27.2.09

Norvegia padrona, ma l'Italia c'è

_L'Italia si e' piazzata quarta nella 4x10 km ai Mondiali di sci di fondo di Liberec, in Repubblica Ceca. La Norvegia ha trionfato in 1h41'50''6 conservando il titolo iridato vinto 2 anni fa a Sapporo. Medaglia d'argento per la Germania, staccata di 2''6, e bronzo per la Finlandia, terza a 43''9. Il quartetto azzurro (Roland Clara, Valerio Checchi, Pietro Piller Cottrer e Giorgio Di Centa) ha chiuso a 1'22''4 dalla vetta. (Fonte: Adn Kronos)

24.2.09

Follis, una gioia mondiale

_Arianna Follis ha vinto la medaglia d'oro nella gara sprint donne ai Mondiali di Liberec. L'atleta valdostana ha chiuso la sua gara con il tempo di 2'39"3, anticipando nettamente l'americana Kikkan Randall, argento, e la finlandese Pirjo Muranen, bronzo.
In precedenza, Magda Genuin era stata eliminata in una delle batterie delle semifinali, mentre nelle qualificazioni della mattinata erano uscite di scena Elisa Brocard e Karin Moroder. "Capirò più avanti questa vittoria - ha detto la Follis - l'ho sempre presa come una gara uguale alle altre. Ho avuto anche un po' di fortuna, riuscivo sempre a essere seconda e a passare quando volevo. Ho dato tutto nel finale. Questa vittoria è per me e mio marito. Poi per la squadra e i tecnici, siamo un bel gruppo. Quest'oro era un sogno ed è diventato realtà " le e dichiarazioni della vincitrice.
Si tratta del primo successo dell'Italia in questi Mondiali; sul podio sono già saliti Marianna Longa, argento nella 10 chilometri a tecnica classica, e Giorgio Di Centa, bronzo nella 30 chilometri a inseguimento. Per la Follis, 31 anni della Forestale, è il terzo podio ai Mondiali dopo i bronzi nella 10 chilometri a tecnica libera di Sapporo 2007 e con la squadra a Oberstdorf 2005. Nessun azzurro è entrato nella finale A della sprint 1,5 chilometri maschile a tecnica libera. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

22.2.09

Fondo: bronzo per Di Centa


_Arriva la seconda medaglia per l'Italia nei Mondiali di sci nordico di Liberec. Il merito è di Giorgio Di Centa, che ha conquistato la medaglia di bronzo nella pursuit (15Km tc+15Km tl) alle spalle del norvegese Petter Northug (1:15:52.4) e dello svedese Anders Soedergren. Il friulano è riuscito ad infilarsi nella fuga decisiva ispirata da Soedergren e nel finale ha approfittato della caduta di Alexander Legkov che pareva soffiargli il bronzo a 400 metri dal traguardo. Molto bene anche Roland Clara, quinto al traguardo dopo una belal rimonta nel passo pattinato, mentre Valerio Checchi e Pietro Piller Cottrer hanno accusato qualche problema con gli nella seconda parte di gara terminando in ventunesima e trentaduesima posizione.
Giorgio Di Centa commenta la medaglia di bronzo, la quarta in carriera fra gare individuali e prove a squadre. "Sinceramente avevo qualcosa in meno rispetto ai miei tre avversari nel tratto conclusivo - spiega il carabiniere friulano -. Nortthug ha fatto uno strappo incredibile nella salita finale, era impossibile stare dietro sia a lui che a Soedergren. Poi ho visto cadere Legkov davanti a me e ce l'ho fatta. Sono stato fortunato, ma le gare vanno in questo modo. Altre volte il destino mi ha tolto qualcosa, stavolta me l'ha restituito. Al di là del risultato, avrei accettato con serenità qualsiasi risultato, perchè avevo preparato quest'appuntamento nella maniera giusta. Il bronzo è un ulteriore stimolo a preseguire questa avventura con la massima serenità, solitamente in manifestazioni come Mondiali o Olimpiadi sono costretto ad inseguire il risultato nelle ultime gare, stavolta l'ho cxentrato al primo colpo".
Molto bene anche Roland Clara, bravissimo in pattinato dove ha recuperato moltissime posizioni. "Nei primi giri faticavo tanto perchè non mi giravano bene gli sci, così gli allenatori mi hanno consigliato di usare corsie diverse. Per fortuna in skating le cose sono andate meglio, davanti hanno rallentato leggermente consentedomi di rientrare. Per alcune centinaia di metri mi sono ritrovato anche in testa, è una sensazione meravigliosa. Poi Soedergren ha allungato nel penultimo giro facendo la differenza, ho perduto qualche metro senza più recuperarlo. Però rimane una prestazione buona, il podio di Centa è un po' di tutta la squadra, sono sempre contento quando un compagno di squadra arriva davanti".
Pietro Piller Cottrer è stato fra i protagonisti della prima parte, poi si è progressivamente allontanato dai migliori. "Dopo il pit stop ho capito che non avrei avuto alcuna possibilità di rimanere coi migliori perchè gli sci non andavano come dovevano. Ero preoccupato sin dalla vigilia di questo particolare e purtroppo i miei timori erano giusti. Comunque ho dimostrato di esserci fisicamente, avrò altre possibilità per rifarmi".(Fonte: fisi.it)

L'ultimo "fatemi capire"


_Il ricordo di Candido Cannavò è un pensiero parallelo, legato indissolubilmente allo sport, quello vero, genuino, quasi figlio dell'essenza più alta dettata da Olimpia. Lo ricordo in molte sfaccettature, una su tutte, sala stampa del Giro 1998.
Qualcuno parla di un Giro d'Italia con meno tappe, Candido ignorò il perbenismo dovuto della diretta e andò su tutte le furie. La tradizione fatta storia. Minata.
Qualcuno voleva intaccarla in nome di chissà quale interesse.
Nel leggere i suoi editoriali ho assaporato lo sport fatto ideale. In qualche modo mi sono nutrito delle sue parole. Sono sportivamente cresciuto con loro e grazie a loro. Ogni successo azzurro, della mia squadra del cuore, meno calcio (in un momento nel quale il calcio era anche più potente di adesso) a prevalere sulle altre discipline ricordo anche di una Gazzetta dello Sport più equilibrata. Il mio unico auspicio: che "Zomegnan" e lo staff del Giro d'Italia del centenario lavorino per regalare a Candido uno dei Giri più puliti degli ultimi anni. Lo onorerebbero senza parole ma con un devastante omaggio che, sfido, lo renderebbe più entusiasta di ogni vittoria messa in cronaca con le parole e dettata dal cuore.
_Era fine giugno del 2000, l'indomani di Italia-Olanda, epica semifinale agli Europei, vinta ai rigori dall'Italia di Zoff. Al telefono Gianni Agnelli con tutte le sue pungenti e svariate curiosità mattutine. Si parla anche della partita ancora calda sui giornali: "Il nostro portiere — dice l'Avvocato — non è andato bene, ha fatto dei pasticci, non è stato fortunato". "Ma come — replico io — il nostro portiere era Toldo e ha fatto miracoli". E lui: "Per nostro intendevo il portiere della Juventus, Van der Sar, poveretto".
Edwin Van der Sar, alto come un pivot del basket, dallo sguardo allampanato, alla Juve non aveva né fortuna, né buona stampa. Prima che diventasse «Ice Rabbit», coniglio di ghiaccio, l'Italia lo aveva battezzato Papero. Parava e si distraeva. Nelle chiacchiere da bar si sussurrava che non vedesse i tiri da lontano e di notte neanche quelli da vicino. La frase di Agnelli annunciava una separazione, civilmente, senza traumi. Si aprì per la Juve l'era di Buffon. A nove anni di distanza, uno può pensare: chissà in quale Jurassic Park quello strano tipo di Van der Sar si gode la sua pensione. E invece dai 29 ai 39 anni quella «pertica» olandese ha costruito la parte più sfavillante della sua carriera sino ai confini della leggenda. Adesso ce lo ritroviamo addirittura sul tetto d'Europa con un record di imbattibilità di 14 partite consecutive, titolare indiscusso del Manchester, la squadra più forte del mondo, oltre che «mostro sacro» della nazionale olandese dove ha messo insieme 130 presenze: un'eternità.
Siamo a pochi giorni dalla sfida tra Inter e Manchester. E io credo che l'evento, di per sé avvincente e crudele, possa essere annunciato non solo dai proclami di quegli ottimi imbanditori che sono Ferguson e Mourinho, dal confronto ruggente tra Rooney e Ibrahimovic, dal fascino di Cristiano Ronaldo o dai 44 anni di fame europea nerazzurra, ma anche da un omaggio alla storia silenziosa ed esemplare di questo Edwin Van der Sar che l'Italia liquidò quasi con irrisione ricordando di lui solo le incertezze e il famoso «cucchiaio» che gli fece Totti nella sfida ai rigori di Italia-Olanda 2000. Non c'è che dire: la vita ha fantasia e in certi casi sa vendicarsi con un sorriso.
Van der Sar ha 39 anni, ma l'età di un portiere non ha confini strettamente anagrafici. Il cosiddetto «vecchio» avanza anche in casa nostra. Proprio mentre lo spilungone olandese arrivava, minuto più minuto meno, sul tetto europeo dell'imbattibilità, Inzaghi, prossimo ai 36 anni, superava Raul in cima alla classifica dei cannonieri europei: 66 gol. Pippo è un «mostro». Se gli dedicheranno un fumetto, bisognerà partire dai gol che segnava nella culla.(Fonte: Gazzetta dello Sport & Luca Tittoni)

