitore di una tappa e della classifica finale della Tirreno-Adriatico – ha coronato una fuga di 193 chilometri (prima in compagni, nel finale da solo) ottenendo il 12° successo in carriera, il primo in carriera nella corsa rosa. A 32” Boasson Hagen (Nor, Columbia), terzo Allan Davis poi Pozzato, quarto. Settimo Gasparotto (Lampre-Ngc). A 36” il gruppo maglia rosa. Un gruppo con Lance Armstrong è arrivato a circa 1’20”. Danilo Di Luca ha conservato la maglia rosa e la indossa per il 20° giorno in carriera (5 nel 2005, 13 nel 2007). A 5” c’è lo svedese Lovkvist, a 36” l’australiano Rogers, entrambi della Columbia. Poi Leipheimer a 43” e Menchov a 50”. Basso è sesto a 1’08”. CRONACA — Garzelli, precipitato ieri a 6’41” da Di Luca, tenta 7 volte di andare in fuga nei primi 40, ma senza successo. Dopo una cinquantina di chilometri invece scappano con successo Bonnafond, Gatto, Klostergaard, Scarponi e Kiryienka. Le prime 4 ore volano a 44 di media: verso il secondo Gpm di giornata, l’Hochkrimml, restano al comando Scarponi e Kiriyenka mentre Garzelli tenta di riportarsi su di loro, ma si arrende ai meno 30. Il gruppo in discesa si lancia all’inseguimento della coppia di battistrada. Kiriyenka perde contatto anche a causa di una foratura, Scarponi resta solo con 1’20” sul plotone a 8 km dalla fine. Ne conserva 1’08” ai meno 5: è il preludio alla vittoria. DOMANI — Il Giro d’Italia dei 100 anni – 92/a edizione – prosegue con la settima tappa: da Innsbruck a Chiavenna, 244 chilometri. Il via alle 11, l’arrivo intorno alle 17. Un solo Gpm, quello di terza categoria al Passo Maloja (quota 1815 metri), poi quasi 40 km di discesa fino al traguardo. Altra frazione adatta alle fughe da lontano sulla carta. (fonte: gazzetta.it)

13.5.09

Giro d'Italia, una storia lunga cento anni

_Il Giro d’Italia è una corsa ciclistica a tappe, che si svolge a cadenza annuale lungo le strade italiane. Occasionalmente il percorso può interessare località al di fuori dai confini italiani, oppure anche tratti su pista, come nel caso di tappe a cronometro. Istituito nel 1909, da allora si è sempre disputato, salvo che per le interruzioni dovute alla prima e alla seconda guerra mondiale. Mentre il luogo di partenza è, in genere, variabile, l'arrivo, salvo eccezioni, è a Milano, città del giornale che organizza fin dall'origine la corsa, la Gazzetta dello Sport. Attualmente il Giro è classificato tra le tre corse più importanti dall'Unione Ciclistica Internazionale, che l'ha inserita nel suo circuito professionistico insieme con le altre due grandi corse internazionali, il Tour de France e la Vuelta a España. Storicamente è da ritenersi la seconda manifestazione più prestigiosa dopo quella francese, anche se, a cavallo tra gli anni '40 e '50 (al tempo dei duelli Coppi-Bartali) e durante gli anni '70, il prestigio e il numero di grandi ciclisti iscritti portarono il Giro ad avere un'importanza pari a quella del Tour de France. La prima edizione della corsa a tappe italiana risale al 1909: partita il 13 maggio, alle ore 2.53, da Milano, si concluse ancora a Milano dopo 8 tappe per complessivi 2.448 chilometri, con la vittoria di Luigi Ganna. Nell'organizzazione del Giro, La Gazzetta dello Sport anticipò di poco il Corriere della Sera che stava per lanciare l'iniziativa. Il leader della classifica generale indossa ogni giorno la maglia rosa, lo stesso colore del quotidiano che organizza la corsa, La Gazzetta dello Sport; il miglior scalatore indossa una maglia verde, mentre il primo nella classifica a punti indossa una maglia ciclamino. Oltre a queste casacche, nel corso degli anni sono state messe in palio una casacca che di volta in volta ha contraddistinto l'ultimo in classifica (maglia nera), una per il miglior giovane (maglia bianca), oppure, come è accaduto negli ultimi anni, la maglia azzurra, la cosiddetta maglia dell'intergiro, traguardo volante posto di solito a metà tappa, (espediente con il quale gli organizzatori hanno pensato di rendere più movimentata la corsa dalle prime battute). Dal 2007 è tornata la maglia per il miglior giovane, considerata da ciclisti e addetti ai lavori molto significativa. Il record di vittorie è condiviso da 3 ciclisti, ognuno con 5 vittorie, gli italiani Alfredo Binda, vincitore tra il 1925 e il 1933, Fausto Coppi, vincitore tra il 1940 e il 1953 e il belga Eddy Merckx, che vinse tra il 1968 e il 1974. Per quel che riguarda le vittorie di tappa, il record appartiene al velocista toscano Mario Cipollini, che nell'edizione del 2003 riuscì a superare il record di 41 vittorie che dagli anni '30 apparteneva ad Alfredo Binda; a quest'ultimo rimangono i record di vittorie di tappa in una stessa edizione, 12 tappe su 15 nel 1927, e di vittorie di tappa consecutive, ben 8 nel 1929. Inizialmente, il Giro iniziava e finiva a Milano, città dove ha sede la Gazzetta dello Sport che lo organizza. Anche se con sporadiche eccezioni, è stata la regola fino al 1960: da quell'anno, il luogo di partenza cambia ogni anno. Per certi periodi (1965, 1966, 1968, 1970, 1973, 1975, 1981-1989) anche il luogo d'arrivo è cambiato, ma nel 1990 è stato ripristinato il tradizionale arrivo a Milano, con un circuito da ripetere più volte che funge da passerella finale. Nell'edizione 2009 il luogo d'arrivo viene spostato da Milano (toccata comunque dal giro nella 9a tappa) a Roma. Era dall'edizione 1989 che il giro non si concludeva nel capoluogo lombardo. La capitale, invece, era già stata fine del giro nel 1911 e nel 1950. Il Giro si svolge prevalentemente in Italia, ma in certe edizioni alcune partenze o conclusioni di tappa sono state in paesi esteri, specialmente paesi confinanti o prossimi, quali San Marino, Francia, Principato di Monaco, Svizzera, Austria e Slovenia. (Fonte: Wikipedia)