21.2.09

Sci di Fondo: i risultati

_L'estone Andrus Veerpalu ha vinto l'oro nella 15 chilometri a tecnica classica ai mondiali di sci nordico in corso di svolgimento a Liberec, in Repubblica Ceca. In una gara tremenda, sotto una neve battente che ha estremamente complicato la vita agli atleti in gara, il campione olimpico in carica ha chiuso con il tempo di 38"54"4 precedendo l"idolo di casa, il ceko Lukas Bauer, campione del mondo in carica, reduce però da una stagione condizionata da una non perfetta forma fisica. In quest'occasione, Bauer è riuscito a precedere il finlandese Heikkinen, cui è andata la medaglia di bronzo. Purtroppo è stata una giornata da dimenticare per i colori azzurri. Il migliore degli italiani, infatti, è stato Valerio Checchi, piazzatosi 24°, risultato che gli permette di candidarsi per un posto in staffetta nella frazione in alternato
_Inizia bene per i colori azzurri la rassegna iridata che si è appena aperta a Liberec, in Repubblica Ceca.
Nella prima gara della manifestazione, infatti, è arrivata subito una medaglia per l'Italia. Naturalmente la disciplina è lo sci di fondo, quello che tra tutti (con il salto e la combinata nordica) ci offre più possibilità di ambire al podio.
Silvio Fauner l'aveva detto. In questa gara Marianna Longa era colei su cui si puntava di più e la valtellinese non ha tradito le aspettative. Sotto una neve che era già annunciata, la livignese è stata autrice di una gara regolare, che l'ha sempre mantenuta nelle prime posizioni durante i vari intermedi. I suoi tempi sono sempre stati tra la seconda e la terza posizione, in lotta con le altre due atlete che poi hanno composto il resto del podio.
La vittoria è andata a Aino Kaisa Saarinen, leader anche della Coppa del Mondo; la finlandese ha condotto una gara quasi sempre di testa, salvo un piccolo cedimento al km 3,95, dove ha fatto registrare il secondo miglior tempo. In quel momento la più veloce era colei che poi si è piazzata terza, Justyna Kowalczyc. La polacca aveva un vantaggio di 6 decimi sulla Saarinen e di 6"5 sull'azzurra, ma la situazione è progressivamente cambiata.
Complice una flessione della polacca, Marianna è infatti riuscita a ridurre il distacco e a mantenersi sui suoi stessi tempi, mentre la finlandese prendeva la fuga. Il rush finale della Longa è stato ammirevole: dal km 8,95 in poi è stato un crescendo, che le ha permesso di accorciare il distacco dalla leader della gara da 8"3 a 4"2, abbastanza per staccare la Kowalczyc, ma purtroppo non sufficiente per conquistare l'oro.
Questi invece i risultati delle altre italiane in gara:
27a Karin Moroder a 2'19"4
49a Veronica Cavallar a 3'34"4
(fonte: eurosport)

16.2.09

Zoeggeler: ottava meraviglia!

_Giornata trionfale per lo slittino azzurro quella di Calgary, dove si è svolta la penultima prova di Coppa del Mondo. Dopo il successo parziale e nella classifica generale di Coppa di singolo (con una gara d'anticipo) con Armin Zoeggeler, è arrivata anche la doppia vittoria del duo formato da Christian Oberstolz e Patrick Grueber.
L'azzurro Armin Zoeggeler si conferma il "cannibale" dello slittino grazie al successo nella penultima prova di Coppa del Mondo a Calgary, in due manches davanti al tedesco Felix Loch (battuto di 315 millesimi) e al russo Albert Demtschenko (+421). Questa vittoria permette a Zoeggeler di conquistare con una gara di anticipo la sua ottava Coppa del Mondo. Per Zoeggeler si tratta della 45ª affermazione della carriera, la quinta stagionale. Soddisfattissimo il carabiniere di Foiana: "Sono veramente contento di avere chiuso il discorso in anticipo - ha spiegato Zoeggeler -. La pista di Calgary mi piace molto e riesco a guidarla bene, il mio successo è di tutta la squadra, ma la stagione non è ancora finita perchè settimana prossima correremo sulla pista delle prossime Olimpiadi, per cui sarà fondamentale provare al massimo delle nostre potenzialità per cercare le risposte migliori".
RECORD IN VISTA - Il 35enne ha approfittato dell'opaca prova dell'altro tedesco David Moeller, solo 11° al traguardo, per diventare irraggiungibile in classifica, quando manca un solo appuntamento al tertmine della stagione, sulla pista olimpica di Vancouver. L'azzurro,
battuto la settimana scorsa ai Mondiali da Loch, ha vinto anche due ori olimpici e cinque iridati, e con l'ottavo successo in Coppa si avvicina al record assoluto dell'austriaco Markus Prock, vincitore dieci volte del trofeo di cristallo. Nella gara nordamericana gli altri azzurri hanno concluso fra le decima e la sedicesima posizione: Reinhold Rainer 12°, Wilfried Huber 14° e David Mair 16°.
DOPPIO - Christian Oberstolz e Patrick Grueber, già vincitore della Coppa 4 anni fa, hanno ottenuto in Canada il loro quinto trionfo stagionale, davanti agli austriaci Peter Penz e Georg Fischler e l'altro equipaggio azzurro composto dai campioni del mondo Gerhard Plankensteiner ed Oswald Haselrieder. "Volevamo questo successo con tutte le nostre forze - ha detto Oberstolz dopo la gara -. È stata una stagione da ricordare, adesso vogliamo chiuderla con un'altra vittoria a Vancouver". Felice anche Plankensteiner, terzo al traguardo: "L'anno scorso non riuscimmo a fare una grande gara su questa pista, stavolta abbiamo migliorato. I nostri materiali erano migliori rispetto al passato, e Walter Plaikner è un grande coach". (fonte: gazzetta.it)

Italia, flop a testa alta


_Ho un'impressione. Non so quanto esatta ma ho questa sensazione. Disponiamo di due squadre di sci alpino (maschile e femminile) molto valide. Nazionali ad un passo dal poter raggiungere obiettivi di assoluto prestigio.
Il lavoro fatto in questi anni, ripartendo dal vuoto quasi assoluto (questo va sottolineato), è stato duro, i risultati seppur lentamente, sono arrivati.
Un'inezia.
Ciò che manca alle nostre nazionali per diventare grandi. Mezzi tecnici dalla Federazione che non bastano mai e convinzione. Sicuramente non disponiamo di un team fatto di fuoriclasse anni '90, per capirci non ci sono l'Alberto Tomba o la Deborah Compagnoni di turno, ma c'è la reale possibilità di fare bene. A questa squadra più che la tecnica manca a mio avviso la costanza. Non siamo campioni da staccar tutti e andarsene dall'area podio prima che scendano gli altri concorrenti (questo non lo fa neppure il super Bunder Team), ma abbiamo sostanza. Latita invece la continuità di risultati. Questa fa parte dell'essere sopra le righe, dello scendere e vincere con sicurezza. Ripetersi. A queste nazionali manca ciò. Siamo forti, non fuoriclasse, ma si può fare bene. Vancouver 2010 è un traguardo troppo importante per i colori invernali azzurri. L'auspicio è che da qui ad un anno la squadra lavori sulla testa, sui grandi eventi e sulla continuità. In questo flop azzurro in terra francese meglio concentrarsi, per il momento, altrove. Zoeggeler domina ed è sempre più re. Lui, si, è uno di quei campioni irraggiungibili. Un fuoriclasse cristallino, inarrivabile, costante come un martello, per capirci alla Tomba.

_Il presidente della Fisi, Giovanni Morzenti, traccia un bilancio dei Mondiali di Val d`Isere 2009. Un Mondiale che, per lo sci azzurro, si è concluso con due medaglie, un argento (Peter Fill in Super-G) e un bronzo (Nadia Fanchini in discesa). `Sono soddisfatto del comportamento complessivo della squadra italiana - ha spiegato Morzenti sul sito della Fisi - che è stata competitiva ad altissimo livello in tutte le gare di questo Mondiale. Certo, è mancata qualche medaglia che avrebbe reso tutti più felici, però se analizziamo il numero di quarti e quinti posti avremo la misura di quanto lo sci azzurro sia importante nel panorama mondiale`.
Il massimo dirigente dello sci azzurro poi guarda al futuro: `A fine stagione bisognerà ragionare con tecnici e atleti sul da farsi per il futuro. Sicuramente molte cose buone sono state fatte, è altrettanto vero che qualcosa bisognerà rivedere. Penso, in particolare, all`aspetto mentale e psicologico dell`approccio alla gara. Bisognerà strutturare un progetto che consenta ad atleti e tecnici di presentarsi agli appuntamenti più importanti con la consapevolezza del proprio valore e la giusta aggressività in pista: bisogna fare tutto il possibile per trasformare i quarti e i quinti posti in medaglie`. Il prossimo obiettivo di prestigio è rappresentato dalle Olimpiadi del 2010: `La Federazione lavorerà sin da subito in prospettiva Vancouver 2010 e si muoverà compatta verso l`appuntamento più importante della prossima stagione. Sono certo che il Coni sosterrà gli sport invernali in modo che tutto lo staff federale possa migliorare e portare gli atleti a mostrare tutto il loro potenziale, che è altissimo`. (Fonte: Datasport & Luca Tittoni)

14.2.09

Flaminio: torna di scena il Rugby!

_Facce nuove nell'Italia del rugby scelta da Nick Mallett per la gara con l'Irlanda. Dopo il ko di Twickenham, il ct degli azzurri, privo degli infortunati Andrera Marcato e Marco Bortolami, ha deciso di cambiare le carte nel Quindici titolare che scenderà in campo domenica prossima allo stadio Flaminio di Roma, per la seconda partita del torneo delle Sei Nazioni.Andrea Masi conserva la maglia numero quindici di estremo, andando a formare il triangolo allargato insieme a Kaine Robertson, confermato all'ala in coppia, questa volta, con Matteo Pratichetti al posto di Mirco Bergamasco, che torna a formare la cerniera dei centri con Gonzalo Canale. Inedita la mediana azzurra dove, con Marcato fermo per un colpo alla nuca ricevuto sabato, fa l'esordio come apertura titolare in un match del 6 Nazioni il ventunenne Luke McLean. Ad affiancare il giovane del Cammi Calvisano il compagno di club Paul Griffen, che ritrova il posto di mediano di mischia azzurro dopo sedici mesi di assenza: la sua ultima apparizione risale alla vittoria sul Portogallo nella prima fase dei Mondiali di Francia 2007.In terza linea, insieme al capitano Sergio Parisse, rientra Mauro Bergamasco tra i flanker, dividendo il reparto con Alessandro Zanni. Novità anche in seconda linea, dove Tommaso Reato - come McLean all'esordio come titolare nel torneo - fa coppia con Santiago Dellapè, mentre Mallett conferma la prima linea con Martin Castrogiovanni a destra, Salvatore Perugini a sinistra e Fabio Ongaro tallonatore. In panchina prima convocazione per Andrea Bacchetti, ala ventenne del Femi CZ Rovigo, pronto a fare il proprio esordio internazionale. «La partita di Twickenham è stata una delusione per tutto il gruppo - le parole di Mallett - In settimana abbiamo lavorato duro, l'ambiente è sereno, la disponibilità dei giocatori totale. La volontà di fare una grande partita contro l'Irlanda, di regalare al nostro pubblico un pomeriggio da ricordare, non ci manca». Sul ritorno di Mauro Bergamasco in terza linea il ct spiega che «da lui, ci si può aspettare una grande partita». Questi i convocati:15 Andrea Masi, 14 Kaine Robertson, 13 Gonzalo Canale, 12 Mirco Bergamasco, 11 Matteo Pratichetti, 10 Luke McLean, 9 Paul Griffen, 8 Sergio Parisse (capitano), 7 Mauro Bergamasco, 6 Alessandro Zanni, 5 Tommaso Reato, 4 Santiago Dellapè, 3 Martin Castrogiovanni, 2 Fabio Ongaro, 1 Salvatore Perugini. In panchina: 16 Carlo Festuccia, 17 Carlos Nieto, 18 Carlo Antonio Del Fava, 19 Josh Sole, 20 Giulio Toniolatti, 21 Gonzalo Garcia, 22 Andrea Bacchetti. (fonte: sole24ore.it)

13.2.09

"Altro non fu l'ebbrezza che malore"