Menchov al traguardo, Di Luca in rosa

_E' Denis Menchov il trionfatore sull'Alpe di Susi, ma Ivan Basso ha spaventato la concorrenza del Giro d'Italia. Il portacolori della Rabobank si è imposto in volata nell'arrivo con Di Luca secondo e nuova maglia rosa, ma il varesino ha dato un'importante prova di forza in salita, staccando molti degli avversari per la classifica generale. Non hanno resistito, tra gli altri, Simoni, Cunego, Garzelli e, soprattutto Armstrong, che perde quasi 3 minuti in questa prima vera tappa impegnativa della corsa rosa.
Anche oggi c'è subito una fuga in avvio di tappa, durante la scalata al Passo Rolle, e sono sette atleti ad avvantaggiarsi sul gruppo: si tratta di Voeckler, Capecchi, Gavazzi, Pietropolli, Serpa Perez, Ochoa e Visconti. I fuggitivi riescono ad arrivare fino a 4'43” di vantaggio (a 50 km dall'arrivo), poi la Liquigas si mette a tirare in vetta al gruppo ed il distacco diminuisce costantemente, mentre Gavazzi perde contatto dai primi sulle prime rampe dell'Alpe di Suisi. Il plotone torna compatto a 10 chilometri dal traguardo, all'inizio della parte più dura della salita finale. Lance Armstrong appare subito in difficoltà, restando nelle retrovie del gruppo, e si stacca quando aumenta il ritmo davanti, così come Stefano Garzelli (vincitore della corsa rosa nel 2000) e Damiano Cunego (trionfatore nel 2004). A 4 chilometri dall'arrivo inizia il suo forcing Ivan Basso, senza fare uno scatto violento, ma iniziando una progressione a cui riescono a resistere solamente Di Luca, Leipheimer, Horner, Menchov, Sastre e la maglia rosa Lovkvist. Il varesino guida il gruppo praticamente per tutta la salita, mentre la tappa di decide in volata. Il russo Denis Menchov batte Danilo Di Luca, che diventa la nuova maglia rosa. (Fonte: Datasport)