_Essere Pantani, tormentato anche nel trionfo. Ed essere tutti quelli che lo hanno braccato, inseguito, incontrato, avvicinato o anche solo sognato. Silvio Sarta, giornalista e autore, dedica al campione una pièce intitolata "Proprio come Pantani. Vivere da mito, morire da soli", che presto verrà rappresentata nei teatri italiani.
A cinque anni dalla scomparsa del Pirata, trovato morto nella stanza D5 del residence "Le Rose" di Rimini, Sarta ricostruisce le ultime ore immaginate e sofferte da uno dei campioni più amati dello sport italiano. Una sorta di "viaggio attraverso l’anima e il corpo di un uomo in caduta libera. Musica, parole e suggestioni visive: un pathos multimediale per restituire l'onore all'uomo, la gloria al campione e, forse, un po' di verità a tutti noi".
Per la morte di Pantani il tribunale di Rimini ha condannato nel gennaio dello scorso anno Fabio Carlino, ex manager di discoteche, con l'accusa di spaccio di stupefacenti e morte come conseguenza dello spaccio. Ma la famiglia del Pirata continua a battersi per riaprire l'inchiesta, convinta che sulla vicenda non sia stata ancora fatta chiarezza. (Fonte: La Gazzetta dello Sport)

"Brera restò di sasso"

_"Giacomo? Un grande giocatore, un amico, un signore". Qual è stata la palla più bella che le servì? "Ah, non ho dubbi: quella del gol all'Inter con Burgnich in volo su di me...". Ezio Pascutti, bomber di quel Bologna che "tremare il mondo" faceva chiede venia. "Non ho voglia di parlare, è una brutta giornata". Ma di quel cross basso e scomodo che lo ha trasformato in un'icona -grazie allo scatto di Maurizio Parenti- vuole ancora ringraziare il capitano. "Sì, proprio suo quell'assist. Non era un grande crossatore Giacomo, era bassa quella palla, ma è andata bene". 4 dicembre 1966, detta il fotoreporter e storico della fotografia locale Luciano Nadalini, anima dell'Ufo, Unione fotografi organizzati. Due anni dopo lo scudetto vinto con l'Inter. C'è sempre l'Inter all'allora stadio Comunale, e i rossoblù vincono ancora, 3-2. Quel giorno il suo personale scudetto lo vince Maurizio Parenti, 30 anni a far foto per l'Ansa, fino al 1994. Bulgarelli attacca da sotto la torre di Maratona, dove stanno i distinti, proprio verso la curva Andrea Costa. La mette in mezzo, Pascutti incrocia e brucia sul tempo la "roccia", come era chiamato Burgnich. Gianni Brera alla fine dirà che Pascutti aveva segnato perchè il terzino interista non lo aveva marcato a dovere. "Ma quando gli ho fatto vedere la foto è rimasto di sale", racconta oggi Parenti, che con quello scatto vinse il premio 'Facci' e una miriade di pubblicazioni. Quando il Bologna vinceva gli scudetti, si lavorava senza motori e senza digitale. Non c'era salvezza senza fortuna e dito svelto. Walter Breveglieri scattò di lato. Non buona. Il giovane Giorgio Comaschi, racconta ancora Parenti, fece il suo tentativo. Mossa. "Io ero dietro la rete, allora ci si poteva ancora stare. E andò bene". Parenti conferma le parole di Pascutti. "Ha ragione Ezio. Il crossatore non era Bulgarelli. Era Perani. Ma quel gol nacque da un cross teso e basso, era uno schema. Pascutti aveva già fatto un gol simile a Milano, sempre con l'Inter, un anno prima". Come in ogni delitto che si rispetti -per fortuna calcistico- oltre al carnefice diventò famosa anche la vittima: Tarcisio Burgnich. Disse la "roccia" qualche anno dopo: "Eh, sì, Pascutti me l'ha fatta. Pensa: io avevo capito che il cross sarebbe piovuto dalle nostre parti e siccome Ezio lo conosco bene, mi sono buttato in tuffo prima di lui, per anticiparlo. Sono in volo e intravvedo un fulmine che mi sfreccia... sotto, sento lo splash della pelata di Ezio che incoccia il cuoio del pallone, gol. Ero scattato per primo, sono arrivato secondo... Un gol così poteva segnarlo soltanto un campione come Ezio. In fondo, mi ha fatto perfino piacere che gli sia riuscita una prodezza del genere".

Janka impressiona e vince

_Lo svizzero Carlo Janka ha vinto la medaglia d’oro nel gigante maschile dei Mondiali di sci alpino di Val d’Isere. Già al comando dopo la prima manche, Janka ha chiuso col tempo complessivo di 2’18"82, battendo di 71 centesimi l’austriaco Benjamin Raich, che si è dovuto accontentare dell’argento. Il bronzo è andato all’americano Ted Ligety, staccato di 99 centesimi. Per il 22enne elvetico è la seconda medaglia di questa rassegna iridata dopo il bronzo nella discesa libera. Sfuma, invece, per l’Italia la terza medaglia: Massimiliano Blardone, terzo dopo la prima manche, ha pagato una seconda frazione con qualche errore di troppo piazzandosi in quinta posizione, a 1"67. Positivo, sempre in chiave azzurra, l’ottavo posto di Alexander Ploner, a 1"78, mentre Davide Simoncelli ha chiuso undicesimo (a 2"04) davanti a Manfred Moelgg (staccato di 2"33). (Fonte: La Stampa di Torino)

11.2.09

Bel Mondo


_Torino 2006, tre anni dopo. Ricordando la Cerimonia di Apertura.
_La Fiamma è donna. L’Olimpiade è donna. Torino è donna, e che donna: elegante, magica, misteriosa, già nel quarto secolo San Massimo la chiamava «la Madre». Da ieri Torino e le sue donne sono al centro del mondo. Di un mondo che, visto da qui, in questa notte di energia pura, sembra già un mondo di donne abitato da uomini sparuti e spauriti, tranne qualche vecchio signore alla Ciampi, che quando viene nominato sa ancora togliersi con maschia educazione il cappello.
La prima donna è Carla Bruni, torinese di Francia, e incede portando il tricolore ripiegato a salvietta come la più algida delle cameriere un vassoio di pasticcini. La seconda è una bambina di 9 anni, Eleonora, e canta l’inno di Mameli con spigliatezza talmente soave che quasi ci si dimentica che è in play-back. Le bandiere sono sorrette per lo più da mani di donna. Mani forti e decise, come quelle della ragazza danese che sventola senza paura il vessillo calpestato dagli estremisti islamici. O della nostra Carolina Kostner, inguainata come gli altri compari azzurri in un’elegante giacca a vento bronzea, liberamente ispirata alla carta delle vecchie caramelle Sperlari. Femminili sono le canzoni che, dagli Chic a Gloria Gaynor, fanno da colonna sonora al passaggio degli atleti, avvolgendo i quaranta-cinquantenni di ambo i sessi in una nuvola di compiacimento nostalgico.
Anche l’immortale Battisti parla di una donna: per amico.
L’universo femminile è stato il filo che ha tenuto insieme tutte le emozioni. Lo trovavi nei simboli della coreografia, nella forma a utero del palcoscenico, nella conchiglia botticelliana da cui è uscita una Venere senza pelliccia che si chiamava Eva ed era la Herzigova. Era una donna, e che donna, la Ferrari che ha disegnato i cinque cerchi in testacoda. Non era una donna il torinese che ha letto a bocca storta il discorso inaugurale, l’ingegner Castellani. Ma anche questa eccezione, che a qualcuno sembrerà una pecca nella sceneggiatura, conteneva un segnale di speranza, perché un mondo dove i Castellani fanno i presidenti dei comitati organizzatori è una miniera di opportunità davvero per tutti.
L’emozione assoluta l’hanno forse regalata Sophia Loren, Isabel Allende, Susan Sarandon e le altre signore che hanno introdotto nello stadio la bandiera olimpica. Solcavano il campo con passo austero, vestite di bianco come sacerdotesse pagane impegnate in un rito atavico di iniziazione solenne.
Poi sul palco è salita Yoko Ono. Franca Ciampi, Cherie Blair e Laura Bush sorridevano in tribuna: una vedova e tre mogli che anche da sole brillano di luce propria. Infine la torcia, il sorriso aperto di Deborah Compagnoni e quello tenace di Stefania Belmondo, la donna che ha acceso il mondo. Un mondo di donne, più pacifico e concreto del nostro, che non esiste ancora nella realtà, ma già vibra nei cuori commossi della notte olimpica. (Fonte: La Stampa di Torino)

Meglio il Brasile, Italia ko


_La Federcalcio è un po’ più ricca, dopo l’amichevole di Londra con il Brasile. Chi spera nelle sorti future della Nazionale lascia invece lo stadio dell’Arsenal con la sensazione di una maggiore povertà e di aver assistito a una battaglia impari, che si è riequilibrata solo nel secondo tempo quando i sudamericani sentivano la vittoria in tasca e Lippi aveva buttato finalmente in campo una formazione più competitiva, con Toni di punta assistito da Giuseppe Rossi, l’unica nota positiva nella serata. Due reti di scarto ci stanno tutte, pur con il rimpianto di due gol annullati (uno ingiustamente) e dei due prodigi con cui Julio Cesar ha salvato la porta del Brasile nel finale. La realtà è che per 45’ l’Italia è stata soggiogata come non le era mai successo nell’era di Lippi, che interrompe la propria serie positiva a un passo dal record mondiale delle 32 partite senza sconfitte. «Non pensavo di pagare un dazio così forte», ha detto il ct. Ora deve capirne le ragioni.
Brasile-Italia era la partita dei sogni. La poesia del calcio. Ci si è risvegliati dopo meno di mezz’ora come se si fosse andati a letto dopo aver consumato una padella di peperoni e patate, più propedeutica agli incubi. Manca un anno e mezzo al Mondiale, Lippi deve lavorarci su. Il progetto che si intuisce dietro a simili partite può rivelarsi una perdita di tempo perché le figure nuove cui il ct dà fiducia, come ieri Montolivo e Pepe impiegati da subito, non trovano lo spessore internazionale neppure nei loro club e non è mandandoli allo sbaraglio una volta ogni tanto che li si aiuta a crescere. Probabilmente la notte dell’Emirates servirà per distinguere i veri emergenti come Giuseppe Rossi, un magnifico e rapido incursore che ha preso consistenza nel Villarreal, da chi è lontano dal potersi imporre nella Nazionale che punta in alto. Quanto ai vecchi, da un Mondiale all’altro la differenza può essere impietosa. La cosa strana è vederli sbagliare giocate che persino tra i dilettanti farebbero scandalo: la sventatezza con cui Pirlo si è fatto rubare la palla da Robinho ai limiti dell’area nell’azione del secondo gol è da ritiro della tessera e un paio di volte Buffon è stato messo in pericolo dalle indecisioni di Cannavaro e dello stesso Pirlo nel passare la palla all’indietro. Uomini e schemi. Affrontare il palleggio dei brasiliani con un centrocampo leggero e tre punte, o roba del genere, è stato un atto superbo: nel primo tempo se ne sono pagate le conseguenze con la grande libertà di cui hanno goduto Robinho, Elano (i due che fanno bisboccia al Manchester City ma qui si sono mostrati micidiali) e Ronaldinho, il quale aveva promesso di incantare Ancelotti che lo fa giocare poco e c’è riuscito. Il Fratel Coniglietto milanista si è concesso numeri e giocate di una volta, arretrava a cercare la palla e la portava avanti senza incontrare resistenza: per lui, tranne che per un’entrataccia di Perrotta sulle caviglie, è stata una sera di allegra libertà che lo lancia verso il derby di Milano. Peccato, perché l’avvio dell’Italia era stato incoraggiante. L’apertura spaziale di Pirlo aveva raggiunto Grosso a 40 metri e il terzino che firmò il rigore del trionfo a Berlino aveva segnato al 4’: Webb, l’arbitro che aveva sostituito l’infortunato Riley, annullava per fuorigioco sull’errore del guardalinee. Ritmo, corsa, divertimento. Pareva che i giocatori si fossero accordati per trovare il puro piacere del football. La cornice del nuovo stadio dell’Arsenal, affollatissimo, aiutava la scena. Finché al 13’ il Brasile arrivava al gol, in palleggio rapido, con l’incursione di Robinho in una voragine davanti alla difesa azzurra e l’assist per Elano di fronte a Buffon. Da quel momento l’Italia dei sogni si sarebbe svegliata soltanto negli spogliatoi, con il tè dell’intervallo. Il Brasile era sciolto, abile, manovriero ma aveva anche più aggressività e più attenzione degli azzurri, che crollavano al 27’ sotto il colpo di Robinho: palla rubata a Pirlo, dribbling su Zambrotta e, sull’arrivo di Legrottaglie, diagonale sul palo opposto. La ripresa cambiava volto. Con più aggressività (Dunga si beccava con Zambrotta per un intervento duro dell’azzurro) e con la bravura di Toni nel tenere palla in area, l’Italia tentava la rimonta, un altro Rossi metteva la firma alle difficoltà brasiliane 27 anni dopo il Mondiale di Spagna: ma ci si fermava alle parate di Julio Cesar e alla rete annullata a Toni, che aveva controllato con la mano il cross di Pirlo. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