Di Luca, buona la prima

_Scossoni? Non proprio. Sono lievi oscillazioni quelle provocate dalla prima tappa dolomitica del Giro: il graffio di Danilo Di Luca, che esalta il lavoro di una squadra che ha vinto tre tappe su quattro; il peso specifico della coppia Liquigas-Doimo (Basso e Pellizotti), collaborativa e in palla; la gamba di Simoni, che su un terreno più duro come quello di domani potrebbe andare anche meglio. Lo spunto di Soler e Garzelli e infine Armstrong: ha perso qualcosa, ma siamo ampiamente in linea con le previsioni di chi sa di poter recuperare a cronometro. "Era il mio arrivo, credevo fermamente di poter vincere qui. La squadra ha fatto tanta fatica, anche per riportarmi davanti dopo la foratura - ha detto Di Luca, che grazie all’abbuono è a 2" dalla rosa -. Ho impostato la volata ai 350 metri perché Soler aveva un bel vantaggio. Mi è venuto dietro Garzelli che su questi arrivi è pericoloso, ma ai -200 ho preso un leggero vantaggio, conservandolo. La dedica è per l’Abruzzo, per questo ho indicato la scritta che ho sulla maglia. Domani? Quella dell’Alpe di Siusi è una salita vera, non peseranno le strategie, a 9 km dal traguardo chi non ha le gambe si stacca". "Non sono abbattuto, era solo il primo test e non ho perso molto dai primi", rassicura il texano, staccatosi soltanto all’ultimo chilometro. Tutti, da Basso a Di Luca, da Bruseghin ai Diquigiovanni-Androni, sono convinti che non si tratti di un segnale di resa. "Non ha perso molto, l’ho visto benino. Vedremo come andrà domani", è il punto di vista di Michele Scarponi, ampiamente condiviso. Sul texano probabilmente si stringerà una tenaglia lungo l’ascesa di 25 km verso l’Alpe di Siusi. Magari colorata di giallo e verde. "Oggi abbiamo dimostrato coi fatti di collaborare in un gioco di squadra - assicura Franco Pellizotti, terzo al traguardo dopo il gran lavoro svolto al fianco di Ivan Basso -. Domani io e Ivan saremo protagonisti". La maglia rosa intanto, poggia sulle spalle di un altro High Road, Thomas Lövkvist, e anche qui, come per le vittorie del team di Bordonali, siamo al 3 su 4 se si esclude la parentesi odierna di Petacchi. "Mi sembra di sognare, invece è tutto reale - fa lo svedese, che ha vinto la Montepaschi strade bianche 2009 -. Cavendish? Ha perso la maglia ieri per colpa della caduta, e il gruppo avrebbe anche potuto aspettarlo". (Fonte: Gazzetta dello Sport)

11.5.09

3a tappa del Giro: Petacchi bis!


_Alessandro Petacchi ha vinto la terza tappa del Giro d'Italia, 198 km da Grado a Valdobbiadene. Lo sprinter spezzino della Lpr si è imposto in volata, bissando il successo ottenuto ieri nella seconda frazione. Grazie alla vittoria odierna, Petacchi conquista anche la maglia rosa.
Mark Cavendish, leader della classifica generale prima della tappa odierna, non ha potuto prendere parte alla volata. Il britannico dell'Isola di Man è rimasto attardato dopo una maxi-caduta che ha coinvolto un nutrito gruppo di corridori a circa 10 km dal traguardo. Il velocista del team Columbia, secondo ieri al traguardo, non è riuscito a rientrare e ha perso la maglia rosa.
Secondo al traguardo si è piazzato lo statunitense Tyler Farrar della Garmin Slipstream. Terzo Francesco Gavazzi della Lampre. Seguono Dario Cataldo della Quick Step e Damiano Cunego della Lampre. In classifica generale, Petacchi guida davanti a Farrar, attardato di 8''. I principali uomini da classifica, fra i quali Ivan Basso e Lance Armstrong, sono giunti con il primo gruppo. (fonte:adnkronos.it)