10.2.09

Italia Vs Brasile, è il derby del mondo

_Niente neve. Almeno per adesso. A Londra, dove stasera l’Italiasarà impegnata in un’amichevole di lusso con il Brasile, il tempo resta freddo, con nuvole in cielo, ma la prevista nevicata notturna non è arrivata e anzi in tarda mattinata è spuntato persino un timido sole. Indipendentemente dal meteo, stasera l’Emirates Stadium sarà tutto esaurito. I 60.432 biglietti dell’Emirates Stadium sono esauriti dal 27 gennaio. Compresi i palchetti vip da 10 persone, nei quali ogni posto costa 1.200 sterline, ma con il bonus di champagne all'arrivo, cena di quattro portate, birra e vino durante l'incontro, e thè all'intervallo. Il calcio batte anche la recessione. Il quotidiano "quality" Indipendent sbatte il concetto in faccia ai britannici in prima pagina: il titolo parla di "peggiore recessione in 10 anni", e stride con il primo piano di Felipe Scolari, licenziato ieri dal Chelsea di Abramovich e che sarà così costretto a guardarsi Chelsea-Juve di Champions, tra un paio di settimane, sul divano di casa, al caldo, con 7 milioni di sterline in tasca, invece di sedere sulla panchina dei Blues. Già perché tra un paio di settimane c’è la triplice sfida di coppa Italia-Inghilterra, e così tanti azzurri contro il Brasile faranno le prove delle gare contro Chelsea (Juve: Buffon, Legrottaglie, Camoranesi, Iaquinta) e Arsenal (Roma: De Rossi, Aquilani, Perrotta). Non ci sono invece interisti (Manchester Utd) tra i convocati di Lippi. Ci sono però tra quelli di Dunga, c.t. del Brasile. Che tra una stilettata alla Juve ed una ad Amauri, il grande assente assieme a Kakà, si gode la comunque folta pattuglia "italiana" di cui potrà disporre stasera nello stadio dell’Arsenal. I nerazzurri Julio Cesar, Maicon e Adriano saranno titolari, vedremo un’ora prima della gara, alla distribuzione delle formazioni ufficiali, chi troverà spazio dal 1’ tra i romanisti Doni, Juan e Baptista, i milanisti Ronaldinho, Thiago Silva e Pato, e il viola Felipe Melo. Dunga, ex della serie A pure lui, in attacco dovrebbe proporre il tridente tutta fantasia Ronaldinho-Adriano-Robinho. Mica male. I brasiliani sono rintanati (si fa per dire) in uno degli Hilton londinesi. Dove ieri in serata, nella hall, erano avvistate ragazzine che sognavano di intravedere i loro campioni preferiti anche solo per un attimo. E dove in ascensore ti capitava di trovarti a tu per tu con il più brasiliano degli slavi che hanno giocato nel nostro campionato: il Genio Savicevic. Niente rifinitura mattutina per Dunga: il Brasile è pronto per una sfida che sarà trasmessa in 152 Paesi. L'Italia scenderà in campo invece alle 12 (ora italiana) per un'ultima sgambata sul campo dei Queens Park Rangers. L’Italia non vince dal 1982: ma i 12 confronti sono in perfetta parità: 5 vittorie a testa. L’ultima sfida nel 1997, a Lione: finì 3-3 e in campo c’era Cannavaro, allora giovane leone azzurro, adesso capitano di lungo corso. Lippi per questa super sfida ha puntato sull’esperienza e sul "suo" gruppo. Per le novità ci sarà tempo, stasera non è il caso di correre rischi. Perchè c’è un record di risultati utili consecutivi da portare a 32 e acquisire in solitario, perchè non ci saranno i punti in palio, ma l’appeal di una sfida alla Seleçao non può mica essere paragonato a quello delle sfide di qualificazione mondiale contro Cipro o Georgia. Dai. L’Emirates, ultramoderno impianto che ha sostituito lo storico Highbury, aprirà i cancelli già tre ore prima della gara, alle 16.45 locali. Probabile la chiusura della fermata di metropolitana più vicina, per ragioni di sicurezza. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

9.2.09

Vonn? Cannibale. Capolavoro Fanchini!

_"E' stata una tortura - ha detto Nadia Fanchini nel parterre d'arrivo della discesa -. Aspettare le altre. Prima quando ero seconda per 5/100, poi terza con lo spettro di finire ancora quarta per un nulla, come a Bormio nel 2005, dove chiuso al quarto posto per 3/100... Mi sono accorta di avere fatto dei piccoli errori, ma purtroppo avevo fatto questa pista intera una sola volta in allenamento e qualche particolare mi è sfuggito". Il bronzo, alle spalle di Vonn, la superfavorita, e Gut, la dolce conferma, però ha premiato la sua determinazione. Nella caduta nelle prove si è procurata una distorsione al pollice destro. Non si è mai lamentata, è una giovane donna che non cerca scuse. E' molto pratica. Nella caduta era rimbalzata sulla pista dopo l'impatto con le reti, si era temuto che si fosse procurata un danno anche al ginocchio destro, ma per fortuna si era trattato solo di una forte contusione. Oggi ha interpretato molto bene la pista e ha pagato moltissimo una sbavatura dopo la curva Russi. A quanto pare era l'unica in questa giornata in grado di mettere a disagio la superpotente Vonn. Per ora Nadia non è riuscita a superare il record di famiglia: l'argento guadagnato da sua sorella Elena quattro anni fa a Santa Caterina di Valfurva. Lara Gut, piccola, bionda, graziosa, vivace, la quasi diciottenne di Comano nel Canton Ticino è davvero destinata a diventare una protagonista. Ha sciato in maniera impeccabile, nonostante abbia passato una notte molto tribolata, quasi senza sonno. Un malessere passeggero le ha fatto temere di dovere saltare la gara. Per questo mentre aspettava le avversarie nel parterre ha nascosto gli occhi stanchi dietro grandi occhiali alla Greta Garbo. Lara è talmente spigliata, che rischia di portare via il palcoscenico a tutte. Lindsey Vonn è potentissima, ha un fisico che sembra quasi il doppio delle sue vallette sul podio: Lara e Nadia infatti sono quasi una spanna più basse. Ha pennellato tutti i passaggi, come era previsto si è confermata regina della specialità. Questo è il secondo oro dopo quello del superG. E' stata sfortunata nello slalom della combinata, perché la pista rovinata l'ha spedita fuori traiettoria e ha saltato una porta. Alla peggio sarebbe arrivata seconda. Lindsey è in un'altra dimensione per ora. Ottimo l'ottavo posto di Wendy Siorpaes, che sta crescendo di gara in gara. Daniela Merighetti si è classificata al 16° posto a 2"94 dalla vincitrice, Verena Stuffer, 23ª a 3"95 si consola con il fatto di avere preceduto di un soffio la Goetschl, monumento austriaco ora in disarmo. Aksel Svindal e Bode Miller hanno dimostrato, nella discesa della supercombinata che solo quella nuvola, che si era posata sul fianco della Face de Bellevarde il giorno della discesa vera e propria poco prima che loro scendessero in pista, li ha tenuti lontano dal podio. La pista era più corta questa mattina, rispetto a quella di sabato, mezzo minuto meno di impegno severo, ma i due, divisi da solo 4/100, hanno staccato tutti gli altri. E Miller ha messo in mostra ancora le sue doti di acrobata, perché nel chicane fra le rocce si è quasi coricato ma, appoggiando la mano sinistra sulla crosta ghiacciata, è riuscito a ritrovare l'equilibrio. Un'azione tecnica da 10, che solo lui è in grado di effettuare. Adesso lo statunitense, fasciato in una tuta che ricorda l'Uomo Ragno, ma ha il colore del ramarro, è il favorito per l'oro, mentre Svindal può correre per una medaglia, anche se le sue qualità di slalomista non sono certo eccezionali. Però ha un vantaggio discreto sul gruppo degli inseguitori. Jean Baptiste Grange, ballerino degli slalom, è stato eccellente in discesa, ha rimediato solo 1"10 dalla coppia regina e nel balletto finale potrebbe anche ingoiare questo svantaggio. Christof Innerhofer è stato il migliore degli italiani in questa prima manche veloce, settimo a 1"74. Nel finale era cotto, lo ha ammesso candidamente. E' soffocato dalle tossine della fatica. Peter Fill è sceso cautamente, perché non si fida, quando la luce è grigia e appiattisce tutto. Però è fiducioso per lo slalom, che si disputerà alle 17. Partirà per 16° con un ritardo di 2"24. Staudacher ha segnato il nono tempo a 1"81, mentre Thanei ha rimediato 3"91. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