Giro d'Italia e Frecce Tricolori


_Frecce Tricolori sul Giro d'Italia. Nel momento passaggio sulla pista dell'aeroporto di Rivolto di Codroipo (Udine) la pattuglia acrobatica ha sorvolato il 'serpentone' dei concorrenti Alle 14.19, i nove jet dell'Aeronautica Militare coordinati a terra dal Maggiore Simone Cavelli, Solista del Gruppo e dal Capitano Simone Pagliani, pilota della formazione, hanno sorvolato i ciclisti impegnati nella tappa Grado-Valdobbiadene. Poco prima, il direttore di Gara ed il responsabile delle tappe Friulane, Enzo Cainero scendendo in corsa dall'auto della direzione, hanno consegnato al Comandante del 2°Stormo, Alfonso Dalle Nogare, ed al Maggiore Massimo Tammaro, Comandante le Frecce Tricolori, due maglie rosa. E' questa la seconda volta che il giro passa nella base di Rivolto, il precedente passaggio avvenne nel 1998. Le Frecce Tricolori, eredi delle tradizioni acrobatiche italiane degli anni 30, volano con la formazione piu' numerosa al mondo: 10 jet MB339, gli italianissimi ed agilissimi addestratori prodotti dalla ditta Aermacchi di Varese e venduti in oltre 7 paesi nel mondo. Compito del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, questo il nome Ufficiale delle Frecce Tricolori, e' quello di far conoscere e mostrare la professionalita' dell'Aeronautica Militare Italiana e dell'Italia stessa in occasione delle esibizioni sia nel nostro paese che all'estero. La stagione delle manifestazione della Pattuglia Acrobatica Nazionale inizia, normalmente il 1° Maggio e si conclude alla fine di Ottobre. Il periodo invernale e' dedicato all'addestramento dei nuovi piloti, tutti provenienti dalla linea caccia dell'Aeronautica. (fonte: adnkronos.it)

Petacchi, di forza


_Alessandro Petacchi della Lpr-Farnese ha vinto in volata la seconda tappa del Giro d’Italia, da Jesolo a Trieste per 156 km di corsa, precedendo allo sprint l’australiano Mark Cavendish (Columbia-High Road) che resta comunque in maglia rosa. La frazione è stata caratterizzata da una lunga fuga solitaria di Leonardo Scarselli, della Isd, scattato al km numero 9 e raggiunto dopo un attacco durato poco meno di tre ore. Nel finale il gruppo ha rintuzzato un tentativo di allungo di tre corridori: Philippe Gilbert, Filippo Pozzato ed Enrico Gasparotto, offrendo ai velocisti la prima chance dell’edizione del centenario. Per Petacchi è il 20° successo di tappa al Giro d’Italia. Sul podio di giornata sale anche il britannico Ben Swift del team Katusha. Giornata negativa per lo statunitense Levi Leipheimer (Astana) e per Ivan Basso (Liquigas), che si sono ritrovati nel secondo gruppo e hanno tagliato il traguardo con 13" di ritardo. Da segnalare anche il primo ritiro: si tratta del tedesco Matthias Russ della Milram, coinvolto in una caduta. «Sono tre giorni che sto pensando come fare a battere Cavendish, non avevo ancora mai fatto una volata così testa a testa, - ha dichiarato lo spezzino ai microfoni Rai - sinceramente ho fatto quello che avevo pensato. Cavendish alla fine mi ha stretto la mano, è molto sportivo, mi dice sempre in bocca al lupo, penso che sia un grande campione. Per me è una vittoria importante, la dedico a mio figlio che oggi fa un anno, penso che sia il regalo più bello».
Domani la terza tappa, 198 km da Grado a Valdobbiadene. (Fonte: La Stampa di Torino)