7.2.09

L'Italia del rugby si arrende

_Le illusioni, ammesso che fosse giustificato averne, si spengono subito. L'Italia : agli uomini in bianco è bastato approfittare dei nostri per portare a casa il successo nella partita inaugurale del Sei Nazioni.L'attenzione si era incentrata sulla nuova, sorprendente soluzione proposta dal ct Nick Mallett. Difficile, nei giorni che precedevano la partita, parlare di un argomento che non fosse la scelta di Mauro Bergamasco nel ruolo di mediano di mischia, indotta (in parte) dall'indisponibilità di Picone, Travagli e Canavosio. Ebbene, il forte terza linea padovano, che affrontava un'esperienza completamente nuova, ha dimostrato di non essere assolutamente in grado di ricoprire questa posizione. Si può parlare di naufragio, o di calvario (in senso sportivo, ovviamente): Mauro non ha quasi mai trovato la misura nei passaggi, regalando direttamente una meta agli avversari e mettendo costantemente in difficoltà i suoi compagni. L'esperimento è durato un tempo (finito 22-6, con l'impressione che a Parisse e compagni sarebbe anche potuta andare molto peggio), poi Mauro è rimasto negli spogliatoi e la regia del pacchetto è passata al giovane Toniolatti, che non si può considerare un "prodotto finito" ma almeno è un mediano di mischia a tutti gli effetti. La squadra ha espresso un gioco più lineare, anche se non è quasi mai riuscita a creare difficoltà all'Inghilterra. Ad ogni modo, il numero degli omaggi agli avversari (anche nelle rimesse laterali) è diminuito e si è vista qualche variazione offensiva, mentre nel primo tempo l'unico "schema", prevedibilissimo, era quello delle partenze individuali a testa bassa, con tentativi di penetrazione destinati a infrangersi contro un muro. Che non fosse la giornata giusta, lo si è capito dopo un minuto e mezzo. Ongaro sbagliava nettamente un lancio in touche, Goode "rubava" la palla e poi, un una fase successiva, si faceva trovare pronto a raccogliere un passaggio, calciare in avanti e schiacciare in meta. La seconda segnatura arrivava al 18': su un pallone sfuggito al controllo degli azzurri dopo una presa al volo di Marcato (poi infortunato e sostituito da McLean) Haskell recuperava e dava a Ellis che fuggiva imprendibile lungo la fascia. Al 28' la "summa" dei problemi evidenziati da Mauro Bergamasco: un passaggio avventato e impreciso metteva in crisi Garcia, Goode calciava a seguire e Flutey segnava. Dopo due penalty centrati per l'Italia da McLean, che colpiva anche un palo, la prima frazione si chiudeva sul 22-6. Nella ripresa meno episodi da segnalare e meno marcature. Ma almeno l'Italia riusciva a realizzare una meta con una bella azione. Break di capitan Parisse (uno dei più "presenti"), fuga di McLean, placcato lungo l'out di sinistra a cinque metri dalla linea di meta, cambiamento di fronte con la palla che viaggiava da una mano all'altra fino al tentativo infruttuoso di Robertson e all'ultimo sforzo di Mirco Bergamasco, che varcava la linea fatale. Una piccola soddisfazione incastonata tra le due mete segnate dagli uomini di Martin Johnson nel secondo tempo: la prima con Ellis, che ha giocato solo in seguito all'infortunio di Care e ha fatto una doppietta, e la seconda con Cueto allo scadere. L'Italia, ora, non ha troppo tempo per riflettere e riposare. Domenica, al Flaminio, arriva la brillante Irlanda che ieri ha ospitato la Francia e - al termine di un match di alto livello - l'ha battuta 30-21.LA PARTITA: Inghilterra-Italia 36-11 (primo tempo 22-6). Per l'Inghilterra : 5 mete (Ellis 2, Goode, Flutey, Cueto), 1 calcio piazzato (Goode), 4 trasformazioni (Goode). Per l'Italia: 1 meta (Mirco Bergamasco), 2 calci piazzati (Mc Lean). Calci fermi: Goode 5 su 8, Mc Lean 2 su 4, Marcato 0 su 1. (fonte: Il sole24ore.it)

4.2.09

Peter Fill vola, riscossa azzurra


_Un podio di fenomeni. Tra il campione del mondo di superG, lo svizzero Didier Cuche, e il bronzo del norvegese Aksel Lund Svindal, ecco la prima medaglia azzurra ai Mondiali di sci alpino di Val d'Isère: a salire sul podio è Peter Fill, ventiseienne carabiniere di Castelrotto, cugino di Denise Karbon, uscito in questa stagione da un tunnel di problemi soprattutto tecnici che ne avevano rallentato la crescita. A due anni dai fallimentari Mondiali svedesi di Are, ecco finalmente la rinvincita in una gara durissima, ma regolare stavolta, non come il superG femminile del giorno prima. Un sole mediterraneo ha illuminato la Face de Bellevarde, la pista ripidissima che non consente errori: chi prende troppa velocità rischia di scivolare in un dirupo per centinaia di metri, come capita all'americano Ligety. Tra i primi a partire c'è Patrick Staudacher, il campione del mondo in carica, che passa brevemente al comando: alla fine abdicherà con il 17° posto. Più autorevole la candidatura di Christof Innerhofer, 24 anni, al debutto iridato in questa specialità, grandissimo per buona parte della gara prima di cedere leggermente in fondo. Per superare il nostro longilineo discesista ci vuole il 35enne Didier Cuche, un tempo macellaio, taurino ed a suo agio in certi passaggi che sembrano un gigante ad alta velocità. Un altro colosso, il campione del mondo di discesa e gigante Svindal, supera Innerhofer. Quando tocca a Fill, col numero 26, è ormai lotta fratricida: Peter sa che deve passare indenne nel tratto centrale, per dare tutto nel finale. È di parola, anzi, rischia pure troppo, ma è più veloce anche di Svindal e afferra la medaglia d'argento.
"Sono contento, anche se la sensazione di vincere, provata quest'anno la prima volta a Laske Louise, è tutta un'altra cosa. Ho fatto davvero bene a cambiare gli sci quest'anno, l'anno scorso la Face non mi era nemmeno piaciuta". Triste Innerhofer, quarto a otto centesimi dall'argento: "Questa gara mi fa male". A trionfare è un atleta di classe purissima. Lo svizzero Cuche, nella lunghissima carriera, ha vinto "solo" 8 volte in Coppa del Mondo. Colpa della forzata convivenza con gente del calibro di Maier, Miller, Walchhofer e Svindal. Vanta una quantità innumerevole di podi e di vittorie svanite per centesimi o millesimi di secondo. Diventa finalmente campione del mondo, a 35 anni, dopo un bronzo in gigante (Are 2007) e un argento olimpico, conquistato a Nagano nel 1998, proprio in superG.
Buona la prova di squadra azzurra, a fronte delle debacle degli squadroni austriaco e americano. Due atleti nei primi quattro, quattro nei primi quindici, con Heel, quattordicesimo, un po' deludente, bilanciato da uno Stefan Thanei, 15mo, al di sopra delle aspettative. (Fonte: La Repubblica)