10.5.09

Cavendish subito in rosa

_Il Team Columbia vince la prima tappa del Giro del centenario, la cronosquadre al Lido di Venezia. La squadra statunitense, fa registrare il miglior tempo, completando il percorso in 21'50", regalando la gioia della prima maglia rosa al suo leader, il giovane sprinter Mark Cavendish. Alle spalle dei vincitori si piazzano, La Garmin-Slipstream di Vande Velde(prima maglia rosa del 2008), staccata di 6" e l'Astana di Lance Armstrong, terza al traguardo con 13" di ritardo. Quarto tempo per la Lpr di Danilo Di Luca, staccata di 22". Domani la Jesolo-Trieste di 156 Km, tappa per velocisti. Primo duello Cavendish-Petacchi.
_Tra Dario Beni e Mark Cavendish ci sono un bel po’ di differenze, quelle che dividono due uomini di secoli diversi. Il primo, che nel 1909 vinse la prima tappa del Giro d’Italia, non aveva lo sguardo furbo del ragazzo nato sull’isola di Man. E naturalmente non aveva nemmeno una squadra forte come la Columbia High Road a spingerlo verso il traguardo. Una cosa però è sicura: Cannonball, come il pioniere di quella mitica aurora, è un predestinato. E con la maglia rosa addosso sta benissimo. Non più di due mesi fa la progressione dell’inglese era stata immortalata come l’immagine simbolo della centesima Milano-Sanremo. Quel giorno Mark (toscano d’adozione) discusse la sua tesi di laurea sulle strade dei grandi. Oggi la cronosquadre d’apertura ha aumentato il peso specifico di un corridore destinato ad aprire un’epoca. "Sono felicissimo, questo è un risultato fantastico che dedico anche a Zabel. Posso tenere la maglia rosa per almeno due giorni (il distacco su Petacchi è di 22", quello su Pozzato di 35", ndr) e magari vincere una tappa con questo simbolo addosso, sarebbe il massimo", ha detto Cavendish, che ha seguito il resto della competizione nel box riservato alla stampa e ha urlato di gioia con Zabel subito dopo l’arrivo dell’Astana. Gli ultimi 50 metri lo hanno visto sfrecciare a 70 all’ora, e la media totale (56.337km/h, superiore alle aspettative) mette in risalto anche quel pizzico di aiuto venuto dal vento che nel resto del pomeriggio è calato d’intensità. Una variabile che in qualche misura ha influito sulle prestazioni degli uomini di classifica. Gli altri "vincitori" di giornata sono un abruzzese con l’ascia di guerra già dissotterrata e due americani pericolosissimi per chiunque voglia salire sul podio a Roma. "E’ andata meglio di quanto sperassi, e questo conferma che la Lpr è una squadra fortissima - ha detto Di Luca a caldo -. L’Alpe di Siusi? Io attacco anche prima: voglio arrivare alla crono delle Cinque Terre nelle migliori condizioni possibili". Casa Astana: "Possiamo essere soddisfatti: sapevamo che High Road e Garmin avrebbero sfruttato la qualità dei loro specialisti - ha detto Armstrong, che ha guadagnato 27" su Basso e 36" su Sastre -. Il vento? E’ cambiato durante la giornata ma non è possibile dire quanto abbia aiutato i primi a partire. E’ il ciclismo, bisogna accettare queste cose. Leipheimer? L’ho visto bene, resta uno dei miei favoriti per la vittoria finale". La Liquigas ha chiuso a 40", la Lampre (Mori prima del via ha urtato uno spettatore) a 42", la Cervélo a 49". Damiano Cunego non è abbattuto: "Il bello arriverà da domani in poi. Nella quarta tappa ci saranno le prime salite, l'importante sarà avere costanza e serenità. Bisogna scoprirsi solo se si hanno le gambe". Basso non si scompone: "Abbiamo una squadra costruita per far bene lungo tre settimane, non certo limitandosi alla cronosquadre. Il Giro è appena iniziato".(Fonte: Gazzetta dello Sport & Datasport)

8.5.09

Il giro al via da Venezia


_Le ultime (e uni­che) biciclette del Giro, piazza San Marco le aveva viste tren­tun’anni fa. Quattordicesima tappa. Ai primi due posti, sotto una pioggia battente, Moser e Visentini, due tra i «grandi» dei Settanta. Ieri le specialissi­me sono tornate, di fronte alle logge gotiche del Ducale stavol­ta nessun arrivo a cronometro, ma una mega-passerella in di­retta Rai per il Centenario della corsa rosa che partirà domani dal Lido. Ventidue squadre sul palco, cielo blu, sorrisi, capola­vori tutto attorno ma anche pa­role dure e pesanti come mase­gni. «Sarà un Giro all’insegna dell’onestà e della pulizia» dice Angelo Zomegnan, direttore del Giro. Applausi. Che fanno da contraltare ai silenzi im­barazzati della pla­tea e del popoplo delle transenne (qualche centinaio) quando sul palco viene evocato il ca­so- Rebellin. Ci do­veva essere anche lui, qui, a San Mar­co. La gente della bi­ci però preferisce non pensarci e volta lo sguardo più in là, per sognare ancora. Verso il Lido e verso le prime quattro tappe venete che sono un possente omaggio ad una delle regioni più affezionate a questo sport. Venezia, Jesolo, Valdobbiade­ne, Padova. Praticamente il po­ker del Centenario. E nella passerella di ieri, al di là del contesto, c’era parec­chio Veneto. Quello dei corri­dori, da Bruseghin a Pellizotti, Cunego e Pozzato, quello turi­stico «tra la terra e il cielo» tar­gato Regione e rappresentato da Franco Manzato, quello del Casinò di Venezia, uno dei main sponsor della corsa, e quello dei tifosi, arrivati in piaz­za San Marco da Treviso, Vicen­za, Padova e Verona solo per vedere da vicino i propri benia­mini. Ivan Basso e Lance Arm­strong, in primis. Rispettiva­mente favorito e celebrity della corsa del Centenario. E se il pri­mo, nel salire sul palco di San Marco, ha addirittura già alza­to le braccia al cielo, il secondo al suo esordio rosa si è limitato a frasi di circostanza, condite però da un po’ di emozione. «Questo per me è un momen­to davvero speciale — ha detto il vincitore di sette Tour de France — non avevo mai pre­so parte ad un Giro d’Italia in 15 anni di professionismo, fi­nalmente è arrivata l’occasio­ne ». Inevitabile per il campio­ne Usa incrociare il tema della malattia: «Sono qui anche per dimostrare che si può guarire dal cancro, voglio portare un messaggio di speranza». Quello di Armstrong non sa­rà l’unico percorso parallelo. Danilo Di Luca infatti, vincito­re del Giro del 2007, correrà in primis per il suo Abruzzo: «Questa volta per me sarà un Giro diverso. Prima di tutto mi impegnerò per raccogliere fon­di per i miei corregionali colpi­ti dal terremoto, poi penserò al­le vittorie». A quella di domani al Lido che porterà la prima maglia ro­sa ci stanno già pensando in tanti. Filippo Pozzato, per esempio: «Abbiamo un’ottima squadra, potremo fare grandi cose già a partire dalla crono­squadre del Lido. Sulla vittoria finale — dice l’atleta vicentino — vedo favorito Sastre. Rimar­rà nascosto per tutto il Giro e poi uscirà di sicuro l’ultima set­timana, vedrete». Lo spagnolo da parte sua conferma in toto: «Farò la classifica. Quando si deciderà la corsa? Negli ultimi sette giorni». Intanto però c’è la prima sfida di domani. E a raccogliere il guanto di Pozza­to c’è un altro veneto, Franco Pellizotti, unico veneziano e forse anche per questo il cicli­sta più applaudito: «Spero di vincere il Giro del Centenario — dice — e magari arrivare pri­mo già a partire dal Lido sareb­be un’ottimo esor­dio in vista di Ro­ma ». Sull’isola che se­para il mare dalla la­guna ci sarà di sicu­ro il sindaco di Ve­nezia Massimo Cac­ciari. Le cui parole, alla vigilia del via, sono un inno al ciclismo: «Sport intel­ligente perché svi­luppa in chi lo pratica una men­talità ecologica ed economica. Visti i periodi di crisi non mi sembra poca cosa». Alla fine della passerella, dopo l’assalto mediatico ad Armstrong in sti­le Hollywood, arriva il rompe­te le righe per i duecento ciclisti che si trasformano in turisti con tanto di macchine fotogra­fiche. Eccezion fatta per Sastre, Menchov, Simoni, Garzelli, Di Luca, Cunego, Basso e lo stesso Armstrong. Per loro giro in gondola verso il quartiere tap­pa all’Arsenale. Per la gioia dei fotografi di tutto il mondo. Un po’ meno allegri i gondolieri: «Pian, fioi, pian che rompè tu­to ». (fonte: corriere.it)