3.2.09

La Vonn apre con l'oro

_Lindsay Vonn non smentisce il pronostico nel superG mondiale, si conferma regina, mentre Nadia Fanchini si deve mestamente accontentare di un posto nelle prime dieci, nona, ma a 2"02 dall'oro. Per lei era tutto andato storto fin da lunedì, quando nella ricognizione si era appoggiata per non cadere sul pollice della mano sinistra, aveva sentito un dolore lancinante. E' stata costretta a gareggiare con un tutore. Nadia non ha amato questa pista dal primo sguardo e quindi si è trovata subito a disagio, sin dalla serpentina iniziale, che aveva spedito fuori dal tracciato la distratta Mereghetti. Il sorteggio dei pettorali ha fatto toccare il cielo con un dito alla francese Marie Marchand-Arvier, che finora aveva all'attivo solo un nono posto in SuperG, ottenuto proprio domenica a Garmisch. Si è messa sul petto il numero 2 e ha sfruttato a meraviglia i pochi attimi in cui il sole ha baciato la pista nella parte alta, quella pelata, senza alberi. Poco dopo le nuvole hanno reso tutti i contorni piatti e hanno nascosto i piccoli dossi, che hanno tradito alcune delle migliori specialiste, inclusa la Fanchini. Lindsay Vonn è davvero in una condizione di forma splendida, ha vinto anche lo scetticismo di molti tecnici che vedevano questa pista poco adatta alle sue caratteristiche tecniche. Dicevano che c'erano troppo curve, ma lei ormai è diventata un'esperta nella guida nei labirinti veloci. Inoltre ha una tale forza fisica che riesce a reggere traiettorie vietate alle altre. C'è una sola atleta che ha caratteristiche simili alle sue, Maria Riesch, ma la tedesca attualmente non sembra al top della forma. Inoltre ha stravinto anche con il pettorale non favorevole, il 21. Il podio è stato completato dall'austriaca Andrea Fischbacher. Purtroppo il risultato appena sufficiente della Fanchini non è stato addolcito dalle prestazioni delle sua compagne di squadra. Come abbiamo detto la Merighetti è uscita subito di pista, non è arrivata neppure al bosco, dove invece si è perduta completamente la Recchia. Wendy Siorpaes è finita 21ª a 4"62. omani, mercoledì, è in programma il superG maschile, alla quale molto probabilmente non potrà partecipare il supercampione austriaco Hermann Maier, 36 anni, influenzato. Con 24 vittorie in questa specialità, due ori olimpici e due titoli mondiali, ieri Maier ha dovuto rinunciare ad allenarsi: si è messo così in viaggio per Val d'Isere, sperando di riprendersi al più presto. Assente certo sarà Ivica Kostelic, alle prese con un dolore alla schiena che mette addirittura a repentaglio le altre gare. Kostelic, leader di Coppa del Mondo, potrebbe tornare "in Croazia o in Austria" per farsi curare ed essere pronto almeno per la supercombinata di lunedì (ma per fare ciò dovrebbe anche partecipare a una prova della discesa). (fonte: Gazzetta dello Sport)

2.2.09

Val d'Isère Opening Ceremony: D-Day


_The 40th FIS alpine skiing World Championships Opening Ceremony is taking place Monday, February 2nd, with Gian Franco Kasper, president of International Ski Federation (FIS) and Roselyne Bachelot-Narquin, Health, Youth and Sport Minister. The official parade presenting all 73 participating nations will be followed by a show given by Gilles Rhode, combining modernism and the mountain's custom. Gilles Rhode and Brigitte Burdin run the Transe Express Company. He also ran part of the Albertville Olympic Games in 1992. Following the Ceremony, all officials and general public are invited to share the Val d'Isère 2009 soup and Savoie region specialities at the Giant Buffet, situated in Val d'Isère's main street.

1.2.09

Olimpiadi del 2020: Italia candidata?

_Candidature di citta' italiane per le Olimpiadi 2020 sono benvenute. Lo dice il presidente del Cio Jacques Rogge. Il n.1 del Comitato olimpico internazionale ha ricevuto la visita del ministro degli Esteri Franco Frattini e di Mario Pescante, commissario per l'organizzazione dei Giochi del Mediterraneo 2009. 'Per il 2016 ormai non c'e' piu' tempo poiche' decideremo ad ottobre in una rosa di 4 citta' ma - dice Rogge - per il 2020 candidature italiane saranno benvenute'.
Nello stesso incontro, l'Italia ha chiesto lo status di osservatore all'Assemblea generale delle Nazioni Unite per il Comitato Olimpico Internazionale (Cio). Rogge ha espresso "grande apprezzamento per il sostegno dell'Italia", che in novembre ha presentato la richiesta di includere il dossier nell'agenda della 63esima Assemblea generale.
La richiesta è stata corredata da una lettera del ministro. Ora si attende il parere del comitato generale dell'Assemblea generale. Si tratta, come spiegano fonti diplomatiche, di "un'iniziativa soprattutto politica" che va incontro alla convinzione italiana che "lo sport deve avvicinare i popoli".
Durante il colloquio di Frattini con Rogge, si è convenuto di promuovere "una campagna attiva presso i comitati olimpici nazionali" in modo che possano "insistere sui rispettivi governi". Per il "successo" dell'iniziativa, si punta soprattutto sul coinvolgimento dei paesi africani e asiatici, in modo da sottolineare il carattere inclusivo dello sport.

Moelgg, Rocca, l'Italia sbanca!


_Un'impresa storica, quando meno te lo aspetti. Dopo mesi di dominio austriaco e francese, gli azzurri centrano una doppietta in slalom a poche ore dall'inizio dei Mondiali di sci a Val d'Isere. Manfred Moelgg conquista la seconda vittoria in carriera, dopo lo slalom di Kranjska Gora che lo aiutò a mettere le mani sulla coppa di slalom 2008. Ma la vera sorpresa è il secondo posto di Giorgio Rocca, rinato dopo varie traversie, di nuovo sul podio dopo più di due anni dal terzo posto di Levi 2006. "Ha dimostrato che le sue undici vittorie in Coppa del mondo non sono state casuali" ha dichiarato il tecnico azzurro Massimo Carca, tracciatore dell'incredibile seconda manche che ha spianato la strada agli azzurri. Da ventidue anni due italiani non occupavano i primi due gradini del podio di uno slalom: gli ultimi a riuscirci erano stati Alberto Tomba e Richard Pramotton a Kranjska Gora nell'87. La gara s'era messa bene subito, sin dalla prima manche in cui il più veloce era stato l'austriaco Reinfried Herbst, dominatore ad Adelboden e nella gara notturna di Schladming. Ma a otto centesimi s'era piazzato Manfred Moelgg, secondo, e a undici Giorgio Rocca, pronto a sfruttare un nuovo paio di sci provati nell'allenamento di venerdì a Pozza di Fassa, ma da tempo assente ai vertici dello slalom tra infortuni, interventi chirurgici ed una malattia al terzogenito Francesco, fortunatamente guarito. Nella seconda manche l'effetto Italia si presagiva già dalla prestazione di Giuliano Razzoli, risalito dal quattordicesimo all'ottavo posto finale. C'era gloria per Bode Miller, poi superato a pari merito da Grange e Pranger, quando toccava a Rocca il lombardo sfoderava la sicurezza perduta da tempo, per passare al comando ed assistere alla discesa di Moelgg, finalmente a suo agio con i nuovi sci. L'aveva annunciato a Schladming, dopo il quarto posto: "Ho ritrovato la mia sciata". Ora guarda avanti: "Vado ai Mondiali con una vittoria in tasca". Ma a Val d'Isere comincia a fare un pensierino anche Rocca: "Ho avuto problemi ad un ginocchio per due anni, ora il risultato è arrivato ma non mi sento ancora al 100%...".
In precedenza, Nadia Fanchini aveva ottenuto un quarto posto, a soli due centesimi dal podio, nel supergigante femminile. Ennesimo trionfo per la statunitense Lindsey Vonn, che ha così bissato il successo ottenuto venerdì nello slalom, e comanda sempre più in solitudine la Coppa del mondo generale. L'americana ha preceduto le svedesi Anja Paerson e Jessica Lindell Vikarby, giunta davanti alla lombarda, che è saldamente in testa alla coppa di specialità per il supergigante. Discreta la prova delle altre azzurre: tredicesima Daniela Mereghetti, diciassettesima Lucia Recchia, diciottesima Wendy Siorpaes. La Coppa del Mondo lascia ora spazio ai campionati mondiali, quest'anno di scena a Val d'Isère. Si comincia martedì, proprio con il supergigante femminile. (Fonte: La Repubblica)