7.5.09

100 anni di Giro


_13 maggio 1909: inizia 100 anni fa a Milano l’epopea di una delle più belle avventure del ciclismo e dello sport italiano. E’ passato un secolo da quando alle 2:35 di quella lontana mattinata 127 ciclisti partivano da Piazzale Loreto per il Primo Giro d’Italia. In 49 portarono a termine i 2448 km del giro, divido in otto tappe. Il vincitore fu un muratore, che si aggiudicò il ricco montepremi di 5.325 lire. Luigi Ganna, di Induno Olona, Varese.l’ideazione del giro si deve ad Armando Cougnet, allora collaboratore della Gazzetta dello Sport. Il giro è passato attraverso la passione degli anni pioneristici, l’evoluzione dei materiali, l’avvento del professionismo, i boicottaggi, gli scandali, il doping, ha visto gli anni d’oro e gli anni bui del paese, ma sa ancora regalare trepidazione, entusiasmo e grandi sfide; il suo fascino è mutato nei tempi ma sempre alto tra i tifosi e gli addetti ai lavori. L’istituzione della mitica “Maglia Rosa” risale al 1931, quella della “Maglia Verde al 1974″, la “Maglia Rossa” nacque nel ‘66 sostituita poi dalla Ciclamino. Nel 1976, edizione intitolata al compianto Candido Cannavò arrivò la “Maglia Bianca”. Particolarmente innovativa fu l’edizione del 1933 nella quale si disputò la prima tappa a cronometro, la Bologna – Ferrara (62 Km), mentre nel ‘35 vi fu la prima crono scalata, la Rieti – Terminillo. I protagonisti però sono sempre stati, e sempre saranno, gli uomini, dai protagonisti, ai comprimari, ai veri mostri sacri del ciclismo nostrano e mondiale. Alfredo Binda, vincitore di cinque edizioni (1925, 1927, 1928, 1929, 1933), è di diritto tra coloro che hanno scritto un capitolo indelebile del Giro. La sua manifesta superiorità indusse gli organizzatori, nel 1930, a pagarlo perché non partecipasse alla corsa. Solo altri due corridori riuscirono ad eguagliarne il primato, Fausto Coppi (1940, ‘47, ‘49, ‘52, ‘53) ed Eddiy Merckx (1968, ‘70, ‘72, ‘73, ‘74). Fa parte della storia del ciclismo l’epica sfida tra Coppi e Bartali, iniziata proprio al Giro del 1940, quando “l’Airone” Coppi, partendo da gregario di Bartali ne fu il vincitore. Dalla metà degli anni settanta ad oggi, in molti si sono avvicendati sul gradino più alto del podio: da Saronni (1979 – 1983) ad Indurain (1992-1993), ma altri, pur non essendovi mai riusciti, hanno lasciato il segno nel cuore degli appassionati. Primo tra tutti il “Re Leone”, Mario Cipollini, che detiene il record di vittorie di tappa: 42 tutte in volata. Dal ‘97 al 2007, compreso, undici volte Italia: Gotti, il “Pirata” Marco Pantani, Garzelli, Simoni, Savoldelli, Cunego, Basso e Di Luca. L’anno scorso lo spagnolo Alberto Contador, ha interrotto il predominio dei ciclisti nostrani. (fonte: danilo-sdamy.com)

4.5.09

La firma del Dottore

_Valentino Rossi irrompe nel Mondiale 2009. Il pesarese ha vinto il GP di Spagna corso oggi a Jerez e dopo Stoner e Lorenzo c'è anche il suo nome tra i vincitori di una gara del campionato. Dopo tre gare il Dottore è autorevolmente in testa alla classifica. Niente da fare per gli avversari, oggi demoliti in due tappe: il warm up del mattino, quando il campione del mondo ha messo a posto la sua Yamaha ieri un po' troppo ballerina; il GP del pomeriggio, quando ha pazientemente inseguito il fuggitivo Daniel Pedrosa e lo ha poi passato con irrisoria (per lui) facilità a 10 giri dalla fine. Poi tutta passerella fino alla fine per la delusione delle decine di migliaia di tifosi spagnoli che speravano in Dani e Lorenzo, oggi caduto. Per loro una giornata sfortunata, con tre gare su tre con uno straniero davanti a un idolo di casa (in 125 con Smith su Gadea, in 250 con Aoyama su Bautista). Terzo Casey Stoner con la Ducati, quarto De Puniet e quinto un bravissimo Marco Melandri, una bella prova dopo un inverno difficile. Grosse delusioni da Jorge Lorenzo, che dopo la pole di ieri non ha saputo ripetersi restando quarto a lungo e poi cadendo malamente, e Andrea Dovizioso, alla fine ottavo con la stessa moto di Pedrosa. Rossi è partito prudente accodandosi a Pedrosa e Stoner. I due hanno provato a fare la gara che preferiscono, quella in solitaria. Vale però era riuscito a sistemare la sua M1 come voleva e in gara è stato perfetto: ha spinto quando serviva, ha gestito quando doveva. Giro per giro ha rosicchiato decimi ai due e li ha passati in serie senza problemi. È proprio sembrato che nessuno avrebbe potuto impensierirlo, non si è visto nemmeno un abbozzo di reazione o lotta. Vale voleva questa vittoria e semplicemente se l'è presa. Il colpo psicologico ai giovani rivali è stato duro ed è andato a segno, tocca a loro rispondere. (fonte: Gazzetta dello Sport)